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Autore: Alys93    28/02/2013    3 recensioni
Sono trascorsi molti anni dalla sconfitta di Naraku e la vita, sia nel periodo Sengoku che nel ventunesimo secolo, scorre tranquilla. Ma quanto può durare questa incantevole pace, allietata da nuovi, dolci arrivi?
Nubi oscure si accumulano all'orizzonte ed una nuova minaccia sembra profilarsi in lontananza, quando l'armonia che equilibra il mondo sembra spezzarsi. In un avventuroso viaggio tra passato e futuro, i nostri amici e nuovi coraggiosi protagonisti cercheranno di ristabilire la pace, ricomponendo l'equilibrio tra il bene ed il male.
Dopo molta fatica e giornate passate a rompermi la testa sul sequel di "Al di là del Pozzo", dopo il consiglio di un'amica finalmente sono riuscita ad ottenere questa storia. Mi auguro con tutto il cuore che possa piacervi.
P.S
"Tamashī no danpen" significa Frammenti d'anima. Il motivo lo capirete poi ^_^
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Ecco qui, dopo un secolo e mezzo sono riuscita ad aggiornare questa storia... Ragazzi, è stata una faticaccia ideare questo capitolo! penso di averlo riscritto almeno 3 volte prima di essere soddisfatta.. spero che voi apprezzerete, perché da adesso in poi le cose prenderanno una piega nuova ^_^ Mi auguro che a fine capitolo non vorrete ammazzarmi, perché poi.. beh, chi la continua la storia? :P Ma adesso bando alle ciance! godetevi il nuovo capitolo! Buona lettura ;-)



Capitolo 8: Sofferenza  

"Parliamoci chiaro, ragazzi" mormorò Hikaru, sedendosi sul tatami "Non sappiamo da dove iniziare le ricerche, ma è ovvio che non possiamo restare qui ad aspettare un miracolo!".
Il fratello incrociò le braccia, annuendo appena "Io non intendo restare qui un altro giorno.Quelle trombe d'aria... non avrò pace, finché non le troveremo!".
Anche se sarebbe dovuto arrivare in capo al mondo, non si sarebbe arreso.
Per nessuna ragione.
"Mentre ce ne andavamo, Kaede ha mormorato qualcosa a proposito di Naraku" disse Yumi, tormentando una manica del kimono "Ma sappiamo bene che è morto quasi vent'anni fa...".
"Insomma, i nostri genitori ce l'hanno raccontato molte volte" aggiunse convinta, incupendosi alle sue stesse parole "Quindi questo vuol dire che...".
"Qualcuno sembra averne preso il posto" concluse la sorella "E, probabilmente, ce l'ha con i nostri genitori".
"Teoria plausibile" mormorò Keichi, flettendo le dita artigliate in un gesto nervoso "Avrebbe senso. Ma il punto è che non sappiamo chi c'è dietro, né cosa voglia esattamente!".
"Lo scopriremo" affermò la gemella, chiudendo la sacca che aveva ai piedi "Ora pensiamo a cosa portare. Dovremmo viaggiare piuttosto leggeri".
Un leggero singhiozzo attirò l'attenzione dei presenti ed Hikaru sospirò appena nell'abbracciare il fratellino "Tranquillo, Hiro. Li ritroveremo".
Il piccolo la fissò con i suoi occhi violetti, eredità della nonna paterna, e strinse le dita attorno al pugnale della madre.
Inspiegabilmente, le armi erano rimaste a terra, dopo che quei vortici avevano portato via i loro proprietari, ed Hiro sembrava intenzionato a non staccarsi da quell'oggetto per nulla al mondo.
Ma non era l'unico a comportarsi in quel modo...
"Prepariamoci" disse Hisaki, stringendo a sua volta il bastone dorato del padre "Domattina partiremo all'alba".
"Sarà... strano stare a casa senza di loro" mormorò Miyu, passandosi una mano tra i lunghi capelli color mogano.
Il disagio e la preoccupazione erano più che evidenti nei suoi occhi, specchio dello stato d'animo che permeava la casa.
La sorella non replicò alle sue parole, limitandosi a seguirli verso casa, imitata poi dai gemelli.
"Aspettate!" esclamò Heiji, fermandoli sul portico "Restate qui, le stanze ci sono... E comunque, dovremo partire insieme. Tanto vale che restiate qui e domani finiamo di prepararci".
Gli amici annuirono ed Hikaru corse a prendere i futon di riserva dall'armadio, sistemando gli amici nelle stanze vicine.

"Mi sento meglio all'idea che resteremo tutti insieme, stanotte" mormorò poco dopo, stendendosi accanto ai fratelli nel futon dei genitori.
L'idea di dormire nei propri letti non si era affacciata neanche per un attimo nelle loro menti.
Sentivano come il bisogno di creare un ultimo contatto con la loro vita spensierata, prima di affrontare un destino tanto incerto.
Non sapevano a cosa stessero per andare incontro, ma sicuramente non sarebbe stato facile.
Heiji sospirò appena, sistemando le coperte sul fratellino, che si era già addormentato, sussurrando ininterrottamente le parole "Mamma" e "Papà" in una flebile litania.
Per lui sarebbe stato ancora più difficile intraprendere quel viaggio, così abituato ad essere sempre protetto e totalmente inconsapevole di quanto fosse difficile farsi accettare al di là delle mura di Musashi.
"Non nego che anch'io mi sento più tranquillo al pensiero che siamo tutti qui" ammise flebile, sollevandosi appena sul gomito per guardare in volto la sorella "Dobbiamo restare uniti in questo viaggio, è fondamentale".
Vedendola stringere le coperte fino a farsi sbiancare le nocche, le passò una mano sulla fronte con fare rassicurante "Non preoccuparti, Hikaru. Andrà tutto bene".
"Lo spero davvero, onee-san" la sentì mormorare sconfortata "Io ho una pessima sensazione. Come se mamma e papà fossero in guai seri".
"Pensa positivo" la redarguì serio "Fallo per Hiro. Noi siamo più grandi, dobbiamo fargli capire che non perderemo mai la speranza".
"Ma non ti nascondo che ho paura" ammise poi, affondando il viso nel cuscino del padre "Soprattutto perché non so cosa ci aspetta".
"Fuori da Musashi, saremo molto più esposti" mormorò Hikaru "Qui, la gente ci conosce e ci vuole bene, ma fuori...".
"Non pensarci" le disse il fratello, che meglio di lei sapeva a cosa sarebbero andati incontro su quel frangente.
"Pensa a dormire, adesso" le suggerì, stendendosi meglio sotto le coperte "Domani dovremo partire all'alba".
Un improvviso odore di lacrime gli arrivò alle narici e sporse una mano per stringere quella della ragazza "Li ritroveremo, Hikaru. Te lo giuro".
"Ora.. pensa ai momenti felici che abbiamo passato con mamma e papà" le disse sorridendo "Ti aiuteranno a dormire".
Hikaru annuì, ma qualcosa le disse che quella sarebbe stata tutt'altro che una notte tranquilla.
 

§


Buio. Intorno a lei non c'era altro che una fitta oscurità, nella quale non riusciva ad orientarsi.
Ma dov'era finita?
Con una smorfia di dolore, la ragazza si sistemò meglio, ma si rese conto di avere le mani bloccate in delle spesse manette che la costringevano a tenere le braccia sollevate.
"Ma dove diamine sono?" mormorò impensierita, cercando di liberare i polsi da quella gelida morsa.
La catena che univa le due manette sferragliò nell'anello posto sulla parete e quel rumore la innervosì ulteriormente.
Quella situazione non le piaceva affatto; odiava essere legata!
"Benvenuta nella mia umile dimora" la accolse una voce totalmente sconosciuta "Finalmente ti sei svegliata".
"Chi sei?!" esclamò la yasha, guardandosi intorno in cerca della fonte del suono "Chi sei? Fatti vedere, avanti!".
"Ma come siamo agguerrite!" la canzonò la voce, indubbiamente maschile "Esattamente come speravo che fossi rimasta".
"Parla chiaro" sibilò lei, strattonando le manette "Fatti vedere, dannato! Io detesto le persone che si nascondo dietro maschere o altro".
"Già, è anche per questo che odiavi tanto Naraku" fu la risposta, mostrando un tono alquanto divertito.
"Hai sempre pensato che fosse da vigliacchi nascondersi dietro una maschera" aggiunse poi, più vicino rispetto a prima "Tu preferisci affrontare il nemico a viso scoperto, no?".
A quelle parole, Kaori sgranò gli occhi; come faceva quel tipo, chiunque fosse, a sapere cosa aveva sempre pensato di Naraku?
"Si può sapere chi diamine sei?" esclamò irritata "E che cosa vuoi da me? Perché sono qui?".
Un improvviso pensiero la folgorò sul posto, mentre cercava d'intravedere qualcosa in quella fitta oscurità.
"Dov'é Reito?!" sussurrò angosciata "Dove l'hai portato? Dove sono i miei amici?".
Tra le poche cose che ricordava, c'era quella sorta di tornado nero che l'aveva risucchiata assieme al compagno.
Aveva sentito le grida spaventate dei suoi cuccioli, ma non aveva potuto fare nulla per liberarsi di quel vortice che l'aveva catturata.
Dopo una salita vertiginosa, si era ritrovata in una sorta di bolla apparentemente impossibile da infrangere, assieme a Miroku e gli altri.
Poi uno strano odore li aveva storditi, uno dopo l'altro, e non aveva capito più nulla.
Quella situazione sapeva tanto di trappola...
"Sta' pure tranquilla, mia piccola Kaori" le sussurrò la voce, più vicina di quanto fosse in precedenza "Stanno tutti bene. Per ora".
La ragazza si accigliò nel comprendere che il misterioso rapitore si era ulteriormente avvicinato, dato che ne sentiva l'odore a pochi passi.
Quell'essere era sicuramente demoniaco, ma sapeva di rancido... oltre che di qualcos'altro che riuscì ad identificare solo come il Male.
"Si può sapere chi sei? E perché non ti mostri? Hai forse paura?" lo sfidò, cercando di alzarsi in piedi.
Quel dannato anello non ne voleva sapere di cedere...
"Certo che ne fai di domande" ridacchiò l'altro "Ma, sinceramente, preferisco sentire le tue dolci urla".
Un paio di occhi color porpora apparvero improvvisamente davanti alla giovane, che trasalì sorpresa. Era assurdo!
Lei ci vedeva benissimo anche al buio, ma riusciva a scorgere solo quegli occhi inquietanti... come se il resto del corpo di quello sconosciuto neanche esistesse.
Ma chi diamine era l'essere che l'aveva portata lì?
"Chi io sia non importa, non al momento" disse flemmatico il rapitore "Per quanto riguarda il motivo per cui sei qui... Lo saprai fin troppo presto".
"Qualunque siano i tuoi piani, sappi che sei destinato a fallire" lo avvisò la yasha "Io non sono una che si arrende facilmente!".
"Oh, lo so bene" ridacchiò l'altro "Ti sei ribellata a me moltissime volte, durante il nostro primo incontro", "Che cosa?".
"Ma devo ammettere che non ho mai apprezzato tanto le tue grida, come durante la mia silenziosa visita" continuò, incurante dell'esclamazione della sua prigioniera "Eri così.. attraente, con indosso quel candido yukata".
"Ma che diavolo vai blaterando?" chiese Kaori, chiedendosi quando diamine avesse potuto incontrare quel tipo.
Che diceva di averla vista con lo yukata, perdipiù...
La cosa la irritava alquanto, non perché quell'indumento mostrasse chissà cosa, ma perché lo indossava solo per andare a dormire!
Quando diamine aveva potuto incontrare quel tipo, di cui non ricordava il volto?
Tutto di lui gli era sconosciuto, tranne la voce...
Qualcosa stava lentamente riaffiorando dai suoi ricordi, un qualcosa di vago, ma che non le diceva niente di buono.
Un improvvisa fitta la colpì alla nuca, dove sapeva aver ricevuto il marchio che le aveva quasi cancellato la memoria, dieci anni prima, e sentì una scossa percorrerle la schiena.
No, non poteva essere...
"TU!" esclamò in un rantolo "Tu sei il maledetto che mi inflisse quel marchio, tempo fa!".
Ora ricordava quella voce... quella stessa voce che le aveva promesso atroci sofferenze, se si fosse ribellata al suo volere.
Una cupa risata risuonò nell'oscurità, facendole accapponare la pelle "Esattamente, mia dolce Kaori. Ho atteso a lungo questo momento".
Una mano pallida apparve a mezz'aria, cingendole il mento in una presa ferra "Per dieci, lunghi anni...".
"Maledetto bastardo!" ringhiò la giovane, strattonando maggiormente le manette "Ma cosa diamine vuoi da me?!".
"Lo saprai presto, non temere" sussurrò l'altro, sfiorandole il viso in un gesto confidenziale che le fece rivoltare lo stomaco.
"Goditi la tua permanenza qui" le suggerì divertito "Perché credo che sarai mia ospite.. beh, diciamo per sempre".
"Scordatelo!" la sentì esclamare con tono furioso "Se pensi che ti aiuterò nei tuoi folli piani, allora ti sbagli di grosso".
"Oh, io penso che tu non abbia altra scelta" ridacchiò feroce "A meno che tu non voglia essere la causa della precoce dipartita delle persone che ami".
"Se oserai fare del male ai miei amici o al mio compagno, sappi che ne risponderai con la vita" lo avvertì la yasha.
Una lieve ondata di sollievo la invase di colpo sorprendendola, prima che si rendesse conto che proveniva da Reito. Non poteva essere lontano!
"Reito" sussurrò con il cuore in gola, scandagliando l'oscurità circostante "Reito, mi senti? Dove sei?".
"Già, il caro Reito" mormorò il suo rapitore, con tono evidentemente disgustato "Immagino che stia nuovamente ricorrendo al quel dannato sigillo...".
Improvvisamente, alcune lampade ad olio si accesero lungo le pareti, rivelando una stanza spoglia e dall'aria dimessa.
Bloccati da manette simili alle sue, c'erano Inuyasha e tutti gli altri, privi di sensi.
Trattenendo a stento un gemito d'orrore, Kaori incrociò lo sguardo del compagno, che la fissava dalla parete alla sua sinistra.
"Stai bene?" le chiese flebile, strattonando le manette che lo bloccavano "Dov'é quel dannato..?".
"Proprio al tuo fianco, testardo di un lupo" sibilò la voce, mostrando per un istante un volto pallido come un lenzuolo, dai tratti piuttosto marcati.
Sembrava fatto di nebbia, tanto rapidamente la forma del viso era svanita nell'aria... una nebbia oscura.
"Sei stato una vera spina nel fianco, nel mio precedente piano" commentò stizzito, osservando colui che aveva mandato all'aria tutti i suoi progetti "Tu e quel dannato legame che vi unisce così tenacemente".
"L'ultima volta ho sottovalutato il suo potere" ammise pacato "Ma, in questi dieci anni, ho fatto molte ricerche".
Gli occhi di porpora si assottigliarono pericolosamente, nel sussurrare "Ora so come riuscire a spezzarlo".
"Tu vaneggi!" replicò l'ookami-youkai, dibattendosi per riuscire a colpirlo "L'Ai no Shiru non può essere spezzato. In alcun modo".
"Questo lo credi tu, lupastro" ridacchiò la voce, avvicinandosi a Kaori e lasciando comparire una mano con la quale le strinse i capelli in una presa dolorosa.
"Guarda bene i tuoi amici, mia cara" le sussurrò all'orecchio "Imprimiti nella memoria questi momenti".
Una flebile risata le sfiorò la pelle, facendola rabbrividire "Sarà meraviglioso godere del tuo terrore".
"Che cosa hai intenzione di fare?" chiese lei con il cuore in gola, sentendo che si stava allontanando nuovamente.
Odiava dover ricorrere alla sua voce per capire dove fosse esattamente; non poter vedere il proprio nemico la faceva sentire inerme e svantaggiata.
"Lo vedrai" replicò l'altro "E consiglio anche a te di prestare attenzione, lupo bianco".
La sua voce iniziò a modulare una strana litania, lenta e dai toni bassi, che riecheggiò tra le pareti umide.
Lentamente, i corpi di Inuyasha e Kagome presero a brillare di un'intensa luce bianca, cambiando lentamente colore fino all'ambrato ed al rosa ciliegio.
Anche Miroku, Sango e Shippo presero a brillare, avvolti in una cappa di luce che cambiava sfumatura a seconda del proprietario.
Reito dovette parzialmente voltarsi per non restare accecato dall'aura giallo sole che aveva avvolto Sango, ma l'istinto gli diceva che la situazione non prometteva nulla di buono.
A poco a poco, le luci si ritirarono fino ad illuminare il petto dei prigionieri, focalizzandosi in una piccola sfera.
Ad un cenno della mano fantasma, queste si staccarono dai loro proprietari, formando un piccolo cerchio dalle intense tonalità, che prese a girare sul palmo cereo come dei piccoli pianeti intorno alla loro orbita.
Increduli, i due lupi fissarono quello che aveva tutta l'aria di essere un incantesimo dannatamente potente e fu con un tuffo al cuore che resero conto che gli occhi dei loro amici erano diventati totalmente vacui.
"Ragazzi, no! Cosa vi sta succedendo?" gridò la ragazza, strattonando a più riprese i duri anelli delle manette "Cosa stai facendo, maledetto?!".
Con un'agghiacciante risata, il suo rapitore si mostrò completamente ai suoi occhi, rivolgendole uno sguardo divertito.
"Non è evidente?" chiese sardonico "Li ho privati di una cosa essenziale per la vita... Ho tolto loro l'anima".
"Cosa?!" esclamò Reito, fissando gli amici, ormai più simili a manichini inanimati che a persone.
"Non sono morti, se è questo che temete" disse il demone dagli occhi di porpora "Sono più che altro... in una sorta di limbo tra questo mondo e l'Aldilà".
"Purtroppo per voi, solo io posso spedirli da una parte o l'altra del limbo" aggiunse con un ghigno "E tutto dipenderà da te, mia piccola Kaori".
"Non prenderti certe confidenze con me, dannato bastardo!" ringhiò la yasha, rivolgendogli uno sguardo di fuoco.
"Oh, farò molto di più, non temere" le sussurrò lui "Ma sappi che non ho ancora finito".
A passi volutamente cadenzati, si avvicinò a Reito, che seguiva ogni suo minimo movimento.
Sapeva che quel lupo gli avrebbe causato più rogne che altro, se l'avesse lasciato sveglio, ma era giunto il momento della tanto agognata vendetta.
"Sei pronto, lupetto?" chiese ironico "Adesso tocca a te...", "Se credi di spaventarmi, allora sei solo un povero illuso".
Quella frase decisa lo fece sorridere più ampiamente, mentre si fermava a poca distanza dalla sua vittima.
"Sai, avrei potuto addormentarti, come ho fatto con i tuoi amici..." disse piatto "Ti avrei risparmiato un bel po' di dolore".
"Ma poi... dove sarebbe finito tutto il divertimento?" chiese, curvando le labbra in un ghigno terrificante.
"Ne ho passate di cotte e di crude nella mia vita. Il dolore non mi spaventa" sibilò il giovane, strattonando nuovamente le manette.
"E tu non riuscirai nei tuoi intenti. Te lo impedirò, stanne certo!" aggiunse deciso.
Era pronto ad affrontarlo con ogni mezzo necessario; gli occorreva solo una manciata di secondi ed avrebbe assunto la sua forma demoniaca.
A quel punto, le manette non sarebbero state un problema e quel bastardo avrebbe avuto pane per i suoi denti.
"Se stai pensando di trasformarti e liberarti di quelle catene, mi tocca deluderti" lo sentì dire, bucando la bolla della sua concentrazione "Ho pensato a tutto, sai?".
"Sono manette piuttosto speciali" lo avvertì in tono derisorio "Ho dovuto sfruttare l'immane calore della lava per forgiarle. E nessun demone, per quanto forte, può spezzarle".
Senza dargli il tempo di sgranare gli occhi per la sorpresa, gli affondò la mano artigliata nel petto, strappandogli un urlo atroce.
"Erano anni che aspettavo questo momento" sussurrò estasiato, facendosi largo nella carne viva "È una soddisfazione incredibile!".
Il suo sorriso si allargò nel notare che, dopo il primo grido, il lupo aveva serrato i denti per trattenere la propria sofferenza, ma niente poté deliziarlo come le grida disperate della sua compagna, "No! Lascialo stare, maledetto! Lascialo stare!".
Stava urlando, ma non solo per ciò che vedeva; l'Ai no Shiru permetteva di condividere emozioni e stati d'animo, ma anche le sensazioni fisiche.
E lei stava soffrendo quasi quanto lo youkai che aveva davanti... cosa poteva chiedere di più?
La soddisfazione che provava era tale da costringerlo ad usare tutta la propria concentrazione per continuare ad evocare l'incantesimo.
Quelle urla erano musica per le sue orecchie...
Godendo di quelle sensazioni che lo invadevano come violente ondate, affondò ulteriormente gli artigli nel petto della sua vittima, stringendo tra le dita ciò che cercava.
Poteva agitarsi quanto voleva, tanto non avrebbe mai spezzato quelle catene!
"Sappi che la parte peggiore deve ancora arrivare" lo avvisò bieco "Ti consiglio di fissare un'ultima volta la tua dolce metà, perché non la rivedrai".
Reito reclinò il capo all'indietro, mentre un grido di pura agonia si faceva largo nella sua gola. Mai aveva provato qualcosa di così atroce.
Quando sentì quel bastardo iniziare a ritirare la mano, credette che il corpo si sarebbe squarciato per il dolore.
Era qualcosa impossibile da descrivere, che minacciava quasi di farlo impazzire, ma la cosa peggiore fu sentire le grida lancinanti di Kaori.
Combattendo contro la sofferenza che gli annebbiava la vista, si voltò nella sua direzione e sentì una morsa al cuore nel vederla contorcersi al suolo, accompagnata da un orrendo suono di catene.
Non poteva sopportare che anche lei patisse un simile dolore!
Di colpo, sentì come se qualcosa gli venisse strappato dall'interno ed iniziò a perdere sensibilità negli arti.
Non riusciva più a percepire il proprio corpo, né a controllare i propri sensi.
Con un'immane sforzo di volontà, si costrinse ad aggrapparsi a qualcosa che lo ancorasse alla realtà, ma sentiva di scivolare lentamente verso un luogo oscuro da cui difficilmente sarebbe uscito.
A fatica, le sue labbra si mossero a formare il nome della sua compagna, mentre si perdeva nel suo sguardo verde smeraldo e sprofondava definitivamente nell'oblio.

La yasha urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, vedendo gli occhi di Reito divenire vacui ed il suo corpo abbandonarsi alla gelida presa delle manette.
Un dolore lancinante la colpì all'altezza del petto, come se anche la sua anima venisse strappata dal corpo.
Non aveva idea di cosa stesse succedendo, ma sapeva che quella sofferenza era legata all'Ai no Shiru.
Che si fosse davvero spezzato? No, era inconcepibile!
Quel legame non poteva essere distrutto...
Con un flebile rantolo, si accasciò su di un fianco, respirando a fatica.
Ogni volta che si sforzava di riempire i polmoni d'aria, sentiva delle fitte atroci in tutto il corpo...
Il dolore si stava propagando come veleno in ogni singola cellula e non aveva idea se sarebbe sopravvissuta.
Aveva come l'impressione di essere corrosa dall'interno.
A fatica, riuscì a voltarsi verso Reito, sentendo la sofferenza aumentare a dismisura nello scorgere il suo sguardo spento.
Non era possibile... Era assurdo!
Non poteva succedere davvero!
Incapace di trattenere in singhiozzi, fissò i suoi amici, compagni di tanti viaggi e battaglie.
Com'era potuta accadere una cosa simile?
Una mano le si strinse improvvisamente intorno al braccio, sollevandola come se non pesasse niente, e lei si ritrovò a fissare quegli occhi purpurei che la guardavano con soddisfazione.
"Ora capisci di cosa sono capace, mia piccola demonietta?" le chiese il suo aguzzino "E sappi che questo potrebbe essere solo l'inizio...".
"Perché?" gridò la giovane, sforzandosi di sciogliere la sua presa "Perché l'hai fatto? Cosa vuoi da noi?".
"Da loro, un bel niente. Solo che se ne stiano buoni e tranquilli" replicò l'altro "Da te, invece... Lo saprai presto".
Senza darle il tempo di chiedere altro, prese le piccole sfere che aveva ottenuto poco prima e le frantumò con una semplice pressione della mano.
Le schegge vorticarono tumultuosamente per qualche istante, prima di svanire nel nulla.
"Così non ci disturberanno" sogghignò il demone, godendo della disperazione che leggeva negli occhi della sua prigioniera.
Era qualcosa di sublime...
Meglio di quanto avesse mai immaginato in tutti quegli anni.
Come tocco finale a quella situazione che minacciava di spezzarle il cuore, pose a terra l'ultima anima ottenuta ed alzò il piede.
Udì chiaramente il cuore della ragazza mancare un battito, mentre cercava disperatamente di liberarsi delle catene ed afferrare quella piccola sfera azzurrina.
Sapeva bene che avrebbe tentato di difenderla con tutta se stessa ed era proprio per questo che andava distrutta.
Con un colpo secco, calò lo stivale di pelle nera sul delicato oggetto, riducendolo in minute schegge, che svanirono prima che Kaori potesse afferrarne anche una sola.
"Sappi che ti sarà impossibile ricomporre quelle anime" l'avvisò crudele, costringendola a guardarlo negli occhi "Nessuno può farlo".
"Quindi, sarà meglio che ti abitui all'idea che non uscirai mai più da qui" aggiunse in un sussurro minaccioso "Dimentica com'era la tua vita, perché non potrai mai tornare indietro".
Incapace di trattenere le lacrime di disperazione, la demone lupo cercò di colpirlo al volto con gli artigli, ma si ritrovò scaraventata dolorosamente contro la parete.
Il contraccolpo le mozzò il fiato, ma il dolore fisico non era minimamente paragonabile a quello che sentiva nel cuore.
"Ti conviene portarmi rispetto, se ci tieni a vivere" l'avvertì il demone in tono gelido "O ti assicuro che renderò la tua esistenza atroce".
"Non puoi farmi più male di così" sussurrò lei, portandosi un pugno sul cuore "Non puoi darmi altre sofferenze", "Questo lo vedremo, mia cara".
"Dannato, dove vai?" gridò furiosa, vedendolo allontanarsi "Credi davvero che te la farò passare liscia, dopo quello che hai fatto!?".
Con un ringhiò colmo di rabbia e disperazione, si alzò in piedi e si slanciò nella sua direzione, ma le catene erano più resistenti di quanto pensasse e si ritrovò bloccata a pochi centimetri da quel verme.
Il quale sembrava piuttosto compiaciuto dall'immensa furia che leggeva in quegli occhi verdi.
"Ci rivedremo molto presto, mia cara" le assicurò sorridendo "Goditi un po' di riposo, ne avrai bisogno".
"Cosa diavolo vuoi da me, dannato bastardo?" sibilò la ragazza "Perché non hai tolto l'anima anche a me?".
Perché mi hai separato dalle persone che amo di più? sussurrò flebile, cercando di divellere l'anello che la teneva ancorata alla parete.
"Ma quanto siamo maleducate!" la prese in giro lui, prendendole il mento con una mano "Ma, soprattutto, impazienti...".
"Saprai tutto a tempo debito, piccola" le sussurrò ad un soffio dal viso "Per ora, ti basti sapere che il mio nome è Kurushimi e che, da ora in poi, sono il tuo padrone".
Sofferenza... sussurrò Kaori, sforzandosi di trattenere la disperazione che sentiva dentro, mentre veniva lasciata sola in quella stanza buia Temo di capire perché gli abbiano dato proprio questo nome

Ecco qui, che ne pensate? Per Inuyasha & Co. la situazione è davvero difficile, ma quella che sta peggio è Kaori... oltre i ragazzi, è ovvio. Ma, ora penso vi chiederete... Chi cavolo è questo Kurushimi? E che vuole esattamente? Cosa faranno ora i ragazzi? Riusciranno a salvare i loro genitori dalla grinfie di quel mostro? Questo e molto altro nel prossimo capitolo! sperando che avrete la pazienza di aspettarlo, ovvio... Detto questo e augurandomi che il capitolo sia stato di vostro gradimento, vi saluto e vi dò appuntamento al prossimo capitolo!
un bacione immenso, vostra
Alys'93 

Image and video hosting by TinyPic P.S. Spero che Reito vi piaccia! tutte le immagini le ho prese sa internet e modificate con Paint (non ditemi niente, ma sono una frana con programmi grafici... -.-)
   
 
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