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Autore: Chartraux    25/02/2013    6 recensioni
Blaine Anderson ha diciassette anni, occhi color del miele, capelli scuri come la notte, un buon carattere, una voce splendida ed un sorriso simpatico. Nonostante ciò, si trova all'ultimo gradino della scala gerarchica del McKinley. Perchè?
Perchè è un nerd innamorato della matematica, perché canta nel Glee Club della scuola, perché indossa camicie che nemmeno Howard Wolowitz oserebbe mai acquistare e perché, per concludere, è gay; per questo viene puntualmente buttato nei cassonetti, spintonato contro gli armadietti, “lavato” con la granita e perennemente ignorato. Tuttavia sopravvive perché ha amici fantastici, anche se un po' pazzi, capaci di metterlo sempre a suo agio.
Improvvisamente la sua vita viene sconvolta da un "gioco" inatteso e preoccupante: parteciperà al programma “What not the wear” e dovrà collaborare con Kurt Hummel, il capo cheerleader dell'istituto, la punta di diamante della piramide gerarchica.
C'è un particolare trascurabile (forse): Kurt è da anni il suo amore segreto.
Tra outfit innovativi, chiacchiere inconcludenti, amici impiccioni, segreti svelati, la sua vita subirà una strana virata. Ma Blaine lo sa: le apparenze non contano. O, almeno, non sempre.
[Cheerio!Kurt/Nerd!Blaine - AU]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Glee
Autore: Chartraux
Beta: onda1965
Titolo: What Not to Wear
Capitoli: 15/18
Parole: 3.754 (per questo capitolo)
Note Specifiche : a piano terra.

 




What Not to Wear
Capitolo 15

 

Quella mattina Kurt è perplesso.
Aveva appuntamento con Blaine nell’aula di scienze per l’ora di pranzo, ma lui non si è presentato; eppure la sera precedente ha risposto positivamente al suo sms di buona notte. La sua assenza è strana soprattutto perché Hummel quel pomeriggio avrebbe dovuto partecipare, anche se solo come spettatore, al Glee Club -convinto dopo ben diciassette giorni di preghiere costanti e alternate da parte del fratello e del fidanzato-.
Ha ripercorso con la mente i quindici giorni trascorsi con lui dopo il capodanno, e gli sono sembrati tranquilli: non ricorda episodi che avrebbero potuto rovinargli l’umore ed indurlo a trascorrere una giornata in solitaria.
All’inizio ha pensato che Anderson sia stato meschino e poco gentile a non avvisarlo, non potendo rispettare l'appuntamento, ma quando si è reso conto che ha continuato a non rispondere al telefono –si attiva sempre la segreteria– ed agli sms, Kurt ha iniziato seriamente a preoccuparsi.
Pur conoscendo Blaine solo da un paio di mesi, è sicuro che non sarebbe sparito senza dire nulla; decide quindi di chiedere informazioni ai professori con cui avrebbe dovuto avere lezione quella mattina –perché, anche se Kurt non lo ammetterebbe mai, ormai conosce a memoria gli orari scolastici del suo ragazzo– che gli hanno riferito che è stato assente tutta la mattina. Ha chiesto anche a Finn, con cui Anderson frequenta spagnolo, ma ha ricevuto un esito negativo anche da lui.
Quando ha domandato a Brittany, per la quale Anderson fa il tutor per il recupero di materie insufficienti –più o meno tutte–, lei gli ha risposto “Sarà stato rapito dagli alieni.” poi lo ha guardato inclinando il capo da un lato “Aspetta, ma di chi stai parlando? C’è davvero un ragazzo che si chiama Blaine che non ho baciato?”
Kurt ha sospirato e si è allontanato senza degnarla di una risposta.
Ha mandato un messaggio anche a Jeff, che gli ha risposto di non sentire Blaine da tre giorni, confermato anche da David e Nick –Wes è ancora a Roma; tornerà la settimana successiva–.
Si morde il labbro inferiore, tutto questo silenzio non gli piace; ha iniziato a conoscere Blaine e sa che, quando promette di fare una cosa, la fa sicuramente! Si guarda attorno, i corridoi sono quasi deserti, gli studenti sono andati alle lezioni supplementari o ai vari club scolastici, e allora gli viene un’idea. Ok, forse un po’ azzardata, ma almeno, dovendo scassinare una serratura, non si rovinerà la manicure del giorno precedente: chiedere aiuto all’unica persona a cui affiderebbe la propria vita alla fine di un esercizio di cheerleading in un basket toss: Noah Puckerman detto Puck.
Gioca nella squadra di football della scuola, in un ruolo ancora non ben definito, ex bullo ed ex omofobo –ora vorrebbe solo vedere Kurt duettare con l’uomo della sua vita– che lo buttava nei cassonetti dell’immondizia dietro la scuola, padre di Beth, maniaco delle creste e fan dei Van Halen.
“Fammi capire bene” dice il Titans con scetticismo “devo forzare una serratura?”
“No; se non sarà strettamente necessario.”
“No, a me va bene. Sono solo un po’ fuori allenamento” ridacchia “La casa di chi è? Una nonnina che ha rubato il tuo cestino di biscotti?”
Hummel alza un sopracciglio “Non mangio biscotti, a meno che non sia io stesso a cucinarli. Ma comunque, parlo della casa di Blaine.”
“Anderson?” domanda sorpreso.
“Sì.”
“Che ha combinato?”
Il cheerleader alza le spalle “Non lo so…”
“E allora perché vuoi sfondargli la porta?”
“Io non voglio che tu sfondi una porta; voglio solo entrare in casa sua.”
Puck lo guarda senza comprendere “E che cambia?”
Kurt non gli risponde, gli dice solo che, se lo seguirà e farà quello che gli chiederà, gli regalerà due buoni per cenare al Breadstix; ovviamente Noah accetta.
Prendono la Navigator del cheerio e, dopo dieci minuti, parcheggiano l’auto di fronte alla palazzina; Kurt sospira, notando la Chevrolet color mattone stinto parcheggiata tre posti più in là.
Entrano nello stabile, prendono l’ascensore fino al quarto piano e si dirigono all’appartamento 4b in fondo al corridoio; la targhetta sul campanello cita il cognome “Anderson”.
Kurt bussa un paio di volte, ma non ottiene risposta, allora Puck decide di prendere la limetta per le unghie di Quinn –ottenuta in prestito apposta per l’occasione– e comincia a trafficare con la serratura “Senti un po’, Kurt.”
“Uhm?”
“Perché tanta curiosità?”
“Blaine è un ragazzo decisamente puntuale e serio; avevamo un appuntamento e non mi ha avvisato per disdire.”
Puck si ferma e volta lo sguardo verso di lui “Un appuntamento?”
Come resosi conto della parola utilizzata, Kurt sussulta e spalanca gli occhi rivolti al giocatore di football “Oh… io… noi non… sai, studiare…”
“Calmati porcellana.
“Ehi! Non osare anche tu; mi basta già la Sylvester che mi tormenta con quel nomignolo!” abbaia l’altro incrociando le braccia al petto.
“Non mi interessa con chi esci. Lo sai!”
“Certo, come non mi chiamavi checca e non mi buttavi nei cassonetti.”
“Hummel…” sospira Puckerman “non vado certo fiero di quel momento della mia vita, ma se ricordi bene, dal secondo anno ho smesso di essere così con te e con tutti gli altri del Glee.”
Il cheerio non risponde, distoglie solo lo sguardo.
“E non me ne fregherebbe nulla se anche Il Nano da Giardino fosse gay. E stesse con te. Posso essere solo felice per entrambi!” ribatte tornando poi al proprio lavoro.
Kurt lo guarda con la coda dell’occhio, sa che dice la verità, si ricorda di come lo abbia aiutato con Karofsky il secondo anno e come abbia sempre evitato di rovinargli totalmente gli outfit quando lo buttava nel pattume… ma non è ancora sicuro di potergli rivelare la propria storia con Blaine.
Pur essendo certo che non lo spiattellerebbe in giro, come invece farebbe Rachel, lo stesso non si sente pronto.
“Oh, e per la cronaca” riprende Puck facendo scattare finalmente la serratura “Finn ha nasato qualcosa.”
“Eh?”
“Kurt, andiamo! Scemo sì, ma fino ad un certo punto; gli pare strano che Anderson sia sempre a casa vostra senza motivo.”
“Studiamo!”
“See… certo.”
“No, davvero!”
“Kurt!” il tono è perentorio “Non siamo migliori amici, ma davvero, non potrei mai tradire la tua fiducia, quindi: dimmi la verità.” si passa una mano sui capelli –o quello che ne rimane dopo la rasatura– “Giuro sulla mia cresta che non rivelerò nulla; nemmeno al mio migliore amico!”
“Che, tra parentesi, è mio fratello…”
“Esatto.”
Kurt lo guarda negli occhi e poi sospira “Ok,” inizia in un sussurro “io e Blaine stiamo insieme.”
Noah ridacchia “E ci voleva tanto?” fischiettando rimette la limetta nella tasca del chiodo ed entrano nell’appartamento: è buio e si sente uno strano odore di chiuso; si volta a guardare Kurt “Che ne dici di Klaine?”
Lo sguardo perplesso del compagno di scuola lo fa proseguire “Sai, c’era Puckerberry, Finchel, Furt, Artittany… è per rimanere nell’idea dei soprannomi.”
“No.”
“Ma è carino!” ribatte aggrottando le sopracciglia.
“Ho detto no!”
“Hummel…”
“Puckerman…!”
Un colpo di tosse li fa zittire, si girano verso la zona da cui proviene il rumore e si dirigono verso il divano. Qui notano un ammasso di trapunte arrotolate ed un paio di cuscini; sul tavolino adiacente, un paio di tazze vuote, una confezione di pastiglie e una scatola di fazzoletti.
I due atleti si scambiano un’occhiata dubbiosa, poi un altro colpo di tosse fa smuovere un poco le coperte e Kurt le solleva piano –come se temesse di trovarci i resti di un outfit McQueen martoriato– e nota spuntare un groviglio di riccioli scuri.
I due atleti si guardano negli occhi: Puck allegro, certo che se dovesse prendersi un'influenza nessuno avrebbe da ridire se rimanesse a casa, Kurt preoccupato della salute del suo ragazzo-non-più-nascosto-a-tutti.
Si china e dolcemente gli scosta un paio di ciocche ribelli. “Blaine” dice in un sussurro “Blaine, sono Kurt.”; il mugugno di dolore e fastidio lo colpisce come un pugno in pieno petto: poggia le ginocchia sul pavimento incurante che la divisa si possa sporcare, e avvicina la fronte a quella dell’altro. Scotta.
“Blaine” il tono è pieno di preoccupazione “Dio, ha la febbre altissima!” informa Puck afferrando una mano del malato e passando contemporaneamente il cellulare al compagno di avventura. “Chiama la guardia medica e falla venire qui.” ordina quindi perentorio a quest'ultimo.
Il Titans fa un cenno affermativo e poi si sposta nel corridoio per telefonare, Kurt invece si dirige in cucina a prendere la bacinella sotto al lavello, la riempie di acqua fredda, corre in bagno, dove si procura un asciugamano azzurro, e porta il tutto al capezzale di Blaine.
Con calma e delicatezza lo obbliga a voltarsi sulla schiena, nonostante il lamento infastidito e dolente dell’ex Warbler, ancora più preoccupante di quello precedente.
Noah lo informa che il medico arriverà entro un’ora e che ha raccomandato nel frattempo di tenere il paziente al caldo.
“Bene. Puck, puoi andare in camera di Blaine e prendergli un pigiama pulito e della biancheria intima? Cerca nei cassetti, sono sicuro che troverai tutto lì. È troppo sudato: non gli fa bene…”
“Ok. E tu?”
“Io continuo a rinfrescarlo… e poi cerco un paio di coperte. Se tanto mi dà tanto, ha la febbre alta da almeno due giorni” gli dice prima di lasciarlo andare nella zona notte dell'appartamento.
“E da cosa lo deduci Sherlock?”
Kurt non ha voglia di scherzare, gli lancia un’occhiataccia che fa arrossire Puckerman, “Dal fatto che ha preso ben sei pastiglie di paracetamolo e che ha consumato almeno quattro pacchetti di fazzoletti. Che tra l’altro è strano visto che mi pare che si tratti di un'infezione alla gola più che di un raffreddore…”
“Oh.”
Dopo un paio di minuti Puck torna con un pigiama grigio fumo con disegnati dei papillon; Kurt lo guarda allibito “C’era solo quello?”
Il giocatore di football fa spallucce e glielo porge insieme al resto.
“Senti Puck, tienigli il fazzoletto sulla fronte mentre io vado a recuperare la biancheria pulita per il letto.”
Si danno il cambio e Kurt si intrufola nella camera del nerd, fa attenzione a non calpestare niente di quello che c’è per terra –memore di una discussione avvenuta una decina di giorni prima, a causa della sua impronta che aveva rovinato “la mia composizione!”–, apre l’armadio e con poca grazia cerca tra i ripiani; non trova nulla di utile. Guardandosi attorno decide di entrare nell’altra stanza, quella dei genitori… Lo sa che non dovrebbe, ma non gli importa di subire una sgridata colossale, gli interessa solo che Blaine si riprenda.
Con dita insicure afferra la maniglia e la abbassa, entrando così nella camera. Accende la luce e, dopo aver abituato gli occhi, un’espressione di incomprensione si fa largo sul suo viso.
In quella stanza c’è un solo letto, e singolo per giunta, un armadio, un attaccapanni e qualche scatolone qua e là; non può assolutamente essere utilizzata da una coppia.
Si pone al centro della camera e si guarda attorno, uno strano presentimento si fa largo nella sua mente. E non è sicuro di voler rivelare a Blaine quello che ha appena capito.
“Blaine…” sussurra così piano da far fatica a sentire lui stesso quel nome; scuote la testa e si dirige verso l’armadio, apre le ante e vi trova qualche abito maschile, molto giovanile, ma non certamente del suo ragazzo; i pantaloni sono molto più lunghi di quelli che utilizza lui di solito e decisamente troppo alla moda. Non c’è altro. Apre il cassetto sul fondo e trova dei panni, li porta al viso per annusarli, non hanno odore di naftalina né di chiuso: decide di prenderli.
Uscendo dalla camera si richiude la porta alle spalle e raggiunge i due ragazzi in sala; le sue sopracciglia saettano verso l’alto quando vede Puck abbarbicato al petto nudo di Blaine “Che diavolo stai facendo Packerman?!”
L’altro digrigna i denti “Nulla di che” ributta il corpo quasi privo di sensi sul divano e recupera una canotta pulita, appoggiata col pigiama lì vicino, per poi infilargliela senza troppe difficoltà “Ho pensato che tu, cucciolo di pinguino spelacchiato,” e qui si sorbisce passivamente un’occhiataccia da Oscar “ti saresti imbarazzato a morte a cambiarlo.”
“Ehi, guarda che non avrei avuto problemi; in fondo è solo una maglia.”
“Oh, certo” un ghigno si forma sulle labbra di Puck che inizia a sventolare altri indumenti “Ce l’avresti fatta anche cambiargli i pantaloni?”
Kurt avvampa e si immobilizza “…i …pantaloni… ?”
“Essì mio caro, che pensavi, che portasse la camicia da notte della nonna?” Il cheerio lo guarda come in una sorta di trance e Puck prosegue “Insomma, sai, senza pantaloni, senza mutande… nudo se preferisci. Oh, Anderson ha un bel corpo, confermo. Non sono gay, ma gli addominali li noto anch'io.”
Hummel si perde un istante nei propri sogni –non proprio casti– ma con una scrollata di spalle ritorna in sé “Ok, infilagli la maglia. Non peggioriamo la situazione facendogli prendere freddo.”
Un paio di insulti e decine di incredibili descrizioni dei muscoli di Anderson dopo, il medico bussa alla porta, e Kurt va ad accoglierlo sperando che non sia niente di grave.
 

Sente le palpebre pesanti e la testa fargli male, un mugugno debole di dolore esce dalle labbra di Blaine; intontito si guarda attorno: il soffitto gli pare famigliare, come il sottofondo leggero della radio.
Sbatte piano le palpebre un paio di volte e nota di essere nella propria stanza, sotto le coperte… forse è per quello che ha un po’ caldo.
Dopo un sonoro sbadiglio si alza e si dirige verso la cucina; ha la gola riarsa e non è certo di poter spiccicare nemmeno una parola. La voce che sente provenire dalla radio è melodiosa e gli dona un po’ di conforto.
Appena è sulla soglia della cucina si blocca, impalato di fronte a quella che è la scena più bella a cui abbia mai assistito: Kurt Hummel indossa un suo paio di pantaloni della tuta –un po’ corti alle caviglie– ed una maglia a maniche lunghe dei The Avengers; sta asciugando alcuni bicchieri voltato di tre quarti. Sta cantando. Non è la radio quella che produce quei suoni melodiosi, ma sono le corde vocali di Kurt.
“Sei bellissimo” gli dice Anderson in un sussurro estasiato mentre gli si avvicina piano; il cheerleader sussulta, spaventato da quella presenza non intuita e poi gli sorride “Blaine.”
“La tua voce è bellissima, Kurt” e con le braccia gli cinge la vita, infilando il proprio viso tra la clavicola ed il collo del fidanzato e lasciandogli piccoli baci sulla pelle che lo fanno tremare.
Kurt si riprende subito ricordando chi davvero gli stia di fronte “Blaine Everett Anderson! Che diamine ci fai in piedi?!” chiede sconvolto, allontanandolo da sé e lanciandogli un’occhiataccia disapprovante “Devi stare a letto. Letto! Sei ammalato!” e lo spinge con poca grazia verso la camera, facendolo ridacchiare.
Dopo averlo obbligato a sdraiarsi e coprirsi per bene, Kurt sospira e lo guarda, poi un sorriso dolce gli nasce sulle labbra “Ehi Blaine, come stai?”
“Credo meglio. Mi fanno male le ossa, ma non mi pare di avere più la… come sei entrato?” gli chiede improvvisamente aggrottando le simpatiche sopracciglia triangolari.
“Oh, ehm, con Puck.”
“C’è anche Puck?”
“No, c’era. È tornato a casa lunedì.”
Blaine sbatte le palpebre due volte consecutivamente, si mette a sedere “Cosa… che giorno è?”
Kurt si umetta le labbra “Mercoledì. Sera.”
“Oddio.” si mette le mani tra i capelli sconvolti “Dimmi almeno che parliamo della stessa settimana e non del lunedì del mese scorso.”
Kurt ride divertito, facendo sospirare l’altro “Sì Blaine, parliamo di due giorni fa”
“Oh, meno male. Ma la domanda è: come sei entrato?”
“Te l’ho detto, con Puck.”
“In che modo Kurt.”
“Oh.”
“Già, ‘Oh’.”
Hummel abbassa gli occhi e inizia a giocare con le proprie dita, di solito non lo fa, non vuole rovinarsi la manicure, ma è talmente imbarazzato da non pensarci “Ehm” inizia titubante “potremmo essere arrestati per effrazione… se si venisse a sapere, ovvio.”
Un silenzio pesante inonda la stanza, poi una risata un po’ roca si fa strada nelle sue orecchie: Blaine ride di quella che non voleva essere propriamente una battuta, ma che per ovvi motivi non può non essere considerata tale “Oh, Kurt, sei fantastico!” dice Anderson tossendo un paio di volte “E com’è che sei qui?”
Gli occhi azzurri di Kurt si incatenano in quelli di Blaine e l’unica frase che riesce davvero a dire è “Non ti lascio solo.”
E Blaine capisce.
Capisce che ogni piccola bugia, ogni discorso evitato, ogni momento di rabbia o tristezza affondato nel suo cuore, ogni lacrima, ogni spiegazione mancata, sono miseramente venuti in superficie: non può più mentirgli.
Sospira affranto e decide di guardare le proprie mani strette sulla coperta pesante, le dita affusolate di Kurt coprono le sue.
“Io vivo qui, da solo, da due anni.” dice in un sussurro tremolante “In realtà è casa di mio fratello, ma lui lavora a Los Angeles e quindi viene qui solo qualche volta...” afferra la mano di Kurt e la stringe “Sai, i miei non hanno accettato la mia omosessualità, come invece ha fatto tuo padre con te; alla fine del secondo anno, mi hanno detto che se volevo continuare a frequentare la Dalton Academy, avrei dovuto assoggettarmi alle visite di uno di quei maledetti ciarlatani che dicono di curare l’omosessualità!”
Kurt sussulta un poco, incredulo; salda la stretta e continua a stare in silenzio.
“Così ho chiamato Coop per il permesso, ho fatto le valigie e sono venuto qui. Le bollette le paga mio fratello, il cibo, l’auto, i vestiti e tutto il resto, li pago io con i soldi che guadagno con le lezioni private, gli spettacoli dei luna park estivi, e che ricevo dai nonni un paio di volte all’anno…” si morde il labbro inferiore e volge a Kurt un sorriso triste “Sono patetico, eh?!”
“No Blaine, non lo sei affatto.”
Lui fa spallucce, per nulla convinto.
“Blaine, sei un ragazzo fantastico e penso che tu sappia davvero ciò che vuoi e che sei. Non devi tener conto di quelle parole che feriscono e che vogliono cambiarti in ogni modo, anche se tu non sei d’accordo. La vita è tua, Blaine: puoi viverla come preferisci.”
Si morde entrambe le labbra, Blaine, perché sa di non poter resistere;  le sente tremare e un piccolo singhiozzo sfugge alla sua bocca “Sai” sospira “è difficile. Ho tentato di tutto pur di far capire ai miei che non sono malato. Ho provato qualunque cosa per fargli comprendere che sono la stessa persona che hanno amato fino al giorno prima del mio coming out… ma non è servito. Sono sbagliato e non riuscirò mai a compiacerli, come invece ho sempre desiderato fare! Io voglio solo andarmene, mettere più chilometri possibili tra questo posto e me; allontanarmi da questa città… bigotta e maledettamente cattiva! Ma so che non ce la farò, Kurt.” il ragazzo lo abbraccia d'istinto, stringendolo forte, ma dolcemente.
“Sì che ce la farai.”
“No!” Blaine singhiozza e piange, sulla sua spalla, “No, perché sono stanco di affrontare tutte le mie battaglie da solo.” le lacrime gli escono dagli occhi color del miele, mette le braccia al collo del proprio ragazzo e stringe “Sono stanco di essere solo…”
Ed il cuore di Kurt ha un sussulto.
In un attimo, udendo quei singhiozzi e quella quasi muta richiesta d’aiuto, si sente stupido.
Sciocco.
Ingenuo.
Semplice.
Inutile.
Inadeguato.
La paura si fa strada nel suo cuore e la preoccupazione nel suo intero corpo; stringe Blaine e affonda il viso tra i suoi capelli ricci e corvini, gli bacia una tempia, il naso e si sofferma a lungo sui suoi occhi, e quando lo sente sospirare, capisce che il suo mondo dovrà cambiare.
Per lui, per Blaine Everett Anderson.
 
Quando finalmente Blaine si calma, Kurt decide di preparargli qualcosa da mangiare.
Gli regala un sorriso, gli dà un bacio veloce sulle labbra e gli sistema le coperte “Dieci minuti e torno col brodo di pollo.”
“Uhm” borbotta l’altro storcendo il naso “Ma io ho voglia di pasta al sugo di pomodoro!”
“Oh, no. Non se ne parla! Il dottore ha detto che devi mangiare in bianco per almeno cinque giorni!”
Blaine lo guarda “Adesso me lo dici come sei entrato?”
Kurt sospira allargando le braccia “E va bene! Puck ha forzato la serratura. Con una limetta da unghie di Quinn.”
“Wow! È molto fico!”
Hummel rotea gli occhi al soffitto “See… Ho avuto paura che il tuo vicino chiamasse la polizia.”
“Vi ha visti?”
“No, ma che ne so che tu non abbia come dirimpettaio uno psicopatico con un occhio perennemente attaccato allo spioncino della porta?”
Blaine ridacchia “Già, chi lo sa.” si gratta la testa poi torna a fissare il cheerio “Kurt, ma se Puck è andato via lunedì dopo che è venuto il dottore, tu hai preso il mio mazzo di chiavi e sei tornato tutti i giorni?”
Silenzio. Per un interminabile minuto il silenzio riempie la stanza. Poi Blaine nota le guance di Kurt tingersi di rosa e reprime un sorriso; adora quando quel bianco porcellana si sporca di un tenue rossore.
“Ehm… in realtà” biascica il cheerleader “sono sempre rimasto qui.”
Anderson sbatte per più volte di fila le palpebre “Come?”
“Sì. Voglio dire, non avrei mai potuto lasciarti solo. Avevi la febbre molto alta e il dottore ti ha fatto un'iniezione di antibiotico, raccomandandomi di controllarti. Ed io l’ho fatto!” sospira “Sono andato a casa ed ho parlato con mio padre, ho fatto la spesa e sono tornato qui di corsa e, prima che tu me lo chieda, sì ho usato le tue chiavi; mi sono finto malato e non sono andato a scuola. Comunque nessuno ha avuto da ridire.” Distoglie lo sguardo imbarazzato dal viso di Blaine, certo di non riuscire a sopportarlo “Mi dispiace, ho usato una tua tuta e qualche tua maglia… ho dimenticato di prendere una borsa con i miei vestiti.”
“Ma il tuo beauty-case lo hai ricordato, mi pare”
Kurt alza lo sguardo su di lui e lo vede sorridere affettuosamente; inspira forte riuscendo finalmente a rilassarsi “Beh, sai, non posso non fare il mio rituale di idratazione ogni giorno!”
“Oh Kurt, sei adorabile!” sorride l’ammalato prendendogli una mano e baciandogliela “Grazie, per non avermi abbandonato.”
Kurt gli accarezza i capelli –Dio, quanto gli mancavano!– e un sorriso tenero spunta sul suo viso “Non potrei mai farlo. Sono qui Blaine e non ti lascerò.” detto questo gli fa lasciare la presa gentilmente e poi, dopo un ultimo bacio sulla fronte, si dilegua in cucina.
Il cuore di Blaine è stranamente più leggero.



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Il diario dentro l'armadio - ovvero: scleri post capitolo
Buon Salve.
...no, ok, mettete via quei pomodori marci *apre l'ombrello*
Questo capitolo è stato una tragedia greca! Non so il perchè mi sia venuta fuori questa "cosa", ma, eccola qui e non credo potrei cambiarla.Però, ecco qui spiegate un pò di cose sulla vita di Blaine Anderson.
E sì, c'è un pò di angst. Non avrei potuto far fare ai nostri Klaine una sana chiacchierata sul passato di Blaine perchè questo B. ha un carattere un pò diverso da quello della serie tv e quindi non sarebbe riuscito a rivelarglielo senza l'aiuto divino del Karma (ma che avrà mai fatto di male questo piccolo cucciolo dagli occhioni lucidi?). Lo so, forse nemmeno voi ve lo aspettavate così.
Però ho rimediato con un sacco di Fluff e con la consapevolezza di Kurt di voler cambiare.
Si insinuato anche Puck ad un certo punto e spero che non sia risultato OOC... XD

Notizia di rilievo (se a qualcuno importa): Per due settimane non troverete nessun nuovo capitolo, perchè martedì prossimo mi incontrerò con Angel e discuteremo sul perchè Darren è così figo e cercheremo motivazioni plausibili a non confrontare i nostri morosi con la "perfezione" che è Criss (XD lol), quello successivo sarò oberata dalla preparazione della tesi e probabilmente sarò così demolita che avrò bisogno di decenni di giorni di ferie XD lol
Ma non preoccupatevi, il 18 Marzo ritrovere il solito agiornamento del martedì ^^ Perdonate il disguido!
Ora, visto che non mi scuserò mai abbastanza per non aver ancora risposto ai vostri commenti (ma lo farò certamente in questi giorni!), quantomeno vi voglio ringraziare tutti quanti per il bellissimo sostegno che mi date (probabilmente inconsapevolmente). Grazie a tutti quelli che leggono, che leggono e commentano, che leggono per errore; grazie a quelli che hanno messo questa storia tra i seguiti/ricordati/preferiti e coloro che hanno inserito me negli autori preferiti.
Vi adoro! *abbraccio di gruppo*
Ok, per ora vi saluto!
Ci rivediamo il 18/3!
See You Next!
Charty ^^


 




Note Specifiche:
 

  1. Basket toss è quando tre o più base lanciano in aria una flyer unendo le braccia in modo da creare un “cestino“ (basket) per il recupero.
  2. Ruolo non ben definito. Lo ammetto, non ho ancora capito che ruolo ha come giocatore Puck nei Titans. Da qualche parte ho letto Kicker per una frase che ha detto in un episodio; potrebbe essere, ma a me sfugge. Teniamola buona come battuta va’ XD
  3. Beth. Non credo sia necessario spiegare da dove viene fuori. Potrei farlo, ma visto che i rapporti degli altri membri all’interno del Glee sono rimasti invariati (escluso i Klaine per ovvie ragioni di trama), lo trovo futile.
  4. I Van Halen [in origine Mammoths], sono un noto gruppo hard & heavy statunitense originario di Pasadena (California), che prende il nome dal chitarrista Eddie van Halen e da suo fratello, il batterista Alex van Halen. [wiki]
  5. La limetta per le unghie: Quinn la usa per scassinare l’armadietto di Sam nella 2x08 per prendere l’anello.
  
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