Il viaggio per domani non si prospetta particolarmente complicato. Il sentiero segnato sulla mappa scorre senza troppe deviazioni, dovremmo arrivare alla prossima città prima di sera.
Sanzo è di pessimo umore come al solito, quando piove. Forse dovrei cercare di tenere tranquillo Goku. Se al locandiere fosse rimasta almeno un’altra stanza me lo trascinerei di là, ma temo che stasera dovremo stringerci qui dentro.
Bè, almeno ci sono letti a sufficienza per tutti, mi sento quasi in colpa quando tiriamo a sorte e io mi accaparro sempre il posto migliore.
È quasi ironico che io abbia tanta fortuna nei giochi. Nella vita reale non potrei dire di esserlo altrettanto.
Un tuono squassa il cielo.
Pioveva anche quella notte…c’erano così tanta pioggia e così tanto sangue… non riesco a fare a meno di pensarci, e di ricordare, ogni volta che mi imbatto in un temporale.
A volte mi chiedo dove sarei finito se Gojio non mi avesse raccattato e rimesso insieme, e se a cercarmi non fossero venuti proprio Sanzo e Goku.
Probabilmente sarei morto felicemente ignorato dal mondo ai margini di quella strada e se fossi sopravvissuto gli emissari dei Sanboutsushin non avrebbero certo mostrato la stessa clemenza di Sanzo. Non avrei potuto pregare per lei un’ultima volta e sarei stato condannato a morte dalla giustizia del Tenkai a causa del mio peccato.
Ed invece siamo qui, più o meno insieme, tutti col nostro fardello. Non è un mistero che il mio sia molto più leggero, da quando li ho conosciuti.
È per questo che cerco di prendermi cura di loro meglio che posso.
Non potrei esprimere con mere parole quanto gli sia grato non solo di avermi trascinato fuori dal mio piccolo baratro personale, ma soprattutto di avermi sospinto in avanti, sempre dritto.
Quando ancora insegnavo e la vita mi sembrava un tranquillo susseguirsi di giornate non immaginavo che un giorno mi sarei macchiato di una strage, che avrei perso il mio amore e, nonostante questo, dopo sarei stato ancora vivo.
Perché quando sto con loro mi sento un essere vivente, non un sopravvissuto.
Con “il gruppo di Sanzo”, come ci chiama la gente, si ride, si piange, si litiga e ci si ritrova.
Per dirla come la direbbero loro, noi siamo vivi.
E i vivi vanno sempre avanti.