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Autore: MartaSon93    26/02/2013    5 recensioni
Chi è veramente Miles "Tails" Prower? E come ha conosciuto Sonic the hedgehog?
One-Shot per rendere omaggio all'amicizia più sincera del mondo di Sonic.
Dal testo :
"Miles era una volpe speciale, dotata di abilità straordinarie solo grazie a quello che per gli altri era quasi un enorme difetto."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Miles Tails Prower, Sonic the Hedgehog
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avviso per i lettori : Ci tengo a chiarire che questa one - shot è stata scritta per dare un tributo, secondo la mia personalissima opinione e fantasia, alla coppia di amici più bella del mondo sonicchiano, Sonic e Tails. Gli eventi e le circostanze sono chiaramente frutto della mia fantasia, fatta eccezione per i dialoghi tra i due protagonisti, interamente riportati dall'anime "The adventures of Sonic the hedgehog", che spiega in modo superficiale il modo in cui i due si sono conosciuti.
Buona lettura.


Un legame fraterno 


Luogo dalle incredibili sfaccettature e caratteristiche ambientali, abitato da creature alquanto singolari che si suddividono tra le più disparate razze animali, è il pianeta Mobius.
Mobius vanta la presenza di aree incantevoli tra foreste naturali, montagne,fiumi, pianure. Vi sono anche aree esotiche,mete di molti turisti, come la zona di Westside Island, famosa per le sue foreste e parchi naturali, ed Ice Paradise, in cui è possibile ammirare i ghiacciai e le montagne più alte del pianeta. Un altro importante luogo è rappresentato dalle rovine di Mystic Ruins, in cui è possibile ancora oggi ammirare l'altare del master emerald, capace di controllare il potere dei sette chaos emeralds, e sorvegliato ormai da millenni dalla tribù degli echidna. 
I piccoli villaggi presenti nel pianeta Mobius sono pacifici e la maggior parte dei loro abitanti fanno di tutto per collaborare. Straordinarie creature gli abitanti di Mobius: tutte le razze di animali, dai più piccoli conigli ai grandi coccodrilli, o dalle furbe volpi ai simpatici porcospini, vivono in un perfetto equilibrio naturale e relazionale: Dominano nei loro animi sentimenti come l'amicizia, l'amore ma soprattutto l'affetto fraterno, che spinge oggi a raccontare una storia come questa.


Mobius, anno 2030.


Era da poco tramontato il sole e presto sarebbe arrivata la luna a dare al pianeta quel minimo di luce necessario per permettere agli abitanti di orientarsi e vedere l'ambiente circostante. Tutto era molto silenzioso quella sera e stranamente per le strade c'erano pochi mobiani, forse perché, essendo inverno, si sapeva che da un momento all'altro sarebbe arrivato un freddo molto pungente o che avrebbe nevicato. Dalle finestre di più abitazioni si poteva perfettamente scorgere l'immagine di una famiglia di conigli che aveva appena acceso un piccolo fuoco per scaldarsi, mentre un'altra ancora, composta da orsi, rideva e scherzava davanti al caminetto della propria abitazione. Si  respirava quell'aria di tranquillità e serenità che da sempre caratterizzava il pianeta e che da un momento all'altro, o meglio, da lì a qualche ora, si sarebbe preparata per accogliere il clima natalizio. Quella era, infatti, la sera della vigilia di Natale.
Sembrava che tutti fossero felici : si sentiva anche vibrare nell'aria gli echi dei più piccoli, che chiedevano ai genitori quando fosse stato possibile aprire i regali, se avessero ricevuto ciò che avevano chiesto o semplicemente che erano entusiasti di stare con la propria famiglia, che gli dava affetto e calore.
Queste scene rendevano sempre più triste e malinconico l'animo di un giovane volpino, scappato dall'orfanotrofio locale per cercare una famiglia che lo adottasse. Il piccolo aveva semplicemente tre anni, età sufficiente per i mobiani per sviluppare le prime capacità intellettive come il parlato, il movimento fisico e per gli esseri alati il volo. Da questo punto di vista, infatti, i mobiani sembrano essere superiori rispetto agli umani in quanto in fatto di tempistica sono avvantaggiati. La volpe aveva due grandissimi occhi blu e un pelo giallo, caratterizzato dalla presenza di sfumature bianche nel petto e..... nelle sue due code.  Esemplare alquanto singolare e strano una volpe con due code, potevano pensare tutti, eppure lui le aveva sempre viste come qualcosa di straordinario. Quando giocava con i bambini dell'orfanotrofio,però, spesso veniva deriso proprio per questo. Chi mai aveva visto una volpe con due code? Erano state avanzate delle ipotesi da parte loro secondo cui in realtà Miles, così si chiama il giovane protagonista, fosse stato abbandonato per le sue code "anormali". Forse la famiglia si rifiutava di avere un bimbo geneticamente diverso dalla sua natura, o forse la ragione poteva essere un'altra, ma questo non lo seppe mai nessuno in realtà. 


Sebbene fosse preso in giro per questo "difetto anatomico" in realtà lui ne andava fiero. Questa fierezza venne anche favorita dal fatto che un giorno,stranamente, scoprì che bastava un semplice movimento di ambo le estremità per fare in modo che egli potesse volare. L'occasione era stata in qualche modo fornita dal fatto che un pomeriggio, mentre giocava con la palla in giardino, a causa di un calcio un po' troppo forte questa era finita nella parte più alta del tetto dell'orfanotrofio. Miles era disperato, non sapeva assolutamente come recuperarla. Aveva pensato inizialmente di prendere una scala, ma poi si era ricordato che tutti gli avevano detto di non farlo perché troppo rischioso. Preso dalla disperazione, il giovane volpino non si rese conto che le sue code avevano cominciato a muoversi con una velocità tale da riprodurre quasi il movimento dell'elica di un aereo e si trovava a pochi metri dal terreno. Inizialmente spaventato, capì che quelle code erano speciali e gli potevano davvero permettere di volare. Aumentando l'intensità di movimento riuscì a raggiungere il tetto e a recuperare la palla, dando così sollievo al suo animo e allo stesso tempo orgoglio dal momento che ciò che aveva appena fatto era davvero unico.
 Miles era una volpe speciale, dotata di abilità straordinarie solo grazie a quello che per gli altri era un enorme difetto.
E' anche vero, però, che nonostante fosse fiero di ciò che era accaduto, il volpino si sentiva continuamente triste. Sapeva che i suoi genitori non sarebbero mai più tornati e nemmeno che sarebbe stato adottato da qualcuno. Aveva aspettato invano, nutrito dalla speranza di coloro che gli dicevano continuamente che prima o poi qualcuno sarebbe venuto per portarlo via. Un giorno, convinto di ciò che stava facendo, sistemò le sue cose e in gran segreto scappò da quel brutto edificio in cui aveva passato anni terribili e grazie all'aiuto delle sue code poté andare più lontano di quanto previsto, nella zona di Green Hill, una delle più rinomate di tutto il pianeta.
Aveva dapprima incontrato diverse famiglie. Considerato il fatto che era perfettamente capace di lievitare in aria era convinto di essere un piccolo esemplare di uccello, ignorando bambinescamente la sua vera natura di volpe. Questo fu il motivo per cui era stato spinto a chiedere più volte ad una famiglia di volatili di diventare un loro membro. Purtroppo,però, aveva sempre ricevuto risposte negative in quanto sembrava assurdo, se non illogico e innaturale, che un animale così diverso da loro volesse far parte di una famiglia che geneticamente non gli apparteneva. Miles non capiva il perché fosse così maltrattato, sebbene fosse straordinariamente intelligente per la sua età non riusciva ancora a comprendere frasi del tipo "Sei diverso da noi" o "Non puoi appartenere alla nostra specie animale". Cominciò a chiedersi se tutto ciò che gli era successo non fosse frutto del suo mal capitato destino, si chiedeva che cosa avesse fatto di male per non avere nessuno che si curasse di lui. Tutto ciò che cercava era semplicemente affetto, qualcosa che non aveva mai avuto né conosciuto da nessuno, tranne che dalla cuoca dell'orfanotrofio, che si era sempre mostrata gentile nei suoi riguardi.


Guardando ancora quelle tenere scene di affetto dalla strada e ripensando a tutto ciò che gli era successo nei due giorni precedenti Miles sentì che una piccola lacrima gli stava rigando il volto, in quanto sentiva una sorta di piccolo calore che scorreva nelle guance e ne ebbe la prova quando sentì un sapore salato arrivare nelle sue labbra.
Resosi conto che stava piangendo, subito si asciugò le lacrime, come per mostrare a se stesso che stava sbagliando, che non si doveva comportare in quel modo. Si strinse dentro la sua piccola giacca dal momento che il freddo era aumentato, era più pungente e il piccolo doveva subito pensare a trovare un luogo in cui riposare. Nei giorni precedenti aveva passato la notte nei pressi di un piccolo fiume, dove vi era un grande albero sotto il quale aveva trovato riparo, ma era chiaro che non avrebbe potuto continuare così a lungo. La piccola volpe si stava arrendendo sempre di più all'idea di poter realmente trovare qualcuno che gli volesse bene e, come tutti i bambini, si lamentava del fatto che non avesse sufficiente cibo o un riparo dal freddo. Come è facile prevedere da una mente infantile, aveva sbagliato, si era comportato in modo fin troppo avventato sebbene fosse in realtà molto perspicace e attento per le cose più particolari.
"Forse è meglio che io torni in quel brutto posto...Nessuno mi vuole bene." Disse tra se e sé silenziosamente e stringendo sempre di più la sciarpa che gli avvolgeva lievemente il collo.
Guardò le sue mani, ormai quasi impossibilitate al movimento a causa del freddo. Era difficile mantenere i nervi saldi in un momento come quello e per di più per un bambino!


Mentre camminava per tornare sulla via di "casa", Miles pensò che una volta tornato sicuramente avrebbe ricevuto molti rimproveri da parte della direttrice del collegio, che non tollerava che i bambini avessero atteggiamenti ribelli, come li definiva lei. Era un'anziana coccodrilla, più o meno sulla settantina, abituata a mantenere un controllo rigido e a far rispettare le regole, dal più grande al più piccolo. Era, insomma, una mobiana all'antica, che difendeva il valore di certe tradizioni e insegnamenti. Miles, sebbene fosse ancora piccolo, aveva avuto l'occasione di conoscere i suoi metodi educativi un po' particolari, come il fatto di dover dire ad alta voce più di una volta e davanti a tutti frasi del tipo "Ho rubato io la cioccolata perché avevo fame" o "Sono stato un bimbo cattivo, merito una punizione.". Una volta il piccolo era andato a letto più tardi del previsto e aveva ignorato i consigli dei suoi coetanei che gli intimavano continuamente di tornare a letto perché se fosse venuta la direttrice sarebbe stato messo in castigo. Miles, però, aveva un ottimo motivo per non andare a dormire : Quella sera era stato attratto da delle "strane luci che brillavano nel cielo" e che davano una sensazione di gioia e speranza. Qualcuno gli aveva raccontato che quelle luci potevano cadere improvvisamente dal cielo e quando qualcuno avesse avuto la fortuna di vedere quello strano fenomeno allora avrebbe potuto esprimere un desiderio, che nel giro di pochi giorni si sarebbe realizzato. Quale occasione migliore per esprimere la sua voglia di ricevere affetto e calore? Miles non faceva altro che osservare, nella speranza che qualcosa potesse davvero accadere. Inoltre, il piccolo non sapeva come si chiamassero quegli oggetti brillanti, ma si era detto che quando fosse stato abbastanza grande per poterlo scoprire si sarebbe dedicato allo studio di qualsiasi materia perché la sua voglia di conoscere il mondo era tanta e questa sua curiosità nei confronti della realtà e delle più disparate discipline lo aveva anche spinto, un giorno, ad osservare intensamente il lavoro di un vecchio meccanico che si era recato all'orfanotrofio per poter riparare la macchina della cuoca, che si era improvvisamente rotta. L'anziano fu colpito dal modo in cui Miles osservava i suoi movimenti e non si spiegava il motivo per cui un bambino potesse essere attratto fino a tal punto da questo mondo, che solitamente annoia i più piccoli. Il piccolo stava sempre immobile e zitto, per imparare meglio. Diceva che in quel modo poteva capire "i trucchi del mestiere" e da ciò capì che il mondo della meccanica, sebbene fosse piccolo, lo attirava. Gli piaceva l'idea di poter lavorare con tutti quei particolari attrezzi e soprattutto quella di mettere le mani su di un motore o, perché no, di costruire perfino qualcosa. Chissà se un giorno questo grande desiderio di conoscere e di "costruire le cose", così infantilmente da lui definito, si sarebbe realizzato.


Erano all'incirca le dieci di sera quando il volpino si rese conto che, a causa del buio e alla distrazione dovuta ai pensieri relativi ai giorni precedenti, si era completamente perso. Non ricordava quale sentiero imboccare per poter trovare la strada del ritorno e per il freddo che incombeva sempre di più si sentiva disperato. Si trovava in una lunga strada che da un lato portava verso le montagne, dall'altro verso un piccolo villaggio nei pressi della Leaf Forest, ma non era di sicuro quella la strada da prendere, si disse cercando di incoraggiarsi. Imboccò la strada che gli sembrava più sicura, ovvero quella che l'avrebbe portato nella zona più calma. Preferiva trovarsi in un posto più controllato piuttosto che all'oscuro e vicino le montagne, dove il freddo sarebbe sicuramente stato peggiore. Fece giusto qualche piccolo passo in quella lunga via in cui non c'era nessuno quando improvvisamente vide una sorta di lampo blu sfrecciare via a grandissima velocità per il sentiero. Quell'immagine non l'avrebbe mai dimenticata perché era tremendamente particolare. Si chiese immediatamente se fosse una di quelle creature che solitamente si vedono nelle immagini llustrate delle fiabe, forse un mago, una fata, oppure...che si trattasse di uno di quegli oggetti brillanti nel cielo?
Spinto immediatamente dalla curiosità, agitò le sue piccole code per poter volare nonostante il freddo e si avvicinò sempre di più alla strana immagine da lui avvistata. Non appena mise bene a fuoco la vista si rese conto che in realtà non si trattava di una luce del cielo, ma di un mobiano in carne ed ossa. Non sapeva esattamente come classificarlo, non ne capiva la natura né la razza, ma capì che doveva trattarsi di qualcuno molto speciale. Lo strano mobiano si stava rilassando sotto un albero e aveva appena chiuso gli occhi, come nel tentativo di addormentarsi. Indossava delle strane scarpe con due strisce rosse e una bianca centrale, era di colore blu e aveva moltissime spine dietro il capo. Miles cercò di sforzarsi e sebbene gli avessero spiegato che c'erano degli animali che avevano delle spine non riusciva a ricordarsene il nome. Egli si sentiva molto incuriosito dalla sua presenza e si voleva avvicinare a lui per chiedergli come si chiamasse e se anche lui stesse cercando una famiglia. Mentre pensava a queste cose, però, gli venne in mente una straordinaria idea. Perché non chiedere a quello strano animale di adottarlo? In fondo, secondo Miles, lui non sembrava così diverso. Anche quel mobiano era solo. Era più grande, doveva avere forse dieci o undici anni, e per questo motivo forse sarebbe potuto essere un perfetto fratello maggiore per il volpino. Inoltre, egli sentiva che doveva essere molto simpatico, era una sensazione. 


Il piccolo però si sentiva molto timido e non avrebbe mai potuto chiederglielo così apertamente. Così decise di muoversi in modo molto lento verso di lui, approfittando del fatto che il "mobiano appuntito", così lo aveva chiamato, si era addormentato. Agitando nuovamente le sue code si ritrovò davanti all'albero sul quale l'estraneo stava dormendo e facendo piano ci si arrampicò, in modo da poterlo osservare dall'alto e da più vicino. Da quella prospettiva, però, poteva semplicemente sentire il suo russare, il che provocò in Miles una piccola risata. Le parole pronunciate dal mobiano erano principalmente "Chili-dog" ed espressioni del tipo "Ho fame, datemi subito da mangiare!". Cose che si potevano sentire solo nelle favole, pensò il volpino, eppure ne aveva la prova davanti. La strana attitudine del mobiano lo fece ridere una seconda volta, motivo per cui, purtroppo, perse l'equilibrio dal ramo su cui si era appoggiato per poter assistere alla scena e cadde dall'albero, centrando in pieno lo stomaco del dormiente, che per tutta risposta saltò letteralmente in aria, procurandosi un bello spavento.
"Ehi, ma che sta succedendo?" Chiese il mobiano, osservando attentamente la piccola volpe, che dal canto suo era molto dispiaciuta per l'accaduto. Abbassò timidamente la testa, come in segno di rispetto, e come per paura che potesse essere in qualche modo punita o rimproverata. In fondo, di Miles si poteva sicuramente dire che era sempre stato un bambino molto educato e rispettoso, attribuendosi le responsabilità anche nei casi in cui non avrebbe dovuto.
"Mi scusi, signore." Disse timidamente Miles, continuando a tenere la testa abbassata.
Il giovane mobiano non poteva tollerare quella visione, non aveva mai sopportato certi atteggiamenti di riverenza anche in contesti del tutto informali, soprattutto se si trattava di un bambino innocente. Invitò il giovane volpino ad alzare la testa e gli sorrise debolmente, cercando di capire in cuor suo cosa ci facesse una creatura così piccola sola e abbandonata la sera della vigilia di Natale. "Non ti devi affatto scusare, piccolo. Però dovresti cercare di stare più attento la prossima volta, ti potevi fare molto male!" Commentò il mobiano.
La giovane volpe si stupì della reazione alla quale aveva appena assistito, non si sarebbe mai aspettato un comportamento del genere da parte dell'estraneo e mai aveva ricevuto una risposta così gentile, a parte dalla cuoca dell'orfanotrofio. Così, preso da un po' di coraggio, decise di presentarsi.
"Sono un povero orfanello e non so a chi rivolgermi per poter trovare una famiglia. Sono stato abbandonato quando avevo solo pochi mesi di vita..." Iniziò il piccolo.
Il mobiano, che subito aveva capito dove il bambino volesse arrivare, fece un'espressione a metà tra il curioso e lo spaventato, stando in silenzio per cercare quali sarebbero state le prossime parole.


"Ho chiesto ad una famiglia di uccelli se potevo vivere con loro, ma mi hanno cacciato!"
"Perché volevi vivere con loro? Tu non sei un uccello!" Intervenne il mobiano, che subito corresse la volpe.
"Ma io credo di sì, posso volare! Forse sono una volpe con le caratteristiche di un volatile!" Insistette Miles, continuando ad ignorare la sua vera natura genetica.
"Com'è possibile che tu sappia volare? Le volpi non volano..." Disse il mobiano, visibilmente confuso.
"Tu lo credi! Guarda qui!"
Miles cominciò ad agitare velocemente le sue code, lasciando il mobiano completamente di stucco. Non capiva se stesse ancora sognando o se quella fosse la realtà, fatto sta che non aveva mai visto una cosa del genere. Cose dell'altro mondo, gli venne istintivo pensare. Chi mai poteva aver visto una volpe con due code? Era assolutamente inimmaginabile, e per di più se quelle code servivano a volare chiunque non ci avrebbe creduto se prima non avesse visto. All'estraneo sembrava dapprima una presa in giro, poi si rese conto che il piccolo aveva ragione.
"Ehi ma...tu hai due code!" Fu tutto ciò che riuscì a dire.
"Non è così per tutte le volpi?" Chiese il cucciolo, cominciando a scendere per poi mettersi tra le braccia del mobiano, che adesso era un po' intenerito dalla dolcezza della volpe e quasi si sentiva in imbarazzo. Il cuore gli salì in gola quando quest'ultimo proferì poi parola.
"Posso vivere con te?
Il mobiano si sentì per un momento paralizzato. Sapeva che non avrebbe potuto mai prendersi cura di una creatura così piccola, la sua vita era troppo frenetica e sempre all'inseguimento dell'avventura, delle sfide. Un bambino così piccolo avrebbe davvero apprezzato questo tipo di mondo? No, non poteva..
"Ma non hai davvero una famiglia?" Chiese, imbarazzato e allo stesso tempo triste perché sapeva che gli avrebbe dato solo una delusione.
"No, sono scappato dall'orfanotrofio in cui vivevo perché nessuno mi voleva bene." Rispose la volpe, con sguardo triste.
A quel punto il mobiano si sentì completamente perso. Non poteva prendersi cura di lui a causa della sua vita frenetica, ma gli si spezzava il cuore se pensava che stava per pronunciare quel fatidico "no". Come dare una risposta del genere ad una creatura così piccola? Era necessario pensare bene alle parole da dire, sennò avrebbe ferito ulteriormente i sentimenti di quel giovane volpino, che aveva riposto in lui tutta la sua speranza e quasi anche voglia di vivere.
"Piccolo, davvero, non posso. Ho tanti impegni e io.... corro velocemente, ho sempre un ritmo..." Disse, riposando per terra il bambino e guardandolo bene negli occhi. Non riusciva a continuare il discorso perché sapeva che cosa stesse provando il piccolo, che adesso era visibilmente sul punto di piangere.


"Non posso rallentarmi per questo...Mi dispiace, piccolo. Ci si vede!" Disse infine il mobiano, congedandosi sebbene con cuore triste e affranto per la terribile risposta che aveva dovuto dare al piccolo volpino. Quest'ultimo, mentre osservava il suo interlocutore andare via, dapprima sentì nuovamente una sensazione di malinconia, ma in fondo sentiva che in lui c'era qualcosa di speciale e che in qualche modo doveva essergli legato. Motivo per cui, agitando le code al massimo, decise di inseguirlo. Il mobiano era davvero veloce, si muoveva con una rapidità impressionante come se la velocità fosse stato il dono che la Natura aveva voluto dargli, ma Miles ce la mise tutta per raggiungerlo e non si arrese. Quando fu ad una distanza abbastanza ravvicinata urlò : 
"Vuoi per caso vedermi piangere?"
Quella fu la frase che più di tutti distrusse il mobiano dal punto di vista psicologico. Cercò di fermarsi in tempo dalla sua sfrenata corsa per poi tornare indietro e parlare con il piccolo volpino, ma non si accorse che davanti a lui c'era un albero molto fitto e l'attrito con il terreno dovuto alla sua improvvisa frenata non bastò per fermarlo definitivamente, facendo in modo che ci si schiantasse del tutto. Il mobiano sbatté fortemente la testa, ma lui era abituato a cose ben peggiori, pensava tra se e sé. Miles, preoccupato per colui che avrebbe potuto rappresentare un elemento della sua famiglia e che gli dimostrasse affetto, si precipitò immediatamente al suo capezzale per accertarsi delle sue condizioni.
"Stai bene...ehm...eeh...insomma, sì.." 
"Sonic." Disse l'interpellato.
"Come, scusa?" Chiese Miles.
"Il mio nome è Sonic, Sonic the hedgehog." Continuò, alzandosi e portandosi una mano sulla testa per verificare se fosse tutto a posto o se avesse eventuali ferite.
La volpe gli sorridette, finalmente aveva scoperto il suo nome e aveva anche deciso di ricambiare il gesto, se solo non fosse stato per il fatto che si vergognava profondamente del suo nome, non gli era mai piaciuto, a volte gli sembrava che fosse più adatto ad una femminuccia, motivo per cui dapprima aveva steso la mano come per dirgli "piacere" e la ritirò un secondo dopo. Sonic non capì la ragione del suo gesto così strano, ma decise di ignorare il tutto. Probabilmente gli avrebbe chiesto in un secondo momento come si chiamasse.
"E quindi sei un...Sì insomma un...Ne ho sentito parlare!"
"Un riccio." Continuò Sonic, contento di dargli delle spiegazioni. Si sentiva in imbarazzo, davanti a quegli occhi azzurri teneri e la dolcezza che il giovane volpino aveva mostrato anche nel volersi immediatamente prendere cura di lui sentì che forse era giusto che il piccolo stesse con lui. Non sapeva perché, ma guardandolo improvvisamente sentiva una sorta di istinto fraterno nei suoi riguardi. Capì che se la volpe aveva insistito così tanto nel voler stare insieme a lui forse era perché aveva visto qualcosa di speciale nella sua persona. Sonic era un riccio vagabondo, sempre alla ricerca delle più estenuanti avventure e soprattutto desideroso di provare il brivido della velocità. Era, infatti, il riccio super sonico di tutta Mobius. Non avrebbe mai potuto pensare, in un momento precedente della sua vita, che avrebbe adottato un fratellino minore per prendersene cura. Più guardava la volpe e più sentiva che forse ciò che stava per fare era giusto, era l'istinto che glielo diceva. Sapeva che forse sarebbero diventati ottimi amici.
Miles lo guardava con occhi speranzosi, sperava che il suo amico, così lo considerava, avesse cambiato idea, che non gli voltasse le spalle come avevano fatto in precedenza tutti coloro a cui si era rivolto. Se Sonic avesse detto no lui non avrebbe insistito più e si sarebbe rassegnato al suo destino di eterno orfanello. Non avrebbe più tentato di cercare una famiglia tutta per sé, né avrebbe più costretto qualcuno a volergli bene. Ma in fondo, come biasimare un bambino così piccolo? 
Capì subito che dal momento che il tutto si stava svolgendo in grande silenzio Sonic quasi sicuramente non avrebbe esitato a dargli nuovamente una risposta negativa, motivo per cui cominciò a girarsi per andare dalla parte opposta, quando...
"E... Ok, puoi stare con me." Disse Sonic, cercando di non fare trasparire la sua  commozione nel vedere un bimbo così piccolo abbandonato e in cerca di cure.


Al volpino era sembrato di capire male in un primo momento. Sonic, il riccio blu misterioso e più veloce che mai, aveva appena risposto positivamente alla sua richiesta. Gli sembrò che il cuore stesse battendo all'impazzata, aveva davvero trovato la sua famiglia? Stentò a crederci, mentre il riccio lo guardava sorridendo, rendendosi conto che aveva fatto la scelta migliore. Il piccolo ricambiò lo sguardo tenero e osservando gli occhi di lui, dalle iridi color verde speranza, capì che forse il suo desiderio, sebbene il suo piccolo oggetto brillante non fosse sceso dal cielo, era stato comunque esaudito. Forse perché era un bambino che meritava di avere qualcuno come guida, come famiglia, come fratello di latte. Sentiva, in cuor suo, che Sonic non lo avrebbe mai tradito. Miles era un piccolo volpino, ma dal cuore e dall'intelligenza veramente grandi. Capiva subito di chi si poteva fidare o a chi affidarsi, e di questo ne era sempre sicuro. Era come se avesse un istinto infallibile.
Si avvicinò a passi lenti verso di lui, per poi letteralmente saltargli addosso, provocando un certo imbarazzo nel riccio blu, che non amava eccessivamente le scene toccanti come quella.
"Vacci piano, piccolo! Mi stritolerai le ossa!" Fu tutto quello che riuscì a dire.
Miles si staccò da lui, come per obbedire ad un comando, mostrando però sempre il suo bellissimo sorriso, come solo quello di un bambino può esserlo.
"Però, c'è ancora una cosa che non mi hai detto. Quale è il tuo nome?" Chiese Sonic, ansioso di ricevere una risposta.
La volpe mostrò un'espressione quasi scocciata e sbuffò, non era per niente felice né orgoglioso di ciò che stava per dire.
"Prometti di non dirlo a nessuno? E' Miles!" Disse, sbuffando ancora.
"Miles?!?" Chiese l'interlocutore, incuriosito dalla strana natura del nome del suo piccolo fratellino adottivo.
"Sì, lo odio!" Commentò la volpe.
A Sonic non sembrava male come nome,ma credeva anche lui che non gli si addicesse più di tanto. Perciò cominciò a pensare a quale potesse essere una sorta di soprannome della piccola creatura, che lo guardava in quel momento con espressione confusa. Il riccio,però, ricordando la particolare abilità del fratello di poter volare grazie alle sue due code, ebbe un'idea geniale.
"Ho trovato! Che ne dici se ti chiamassi Tails?"
Al volpino piacque subito l'idea. Sìsì, faceva proprio i salti di gioia. Il suo apprezzamento relativo al nuovo nome era del tutto visibile, gli piaceva davvero. In un solo giorno aveva vissuto così tante avventure, e finalmente era riuscito a realizzare il suo desiderio. Quella, per lui, era stata la sua vera e prima vigilia di Natale e ogni anno avrebbe ricordato quel giorno come quello in cui la sua vita era cambiata letteralmente. 
"Wow! Non sono un uccello, né un insetto! Sono una volpe, ho un fratello maggiore e un nuovo nome!" Esclamò entusiasta Tails, agitando le sue code ed iniziando a volare attorno a colui che gli aveva dato la speranza.


A Sonic sembrava di aver fatto poco, ma in realtà aveva esaudito il desiderio di un bambino che molto probabilmente non avrebbe mai raggiunto il suo scopo se non si fosse avvicinato a lui, spinto dalla curiosità, quella curiosità che rende tuttora Tails unico e che lo porta ad essere consapevole delle sue scelte e di ogni sua mossa. Sonic non sapeva ancora che il piccolo Tails sarebbe stato per lui, in futuro, una parte essenziale di sé. Colui con cui avrebbe condiviso ogni cosa, non solo materiale, ma anche spirituale. Chi potrebbe mai dire che tra un riccio e una volpe possa nascere un'amicizia così forte? Un legame così potente da non essere mai spezzato nonostante le avversità? Questo è un legame fraterno, un vero legame fraterno. 
Nel corso degli anni, Sonic e Tails hanno vissuto tantissime avventure insieme, visitando diversi luoghi, vivendo innumerevoli esperienze e conoscendo molte altre persone tra cui Amy Rose, Knuckles the echidna, Cream the rabbit e tanti altri ancora. Sono cresciuti insieme, quasi completandosi. 

Scheggia, ulteriore soprannome con il quale Sonic ama chiamare il nostro volpino, é riuscito a realizzare tutti i suoi desideri. Crescendo, ha sviluppato una maggiore autonomia e sicurezza, superando in parte gli ostacoli dovuti al suo carattere fin troppo timido. E' diventato un vero e proprio genio della meccanica, arrivando ad uguagliare, con le sue conoscenze, un quoziente intellettivo come quello del Dottor Eggman, nemico giurato di Sonic. E' anche un ottimo pilota : E' diventato il pilota ufficiale del Tornado X, veivolo che in precendenza apparteneva a Sonic ma quest'ultimo, vedendo le immense conoscenze dell'amico nel campo, ha deciso di affidargliene il controllo. Quello tra Sonic e Tails non è un semplice rapporto di fratellanza, ma anche di reciproco rispetto l'uno verso l'altro. Quando uno ha bisogno, l'altro c'è sempre, disposto ad aiutarlo in qualunque situazione, anche se tutto sembra perduto o impossibile da risolvere.

Sì, Sonic e Tails sono speciali.
   
 
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