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Autore: controcorrente    25/02/2013    2 recensioni
prima classificata al contest "il linguaggio segreto dei fiori" di Fight_4. Le fate sono solite prendersi cura dei bambini, vegliando su di loro come madrine. Vi è comunque un momento in cui queste si allontanano dai loro protetti...un momento difficile, come ha modo di vedere Sterenn, alle prese con il suo primo incarico.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Nick EFP: cicina

- Raiting:verde

- Genere: Fantasy, introspettivo, malinconico

- Fiore e albero (con relativi elementi utilizzati): Erica, solitudine, la frase, Canfora, nascondiglio.

- NdA (facoltative): One Shot in cui si parla di fate, secondo la loro veste tradizionale. Wikipedia è stata di grandissimo aiuto per questo. Sterenn è un nome celtico e significa "stella", come Roveren che invece vuol dire "regina".

prima classificata al contest "Il linguaggio segreto dei fiori" indetto da Fight_4

 

LACRIME DI RESINA

 

 

 

 

Sterenn osservava silenziosa la sua piccola figura, incassata tra le coperte del lettino dell'istituto. I lunghi capelli sparsi sul cuscino. La fronte distesa, in una posa rilassata.

Solo gli occhi, color corteccia, tradivano il fatto che non avesse ancora ceduto al sonno.

Piano scese dal suo nascondiglio, posto nei pressi dell'albero della canfora. La sua veste, fatta di erica, svolazzò nell'aria, diffondendo il suo profumo lieve.

Nessun rumore, solo una brezza leggera, che nessuno avrebbe sentito.

La bambina non vi fece caso.

Sterenn aggrottò la fronte.

-Mary, non riesci a dormire?- domandò, con voce flautata.

La piccola sussultò.

Si guardò attorno, prima di rilassarsi, non appena vide la minuscola luce, a lei familiare.

-Sterenn!- esclamò.

La fata annuì, con un sorriso.

-Che cosa c'è?- domandò gentile.

L'altra tirò su il naso, seria seria in volto.

-Non voglio andare via- piagnucolò.

La fata si avvicinò ancora e, con la mano, toccò l'acqua salmastra che sgorgava da quelli occhi scuri, come se fosse una minuscola fonte. I fiori di erica che componevano il suo abito assunsero una piega iridescente, nel momento in cui la sua proprietaria sfiorò l'acqua. Durò solo un momento, poi tornarono al loro colore originario.

-Non devi piangere- disse, con voce accorata. Vedere Mary in quelle condizioni le gettava addosso una sensazione spiacevole, che non aveva mai provato. Non sapeva spiegarsene il motivo. L'unica cosa che sapeva era che non voleva vederla triste.

-Non ci riesco- rispose questa, con voce tremante- io voglio rimanere qui.-

Sterenn le rivolse un altro dei suoi dolci sorrisi.

Non era la prima volta che vedeva quella bambina piangere. Non era la prima volta che volava su quell'orfanotrofio ma affezionarsi ad un'umana, comunque, era qualcosa di decisamente nuovo per lei. Spesso la scorgeva tutta sola, sull'altalena attaccata al legno del vecchio melo, oppure dentro quello che lei considerava come un nascondiglio, una minuscola insenatura alla base dell'albero di canfora.

Presa dalla curiosità l'aveva seguita con estrema dedizione, partecipando, pur senza comprenderlo, alle innumerevoli vicende della sua permanenza in orfanotrofio e dedicandosi a lei in un modo del tutto inedito.

-Che cosa ti rende così triste?- domandò allora.

Mary singhiozzò.

-Hai sempre desiderato avere una mamma ed un papà...-mormorò- qualcuno che ti asciughi le lacrime quando hai voglia di piangere, o che ti sollevi per aria, per farti toccare le nuvole, o che ti sorrida quando sei felice...-

Le lacrime dell'umana la stupivano. Non riusciva a comprendere la causa del dolore di quella piccola orfana.

-Ho paura...- rispose questa.

La brezza dell'estate in arrivo, entrò nella camera, scostando leggermente le tende. L'abito di Sterenn, fatto con i fiori dell'erica, si mosse piano, insieme alla chioma fatta di raggi di luna.  I singhiozzi della bambina non sembravano placarsi e, per un momento, la fata si perse nel vedere quella manifestazione di dolore, quasi miracolosa ai suoi occhi. Lentamente, si levò in aria e, sbattendo le ali, eteree come i fili di ragno, raggiunse il viso della piccola umana.

Mary la guardò con meraviglia.

Era grande come il palmo della sua mano e luminosa come il nome che portava.

-I tuoi nuovi genitori sono delle brave persone- mormorò soave- perché ti rattrista andare con loro? Forse non ti piace la loro casa?-

La bambina scosse la testa.

- Non sarai più con me. Non vedrò più il mazzolino di erica fresco ogni mattina sul mio comodino. Non potrò più parlare con te. - disse mesta- Sei stata la mia sola amica in questo posto. Da quando ho perso la mia mamma ed il mio papà, non ho avuto nessun conforto...a parte te. Come farò?-

Sterenn vide i suoi occhi.

L'iride era più lucida del solito, come se fosse cosparsa di rugiada. Così, gli umani esprimevano il loro dolore le avevano spiegato, poco prima di lasciare il palazzo. Vederlo, però, era sempre qualcosa di sconvolgente per la fata.

-Tu non sarai mai sola. Anche l'erica che io ti dono non lo è, anche se sembra il contrario. Essa cresce sul terreno. Le sue radici abbracciano la terra e da questa si fanno sostenere. Le persone che ti hanno voluto, sono oneste e ti ameranno...credimi Mary. Le fate non possono mentire.- disse dolcemente, prima di cominciare a cantare.

La bambina fece per rispondere ma un'improvvisa sonnolenza prese possesso di lei.

Le palpebre si fecero pesanti e, piano, piano, scivolò nel languido abbraccio di Morfeo.

Sterenn osservò pensierosa il suo viso, ormai addormentato.

Ai suoi occhi, quella creatura pareva tanto fragile e piccola.

-Crescerà anche lei, mia giovane figlia- disse una voce, bassa e flautata.

La fata si voltò.

Davanti a lei, avvolta in un abito di luce, c'era la regina delle fate, Rivanon.

-Mia signora- salutò, senza staccare lo sguardo da Mary.

L'aria della bambina, così docile ed indifesa, stava attirando ogni parte del suo corpo. -Gli umani sono così. La loro vita è molto più breve della nostra e, al giungere del loro termine naturale, essi non si incantano nei loro castelli.- mormorò.

Sterenn sospirò.

-Questo lo so bene, mia signora- rispose- ma, vedete, come posso lasciarla così...fragile ed indifesa...in un luogo crudele e tiranno come quello degli uomini?-

Roveren chiuse gli occhi di giada.

Un raggio colpì la sua corona, facendo splendere il suo viso più del solito.

-Può capitare di provare un simile attaccamento, è' la tua prima protetta, non dimenticarlo. Sua madre, morendo, l'affidò a te...e tu hai fatto il possibile per darle una vita serena. Hai ammorbidito il gelo della sua solitudine, hai ascoltato il suo pianto, hai dato conforto alla sua anima. Ti sei comportata come una vera fata. - disse, prima di assumere un tono malinconico- Ma devi capire...ed accettare... che per gli uomini è indispensabile rimanere in compagnia dei propri simili. Non sono come noi, abituate alla solitudine dei nostri palazzi. Hanno bisogno del contatto con i loro simili e Mary deve accettarlo...come dovrai farlo anche tu. -

Sterenn sorrise malinconica.

Gli uomini erano davvero strani.

-Ho paura, mia regina- sospirò- so che le vostre parole sono sagge e giuste ma..., quando tento di allontanarmi da questa bambina...io...provo una sensazione spiacevole, che non so definire.-

Roveren si passò una mano sulla chioma scura.

- Quello che senti è la tristezza. Noi fate non siamo né buone, né malvagie. Riflettiamo solo l'indole dei nostri protetti, come uno specchio ed è in base a questo che premiamo o puniamo coloro che ci vengono affidati. Mary è una brava bambina e tu l'hai premiata, trovandone la famiglia che tanto ha desiderato. Hai compiuto il tuo dovere, o figlia.- disse - Non devi aver paura per lei. Lo sanno tutti che in caso di pericolo si salva solo chi sa volare bene e tu, Sterenn, le hai dato tutto il conforto necessario per poterne sostenere il peso. Ora, però, è il momento di lasciarla andare...affinché usi quelle ali senza forma, più forti forse delle nostre, che tu stessa lei hai costruito con la tua dedizione.-

La fata dalla veste di erica chinò il capo.

Non poteva disobbedire alla sua regina, malgrado qualcosa la spingesse a rimanere lì, al fianco della piccola orfanella. Provare sentimenti era qualcosa di meraviglioso e al tempo stesso lacerante, che non lasciava scampo. Le fate non erano nate per i sentimenti umani e Sterenn sapeva che, continuando a rimanere al fianco di Mary, avrebbe portato il suo corpo a non reggere più il peso delle emozioni. Con il passare del tempo, infatti, gli umani maturavano sensazioni sempre più forti, troppo violente e dolorose perché una fata potesse sopportarle.

Non aveva altra scelta, doveva lasciarla andare.

Con un sospiro, si avvicinò alla bambina, ormai addormentata.

Poggiò il palmo della propria mano sulle labbra e soffiò.

Nel farlo, qualcosa di liquido e appiccicoso si formò sulle ciglia.

Sterenn osservò stupita il fenomeno.

-Noi fate non possiamo piangere- disse la regina, che aveva assistito alla vicenda- al massimo, versiamo gocce di resina. Queste sono le tue prime lacrime...e non saranno le ultime. Lasciare i nostri protetti sarà sempre difficile, anche se non doloroso come la prima volta.-

Lei fissò la propria mano senza rispondere, poi seguì Roveren fino alla carrozza trainata dai topi. Poco prima di salire, gettò un ultimo sguardo alla piccola orfanella, soffiò una seconda volta sul palmo della sua mano verso il letto e poi sparì, perdendosi nel buio dell'albero di canfora.

 

 

 

Mary si alzò improvvisamente.

Aveva fatto uno strano sogno ma non ricordava cosa. Strabuzzò gli occhi varie volte, nel tentativo di rammentare qualche particolare. Era come se avesse in testa qualche pensiero ma non riuscisse a vederlo.

Come se non bastasse, le sembrava che nella camera mancasse qualcosa ma non sapeva spiegarsene il perché.

Mentre tentava di pensarci, di trovare una risposta a quella domanda informe ed invisibile, la porta si aprì.

Era suor Lucia, la monaca che si era occupata di lei e degli altri bambini.

-Tesoro- disse energica - non sei ancora pronta? La tua mamma ed il tuo papà arriveranno a momenti!-

La bambina la guardò, annuendo appena.

Strano, dovrei essere spaventata...eppure non lo sono pensò, scostando le coperte.

-Mi scusi- fece, alzandosi in piedi, pronta ad obbedire. Andò in bagno e, dopo essersi lavata, si vestì con la divisa dell'istituto, per quella che sarebbe stata l'ultima volta.

Eseguì le stesse operazioni che faceva di solito, eppure aveva come l'impressione che ci fosse qualcosa di nuovo.

Poi l'occhio le cadde su un minuscolo vaso di erica.

-Suor Lucia, ha portato lei quel vaso?- domandò, perplessa.

La monaca fissò l'oggetto in questione.

-No, mia cara- disse, prima di guardare l'orologio- ma deve essere un regalo. Portalo con te, a noi non serve.-

Proprio in quel momento, si sentì nell'aria il suono di un clacson.

Suor Lucia ebbe un sussulto, presa alla sprovvista.

-Sono arrivati prima del previsto...-commentò, prima di sorridere di nuovo - Forza Mary! Prendi le tue cose e raggiungili, non facciamoli aspettare!-

La bambina non disse niente.

Prese la piccola pianta.

Quella notte aveva fatto uno strano sogno. Le era parso di vedere una minuscola creatura con le ali sul comodino, pronta a farle compagnia...ma quel pensiero durò solo un istante, sostituito da un largo sorriso. Aveva sempre desiderato una famiglia ed ora il suo sogno era realtà.

Contava solo quello.

Ora, finalmente, aveva una mamma ed un papà come tutti gli altri bambini...tutto il resto poteva aspettare.

 

FINE

 

- Grammatica e lessico 9/10
Il lessico è vario, gradevole e appropriato. Contribuisce in maniera consistente a creare quell'atmosfera magica e fiabesca intrisa di malinconia.
Ci sono un paio errori di grammatica, probabilmente di distrazione; te li elenco:
- “come fosse una minuscola fonte”, in questo caso “fosse” è scorretto, poiché ciò che dovrebbe essere paragonato alla fonte sono gli occhi (da cui appunto sgorga l'acqua), oppure, se stavi parlando delle lacrime, avresti dovuto scrivere “come l'acqua di una fonte”
- La ripetizione di “simili” a breve distanza:” è indispensabile rimanere in compagnia dei propri simili. Non sono come noi, abituate alla solitudine dei nostri palazzi. Hanno bisogno del contatto con i loro simili”. Che tra l'altro è anche un pleunastico poiché ribadisci due volte il concetto che gli umani hanno bisogno della compagnia dei loro... simili.


- Originalità 8/10
Non ho nulla da sottolineare in modo particolare, la storia presenta elementi visti, letti e trattati molte volte, ma nonostante questo conserva la sua unicità per la tua rielaborazione personale.

- CCC (Contenuti, Coerenza e Correttezza formale): 13/15
Leggere la tua storia è stato davvero piacevole, se avessi inserito il parametro del gradimento personale avresti senz'altro preso un voto alto =). La storia è ben strutturata, anche nella caratterizzazione dei personaggi, dai toni dolci e delicati. Purtroppo però ci sono diverse imprecisioni, sopratutto nella punteggiatura, dove spesso hai aggiunto o omesso qualche virgola di troppo o sei andata a capo dove non era necessario. In più c'è un vocabolo che non credo tu abbia usato in modo corretto; parlo della “pieghe iridescente” del vestito di Stereen. Una piega è per definizione una flessione o un andamento degli eventi e poiché sono i fiori a diventare iridescenti... beh, in sostanza non mi sembra che c'entri molto, a meno che che non mi sfugga qualcosa.

- Uso del pacchetto 9.8/10
Beh, qui non c'è molto da dire. Sia il tema che il fiore sono risaltati perfettamente e con la giusta importanza. Anche la frase è stata ben utilizzata, ma non l'ho percepita con la massima naturalezza. Nel contesto strideva leggermente, poiché non si capisce immediatamente cosa c'entra. Avresti dovuto parlare prima di quelle “ali”, che metaforicamente sono la forza della bambina, e poi inserire la frase.
Comunque sei stata brava =)

 - Uso del prompt 4.5/5
Mi è piaciuto il fatto che tu abbia inserito nella storia anche l'albero di canfora, peccato che sia una specie spontanea che si trova unicamente nell'Asia Orientale. Ma apprezzo comunque il tentativo =). Anche il prompt è stato ben utilizzato.

 Totale 44.3/50

 

   
 
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