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Autore: LostHope    27/02/2013    2 recensioni
Meenah è una ragazza schietta, che segue i suoi impulsi senza pensare.
Questa è il motivo per cui si trova su una volante, verso la centrale di polizia di Silent Creek, cittadina isolata dal resto del mondo dalle colline.
Un incidente causato da una figura in nero e un risveglio doloroso nella centrale deserta sono solo l'inizio della sua battaglia contro zombie affamati che hanno invaso la città e la ricerca di sua sorella minore Viola, che si trova chissà dove.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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“Stiamo tornando dal Centro Commerciale Sunflower, abbiamo qui una delle ragazze che ha cominciato la rissa. Bianca, alta … scusami, quanti anni hai detto di avere ?”
Sbuffai e misi i piedi sul finestrino “Ne ho sedici !”

“Sedici anni, corporatura media …”
“Digli di togliere i piedi da lì, Scottie !”

“Aspetta Tyler, fammi prima parlare con la centrale !”
“EHI TU, METTITI A SEDERE COMPOSTA !”

Accavallai le gambe e tirai fuori una gomma, masticandola rumorosamente.
Il poliziotto grasso di nome Tyler mi fissò con odio, puntando il suo sguardo sul mio dilatatore nero e il piercing verde sotto il labbro inferiore.
La mia maglietta nera e attillata lo faceva rabbrividire e i jeans grigi a vita bassa mostravano l’elastico di un paio di mutande color viola gomma da masticare.
L’odio tra noi due era palpabile.
“Questa mi fa incazzare, Scottie …”
“Dai, è solo una ragazzina …” l’agente mingherlino al volante incrociò i miei occhi blu scuro dallo specchietto retrovisore e borbottò un “Incredibile, pure creature così innocenti girano armate …”
“Ancora ?! Vi ho già detto che quel coltello non era mio ! Me l’hanno infilato in mano quelle della rissa, non l’ho nemmeno cominciata io !”

“Eppure, molti testimoni hanno detto che hai cominciato tu, tirando un pugno ad una di loro …”
“Lei non conta … se lo meritava !”
Incrociai le braccia e guardai fuori dal finestrino, mentre Scottie e Tyler litigavano (in verità, Scottie cercava solo di calmare il grassone in uniforme).

Perché a me ?
Io non ho fatto niente …
Ero solo andata al centro commerciale per comprare un regalo per Viola e avevo visto Ashley e il suo gruppo.
Non era una sorpresa, in una cittadina come quella, di trovare i propri compagni di scuola: Silent Creek è una città piccola e tranquilla, isolata da tutto e tutti dalle colline verdi che la circondavano.
Quindi, trovare Ashely e le oche lì non era una cosa incredibile.
Mi avevano visto e lei, capo incontrastato delle gregge, aveva fatto quello che faceva tutte le volte che mi vedeva: aveva riso e mi aveva preso in giro, come una bimba delle elementari.
Non mi aveva fatto né caldo né freddo. Era stata mia amica alle elementari, finché lei non aveva cominciato a comportarsi come una decerebrata e ad unirsi con quelle barbie con il cervello di plastica.
E poi mi prendeva in giro, come se l’essere così l’avesse resa una principessina del cazzo e io un povero plebeo che stava ai piedi della piramide sociale.
Poi, aveva toccato un tasto che non doveva toccare.
“Te e la tua famiglia siete un branco di poveri sfigati. Per colpa di quella vacca di tua madre e quella scema di tua sorella, tuo padre si ubriacava ed ora guardalo, sta tre metri sotto terra !”
Non aveva fatto in tempo nemmeno a toccare altri argomenti sulla mia famiglia, che il mio pugno destro l’ aveva colpita nel naso.
Avevo cominciato una rissa.
Non devi toccare mia sorella, zoccola avevo pensato, vedendo rosso Io ti uccido, se ci provi, capito ?!
Ricordo che una delle oche mi aveva messo in mano un coltello.
Avevano chiamato la polizia e alcuni uomini mi avevano trattenuto, mentre Ashley mi aveva dato della puttana e mi prometteva di farmela pagare.
Il coltello me l’avevano tolto di mano e avevo fatto in tempo a leggerci sopra Rico.
Non era assolutamente mio, era del ragazzo di Ashley.
Furbe, usare l’arma di quel pazzo di Rico Escalor per farmi arrestare.
Mi massaggio le tempie, mentre i due cercavano le indicazioni per portarmi in centrale, hai confini della città.
Ma perché ? Perché ?
Non voglio che mia madre mi veda così, cazzo !

Il suo sguardo deluso, i suoi occhi verdi che mi avrebbero trafitto… Mi terrorizzavano più di un interrogatorio !
“Ci hanno detto che hanno telefonato a casa, ma non ha risposto nessuno. Dove sono i tuoi genitori ?”
“Mia madre è andata a trovare una sua amica con mia sorella .. .”
“Vedrai che bella sorpresa, quando sapranno che sei una criminale !”

“Tyler, smettila di urlare …”
“Smettila tu, con questa aria di santarellino ! Certe volte mi viene voglia di spaccarti la faccia !”

Chiusi gli occhi e spostai le mie mani sul ciondolo che Viola mi aveva regalato per il mio compleanno, un mese fa: un fiore color acquamarina legato con un laccio viola.
Le sue parole risuonano nella mia testa.
“Stringila forte ed esprimi un desiderio ! L’acquamarina è la tua pietra, ti porterà fortuna !”
Ti prego, ti prego, ti prego.
Fai che questa macchina non arrivi mai alla stazione di polizia !
Ti prego, giuro non farò più a botte con nessuno !
Ti prego, ti prego.
“Ehi Scottie, dove stai andando ?”
“Tranquillo, questa è una scorciatoia !”
“Oh, guardatelo, conosce le scorc… MERDA, ATTENTO !”

Alzai lo sguardo: una donna vestita con un impermeabile nero e una valigetta sta ferma, stava in mezzo alla strada.
L’agente Scottie mosse velocemente il volante, cercando di  scansarla.
La macchina scansò di poco la figura, scontrandosi con un palo.
“SCOTTIE !”

La macchina prense il palo in pieno e, cercando di proteggermi la testa, mi buttai di lato e sentii il rumore di qualcosa che si spezzava, seguito da un ruggito.
L’impatto fu dolorosissimo: la testa mi pulsava e assaporai il sangue in bocca, con il naso che mi faceva un male cane.
Scivolai verso la portiera coi vetri rotti e mossi la maniglia.
Era aperta.
Che imbecilli, manco chiudere la portiera … e imbecille io, che non ne ho approfittato.
Rotolai giù dalla macchina. Il sole mi cuoceva viva, letteralmente.
Dove sono tutti ? Perché non viene nessuno ?
Cominciai a tossire e mi portai una mano ad un fianco, mentre il sole che mi bruciava gli occhi sparisce, coperto da qualcosa.
Riuscì a vedere una figura, stagliata su di me.
La donna di prima.
Tossisco ancora e mi maledii. Deve averla mandata il mio desiderio, poteva fare anche qualcosa di meno doloroso.
Tutto diventava sempre più sfocato
Oddio … sto perdendo i sensi, la testa mi fa così male.
La donna si piegò su di me e notai che le sue labbra avevano gli angoli arcuati all’insù.
Respirai a fatica e rantolai un “La prego, chiami un ambulanza …”
La figura aprì la valigetta, sorridendo ancora “Non ti preoccupare … io sono un medico.”
                                                                             -O-
La testa gira, lo stomaco ruggisce e mi fa male il fianco destro.
Alzo lentamente la testa, diventata troppo pesante, con gli occhi ancora chiusi.
Sono seduta e sento il rumore di un orologio.
Apro prima un occhio e poi l’altro, la testa mi gira ancora.
Sono in una stanza vuota, con un tavolo e una sedia davanti a me.
Mi alzo a fatica e noto l’orologio vicino ad un vetro a specchio.
….Merda, questa è una di quelle sale dove interrogano i sospettati…
Allora, avevo sognato l’incidente e dovevano avermi picchiato….
Alzo la maglietta nera ed attillata e vedo una fasciatura che mi copre i fianchi.
Già, dopo l’incidente … dopo l’incidente …
… Chi mi aveva fasciato ? …
Mi alzo a fatica dalla sedia e vedo i pantaloni sporchi di terra.
Il naso mi fa male.
Ok, allora avevo fatto veramente un incidente !
Mi muovo come un animale in gabbia: da quanto sono qui, perché non c’è nessuno, perché ho un’oppressione al petto ?!
Vado verso la porta e cerco di aprirla, ma è chiusa a chiave.
“Ehi ?! C’è qualcuno qui ?!”
Nessuna risposta.
Mi guardo attorno, cercando un modo per uscire da quel cubicolo.
Guardo anche sotto il tavolo e trovo quel che cerco: una chiave attaccata con dello scotch.
La prendo e mi dirigo verso la porta.
Ma mi bloccò: c’è uno strano rumore, dietro la porta.
Viscido, gutturale, non umano.
“Ma che cazz …?!”
Rimango sulla porta, con l’orecchio appiccicato al legno.
Il rumore viscido dopo poco se ne va.
Mi trema la mano, mentre infilo la chiave nella porta e la giro.
Sbircio fuori e tremo: la stazione della polizia è un vero macello, sudicio e con tracce di sangue e solo dio sa cosa.
Davanti a me, una scrivania rovesciata e tracce di combattimento, lì vicino una lunga torcia di metallo .
 “Che diavolo è successo qui ?!” mugugno, scivolando per terra e rifugiandomi dietro la scrivania.
Afferro la torcia e mi giro, sentendo tornare il rumore viscido … e impallidisco.
Quello che sto vedendo non è umano.
Un cadavere.
Un maledettissimo cadavere sta strisciando fuori da un angolo, con gli occhi vitrei e metà del busto ormai perduto.
Aveva la divisa da poliziotto logora, strappata e sudicia.
Un conato di vomito sale, ma stringo il ciondolo e mi trattengo.
Quel …quel coso … cos’era ?!
La cosa mi vede e una poltiglia verdastra gli esce dalla bocca.
I suoi occhi cambiano colore alla mia vista.
Rosso fuoco.
E comincia a correre verso di me, a gran velocità.
Mi butto di lato e tiro la più grande botta che avessi mai tirato in testa.
La cosa cade sulla scrivania rovesciata e gli tiro un altro colpo sul cranio.
Aspetto che il mio respiro torni normale e mi accovaccio sul grumo di pezzi marci: sembra morto e non credo si rialzerà.
Noto il cinturone che indossa e glielo slaccio, notando con gioia che c’è una bella pistola attaccata.
Mi alzo e cerco qualche munizione. Le trovo.
Sono molto fortunata !
Viola … vengo a prenderti !
Mi dirigo verso l’uscita e apro la porta.
                                                                             -O-
La via dove si trova casa mia è del tutto vuota.
Sembra una città fantasma …
Per arrivare lì non avevo nemmeno preso la strada principale: era pieno di quei cadaveri ambulanti, che sbavavano e mangiavano per le strade piene di negozi dalle vetrate rotte e di polvere.
Avevo preso delle strade secondarie, a volte dovevo cambiare del tutto direzione, per delle barricate o perché gli zombie mi bloccavamo la strada. Avevo anche avuto il tempo di fare lo sciacallo: insieme alla torcia e alla pistola, si era aggiunto un bel piede di porco e una seconda pistola.
L’avevo rubata ad un poliziotto grasso e con la faccia mangiata e piena di vermi.
Gli stava bene: mi ricordava l’agente Tyler, anzi, forse era proprio lui.
Chi è che ti avrebbe spaccato la faccia ora ?
“Uff … qui è tutto troppo tranquillo …” mormoro, facendo saltare da mano a mano il piede di porco.
Un rumore di passi mi sveglia dai miei pensieri ed una figura con un impermeabile azzurro sta correndo verso casa mia, inseguita da una di quelle creature.
Quell’impermeabile … VIOLA ?!
Il mio istinto si muove, prendo un sasso lì per terra e lo tirò verso la cosa.
Il sasso colpisce il suo fianco e quella si muove, mostrando un volto di ragazza sfigurato dal pus e la muffa.
Gli occhi rossi perdono un liquido nerastro e dai vestiti vedo chiaramente l’interno del suo stomaco.
Che schifo …
La cosa perde interesse nella figura incappucciata, che si è infilata in casa sbattendo la porta, e corre verso di me, aprendo e chiudendo la bocca marcia.
Mi fa schifo quel movimento che fa con la mandibola.
Per questo gliela faccio saltare con un colpo di pistola e inseguo la figura, chiudendo il cancello dietro di me.
Mi accoglie in giardino, invece del solito cane da guardia, un cumolo di terra con sotto un cadavere con la testa tagliata in due.
Mi trattengo dal vomitare ed entro in casa, chiudendo la porta dietro di me.
Non sembra ridotta così male: tutto coperto di polvere, qualche segno di sudicio, ma almeno non era puzzolente e piena di cadaveri.
Un rumore su per le scale e afferro con fermezza la pistola tra le mani.
Sono molto più coraggiosa, quando sento il ferro dell’arma tra le mie dita.
Istinto di sopravvivenza ?
Forse.
“Viola ? Sei tu ?”
Altri rumori da sopra. Con calma, salgo le scale e vado al secondo piano.
Il rumore viene dal bagno.
Apro la porta con un calcio e vedo la figura con l’impermeabile in ginocchioni per terra, con in mano un fustino di detersivo.
… E se lo stava portando alle labbra.
L’afferro e l’allontano da quel liquido, urlando “MA SEI AMMATTITO O COSA ?! NON VEDI CHE SONO VIVA ?!”
La figura mi guarda con un paio di occhi neri e spaventati. Non è Viola.
Dimostra dieci anni, anche se basso, ha una zazzera nera piena di gel ed è vestito con un paio di pantaloni neri e sudici quanto la maglia rossa.
“Non … Non sei un mostro ?”
“Certo che no ! Mi vedi cadere a pezzi ?”
Il ragazzo accenna un sorriso e si toglie l’impermeabile “L… L’hai fatto fuori … lo zombie ?”
“Si, non ti preoccupare ! Ho chiuso cancello e porta, dopotutto questa è casa mia: non permetto che cadaveri ambulanti ci entrino senza invito!”
Uno stano rumore dalla tasca del ragazzo e lui salta su, terrorizzato.
Tira fuori un walkie talkie e una voce metallica sbraita qualcosa in spagnolo.
Il moro guarda me e poi il walkie talkie, indeciso.
La voce meccanica sparisce e un’altra si sovrappone “Zay. Zay, mi senti ?”
Una voce calma, molto dolce esce da quell’aggeggio.
“Si D.D !” finalmente risponde, prendendo coraggio “C’è una … una ragazza con me, sto bene !”
“Passamela ! Passamela subito !”
Mentre Zay mi passa il walkie talkie,sento la voce incazzata di prima “Se è un altro pedofilo o roba simile, giuro che non mi risparmierò come con l’ultimo !”
Arrivo a capire che forse quel cadavere mezzo sepolto è stato ridotto così per colpa di una voglia non condivisa.
“Ehi, salve” cerco di dire, ma la voce dolce mi blocca “Ascolta, io sono D.D, tu chi sei ?”
Rimango in silenzio qualche minuto.
Rosemary Meenah Jill Kyle.
Il mio nome. L’unico che mio padre aveva scelto era “Meenah”.
E l’adoravo.
“Meenah” faccio, fredda “E comunque, non dovete lasciare un ragazzino senza armi da solo, stava per bere del detersivo e …”
“OK, ASCOLTAMI STRONZA !” il ragazzo dalla voce spagnola torna all’attacco e mi aggredisce, cattivo “SIAMO NELLA MERDA, QUI ! SIAMO CIRCONDATI DA ZOMBIE AFFAMATI IN UNA SCUOLA DI MERDA ! INVECE DI ROMPERE IL CAZZO, VEDI DI …”
Strani rumori di sottofondo e la voce calma di prima parla.
Non è più così calma.
“Ti prego, prenditi cura di Zay.”
Uno sospiro, prima di chiudere.
“Non credo che torneremo.”
Poi, silenzio.
Guardo Zay. Sta tremando e mi guarda con strani occhi.
“…Vuoi andarli a salvare ?”
Mi fa di sì e io sbuffo, mettendomi le mani sui fianchi. “Allora, aspetta un secondo qui … e non toccare altre potenziali armi da suicidio !”
“Era solo perché mi credevo spacciato …”
“Sì, sì !” vado in camera mia. Sembra tutto apposto, tralasciando i giubbotti mezzi tagliati, i resti di bibite e patatine. Apro l’armadio e tiro fuori una mazza da baseball dal doppiofondo segreto.
Torno e gliela porgo. “Vediamo di muoverci, ok ?”
“Va bene” sorride e afferra il legno, contento “ma … almeno una delle tue pistole …”
“Certo … vediamo di conoscerci un po’ meglio, prima !”
Usciamo dalla porta principale.
“Speriamo” sputo, seria “di averlo, il tempo …”
 

 
 
Buonsalve, caro amico lettore !
 Ecco, finalmente ho scritto qualcosa, dopo essere stata male per un mese (odiosi svenimenti !), il tema ,vabbè, è quel che è: zombie, su zo,mbie, su zombie ! Mai che scriva, non so, qualcosa di normale ... come une tenera storia d'amore ...sigh ... (come sono aridaaaa XD) !
Grazie a MissShinigami, la mia sempai, che corregge (e gli altri testi ?1 DOVE SONO, MALEDETTA !), a chi legge e a chi recensisce (ma anche a te che hai letto senza scrivere nulla, mi supporti lo stesso !!) !
Al prossimo capitolo <3

  
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