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Autore: _Jaya    27/02/2013    4 recensioni
«Partecipante al concorso “All you need is love ~ Sesto girone,"Everyone says I love you", indetto da KikiWhiteFly»
« Scusatemi sire, ehm… stavo raccogliendo delle erbe rare per Gaius, nella foresta e, ehm… ho perso la cognizione del tempo » si scusò Merlin, avvicinandosi per mettere il piatto di fronte al principe [...]
Arthur studiò il piatto davanti a lui e solo dopo aver scoccato un’altra occhiataccia al giovane, cominciò a mangiare. Merlin approfittò di quel momento per riordinare un minimo la camera del reale.
« Non fingere, so benissimo dove eri fino a qualche minuto fa...»[...]
« Non mentirmi Merlin, conosco quel sorriso ebete: ce l'hai ogni volta che facciamo qualcosa di proibito... »
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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Non solo destino

Dedico questa storia a chi voglio bene:
grazie Antys, Ester, Ely.
E ovviamente alla mia meravigliosa
beta e socia di scrittura, Sara.


Capitolo 4.

Nella cella sotto il castello di Camelot si stava verificando una strana scena: la pupilla di re Uther piangeva sulla spalla di un servo condannato a morte.
« Merlin, non lasciarmi, non puoi lasciarmi » diceva la voce rotta dal pianto di Lady Morgana. I suoi luminosi occhi verdi erano arrossati dalle lacrime.
Merlin, stremato, aprì un poco gli occhi e portò una mano sui capelli della ragazza. La lasciò lì, senza parlare. Voleva dire un mucchio di cose a Morgana, ma non riusciva a far venire fuori niente. Merlin non riusciva a concentrarsi sul suo immediato futuro, sulla presenza di Morgana. Non ci sarebbe mai riuscito, l’immagine dell’espressione ferita di Arthur era troppo vivida nella sua mente. Sentiva la ragazza piangere, sussurrare parole. Era sotto shock, era evidente. Solo pronunciando il nome del principe, Arthur, acquisì tutta l’attenzione del mago. Con un enorme sforzo allontanò il viso della ragazza dalla sua casacca e cercò i suoi occhi. Erano inermi, completamente spersi.
Merlin ebbe pietà di lei e, seppur a fatica, cominciò a parlarle, a rassicurarla.
« Lady Morgana, dovete essere forte. Non abbattetevi » disse la voce tremula del ragazzo « non preoccupatevi, non dirò niente di voi. Siete al sicuro, il vostro segreto morirà con me »
La ragazza guardò il mago ancora più spaurita. « Ma tu non puoi morire Merlin! Non puoi essere condannato per essere quello che sei! Non è giusto! »
« Un giorno non sarà più così. I maghi e le streghe potranno vivere in pace con la loro magia senza temere di essere accusati da qualcuno. Vivrete in pace e senza paura. Dovete avere fiducia » le parole di Merlin parvero come una profezia agli occhi della strega.
« Ma come può essere così? Uther odia la magia e chiunque ne abbia a che fare, e Arthur è come lui » ribadì Morgana non convinta dalle parole del mago. La situazione appariva veramente strana dall’esterno: era il mago, il condannato a morte, a confortare la pupilla del re.
« Arthur è la nostra speranza, Morgana. Dovete avere fiducia in lui, così come faccio io » il tono di Merlin sembrava non consentire repliche. La sua fiducia nel principe era incrollabile, Morgana riusciva a capirlo nonostante la profonda stanchezza. « Capirà, prima o poi, di non aver mai compreso la magia e di averla giudicata solo superficialmente basandosi sui pregiudizi di Uther »
Morgana rimase in silenzio e si passò una mano sul viso per cancellare le lacrime.
« A questo si penserà dopo » disse prendendo un’aria risoluta come al suo solito « ora dobbiamo pensare a come farti uscire di qui »
« Non potete! » Merlin riacquisì energia per sconsigliare Morgana di attuare piani di fuga « Se anche avessi la forza di usare la magia per fuggire non potrei mai farlo »
« E perché mai? Avresti salva la vita! Potrei preparare un cavallo appena fuori dalle prigioni, nei pressi del bosco e tu potresti andare via, nel tuo villaggio! » Morgana era infervorata e i suoi occhi si riaccesero di speranza. Forse Merlin poteva non morire sul rogo, lei poteva salvarlo. E se ci fosse stata una sola possibilità di salvargli la vita, Morgana avrebbe intrapreso quella strada. Aveva sempre odiato le ingiustizie e l’odio incondizionato di Uther verso la magia. Da quando aveva scoperto il suo dono aveva cominciato a vedere in maniera più chiara le sue posizioni. Non poteva sopportare di vedere un mago essere ucciso solo perché possessore di magia. Merlin non aveva di certo scelto i suoi poteri, come del resto non l’aveva fatto lei.
Merlin scosse forte le testa e cercò di far ragionare la ragazza. « Se provassi a fuggire, non sarebbe più chiara la mia colpevolezza? Uther non sarebbe ancora più motivato nella sua lotta alla magia? No Morgana. Domani dovrò salire su quella pira. »
All’espressione sgomenta di Morgana, Merlin abbozzò un sorriso « Non sono felice all’idea di morire, ma spero che potrete proteggere voi Arthur e guidarlo nella giusta via »
« No Merlin. Sarai tu a continuare a proteggerlo e fargli comprendere la magia. Lo giuro »
« Morgana, non provate a fare niente di avventato. Non voglio morire, ma non voglio nemmeno che siate voi a pagare le conseguenze di una mia azione sconsiderata » le rispose con saggezza il mago. Morgana sembrava stupita di come Merlin fosse riuscito a prendere in giro tutti: in realtà era una persona saggia, ma era riuscito a farsi prendere da tutti come un sempliciotto, e sapeva che Uther sospettava l’esistenza di problemi mentali.
« Ma io sono al sicuro! Sei tu che devi essere protetto, per favore Merlin ripensaci... » Morgana si alzò dal giaciglio di Merlin e gli gettò un’ultima occhiata.
« Ho deciso  » concluse Merlin. Non sarebbe mai riuscita a fargli cambiare idea. Se c’era una cosa che accomunava Merlin e Morgana, oltre il dono della magia, era la testardaggine. Entrambi non avrebbero mai cambiato opinione.
 
Contrariamente a poco prima Merlin non aveva il coraggio di abbassare lo sguardo. I suoi occhi stanchi cercavano quelli del principe. Non dicevano nulla, lo guardavano e basta. Non voleva assolutamente abbandonarli: poteva essere l’ultima volta che incontrava il suo sguardo. Non voleva che il suo ultimo ricordo fosse lo sguardo deluso e amareggiato di quella mattina.
Fu Arthur ad abbassarlo per primo, solo per aprire la porta della cella ed entrare all’interno. In questo piccolo lasso di tempo una nuova decisione riempì la mente e lo spirito. Quando rialzò lo sguardo Merlin dovette abbassare il proprio. Non riusciva a sostenerlo.
« Come… come puoi essere un mago? » domandò Arthur.
Merlin sollevò un poco gli occhi, non sorpreso dalla domanda, ma dal tono. Si aspettava urla e strepiti, ma forse era peggio così. Nessun urlo o grido, solo uno sguardo ferito e deluso.
« Lo sono sempre stato Ar… » rispose Merlin senza pensare eccessivamente alla sua risposta.
« Non chiamarmi per nome, solo “sire” » gli ordinò il principe senza alcuna inflessione nella voce.
« Come volete, sire » Merlin abbassò lo sguardo sul pagliericcio che copriva il pavimento della cella.
« Mi devi una risposta » lo incalzò lui, lo sguardo glaciale sempre puntato sul servo. Questi alzò per qualche secondo lo sguardo, prima di riabbassarlo per parlare. Le sue mani cominciarono a torturare convulsamente il bordo della manica.
« Sire, sono nato con i miei poteri, non ho mai imparato la stregoneria. E’ in me, fa parte della mia vita da sempre » la voce di Merlin si incrinò all’improvviso, ma si schiarì la gola, e continuò a parlare « Non ho scelto di essere così, è stata la magia a scegliermi »
« Ma tu hai scelto di non dirmelo » la voce del principe risuonò secca nella cella di nuda pietra. Merlin continuò a torturarsi l’orlo delle maniche senza rispondere alla domanda.
« Scusa, ma non riesco a capire come… » improvvisamente la maschera seria e composta che fino ad ora aveva preso posto sul viso del principe sparì e Merlin poté vedere di nuovo la sua rabbia e la sua delusione « Credevo fossimo amici, credevo ti importasse qualcosa della fiducia… Credevo di potermi fidare di te! E invece tu cosa hai fatto, eh? » Arthur si avvicinò minacciosamente al ragazzo seduto sulla branda. Merlin non riusciva a lasciare gli occhi del principe nonostante soffrisse tantissimo a leggere quelle espressioni. Il mago non rispose niente e Arthur continuò a sfogarsi, prendendolo per le spalle e alzandolo di peso, scuotendolo come un panno.
« Mi hai tenuta nascosta la tua magia!  Ti sembra una cosa da poco? Ti sembra una cosa da poco? » la voce di Arthur rimbombava nella cella, e nonostante attirasse molto l’attenzione, nessuna guardia osò intromettersi nel dialogo. Merlin abbassò lo sguardo dagli occhi dell’altro, e si passò una mano sulle tempie cancellando così le lacrime che stavano per sgorgare. Da questo gesto Arthur si accorse di quello che stava facendo e lasciò la presa. Merlin si sostenne per qualche secondo in piedi prima di ricadere di peso sul lettino spartano.
« E rispondimi! Pensavo ti piacesse tanto chiacchierare, cos’era, una copertura anche quella? » disse con voce maligna il principe. Non riusciva più a trattenersi e ogni minima cosa che gli passasse per la mente doveva essere trasformata in parole.
« No sire, so di aver sbagliato, ma… »
« Niente “ma”, non c’è nessun ma! Mi hai imbrogliato e ingannato! » lo interruppe Arthur. Merlin continuò a parlare come se non avesse aperto bocca.
« Ma pensateci: potevo una mattina venire da voi e dirvi “Oh, sire volevo comunicarvi che il vostro servitore ha dei poteri magici”. Non potevate saperlo. »
« Non potevo? » Arthur alzò di nuovo le braccia verso il servitore, ma le fece ricadere pesantemente senza toccare il mago.
« Non potevate, no. » disse risoluto Merlin rialzando lo sguardo verso il principe. Arthur poté leggerci una nuova determinazione e forse una sfida « Credete che sia stato facile non dirvi nulla? Sentirmi dire che voi vi fidate di me e non dirvi che sono uno stregone? »
« Io mi fidavo di te, ma evidentemente tu no! » ribatté il principe infervorato.
« Io mi fido di voi! Siete diventato un uomo molto migliore dalla prima volta in cui vi ho incontrato, e ho fiducia nel re che sarete » il tono di voce di Merlin calò nell’ultima parte della frase. Lui non avrebbe mai potuto vederlo re.
« Ma nonostante tutto questo, non mi hai mai detto di essere uno stregone! » Arthur non colse il turbamento del servitore e continuò a rispondere a tono.
« Voi odiate chi ha il dono della magia e io non avrei potuto proteggervi se non vi fossi stato sempre vicino »
« Proteggermi? Vuoi dire che hai usato la tua… magia per proteggere me? » il tono di Arthur era tra l’incredulo e l’arrogante.
« Cosa credevate? Di riuscire a sconfiggere sempre tutto e tutti da solo? » Merlin eruppe in una triste risata « No, ero io. Vi ho salvato la pelle talmente tante volte che ho perso il conto. E voi cosa pensavate di me? Solo che fossi uno sciocco! »
« Io ti consideravo più di un amico, Merlin » dopo tante urla quella verità sussurrata fece ancora più male.
« Io… » il moro fissò negli occhi il principe. Con quelle ultime parole il principe si girò e uscì dalla cella.
« Addio »
Merlin fissò la figura dell’altro uscire dall’angusta stanzetta e chiudersi le sbarre dietro di lui. Arthur fece qualche passo prima di essere travolto da un sussurro. Mai parole fecero più male e bene insieme. Male perché era irrealizzabile, bene perché era un sollievo.
« Ti amo »
Il principe si immobilizzò e le parole del mago cominciarono a vorticare nel suo cervello. Merlin lo amava. Il suo servitore, quello di cui era innamorato, lo ricambiava.
Arthur si voltò brevemente e fissò di rimando la sagoma del prigioniero in piedi dietro le sbarre. I capelli neri erano tutti disordinati e il viso era sporco. Gli occhi erano lucidi di lacrime.
Per la prima volta da quando aveva scoperto della magia di Merlin, Arthur cominciò a dubitare veramente della decisione del padre. Era giusto mandare a morte Merlin? Prima ne era sicuro, aveva la magia, lo aveva tradito con il suo silenzio. Parlando con lui la rabbia era cresciuta sempre di più, venendo a conoscenza dei retroscena di tutte le sue vittorie negli ultimi anni, ma Arthur aveva cominciato a vedere di nuovo il suo Merlin in quella nuova persona.
Non aveva più soltanto gli stessi occhi, così azzurri ed espressivi che possono destabilizzarti solo con un’occhiata. No, ora era di nuovo Merlin.
Con fatica uscì dai sotterranei e si rinchiuse nelle sue stanze. Il letto era ancora disfatto e i vestiti giacevano inermi appesi al paravento.
Doveva scegliere cosa fare. Se prima il dubbio non si era nemmeno insinuato nel cervello di Arthur, ora l’idea di vedere il corpo senza vita di Merlin provocava solo sgomento. Il principe non poteva immaginare gli occhi del servo vuoti, senza la luminosità e la vita che li caratterizzava ogni giorno: non sembrava una figura possibile, realizzabile.
La scelta sembrava essere già presa. Se fino a qualche momento prima era convinto che fosse un gesto di giustizia l’uccidere un mago, un traditore di Camelot, ora quel generico mago aveva preso l’aspetto di Merlin e non poteva essere una cosa giusta uccidere Merlin. Era impossibile che quel ragazzo tramasse contro Camelot o volesse uccidere lui o il re. Lo aveva salvato poche ore prima, non poteva volerlo morto.
Ma quindi la magia poteva veramente essere buona?
Si accasciò sul letto, in attesa di qualche segno, forse una grande idea, che lo avrebbe aiutato a comprendere cosa fare. Perdonare Merlin oppure no?
Nel momento in cui la sua testa toccò il cuscino, comprese che non avrebbe chiuso occhio per tutta la notte, quindi lasciò libero il flusso di pensieri. Aveva realizzato che l’uso che Merlin aveva fatto della magia era stato a fin di bene, e che quello che più gli rodeva fosse il silenzio da parte del servo.
Poteva fermare la condanna a morte di Merlin, compiendo un’azione giusta?
Passò l’intera notte con gli occhi spalancati, girandosi nel letto, nella speranza che una nuova posizione gli fornisse la risposta che cercava. Se voleva davvero salvare Merlin, doveva agire prima dell’alba.
Improvvisamente Arthur si alzò in piedi, lo sguardo pieno di una nuova determinazione.
Doveva decidere come salvare Merlin. La scelta non c’era nemmeno più, era stata fatta in maniera inconscia: Arthur non poteva vivere senza il proprio servitore, non poteva nemmeno pensare di riuscirci. Prima della confessione di Merlin non aveva riflettuto a fondo su cosa volesse dire vivere senza di lui. Ora non riusciva nemmeno ad immaginare come potesse essere un’alternativa del genere.
 
Ma Arthur non era stato l’unico a passare tutta la notte sveglio, a pensare e a riflettere. Merlin, solo nella sua cella, si era accasciato a terra e aveva pianto, distruggendo finalmente quella maschera indossata durante gli incontri con Morgana e Arthur. La mattina dopo sarebbe morto, ormai l’aveva capito e nonostante fosse difficile accettare una cosa così, aveva scelto di non fare niente per modificare la situazione. Ora doveva fare in modo che la sua morte non avvenisse invano.
I pensieri del mago non rimasero a lungo su quella lunghezza d’onda e la sua memoria ripercorse il dialogo avuto poco prima con Arthur. Non riusciva a credere di aver davvero pronunciato quelle parole alla fine.
Merlin aveva detto ti amo. C'era riuscito alla fine, nonostante avesse dubitato molto in precedenza, in una situazione che non si sarebbe mai e poi mai aspettato e che sicuramente non avrebbe mai sperato. Com'è che diceva la citazione che aveva letto qualche giorno prima, quella che gli aveva aperto gli occhi sul suo sentimento?
“Tutti dicono ti amo, ma pochi sanno provarlo. Solo chi è pronto ad offrire la propria vita, ama davvero.”
Offrire la propria vita per salvare chi ami. Come poteva Merlin, condannato a morte, a salvare la vita di Arthur, principe vivente?
La domanda sorse spontanea, ma la risposta era già lì, pronta per essere pronunciata. Con la magia. Se fosse riuscito ad inventare un incantesimo abbastanza potente per proteggere Arthur da possibili e future disgrazie usando come sacrificio la propria morte? Questo era un buon compromesso per morire, Merlin era disposto ad accettare quelle condizioni. Sarebbe morto per proteggere la vita e il futuro regno di Albion. Sarebbe morto per realizzare il suo destino, così in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a far diventare Arthur il re che tutti aspettavano. Sarebbe morto per Arthur, l’uomo che amava.
Improvvisamente Merlin si alzò in piedi, lo sguardo pieno di una nuova determinazione.
Doveva decidere come salvare Arthur. La scelta non c’era nemmeno più, era stata fatta in maniera inconscia. Doveva proteggere quel principe incosciente o lo avrebbe seguito troppo presto nel regno da cui non si torna. Prima della sua stessa confessione non aveva riflettuto a fondo su cosa volesse dire non poter più proteggere Arthur, ma ora forse aveva trovato una soluzione.

Continua...



Note: Buonaseraaaa C:
Ecco il quarto e penultimo capitolo! Finalmente il confronto con Arthur e... ve la aspettavate quella confessione? Merlin è famoso per dire le cose al momento sbagliato, e questa poteva essere l'ultima occasione di vedere il principe a tu per tu.
Non so se lo avevo già detto nelle note, ma questa ff è stata scritta prima dell'ultima puntata... non ricordo se addirittura prima della penultima, ma è probabile.
Nella parte finale ho ricostruito un confronto molto stretto tra Arthur e Merlin, se ci fate caso la costruzione delle frasi è la medesima :) Il compromesso a cui scende Merlin mi pare verosimile, lui ha sempre messo davanti la vita di Arthur alla sua, quindi mi sembrava necessario che il suo cervellino la pensasse così anche ora.
Spero vi sia piaciuto, se lasciate una recensione (sia positiva che negativa) ne sarò contentissima :D
Alla prossima settimana!
Jaya


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