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Autore: clif    28/02/2013    4 recensioni
Questa è la storia di Sherry Birkin, pochi mesi dopo Resident evil 6.
Facciamo che i genitori: William e Annette non fossero morti, e con loro neanche Albert Wesker avesse fatto quella fine?!
Il padre William con Albert pensano al bene dei loro figli, sapendo che Jake e Sherry avevano un
buon rapporto, ma se le situazioni si complicasero, se non andrebbe proprio tutto secondo i piani?
Non vi rimane altro che leggere
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Excella Gionne, Jake Muller, Sherry Birkin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Raggiungemmo l’Australia all’alba. Davanti la porta di casa mia c’era un manifesto con su scritto: “Bentornato!!!” Era molto imbarazzante quella scrittura cubitale (sicuramente di mio padre). A quel punto la porta si aprì, era mia madre, subito corse in giardino e mi abbracciò con forza. “Albert, Jake come va?” Chiese lei, a quel punto i due le fecero un sorriso, mi venne incontro anche mio fratello Albert, dietro di lui mio padre ancora sull’uscio della porta. “Will!” Gridò Albert, a quel punto mio padre si avvicinò lentamente. “Bene, allora possiamo dire che i ragazzi sono pronti!” Affermò mio padre, a quel punto Albert fece sì con la testa, era molto serio. Mia madre mi prese per mano. “Ragazzi, preparatevi per il vostro matrimonio, vi sposerete molto presto!” Annunciò mio padre, a quel punto non ressi e svenni. Mi risvegliai sdraiata sul letto, vicino a me c’era mia madre. “Sherry, tutto bene?” Mi chiese, “Sì mamma, Albert?” Le chiesi. “Cosa c’entra ora Albert? A proposito, hai sentito quello che ha detto tuo padre?” Mi chiese, mi ritornò in mente il momento in cui persi i sensi davanti a tutti. Guardai l’orologio, era sera, accipicchia, avevo dormito per un bel po’, anzi per molto. “Io vado a dormire, ieri è stata una giornata faticosa, e non ho potuto neanche dormire.” Spiegai a mia madre, raggiunsi la mia camera da letto. Cominciai a scrivere sul mio diario segreto, raccontavo quell’avventura, quell’emozione che avevo passato, tra un pericolo e l’altro, mi ero sfogata su un pezzo di carta. Passò qualche ora, in fretta mi vestii con qualcosa di più di più pesante. Presi la mia macchina, andai verso il centro della città, non sapevo dove andare. Correvo all’impazzata tra una via e l’altra. A quel punto mi venne un’idea: Albert, ma certo lui avrebbe saputo la risposta. Arrivai in qualche minuto davanti casa sua, citofonai, il cancello si aprì, il giardino era decorato da migliaia di fiori. Raggiunsi il salone, lui non era lì, appoggiai la giacca e il cappotto su una sedia. “Albert? Albert, dove sei?” Cominciai a cercarlo, infine lo ritrovai, era in biblioteca intento a leggere un enorme libro. “Ciao, come va?” Gli chiesi, lui mi degnò di uno sguardo. “Cosa ci fai qui?” Mi chiese con un sorriso. “Jake non c’è.” Mi rispose. “No, devo parlarti, è importante.” A quel punto mi guardò più attentamente. Si sedé sul divano, mi appoggiai su una poltroncina davanti a lui. “Non ce la faccio, Jake è carino, è dolce, eppure… con lui non mi sento felice.” Buttai tutto fuori. Ci pensò un po’ su, poi cominciò a parlare: “Non preoccuparti, ti do io qualche consiglio, prova a non pensare solo al matrimonio.” Provò a convincermi, a quel punto cominciai a guardare i libri, arrivando in piedi davanti alla scrivania. “Magari, non è proprio quello il pensiero che ho io.” Gli risposi, a quel punto si alzò in piedi e si avvicinò a me. Mi fissò, io però ero girata di spalle, mi vergognavo per quello che avevo detto. “A cosa pensi allora?” Mi chiese lui, io in fretta mi girai verso di lui, lo acchiappai per la giacca e stampai le mie labbra sulle sue. Finchè non ci stette anche lui e riuscii a trasformarlo in un bacio con la lingua. Quel momento durò per un minuto, ma poi indietreggiai. “Scusami!” In preda alla vergogna uscii di casa. Raggiunsi la macchina, a tutta velocità cominciai a correre verso casa in preda alle lacrime. Raggiunsi la mia camera e mi sdraiai sul letto. Ero in preda alla vergogna per quello che avevo fatto, è vero, avevamo ventisei anni di differenza, lui era il padre del mio fidanzato e il migliore amico di mio padre, ma finalmente ero felice.
 


 

  
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