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Autore: albaazzurra    26/02/2013    7 recensioni
Seguito della serie 'Mew Mew'. Fatemi indovinare... a molti di voi il finale non è piaciuto vero? Molti di voi si sarebbero aspettati che un certo personaggio sarebbe rimasto sulla terra invece di tornare al suo paese natale... magari un certo alieno dai capelli verdi ed occhi d'oro? Bhe, devo ammettere che io ne sono rimasta molto delusa. Quindi, eccomi qui a continuare la storia, al posto di quegli scansafatiche dei giapponesi ( XD ) concentrandomi su una coppia particolare... la mia coppia preferita ^_^ . Se vi ho incuriosito, leggete! ^^
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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(Narratore)
 
Poche ore dopo Strawberry fu sola in casa. Erano quasi le sette di sera e i suoi genitori erano andati ad una riunione di lavoro. Poteva rimanere un po’ da sola in casa finalmente.
 
Si rialzò dal letto e pensò di andare a farsi un bagno per dimenticare tutto e per stendere un po’ i nervi.
 
Con i capelli ancora scarmigliati, cominciò a togliersi il pigiama gettandolo distrattamente sul pavimento. Quando rimase in intimo si ritrovò davanti allo specchio, e cominciò con molta lentezza e delicatezza a sfilare la canottiera, poi mettendosi le mani dietro la schiena slacciò il gancio del reggiseno, infine, tolse quel poco di stoffa che le restava addosso. Gettò tutto sul pavimento. Si chinò poi per aprire i rubinetti della vasca con dell’acqua bollente, per poi versarci dentro del bagnoschiuma.
 
Quando la vasca cominciò a strabordare di acqua e bolle di sapone, nell’aria era impresso un forte e persistente profumo di vaniglia, e la sua vista era offuscata dal vapore. Strawberry si immerse lentamente abbandonandosi al calore e al piacere di un bagno caldo. Appoggiò la testa in un angolo comodo e chiuse gli occhi dando un piccolo gemito di gradimento. Dopo una decina di minuti prese una spugna rosa, incominciò lentamente a insaponarsi il corpo: prima le braccia partendo dalla spalla fino alla punta delle dita, poi il petto e la pancia piatta, fino ad arrivare alle gambe.
 
Chiudendo gli occhi la situazione cominciò a sembrarle molto gradevole. Lentamente passò la spugna morbida sul collo, immedesimandola in delle labbra morbide. Delle labbra che conosceva bene.
 
La spugna si spostò dal collo percorrendolo fino ad arrivare al seno destro. Li cominciò a passare la spugna sulla pelle morbida.
 
Le guance di Strawberry cominciarono a colorarsi del colore dei suoi capelli mentre la sua mente veniva invasa dalle immagini più scandalose e più belle che avesse mai pensato.
 
Un alieno dalla pelle chiara. Il suo corpo snello e atletico spoglio da qualunque pezzo di stoffa e coperto dalle gocce di pioggia che gli ricadevano sulla pelle diafana. Le sue labbra che sfregavano contro la sua stessa lingua che le bagnava nel modo più sensuale che avesse mai visto. I suoi occhi chiari e le pupille ristrette varcati dalle sopracciglia sottili. Uno sguardo malizioso… quello sguardo che Strawberry amava e che le metteva paura allo stesso tempo.
 
Le punte dei suoi capelli verdi smeraldo bagnati ricadevano leggermente, appiccicandosi sulle spalle, e i due nastrini che raccoglievano le due ciocche principali si erano allentati leggermente.
 
Improvvisamente, nelle sue fantasie, le sue labbra erano appiccicate a quelle dell’alieno , che si toccavano e si stuzzicavano con passione ardente. Le braccia esili ma forti maschili, circondavano il corpo femminile riscaldandolo.
 
Improvvisamente Strawberry si sentì travolta da un piacere intenso e inaspettato. Sentì il cuore battere forte, e il piacere che si intensificava di più, sempre di più, che e lei non aveva alcuna intenzione di fermare. Quando tutto passò, forse dopo qualche secondo o qualche ora, si sentì svuotata. Quando riprese fiato, aprì gli occhi a fatica. Notò che le sue dita avevano raggiunto posti dove lei non si sarebbe mai aspettata di toccare. Si era lasciata trasportare… forse un po’ troppo. Lanciò un urlo di terrore
 
“DIO!! Che cosa ho fatto?!” Si coprì le guance rosso fuoco con le mani.
 
Tremante e con il senso di colpa che la divorava, uscì dalla vasca avvolgendo il corpo con un asciugamano rosa. Come aveva potuto pensare quelle cose? Come aveva potuto lasciarsi andare così, in un momento di debolezza?!
 
Furiosa con se stessa, Strawberry si asciugò i capelli, si infilò una tuta comoda e si stese sul letto chiudendo gli occhi.
 
“Kisshu… hai visto cosa mi hai fatto fare…” fu appena un sussurrò prima di scoppiare in lacrime. Sola, con nessuno che potesse sentire le sue richieste di aiuto, nessuno che potesse aiutarla… nessuno…? Ne siamo proprio sicuri?
---
 
 
 
Strawberry non mangiò quella sera. Il senso di colpa che accompagnava il vuoto e la tristezza che portava nel cuore le avevano chiuso lo stomaco. Era rintanata in camera sua intenta a finire un compito di matematica.
 
“Stupida matematica… se non esistesse la vita sarebbe per tutti molto più semplice!” Cominciò a sfogarsi, dando vita alla rabbia e alla frustrazione repressi nel suo cuore: continuò per circa dieci minuti ad insultare un innocente espressione di matematica, scritta per la decima volta su un quaderno dalla copertina rosa.
 
“Perché non vuoi risultare giusta,brutta stupida!!” Per l’ennesima volta tirò una lunga riga sul pasticcio di numeri che aveva combinato. Ma c’era di peggio: si era ricordata di aver prestato la sua calcolatrice a Lisa una sua compagna di classe, ed essendo sprovveduta di un elemento a lei fondamentale per risolvere gli esercizi, era costretta a fare i conti a mano.
 
Dopo aver ritentato, alzò bandiera bianca sbattendo la testa sulla scrivania di legno.
 
“Stupida, stupida, stupida!!!” Si mise la mani fra i capelli, quando le venne in mente la soluzione.
 
“Ci sono!!” Alzò la testa dando uno schiocco di dita.
 
“Lory è un asso a scuola, saprà certamente aiutarmi!! Perché non ci ho pensato prima!!”
 
Aprì immediatamente il portatile, e la prima cosa che notò fu la presenza dell’icona della calcolatrice sul desktop. Sentendosi una stupida a non averci pensato prima, guardò per un paio di minuti la piccola icona che sembrava prenderla in giro. Con il mouse, trascinò la piccola calcolatrice nell’icona del cestino.
 
“Ahahahah!!! Ben ti sta, così impari a prenderti gioco di me!!” Continuò a sghignazzare della sua ‘vendetta’ quando si rese conto di ciò che aveva appena fatto.
 
“Ma guardatemi, mi prendo gioco di una calcolatrice virtuale…” Guardò da un’altra parte come se volesse rendere partecipe qualcuno del suo ‘fantastico atto di malvagità’ …in verità infantile e sciocco.
 
Abbandonando quella situazione, cliccò sull’icona di skype, sperando che Lory fosse in linea.
 
Dopo qualche secondo, apparve la schermata bianca solcata da piccole icone verdi che identificavano se una persona fosse Online oppure Offline.
 
“Si!! Ti ho trovata!!” Cliccò sulla sua immagine e cominciò a picchiettare sui tasti della tastiera:
 
‘Ehi Lory! :)’
 
Dopo qualche secondo le arrivò il messaggio di risposta.
 
‘Ehi ciao Strawberry! :) tutto ok?’
 
‘Bhe… sono un po’ in alto mare con i compiti…’
 
‘Vuoi che ti dia una mano?’
 
‘…tu mi conosci troppo bene Lory! <3 Grazie!’
 
‘Con che cosa abbiamo a che fare questa volta?’
 
‘Espressioni di algebra. Pensi di potermi aiutare? Per favore! <3’
 
‘ Ma certo Straw! :)’
 
‘-_- lo sai che non sopporto quel soprannome.’
 
‘Scusa Straw! :)’
 
‘-.-“ ‘
 
‘:D’
 
Dopo qualche minuto, iniziò una videochiamata skype.
 
Impiegarono un’oretta a finire le espressioni di algebra, e Strawberry mentalmente finì la sua vendetta, prendendosi gioco della matematica:
 
‘Credevi di poter sconfiggere Strawberry Momomiya, ex-paladina della giustizia, con dei semplici numeri? Ti sbagli di grosso!! Il lavoro di squadra funziona sempre!’
 
Dopodichè, cominciarono a parlottare, e Strawberry tentò di nascondere il viso solcato da delle occhiaie, e dalla tristezza. Ma le sue intenzioni non si verificarono:
 
“Ehi Strawberry…” Disse Lory improvvisamente risvegliando Strawberry dai suoi sogni.
 
“Si?” Rialzò il viso verso lo schermo.
 
“Sei sicura di sentirti bene? Sembri un po’triste…”
 
Strawberry sospirò.
 
“In effetti… già…”rivolse lo sguardo da un’altra parte.
 
“Ne vuoi parlare? Magari ti sentirai meglio…”
 
“Mh…” Esitò qualche secondo. “No, non è nulla di che…” Abbassò leggermente le palpebre.
 
“Ne sei sicura?”
 
La ragazza dai capelli cremisi esitò.
 
“Vedi… è… una cosa un po’ strana… non mi crederesti se te lo raccontassi.”
 
“Bhe, non ne hai la prova, potrei anche crederti!” rispose con un sorriso la dolce Lory.
 
Strawberry sorrise.
 
“Lory… è molto complicato…”
Fece appena in tempo a finire la frase, sentì il forte fragore di un tuono e all’improvviso la chiamata saltò.
 
“Lory… Lory? Grrrr!!! Stupido temporale!!!” Chiuse violentemente il pc stringendo l’altre mano a pugno.
 
Sospirò sbilanciandosi sulla sedia.
 
“Accidenti…”
Erano le dieci di sera. Pioveva a dirotto. Ma le lacrime che Strawberry aveva riversato negli ultimi giorni, non avrebbero mai potuto competere con la quantità di acqua piovana che si tuffava dalle nuvole per poi sfracellarsi a terra.
 
Rannicchiata fra le coperte continuava a tenere stretto il cuscino ormai fradicio
 
“Basta… basta,basta,basta!! Devi dimenticarti di lui, Kisshu è un nemico, lui è un alieno, lui…lui…”iniziò con tono di rimprovero, per poi finire in lacrime.
 
 
 
 
“Perché… perché mi manca così tanto… perché sento il bisogno di averlo qui con me… non sarà che io…” stava per pensarci, ma si ristabilì scuotendo la testa. Si alzò in piedi.
 
“STRAWBERRY!!! Insomma basta, ricomponiti!!! Lui non può essere tuo e tu non puoi essere sua, lui è un alieno, un nemico, l’antagonista!!! Basta Strawberry!! Piantala o giuro che- che io…” non riuscì a terminare la frase, scoppiò di nuovo… si accasciò sulle ginocchia. Fu il turno del tappeto della sua stanza di ricevere le sue lacrime. Parlava molto spesso da sola negli ultimi tempi, si rimproverava da sola come una madre farebbe ad un figlio.
“Aiuto… qualcuno mi aiuti…”
Fu uno sfogo più leggero del solito. Le lacrime scivolavano velocemente e uniformemente, per poi atterrare senza far rumore sulla stoffa rosa.
 
Ma fu un’altra la cosa che fece rumore…
 
Un piccolo rumore sul vetro.
 
Strawberry alzò lo sguardo. Quel rumore proveniva dalla portafinestra.
 
  
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