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Autore: Shari Deschain    24/02/2013    0 recensioni
Di preciso Dean non ricorda il momento esatto in cui si è trovato per la prima volta a dover alzare il volto per incrociare lo sguardo di Sam.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Warnings: Fluff;
Word Count: 435 (fdp)
Disclaimer: Niente di mio, non ci cavo un euro.
N/A: Scritta per il COWT#3 @ maridichallenge missione #1, prompt "grande", per la Notte Bianca#8, prompt "A letto con l'influenza" e per 500themes_ita prompt #169. Un momento di tenerezza.
- Niente di originale, giusto una fluffata random. Ambientata precisamente nella stagione #laqualunque.





Interlude







Di preciso Dean non ricorda il momento esatto in cui si è trovato per la prima volta a dover alzare il volto per incrociare lo sguardo di Sam. Da qualche parte nel lasso di tempo tra i quindici e i diciassette anni di quest'ultimo, probabilmente. Deve essere stato davvero un brutto colpo, riflette adesso, ma l'ha comunque incassato con una certa dignità. Non che potesse fare altrimenti, in effetti.
Ora è talmente abituato al fatto che Sam sia così dannatamente grande ─ troppo alto, con le spalle troppo larghe e le gambe troppo lunghe ─ che difficilmente pensa a quando le cose erano diverse, a quando Sammy era uno scricciolo che non arrivava agli scaffali alti e lui poteva alzarlo con una sola mano (anche se poi finiva sempre con il prendersi un paio di calci nello stomaco: a Sam non piaceva molto trovarsi all'improvviso con i piedi staccati dal pavimento).
Ci pensa adesso, guardando suo fratello con le coperte tirate fino al mento e i capelli arruffati dal sonno, che si soffia rumorosamente il naso e getta l'ennesimo fazzoletto nel cestino accanto al letto.
«Cosa?», sbotta Sam, intercettando il suo sguardo.
Ha gli occhi arrossati e un'espressione da fai-una-delle-tue-solite-battute-e-ti-esorcizzo. Ha sempre detestato essere malato.
Da bambino si trasformava in una piaga sociale, lo faceva diventare matto. Ora si limita a scoccargli occhiate omicide ogni volta che apre bocca e a rintanarsi sotto le coperte fino a quando qualche caso non lo costringe a venire fuori dal letto. L'espressione imbronciata è sempre la stessa, comunque.
«Niente, niente», risponde Dean, agitando una mano. Tenta di maschere un sorriso, ma non ci riesce molto bene. Un altro fazzoletto vola attraverso la stanza, questa volta nella sua direzione.
«Smettila o ti attacco l'influenza», lo minaccia Sam.
«Non sto facendo niente! E comunque sono troppo bello perché i tuoi germi mi saltino addosso.»
Sam sbuffa, borbotta qualcosa a proposito di frasi insensate e si gira dall'altra parte, tirandosi dietro tutta la sua montagna di coperte e stendendo le gambe fino ad occupare per intero il materasso e quasi oltrepassarne le sponde.
Dean lo osserva ancora per qualche minuto, domandosi se, in fondo, abbia mai davvero accettato il fatto che Sam sia diventato grande, o se le immagini del bambino che era e del gigante che è adesso si siano semplicemente sovrapposte nella sua testa senza mai davvero coincidere.
Alla fine scuote la testa, lascia perdere quei pensieri e torna a far finta di cercare un nuovo caso. Nonostante le insistenze di Sam, non se la sente di portarselo dietro in quelle condizioni. E comunque un paio di giorni di riposo li meritano anche loro, una volta ogni tanto.


   
 
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