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Autore: Glirnardir    28/02/2013    1 recensioni
Legolas viene invitato a Erebor per festeggiare il Capodanno con la famiglia di Gimli, e lì scopre più cose del previsto sui Nani e sul suo amico.
Storia completa.
Questa storia non è mia. Io l'ho semplicemente tradotta per farvi conoscere la meravigliosa autrice Soledad. Per chi fosse interessato alla versione originale, la trovate qui: http://www.fanfiction.net/s/2187161/1/A-Dwarven-Yuletide
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gimli, Legolas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE 2
 
     La prima e unica volta che Legolas aveva visto la Grande Sala di Thrór, il luogo dei banchetti e del consiglio nel Regno Sotto la Montagna, risaliva a subito dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti, ossia a quando aveva accompagnato il proprio padre all’incontro con Dáin Piediferro. Aveva in mente una stanza cavernosa e fiocamente illuminata, insozzata dalla sporcizia del drago, piena di tavole in sfacelo e di sedie putrefatte, con il pavimento di pietra cosparso di ossa e teschi scoloriti. Le stesse pareti erano annerite a causa del fumo del drago.
     Ciò che vide ora fu uno splendido salone che avrebbe fatto arrossire di vergogna le caverne di suo padre. La stanza era illuminata da lampade che parevano sfere di vetro opaco, sospese mediante catene dorate a degli splendidi supporti di bronzo battuto che erano affissi lungo ogni parete. A ridosso delle pareti vi erano lunghi tavoli in massiccio legno di quercia che lasciavano libero soltanto l’immenso abside antistante alla porta principale, ove si trovava una pedana di pietra scolpita, sufficientemente spaziosa per una dozzina di Nani. La sala era persino munita di alte finestre ad arco, intagliate nella roccia della Montagna e provviste di un complesso intreccio di ferro battuto e vetro istoriato che decomponeva la luce del sole in un arcobaleno di colori che si rifletteva sul pavimento.
     La Grande Sala era quasi completamente vuota allorché entrarono, con solo una dozzina di giovani Nani impegnati a disporre mobili e a decorare le pareti per il banchetto, appendendovi ghirlande di pigne e rami di pino, vischio e rosse bacche autunnali che erano sopravvissute all’arrivo di quell’inverno inaspettatamente mite. Due vecchi Nani ispezionavano con occhio critico il lavoro dei giovanotti, mandandoli di qua e di là. Il maschio Legolas lo riconobbe all’istante, ricordandolo dal consiglio di Elrond prima della guerra. Era Glóin, padre di Gimli, che in quel momento portava gli abiti di ogni giorno, e aveva la pesante massa di capelli candidi frettolosamente legata all’altezza della nuca.
     Accanto a Glóin vi era una donna dei Nani con un abito marrone a maniche lunghe, provvisto di una gonna lunga fino alle caviglie, e una sopravveste orlata di pelliccia. I capelli, legati in un’unica treccia più spessa del braccio di Legolas, erano avvolti sulla sommità del suo capo in una forma simile al guscio d’una lumaca. Un tempo i suoi capelli dovevano essere stati rossi; ora erano grigi, ma nella treccia vi era qualche filo ramato, e così sembrava che la donna portasse un elmo di mithril con intarsi di rame.
     Aveva la stessa corporatura bassa ma robusta dei Nani maschi, lo stesso viso semplice e rotondo. Ma i cupi occhi a mandorla rilucevano come una spada al chiarore delle stelle, e a Legolas risultò abbondantemente chiaro chi portasse i calzoni nella famiglia di Gimli - almeno figurativamente.
     “Legolas,” mormorò Gimli, e il suo modo di fare ricordava non poco quello di un giovanotto che conservava ancora una salutare dose di rispetto per la mano svelta di una madre risoluta, “permettimi di presentarti mia madre, la matriarca della nostra famiglia: Dama Nais figlia di Hróaldr. Madre, questo è il mio fratello di scudo, Legolas figlio di Thranduil, Principe del Bosco At… volevo dire, del Boscoverde.”
     I saggi occhi scuri della matriarca studiarono il volto di Legolas per un lungo istante.
     “Benvenuto a casa nostra,” disse infine. “Vedo che Gimli ha scelto bene il suo fratello di scudo. Non lo metterai in imbarazzo in questo giorno così importante.”
     “Ne sono onorato, mia signora,” rispose l’Elfo con un profondo inchino. “Ma ti dispiacerebbe dirmi come mai questo giorno è tanto speciale per Gimli, e che cosa ci si aspetta da me? Non vorrei offendere nessuno commettendo uno sbaglio.”
     “Come ho già detto: un’ottima scelta,” disse Dama Nais con un ampio sorriso. “Gimli ha bisogno di un fratello maggiore che vegli su di lui in un giorno come questo. Il problema, però, è che non ha un fratello maggiore; è il nostro primogenito. Per questo motivo ha dovuto scegliere un sostituto, e ha scelto te.” Riprese l’esame dell’Elfo, scrutando con la testa inclinata, come un uccello, il bel volto di Legolas, assolutamente privo di età. “Tu sei più vecchio di lui, vero?”
     Legolas rise. “Di circa tremila anni.”
     “Davvero? Eppure sembri giovanissimo.” La matriarca si accigliò un poco.
     “In effetti sono abbastanza giovane… per un Elfo, in ogni caso,” disse Legolas, scoppiando nuovamente a ridere. Dama Nais ebbe una piccola esitazione: non dubitava che Legolas fosse sincero, tuttava le risultava difficile comprendere appieno la verità - ma alla fine si strinse nelle spalle.
     “Andrai benissimo. Sei abbastanza vecchio, e sei un guerriero.” Aprì le braccia, e Legolas si gettò in ginocchio affinché ella potesse abbracciarlo comodamente. “Benvenuto nella nostra famiglia.”
     Legolas ebbe un brivido. Sua madre era morta da più di cento anni, assassinata nella torre oscura di Dol Guldur, ma la sua mancanza era ancora penosa da sopportare. Quella di essere abbracciato dalla madre del suo amico fu una sensazione stranamente confortante.
     “Ti ringrazio, Dama Nais,” rispose. “E visto che ora faccio parte della famiglia, posso conoscere la particolare rilevanza che questo giorno ha per Gimli?”
     La donna nanica, che a quel punto si trovava faccia a faccia con lui, lo guardò con un bagliore malizioso negli occhi. “Oh, ma è il giorno delle sue nozze, beninteso.”
  
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