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Autore: _Jaya    13/02/2013    4 recensioni
«Partecipante al concorso “All you need is love ~ Sesto girone,"Everyone says I love you", indetto da KikiWhiteFly»
« Scusatemi sire, ehm… stavo raccogliendo delle erbe rare per Gaius, nella foresta e, ehm… ho perso la cognizione del tempo » si scusò Merlin, avvicinandosi per mettere il piatto di fronte al principe [...]
Arthur studiò il piatto davanti a lui e solo dopo aver scoccato un’altra occhiataccia al giovane, cominciò a mangiare. Merlin approfittò di quel momento per riordinare un minimo la camera del reale.
« Non fingere, so benissimo dove eri fino a qualche minuto fa...»[...]
« Non mentirmi Merlin, conosco quel sorriso ebete: ce l'hai ogni volta che facciamo qualcosa di proibito... »
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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Non solo destino

Dedico questa storia a chi voglio bene:
grazie Antys, Ester, Ely.
E ovviamente alla mia meravigliosa
beta e socia di scrittura, Sara.


Capitolo 2.

Per fortuna di Merlin non dovette davvero tornare più nella camera del principe per quel giorno. La corte era stata convocata nella tarda mattinata per ascoltare le notizie di Lord Gadtis, un vecchio amico di Uther che faceva da ambasciatore per un sovrano troppo anziano per andare a firmare gli accordi e i trattati con i suoi alleati.
Il gentiluomo entrò nella sala e strinse la mano a Uther sotto gli occhi di tutta la corte reale. Si scambiarono qualche banale battuta e presto si accomodarono sulle loro poltrone, pronti ad iniziare la riunione per stabilire i particolari dell’accordo tra i due regni alleati. Merlin e Gaius lasciarono la sala del trono per dirigersi verso l’infermeria, dove abitavano.
« Credo che ne avranno per un bel po’… » commentò il vecchio cerusico « i loro incontri sono stati molto lunghi gli anni passati, per definire delle vecchie scaramucce di confine; non voglio immaginare cosa succederà con un contratto così grosso in gioco »
Merlin guardò il suo mentore e fece una smorfia « Beh… meglio per me! Non dovrò sopportare gli ordini di Arthur per un po’! »
Merlin non era sicuro che fosse una buona cosa stare sempre a contatto con il principe ereditario, non dopo gli strani discorsi del giorno prima e di quella mattina. Non sapeva ancora spiegarsi quell’attorcigliamento alla bocca dello stomaco e la conseguente assoluta mancanza di appetito. Non riusciva a capire perché l’espressione crucciata di Arthur e i suoi atteggiamenti protettivi nei suoi confronti lo facessero stare così bene, ma al contempo in ansia per la stranezza di tutto ciò.
Merlin scosse la testa, cercando di far andar via questi strani e infelici pensieri per recarsi nel bosco: era appena passato il plenilunio e quella era la migliore occasione per raccogliere le erbe medicinali tanto care a Gaius, tanto più che sembrava che avesse tutta la giornata libera per passare il tempo come gli pareva.
Merlin prese quindi il cestino di vimini e un bastone e si avviò fuori dal castello, fuori dalla città, per inoltrarsi nella foresta. L’erba era ancora bagnata dalla rugiada, segno che nessuno era ancora passato per quel giorno calpestando il giovane prato. Nonostante il mago fosse ben concentrato sul tipo di piante da prendere per non sbagliarsi e rischiare di avvelenare qualcuno, i suoi pensieri continuavano ad andare al giorno prima. Cosa aveva voluto dire Arthur con quelle occhiate? Perché si era sentito arrossire come una pudica fanciulla? Conosceva bene Arthur, ormai poteva dirlo, e lo aveva visto milioni di volte anche in deshabillé, quindi Merlin non riusciva a concepire come potesse essere cambiato qualcosa. Perché non poteva dire che il principe lo avesse sempre trattato in maniera così… possessiva e arrogante, in un certo senso. No, era stato un passaggio graduale, ma lui, distratto come al suo solito, ci aveva fatto caso solo il giorno prima.
Merlin tornò per mezzogiorno e consumò un veloce pranzo con Gaius, prima di dileguarsi velocemente. Voleva avere il pomeriggio tutto per sé e passarlo nell’ultimo posto in cui lo avrebbero cercato: la biblioteca.
Tutti i discorsi del principe gli ronzavano ancora nel cervello e pensava di trovare lì la risposta ai suoi dubbi. Aveva sentito dire che esistevano dei libri capaci di dare qualunque risposta agli uomini. Quello che cercava non era una risposta ai dubbi esistenziali del mondo; voleva solo sapere cosa significassero tutte quelle domande e le sensazioni che lo attanagliavano.
Si infilò tra due file di libri segnati come “filosofia”. Prese un libro che gli sembrava di aver visto nella camera di Morgana tempo prima e lo sfogliò. Parlava di una principessa che doveva essere tratta in salvo dal suo principe, ma che moriva nell’impresa e lei, straziata dal dolore, si uccideva a sua volta. Con un gesto di stizza rimise a posto quel libro e prese quello accanto: sicuramente era da molto tempo che nessuno metteva ordine lì, perché nemmeno un libro sulle piante medicinali gli sembrava avesse a che fare con la filosofia. Prendendo un volume rilegato di blu Merlin fu più fortunato: era un insieme di aforismi, presi dai più grandi filosofi e scrittori mai esistiti. Il libro sembrava ben conservato, tanto bene che le pagine ingiallite erano completamente staccate come se venisse consultato e messo a prendere aria molto spesso.
Merlin si sedette per terra e cominciò a sfogliarlo, stregato dalle sagge parole che si susseguivano sotto ai suoi occhi.
Trovò diverse frasi che sembravano scritte da persone nella sua stessa situazione, che parlavano di segreti nascosti nell’ombra, di sorrisi e di sguardi felici. Di quanto fosse importante la verità, sempre, che era l’unica cosa che riusciva a scacciare ogni ombra: ogni parola non detta aumentava il buio della propria ombra, che segue ciascuno passo passo.
Il giovane mago continuò a girare le pagine, abbagliato da quelle piccole perle di saggezza. Rimase così per qualche ora, consumando tutte le pagine del libro. Stava quasi per chiudere il volume quando notò una citazione che lo colse impreparato: “Tutti dicono ti amo, ma pochi sanno provarlo. Solo chi è pronto ad offrire la propria vita, ama davvero.”
Il pesante tomo quasi gli cascò dalle mani leggendo quella citazione: le sensazioni di vuoto e di confusione dentro di sé potevano forse essere ricondotte all’amore? Merlin ripercorse tutte le figure femminili di sua conoscenza, ma non si sentiva attratto da nessuna di loro, come aveva detto la sera prima al principe. Arthur… “solo chi è pronto ad offrire la propria vita, ama davvero.” Lo sguardo del mago vagò senza sosta sui libri intorno a lui, ma i suoi occhi vedevano ben altro. Già dai loro primi incontri Merlin aveva salvato la vita al principe, comprendendo poi che fosse il proprio destino quello di tenere al sicuro Arthur.
“Siete come due facce della stessa medaglia” le parole del drago gli risuonavano in testa, più profetiche e più veritiere di quanto avesse mai potuto pensare. Merlin scosse la testa, scacciando quegli assurdi pensieri: era solo il destino che voleva così, no?
“Non solo” sembrava rispondere la coscienza (o forse era la magia?). Ogni volta che gli aveva salvato la vita non aveva mai riflettuto sul fatto che fosse o meno il suo destino salvare quell’asino. L’aveva fatto perché il suo cuore lo riteneva giusto, aveva seguito l’istinto, come quasi sempre faceva.
La magia dello stregone sembrava aver preso vita all’interno del gracile corpo da servitore. Tutto sembrava essere tornato al suo giusto posto, ora.
 
Quella sera Merlin entrò nella stanza del principe senza sapere bene cosa fare e, con sua grande sorpresa, non lo trovò presente. Aggrottò la fronte incredulo. Aveva impiegato così tanto tempo per decidersi ad entrare nella stanza per niente? Il mago sbatté con poca grazia la cena sul tavolo prima di darsi una manata in testa. Era completamente uscito fuori di testa. Non provò nemmeno a domandarsi cosa avesse di tanto speciale il principe da causargli quel disagio, non dopo aver passato buona parte del pomeriggio in biblioteca imbambolato su una pagina. Precisamente su due righe precise, che ormai erano entrate nella sua mente e Merlin dubitava potessero più uscire.
“Tutti dicono ti amo, ma pochi sanno provarlo. Solo chi è pronto ad offrire la propria vita, ama davvero.”
Erano lì, rimbombavano nella sua mente a ritmo col suo cuore.
« Merlin? » il mago si voltò di scatto arrossendo tanto da fare invidia al mantello del principe, appena apparso davanti a lui. Arthur lo fissò per qualche secondo cercando di capire il motivo del suo imbarazzo, prima di lasciar perdere. Lo sguardo cadde sul tavolo, dove Merlin aveva appoggiato la cena.
« Ho fatto tardi perché è stata organizzata una cena per lord Gadtis. Per fortuna non ho dovuto sorbirmi quei discorsi anche a cena, il nostro lord Gadtis era più impegnato a fare la corte a Morgana che a discutere con mio padre »
Merlin abbassò lo sguardo e non rispose. Arricciò le labbra in una smorfia strana e annuì. Fece per riprendere il piatto lasciato intonso per riportarlo nelle cucine, ma Arthur lo fermò, toccandogli il braccio. Gli occhi del servitore guizzarono al volto del principe senza scansarsi. Trovò gli occhi di Arthur che lo fissavano dritto in volto. Merlin si sentì di nuovo fare caldo nella zona vicina alle orecchie. Stava diventando un’abitudine quella di arrossire?
« Hai già mangiato? » domandò il principe senza badare allo strano colorito del suo servitore. Merlin scosse la testa in risposta.
« No sire, non ancora » disse senza lasciare lo sguardo del principe. Era impossibile che riuscisse a leggere i suoi pensieri con una sola occhiata, vero? Era lui il mago dopo tutto… e non avrebbe mai capito come funzionava il cervello di Arthur. Sempre che ne avesse uno.
« Allora mangia questo » rispose semplicemente il principe togliendo la mano dal braccio del servitore ed esortandolo a sedersi.
« Ma Gaius… » provò a protestare debolmente il mago.
« Gaius potrà mangiare di più così! Anche se non credo » disse Arthur squadrando la figura magra di Merlin. Come scottato da quella visione il principe gli si allontanò e, stringendo le labbra, gli fece cenno di sedersi. Merlin era combattuto: voleva sedersi, voleva condividere con il principe quella sera, ma non era sicuro che fosse giusto, che andasse bene. La consapevolezza dei suoi sentimenti sarebbe stato un ostacolo nuovo, e Merlin non aveva intenzione di cambiare l’atteggiamento che teneva con il principe. Non avrebbe sopportato di allontanarsi da lui definitivamente: il destino che li legava era rafforzato da un sentimento nato segretamente, e cresciuto ancora più nascosto.
« State scherzando, lo so » rispose Merlin con un sorriso. Prese il vassoio dal tavolo e lasciò il principe con un semplice « Buonanotte sire »
Arthur rimase immobile dal tavolo, la mano ancora sullo schienale della sedia: cosa era successo esattamente nell’ultimo minuto? Perché Merlin era uscito dalla stanza così? Lui non stava scherzando, voleva davvero che mangiasse lì, davanti a lui.
« Ah, Arthur? Domani a che ora vi devo svegliare? » la testa di Merlin fece capolino dalla porta con un espressione preoccupata in volto.
« Alla solita ora, perché? » rispose il principe senza capire il motivo della domanda.
« Niente, era per essere sicuro, buonanotte Arthur » detto questo il valletto chiuse la porta della stanza definitivamente.
Arthur fissò ancora per qualche secondo il legno chiuso e poi si buttò sul letto, completamente vestito. Un’espressione ebete si fece spazio sul suo viso, correlata anche di un magnifico sorriso, destinato solo al baldacchino rosso del letto.
Un’espressione del tutto diversa era sul volto di Merlin: il mago si stava domandando come potesse essergli venuto in mente di chiedere al principe l’ora della sveglia. Era sempre stata la stessa da quando era arrivato a Camelot, perché avrebbe dovuto cambiare?
“Forse volevi dire quelle ultime due paroline Merlin…” una voce si fece largo nella sua mente, misteriosamente simile a quella del drago. Ma non era possibile che fosse lui. No… il drago era nelle segrete del castello e non poteva infilarsi nella sua mente a piacimento, non poteva.
Come una molla ricordò le prime parole della frase letta quel pomeriggio. Tutti dicono ti amo. Anche lui l’avrebbe fatto? Il servo pasticcione e ingenuo del principe avrebbe potuto mai pronunciare quelle parole tanto ambite?
Scuotendo la testa, Merlin si allontanò dalle stanze del principe spiluccando del cibo dal piatto che teneva in mano.
Doveva smettere di pensarci… o non sarebbe riuscito a dormire bene, per la seconda notte di fila. Forse avrebbe potuto chiedere a Gaius un sonnifero per non sognare, uno di quelli che dava a Morgana.
 
 
Al contrario delle predizioni di Gaius il consiglio finì in fretta: dopo appena due giorni il sovrano di Camelot e l’ambasciatore avevano trovato un accordo soddisfacente per entrambi. La cosa più strana di quell’accordo era stata l’assenza di combattività che aveva caratterizzato da sempre gli incontri tra i due uomini. Lo stesso principe Arthur era rimasto stupito, ma non si era lamentato più di tanto del cambiamento: meno tempo rimaneva Lord Gadtis a Camelot, prima avrebbe potuto abbandonare quella vita di segregato nella stanza del consiglio.
La mattina del terzo giorno fu infatti lo stesso principe a ordinare al proprio servitore di presenziare con Gaius alle prime luci dell’alba. Merlin non capiva il motivo di tanta fretta, e specialmente perché Arthur fosse già alzato e vestito prima che lui potesse andare a svegliarlo.
«Vi devo portare la colazione? » domandò infatti stropicciandosi gli occhi.
« No, non c’è tempo… Lord Gadtis vuole partire presto, bisogna andare immediatamente nella sala del consiglio. Tutta la corte deve essere presente » disse Arthur, con un sospiro finale « e, Merlin cerca di svegliarti, per favore »  con quelle parole si dileguò dall’infermeria del castello.
« Deve avere una discreta fretta Lord Gadtis, di solito si trattiene per parecchio tempo a Camelot » commentò Gaius, non appena la porta si fu chiusa dietro al ragazzo.
« Forse ha ricevuto qualche brutta notizia dal suo regno»
« O forse Morgana gli ha dato una bella batosta » commentò Merlin ricordando quello che gli aveva raccontato la sera prima Arthur.
A Merlin e a Gaius non restò che vestirsi e presentarsi nella sala del consiglio, così come aveva detto Arthur. Si avviarono e incontrarono Morgana lungo la strada, accompagnata da Gwen. Merlin salutò con sorriso entrambe le dame e si soffermò sull’espressione spaventata della nobile. Morgana non appena vide il medico e il suo aiutante piombò su di loro, senza nascondere il suo terrore.
« Gaius, ho fatto un altro incubo stanotte ed era così reale… » Gaius prese le mani della ragazza tra le sue e, dopo aver scambiato un’occhiata con Merlin, cominciò a rassicurarla sussurrandole parole gentili e promettendole una nuova cura. Morgana sorrise leggermente rincuorata e ringraziò il medico con parole gentili.
Arrivarono in breve tempo davanti alla porta della sala del consiglio e Morgana salutò con un sorriso i suoi amici prima di avvicinarsi al trono lasciato vuoto in attesa dell’ingresso del sovrano affianco all’ospite. Dall’altra parte c’era il principe: indossava la corona e il mantello rosso delle occasioni speciali. Al suo fianco Leon gli stava sussurrando concitatamente qualche cosa, forse sui turni delle guardie o su qualche problema che gli era arrivato all’orecchio.
« Re Uther Pendragon e Lord Gadtis, ambasciatore del regno di Dorset » annunciò la voce di una guardia vicino alla porta. Il brusio presente nella sala sciamò fino a che non rimase silenzio, rotto soltanto dai pesanti passi dei due nobili. Entrarono nella grande sala e si sistemarono dietro al tavolo, pronti a firmare l’accordo a cui avevano lavorato negli ultimi giorni. Era un bel traguardo per Camelot, e l’espressione distesa del re faceva capire quanto fosse stato difficile arrivare fino a quel punto.
I due nobili firmarono la pergamena e tutti i presenti applaudirono, inneggiando al re. Uther sorrise pigramente e fece cenno ai suoi sudditi di voler parlare. Presto il silenzio ricadde sulla sala, in attesa delle parole del sovrano.
« Questo giorno è molto importante per il futuro del regno. Camelot e il regno di Dorset hanno finalmente trovato un’alleanza stabile, che porterà pace e prosperità in entrambi i reami. Per festeggiare questa buona notizia Lord Gadtis si è offerto di cantare in onore dell’accordo. Alcuni di voi avranno già avuto il piacere di ascoltarlo nelle sue passate visite, e ritengo che non ci sia niente di più indicato per festeggiare questo nuovo inizio »
Merlin guardò l’uomo fare un passo in avanti e gonfiarsi come un pavone: il mago lanciò un’occhiata al proprio mentore e notò un’espressione a metà tra l’esasperato e lo sconfitto. Con sua sorpresa anche Morgana e Arthur stavano guardando un punto indefinito della sala con la stessa espressione in viso. Merlin sospettò che ascoltare le canzoni di Lord Gadtis non fosse poi quel grande piacere decantato da re. Non ebbe il tempo di prepararsi psicologicamente che la voce poderosa dell’ambasciatore cominciò a risuonare nella sala, cominciando a recitare una lunga litania in una lingua strana, sconosciuta ai più. C’era qualcosa però che non convinceva Merlin. Riusciva a capire le parole della canzone nonostante non avesse mai sentito quella lingua sconosciuta, e c’era un’unica spiegazione a questo.
Una stregoneria era in atto.

Continua...



Note: Buonaseraaaaa C: Per prima cosa ringrazio chi ha recensito (LunaticaLove; Hope_mybrandnewname; xlovejhutch; Antys: voi due, scusate se non ho ancora risposto,lo farò al più presto, credetemi!), a chi ha messo questa storia tra le preferite (xlovejhutch; Gonetoosoon) e a chi l'ha messa tra le seguite (anita92; Antys; Chiby Rie_chan; DoraInPoi; Echo85; Hope_mybrandnewname; LunaticaLove; Martolilla96; MileyVero; SARAHPOXY; _Lins). Grazie mille a tutti, veramente dal profondo del cuore.

Ho qualche nota da fare, anche sullo scorso capitolo che mi ero scordata di fare la settimana scorsa! Ma cominciamo da questo xD
Qui si vede la frase che ho usato per il contest, "Tutti dicono ti amo". L'idea del proseguo, ovvero "ma pochi sanno provarlo. Solo chi è pronto ad offrire la propria vita, ama davvero”, me lo sono inventata, ma non completamente. Ora vi spiego meglio. Merlin ha sempre sacrificato più che volentieri la sua vita per quella del principe a causa del suo destino. E io metto il dito nella piaga facendo pensare al maghetto "e se non fosse solo destino?". Ovviamente il titolo viene da qui xD
Per il senso vero e proprio della frase dovete ringraziare (o maledire, a scelta) i miei studi di inglese dello scorso anno, in particolare una particolare storia di Joyce contenuta nel libro "Dubliners", The dead. In pratica, la nostra prof si era soffermata molto sul fatto che morire, sacrificare la propria vita, fosse il gesto più segnato d'amore che si può fare per una persona. Harry Potter ne è l'esempio più famoso. Spero non troviate troppo "estremista" questa prospettiva.

Per quanto riguarda il primo capitolo: allora, quando voi nelle recensioni dite "volevi farmi pensare male?" la risposta è sempre e comunque sì, anche se non c'avevo nemmeno pensato. Adoro far pensare male le persone! La capacità del disegno di Arthur è effettivamente presa da un video dello scorso dicembre in cui veniva svelata la bravura come disegnatore di Bradley. E il nome della cuoca... beh me lo sono inventata di sana pianta dato che né io né le mie fedeli consigliere lo sapevano.

Okay, dovrei aver finito con le note xD Spero vi piaccia questo capitolo come a me è più piaciuto scriverlo, e spero vogliate lasciare un segno del vostro passaggio, con una recensioncina.
Ah, sì, l'immagine l'ho fatta io xD Alla prossima settimana!
Jaya


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