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Autore: Gabx    20/02/2013    3 recensioni
Prima guerra mondiale. Francia del Nord. Un campo militare americano. Rachel, una dottoressa con un passato da cantante, si ritrova ad occuparsi di soldati feriti. Qui incontrerà una persona che le cambierà per sempre la vita. L'amore nasce anche nei tempi più oscuri.
Genere: Guerra, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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2. Sing Me To Sleep
 
Il caldo della giornata sembrava una soffocare le persone. Eravamo solo a giugno. Questo caldo era improvviso e soprattutto non voluto. Con il caldo le ferite avevano più probabilità di infettarsi e quindi aggravava la situazione di molti miei pazienti.
Brittany si stava riprendendo e faceva battute e domande ai suoi compagni di tenda, Quinn e Jesse. Sembravano non pensare troppo a quello che stavano passando grazie a quella ragazza che li distraeva. Era passata una settimana dall’attacco e le notizie dal fronte non erano positive. I nostri erano in una situazione di stallo.
“Rachel, mi daresti da bere?”mi chiese Quinn, semiseduta sul suo letto. La vestaglia bianca le ricadeva addosso in alcune volute. Era troppo grande per il suo fisico.
“Certo, signorina Fabray.”risposi, porgendole il bicchiere pieno d’acqua alle sue mani. Quando lo afferrarono, le ritirai piano. Non volevo le cadesse.  Prese un sorso e il viso si allargò in un sorriso.
“Grazie e ti prego smettila di chiamarmi con il cognome! Siamo o no amiche? Quindi desidero tu mi chiami Quinn.”disse con la sua voce dolce.
Sorrisi e le poggiai il bicchiere sul comodino accanto.
“Va bene, Quinn …” replicai.
“Mi andrebbe di camminare .. mi aiuteresti?”mi domandò con le mani allungate nella direzione della mia voce. Sembrava una bambina che voleva essere presa in braccio.
“Certo, signorina.. Quinn.” Arrossii e le presi mani. Molto lentamente la feci scendere dal letto e l’aiutai ad alzarsi in piedi. Dopo così tanto che non si muoveva, le gambe le cedettero. Mi finì addosso ma riuscii a prenderla e a non farla cadere.
“Piano, piano ..”le sussurrai all’orecchio sinistro a me più vicino. Eravamo abbracciate.
“Scusami .. solo non posso ..”rispose e il dolore nella voce si sentì improvvisamente. Sapevo cosa volesse dire, che non poteva vedere. La vista non le era tornata quando dopo la prima volta le avevano di nuovo tolto la fasciatura. Le era sembrato di vedere un bagliore ma nulla di più. Ciò l’aveva buttata in una depressione tale che nemmeno Brittany riusciva a cancellare.
L’abbracciai più forte e non so come iniziai a cantare una ninna nanna che mi aveva insegnato mia nonna quando ero piccola e mi sentivo sola. Se la canti, i mostri vanno via. Questo era quello che mi diceva lei e io ci ho sempre creduto.  Le parole scivolavano fuori dalla mia bocca senza che potessi fermarle. La sentii piangere sommessamente sulla mia spalla.  Non aveva mai pianto e ora non riusciva più a trattenere la paura che veniva fuori con l’acqua salata.
La sua stretta si fece salda fra le mie braccia e lasciai che si sfogasse. Ne aveva bisogno.
Qualche tempo dopo che si fu ripresa,  camminammo lentamente e questo le giovò. Sul viso l’ombra del dolore si era schiarita. Cadde una volta ma ero lì apposta per lei e la trattenni dal cadere.
Quando si sedette di nuovo,  sembrava essersi tolta un gran peso.
“Grazie, Rach ..”mi disse.  Sentendo come lo pronunciò, mi parve di essere tornata piccola. Solo mio padre mi chiamava così.  Mi venne un groppo in gola. Quanto mi mancava lui..
“E di cosa? Hai fatto tutto tu.”le dissi. Le strinsi la mano e poi la lasciai a Brittany che era tornata. Era andata dal generale Sylvester per fare rapporto. Jesse era stato trasferito in una tenda più vicina alla mia. Aveva bisogno di cure più immediate. Il suo corpo aveva subito molto durante l’attacco. Aveva perso la gamba e molto sangue, per questo ci avrebbe messo di più a guarire.
Andai a trovarlo subito ma prima di entrare nella tenda, sentii una voce che cantava. Non una voce qualsiasi ma la voce di Jesse. Il suono era potente e una piacevole armonia scaturiva dalle sue corde vocali.  Rimasi ad ascoltare fino a quando non si interruppe per tossire.
Solo allora entrai e quando mi vide sul suo viso nacque un sorriso. La coperta che lo copriva di solito era gettata di lato. Là dove la gamba sarebbe dovuta essere, non c’era nulla se non un moncone.  Benché  avessi visti molti  soldati con arti amputati,  ogni caso era sempre nuovo per me. Non mi sarei mai abituata.
 
“ So chi sei. La famosa Rachel Berry, la stella di Broadway”aprì il discorso lui, attento a ogni mia reazione. Cambiai la fasciatura alla sua gamba e gli diedi alcune medicine per il dolore. Presto sarebbe stato rimandato a casa. Non poteva più servire il suo paese.
“Mi spiace ti confondi  con qualcun altro.”risposi con calma.
“No, so che sei tu. Venni a sentirti cantare molte volte.”insistette.
“No, devo smentirti. Non sono la tua cantante.”dissi cercando di dare sicurezza alla mia voce.
“Mmh .. va bene, ti credo.”ammise infine.  Il suo sguardo non mi convinceva però.
Non volevo parlare di quel pezzo della mia vita. Non ne avrei parlato mai più. Ero solo Rachel Berry, una dottoressa. Nulla di più.
 
 
“Rachel!!”Il mio nome fu gridato per il campo dalla pazza che tutto il mondo conosceva come Santana Lopez, l’attrice e cantante più famosa d’America. Cosa diavolo faceva qui? E come aveva fatto a trovarmi? Il fatto è che prima che accadesse quel che accaduto, eravamo migliori amiche. In tutto e per tutto. Ma non riuscivo più a sopportare quella vita. Dovevo andarmene e così avevo fatto. Ero cambiata ma a quanto pareva lei no.
“Berry!!” Mi individuò fra i soldati che la fissavano a bocca aperta. Dovete saperlo, Santana Lopez è una donna bellissima e talmente sexy da far girare la testa ogni uomo o donna che sia. Una rubacuori.  I capelli corvini ricadevano in morbidi ciocche sulle sue spalle. Indossava un tailleur rosso scarlatto e un cappellino sulle ventitré nero. Nelle mani teneva una borsetta anch’essa nera.
Gli occhi erano pieni di una energia strabiliante che l’avevano resa una attrice famosa e talentuosa.
Mi abbracciò forte.
“Allora, non si saluta?” I denti bianchi brillarono alla luce del sole.
“Ciao, San!”la salutai. Improvvisamente capii quanto mi fosse mancata. Mi mancava lei e le sue chiacchiere infinite.
Il resto della conversazione fu lunga e intensa. Dovetti spiegarle molte cose, sia del perché me ne fossi andata, sia di cosa facessi ora della mia vita. A ogni mia affermazione, era più seria e questo mi rincuorò. Era cresciuta da quando ci eravamo viste l’ultima volta. All’epoca non le importava molto dei sentimenti altrui.  Sentirla così cambiata, mi fece stare meglio.
“Ti capisco e se potessi tornare indietro lo ucciderei!!Dovresti denunciarlo!! Mi spieghi perché non lo hai fatto? ”mi chiese. La sua mano era rimasta attorno alla mia per tutto il tempo.
“Non ne voglio parlare ora. Ho avuto le mie ragioni. “Era contrariata e si vedeva ma non insistette.
“Lo sa qualcun altro?”mi chiese.
Scossi la testa. Non volevo che nessuno lo sapesse.
“Scusami se non mi sono confidata con te ma non potevo proprio..” Ero terribilmente dispiaciuta ma lei disse che non dovevo preoccuparmi, che anche lei avrebbe fatto così.
“Cosa ci fai qui?”le chiesi improvvisamente. Non mi era nemmeno passata per l’anticamera del cervello di chiederglielo.
“Sono qui per l’evento di domani sera. Canterò per i soldati.”
Giusto, me ne ero dimenticata talmente non badavo più alla vita sociale.
“Canta con me, dai!”mi propose improvvisamente.
“Cosa?” Mi salì un groppo in gola. L’ultima volta che avevo cantato era stato con Quinn. Ma non riuscivo davanti ad altri.
“Non posso, lo sai .. non ce la faccio.” Mi stava venendo una crisi. Iniziai a respirare più velocemente.
“Scusami, tesoro. Non volevo farti stare male ..”
Mi abbracciò forte. Stava per aggiungere qualcosa quando entrò Brittany. Non aveva bussato ma chi lo faceva alla mia tenda?
“Rachel, Quinn non si sente bene.”
Quinn? Come? Saltai subito in piedi e corsi alla sua tenda, lasciando Santana insieme a Brittany.
 
“Quinn?”la chiamai nell’avvicinarmi al suo letto. Il viso era imperlato di sudore e respirava affannosamente. Le provai la febbre. Aveva quasi quaranta. Preparai degli impacchi di ghiaccio e mi occupai di lei per tutta la notte.  Verso le tre del mattino si svegliò improvvisamente.
“Rach?” Il suono della sua voce mi colpì nell’oscurità.
“Sono qui, Quinn.. cosa c’è?”le chiesi.
“Abbracciami ..” Rimasi per un attimo sorpresa. Mi tolsi le scarpe e mi infilai nel suo letto. La feci spostare di lato e le presi la testa, appoggiandomela sulla spalla. La cullai dolcemente.
“Canti per me, vero?” La sua richiesta mi prese in contropiede. Ma fui felice di sentirla. Mi faceva sentire di nuovo me. Ed era tanto che non accadeva.
“Solo per te.”risposi. La sentii sorridere e poi iniziai a cantare. Cantai ogni volta che si svegliava a colpa degli incubi o della febbre. Cantai solo per lei quella notte.
 
 
 
 
 
  
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