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Autore: _Jaya    20/02/2013    3 recensioni
«Partecipante al concorso “All you need is love ~ Sesto girone,"Everyone says I love you", indetto da KikiWhiteFly»
« Scusatemi sire, ehm… stavo raccogliendo delle erbe rare per Gaius, nella foresta e, ehm… ho perso la cognizione del tempo » si scusò Merlin, avvicinandosi per mettere il piatto di fronte al principe [...]
Arthur studiò il piatto davanti a lui e solo dopo aver scoccato un’altra occhiataccia al giovane, cominciò a mangiare. Merlin approfittò di quel momento per riordinare un minimo la camera del reale.
« Non fingere, so benissimo dove eri fino a qualche minuto fa...»[...]
« Non mentirmi Merlin, conosco quel sorriso ebete: ce l'hai ogni volta che facciamo qualcosa di proibito... »
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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Non solo destino

Dedico questa storia a chi voglio bene:
grazie Antys, Ester, Ely.
E ovviamente alla mia meravigliosa
beta e socia di scrittura, Sara.


Capitolo 3.

Merlin sbarrò gli occhi, riconoscendo nella lunga cantilena una maledizione. Il significato gli fu chiaro solo dopo qualche secondo. Ripeteva a intervalli regolari il nome Uther Pendragon, ed ogni volta lo accompagnava da condanne diverse, accusandolo di diverse malefatte. Riconobbe il crimine di uccidere innocenti, di perseguitare la magia… e alla fine sembrava invocare aiuto per uccidere il re. Merlin non riusciva davvero credere che il vecchio amico di Uther stesse provando a ucciderlo.
Non pensò nemmeno alle conseguenze del suo gesto. Già una volta aveva avuto l’occasione di salvare Uther Pendragon e aveva scelto di farlo, ora il dubbio non si presentava nemmeno. La sua vita sarebbe stata in pericolo, ma era meglio che fosse così, piuttosto che vedere Arthur perdere l’unico genitore che gli rimaneva, di nuovo a causa di una stregoneria. In quel caso il principe non avrebbe mai accettato la magia come una cosa buona, Merlin ne era certo. Arthur aveva un animo gentile e nobile, ma sapeva provare sentimenti molto forti, quali l’amore e l’odio.
Facendo qualche passo in avanti, Merlin alzò una mano e i suoi occhi diventarono dorati per qualche secondo. Lord Gadtis volò all’indietro e picchiò violentemente contro una colonna. Per qualche secondo il suo viso venne sostituito da quello di un uomo calvo, con due occhi piccoli e ravvicinati, di un verde scuro simile al sottobosco di una foresta. Subito però il viso conosciuto ritornò davanti agli occhi di tutti.
« Tu… » sussurrò il falso diplomatico senza perdere di vista il mago. Alzò una mano e la stese in avanti pronunciando qualche parola nell’antica religione. Una forza invisibile spinse Merlin sul pavimento, senza respiro.
La stanza cominciò a muoversi, agli occhi del giovane mago. Niente sembrava più fermo, allo stesso posto. Le colonne cadevano, la gente gridava senza sapere cosa fare. La voce di Uther tuonava chiaramente ordinando alle guardie di imprigionare gli stregoni. Sembrava tutto fuori fuoco intorno di lui, ma Merlin alzò ugualmente la testa in tempo per vedere il falso Lord Gadtis attaccare nuovamente il re, questa volta armato con una spada. Due guardie sollevarono di peso il giovane mago, che così ebbe una visuale migliore della situazione.
Il falso amico era vicinissimo al re, la lama stava per calare su di lui. Arthur si frappose tra lo stregone malvagio e il padre, colpendo senza pietà l’assassino. Ma i colpi di Arthur non riuscivano a farlo desistere dai continui contrattacchi, e mancò poco che il re venisse colpito. Arthur fu ferito al braccio che teneva la spada e rischiò di cadere in terra un paio di volte: col braccio ferito non riusciva a destreggiarsi come prima. I cavalieri non riuscivano ad aiutare il principe in quella danza di spade: il mago, il falso Lord Gadtis, per proteggersi le spalle, aveva evocato un cerchio di fuoco intorno a sé e ai Pendragon.
Un fendente stava per calare su Arthur quando il falso lord Gadtis fu sospinto indietro da una forza potentissima. Venne scaraventato contro il muro e riprese i suoi veri connotati. La testa ciondolò sul petto e il fuoco magico fu assorbito come per incanto dal pavimento stesso. Ora un uomo dai lineamenti tozzi completamente differenti da quelli nobili del Lord indossava le sue vesti.
Merlin sospirò pesantemente e si lasciò andare completamente a terra, senza forze. Le guardie stavano per farlo rialzare con qualche spintone, ma il re fece un cenno di lasciarlo lì.
« Tu hai la magia » disse Uther « e la magia è male, come avete visto tutti »
Merlin non riusciva a rialzarsi dal pavimento di pietra, ma si sforzò di alzare almeno lo sguardo. Il re era in piedi, davanti a lui, la veste un po’ bruciacchiata vicino all’orlo. Gli occhi apparivano furenti, carichi di rabbia. Accanto a lui, appoggiato ad una colonna c’era Arthur, i cui occhi azzurri erano spalancati e increduli. Non badava ai tentativi di Gaius di controllare la ferita riportata, continuava a fissare il proprio servitore senza riuscire a capire se il ragazzo che aveva davanti fosse lo stesso che aveva imparato a conoscere nel corso di tutti quegli anni e di tutte le avventure passate insieme.
Era lo stesso con cui aveva parlato quella mattina e con cui aveva scherzato? Era lo stesso cui si stava accorgendo di tenere più di ogni cosa? Lo stesso di cui si era… innamorato? Ora riusciva a capire quando profondo fosse l’affetto che lo legava all’altro, solo in questo momento, quando le carte in tavola erano cambiate e non riusciva più a riconoscere l’altro.
Arthur dubitava che fosse sempre lui. Quello non era il suo Merlin, quello che arrossiva come una ragazzina e che inciampava in ogni dove. Non era quel ragazzo che lo aveva sfidato il giorno del suo arrivo a Camelot chiamandolo babbeo e asino. Il servitore che non ne combinava una giusta, che odiava la caccia e riusciva sempre a contraddirlo e a disubbidire, che gli avesse detto lui di bussare ad una porta o di buttarsi da una torre.
Non era più lui. Il mondo semplice in cui si rinchiudeva con Merlin, fatto di amicizia, battute e qualcosa in più, gli apparve come una grande bugia.
Quello che aveva davanti era uno sconosciuto, uno stregone, un uomo del male. Il fatto che avesse gli stessi occhi e lo stesso sguardo del suo servitore lo destabilizzava un po’, ma era sicuro di ciò. C’era sempre stato qualcosa su cui non era riuscito a mettere mano nel suo rapporto con Merlin, qualcosa che gli sfuggiva ogni volta, che lo attirava terribilmente di lui. Ma ora questo segreto era uscito allo scoperto, e l’attrazione era svanita di colpo. L’amore per lui c’era sempre, ma Arthur non riconosceva più Merlin come oggetto del suo desiderio. Quell’attrazione che era sempre esistita tra loro ora sia era trasformata in astio.
Merlin non riuscì più a sopportare quello sguardo doloroso e abbassò il proprio, prima di rialzarlo, richiamato da qualcuno che aveva pronunciato il suo nome. Aveva sentito un debole sussurro, ma alle sue orecchie di mago era apparso chiaro e distinto. Morgana lo fissava spaventata, incredula. Il suo sguardo era forse ancora più terrorizzato di quello del principe. Lei sapeva di avere poteri magici, e venire a sapere solo in quel momento di non essere l’unica a Camelot la fece sentire ancora più sola. Merlin era stato un amico per lei, eppure non le aveva mai confessato i propri poteri: Morgana poteva passare sopra al fatto che non si fosse fidato di lei, non poteva biasimarlo. Lei stessa non aveva confidato il suo segreto ad Arthur, impaurita dal suo possibile odio. Ora però Merlin era condannato a morte per aver usato la magia: era colpevole quanto lei in quella situazione e Morgana non poteva non sentirsi responsabile.
« Uther, voleva aiutarti, ha provato a fermare Lord Gadtis! » provò a intervenire Morgana, ma venne zittita da un gesto secco del braccio del re.
« Ha poteri magici, è un nemico di Camelot. Ha libero accesso al castello e alle camere di mio figlio. Credi davvero che non potrebbe provare ad uccidere lui e tutti noi? » Morgana tacque a quelle parole. Le sentiva battere, fredde e dure, nella sua carne. Poteva essere lei al posto di Merlin in quel momento, in ginocchio davanti al re.
Merlin abbassò di nuovo lo sguardo, silenzioso. Si morse le labbra con forza, facendole sanguinare. Solo quando sentì il sapore del sangue si accorse di quello che aveva fatto. Parole si susseguivano nella sua mente, provenienti dal drago. Lo sgridava di essersi fatto scoprire così, per salvare la vita al re. Doveva far uccidere il re che lo voleva morto, non salvargli la vita. Merlin chiuse gli occhi, troppo debole per riuscire a escludere dalla sua mente la voce tonante della vecchia creatura intrappolata da troppo tempo nelle viscere del castello.
Solo quando le guardie presero i polsi del ragazzo con forza, lui si riscosse. Spostò lo sguardo dal pavimento al re, ma non capì le parole che stava pronunciando. Carpì solo un “segrete” e “rogo”, ma furono sufficienti: il re aveva intenzione di ringraziare molto calorosamente il servo della sua gentilezza e di avergli salvato la vita, e gli pareva che metterlo al rogo fosse una buona idea. Merlin cominciò a protestare nonostante la stanchezza, facendo sentire la sua voce, ma nessuno lo ascoltò.
« Non volevo fare del male! Perché fate questo a chi vi salva la vita? » le parole riecheggiarono nella sala del consiglio anche quando il ragazzo uscì dalla stanza, trascinato da due guardie. Lo sguardo di Gaius seguì il corpo inerme del proprio figlioccio uscire dalla sala. Le sue mani stringevano con forza un lembo della veste, i suoi occhi trattenevano lacrime. Abbassò lo sguardo per un momento, prima di avanzare davanti a tutta la corte e andare davanti al proprio re.
« Sire, vi imploro di perdonare il ragazzo, lui non voleva fare del male » lo sguardo glaciale di Uther trapassò il medico.
« Ha la magia, è una creatura del male. Tu sai quanto dolore può provocare la stregoneria » gli rispose senza alcuna pietà il re.
« Sire, è solo un ragazzo, ha salvato la vostra vita e quella di vostro figlio innumerevoli volte » la mascella del re, se possibile, si indurì ancora di più.
« Vai a curare mio figlio o penserò che la tua insolenza sia segno della tua stessa colpevolezza » tutta la corte trattenne il fiato a questa frase: era noto a tutti il forte rapporto che c’era tra Uther e Gaius, e mai ci si aspettava di sentire una minaccia così diretta da parte del primo.
« Vieni Gaius » lo esortò Arthur, spingendo il vecchio medico indietro con la mano sana, prima che potesse ribattere qualunque cosa. Sembrava essere tornato il solito principe: lo sguardo stralunato lo aveva abbandonato per ritornare gentile e arrogante. Il cerusico fissò quegli occhi e abbassò la testa prima di farsi trascinare dal principe nel proprio laboratorio. Non pronunciarono una sola parola lungo tutto il tragitto, e Gaius forse non sarebbe nemmeno stato in grado di farlo. Le lacrime che prima erano solo annidate dentro i suoi occhi ora scendevano lungo le sue guance. Prima di entrare e guardare in viso il principe, Gaius riuscì ad asciugarsi il viso con una manica della tunica. Arrivati lì, le mani esperte e abituate del medico trovarono con movimenti meccanici l’occorrente per curare la ferita riportata dal principe.
« Non devi difenderlo, ha ingannato tutti » disse Arthur ad un certo punto, cercando di trovare gli occhi e lo sguardo del medico. Gaius chiuse i propri per qualche secondo prima di alzare la testa e rispondere al principe, sempre senza guardarlo negli occhi.
« No sire » disse il cerusico continuando il suo lavoro « io sapevo del suo dono »
« Te lo aveva detto lui? » le parole uscirono dalla bocca di Arthur involontariamente.
« L’ho sempre saputo » rispose il medico. Come poteva spiegare al principe che la prima volta che lo aveva visto quel ragazzetto gli aveva salvato la vita? Come poteva spiegare che la magia faceva parte dell’essenza più profonda di Merlin, come una mano o una gamba?
« Perché a me non l’ha mai detto? Credevo fossimo diventati amici dopo tutti questi anni » Arthur scosse la testa e portò la mano sinistra alle tempie « Credevo… non lo siamo mai stati in verità. Come posso essere amico di qualcuno che non mi dice una cosa così importante dopo… quanti anni sono che ci conosciamo ormai? Siamo stati insieme ogni giorno di questi tre anni, ogni dannatissimo giorno! E la cosa più incredibile è che… è Merlin! Come può aver tenuto un segreto del genere? Non sa tenere la bocca chiusa mai, nemmeno quando dovrebbe. »
Il monologo di Arthur si interruppe per un attimo. Sembrava aver messo qualcosa a fuoco nella memoria.
« Il bello è che l’ha detto! L’ha detto davanti a me, a mio padre, a tutta la corte di essere uno stregone, ma non l’ho preso sul serio, perché è Merlin! Come può Merlin essere uno stregone? È inconcepibile… Merlin… stregone… »
« E anche potente sire, credetemi » confermò il medico continuando a medicare la ferita. Arthur sembrò non sentirlo nemmeno.
« Non è possibile! Eppure… i suoi occhi sono diventati dorati. E’ quello che contraddistingue le magie, vero? » il principe non dette a Gaius nemmeno il tempo di rispondere « Non posso crederci… è impossibile, inimmaginabile. »
Arthur si azzittì per una seconda volta continuando a ripetere sottovoce quanto fosse incredibile tutta la situazione.
« Devo parlare con lui » decise « mi deve rispondere »
« Sire, non credo sia il caso» cercò di intercedere il medico per il figlioccio.
« Non importa. Mi deve delle risposte, prima che mio padre lo bruci sul rogo per tradimento » aggiunse dopo qualche secondo.
Gaius lo guardò tristemente. « Credete davvero che meriti di morire? »
« Ha la magia Gaius. Non posso andare contro le leggi » il medico lo guardò, evidentemente deluso dal suo comportamento.
« Credevo foste amici » rispose semplicemente, senza guardare più Arthur in viso.
“Lo credevo anch’io” sembravano dire i suoi occhi, ma non aprì bocca, troppo ferito per continuare quella conversazione con il medico. Non credeva che Gaius potesse capire la sua situazione: lui non si ritrovava ad essere innamorato di una persona di cui credeva di aver capito tutto e che invece si è rivelata un essere infido, che non ha mai parlato di una cosa così importante come la magia.
Il tempo di curare la ferita come si devee Arthur era già fuori dalla porta, diretto alle prigioni. Il principe non badò neppure a Gwen che piangeva, appoggiata al muro, vicino ad una finestra. Il primo pensiero che lo colpì fu quello che nemmeno Gwen fosse a conoscenza della magia del loro comune amico, ma poi un sentimento più meschino ed egoista come la gelosia lo colse. Possibile che Gwen e Merlin… ? Arthur sapeva che i due erano amici, ma ora ogni cosa aveva un senso. Ecco perché Merlin non aveva confessato ad Arthur l’identità della sua dama né aveva mostrato il benché minimo interesse per l’elenco delle belle ragazze che gli aveva fatto.
Con il respiro spezzato Arthur arrivò vicino alle celle, ma scoprì di non essere il primo visitatore. Una veste lunga e purpurea era seduta accanto al corpo magro del mago. I capelli neri si muovevano a ritmo con i singhiozzi che rompevano il silenzio. Morgana. Morgana era lì e piangeva accanto a Merlin.
Arthur raggelò improvvisamente e si ritrovò incapace di muoversi.
 
Continua...



Note: Buon pomeriggio bella gente C: Eccoci al terzo appuntamento! Per prima cosa ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo (Ryta Holmes; Antys), quello prima, a chi ha messo questa storia tra le preferite e a chi l'ha messa tra le seguite. Grazie mille a tutti, veramente dal profondo del cuore.
Non ho niente da aggiungere al capitolo, se non che per lo sguardo incredulo di Arthur ho preso spunto dal momento in cui nella 4x13 guarda Gwen nella sala del trono: a terra ci sono Isotta e Tristano abbracciati (per intenderci questo video click!).
Spero che siano credibili le reazioni di tutti i personaggi, in particolare di Morgana e Gaius. Arthur... beh lui è un asino u.u Credo di aver ripetuto la frase "How can be Merlin a socerer?" diverse volte nella mia mente tanto mi suona bene xD
Spero vi piaccia e che vogliate lasciare un segno del vostro passaggio con una recensione. Spero di non sembrare petulante, ma questo e i prossimi capitoli sono il culmine della storia, e avendoci ragionato tanto, vorrei sapere se la mia visione vi pare realistica oppure no.
Alla prossima settimana!
Jaya


Non possiedo nessuno dei personaggi di cui ho scritto.



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