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Autore: Fluxx    01/03/2013    6 recensioni
“Non funzionerà, è ancora troppo debole. Non possiamo aiutarlo se lui per primo non vuole alzarsi e combattere.” Sentì una prima voce, parlare in arabo.
“E cosa proponi di fare? Lasciarlo al suo destino?” Una seconda voce, in italiano.
“Non ne uscirà vivo in queste condizioni, soprattutto se continua così.” Riprese la prima. Era assurdo come capisse due lingue totalmente differenti dalla sua e come – queste due persone – sembrassero capirsi.
Desmond riaprì piano gli occhi, alzò leggermente il capo e notò ai piedi del letto – nello stanzino dove lo tenevano accanto all'Animus – Ezio ed Altair.
“Oh no.. Ancora.” Mormorò il giovane, lasciando ricadere pesantemente il capo sul cuscino. La stanza era diversa, più buia, e gli antenati risaltavano bene nell'oscurità: emanavano quasi una luce, un alone luminoso fasciava i loro corpi. Era un sogno?
I due Assassini, sentendo la voce del ragazzo, si voltarono verso di lui.
“Bentornato nel mondo dei vivi, Desmond.” Disse Altair.

Amareggiati dal finale di AC III e dalla morte di Desmond? Ecco qui cos'è accaduto dopo.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Desmond Miles, Quasi tutti, Rebecca Crane, Shaun Hastings, William Miles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Welcome Back



Rebecca e Shaun erano tornati sul furgone. Erano seduti sui sedili posteriori l'uno di fronte all'altro in attesa che William sbollisse la rabbia e tornasse da loro.
“Che cosa se ne fa l'Abstergo di un cadavere?” Chiese dopo qualche istante l'inglese, completamente assorto nei suoi pensieri. Teneva i gomiti sulle ginocchia ed il mento appoggiato sulle mani.
“No, dico...” Riprese, “Razionalmente parlando: che cosa può farsene di un morto? E siamo sicuri che sia morto?” A quel punto rivolse un'occhiata verso la mora.
Rebecca se ne stava con le spalle appoggiate contro la parete del veicolo, a gambe accavallate. Si strinse nelle spalle. “Cosa vuoi che ne sappia, Shaun? Ne so quanto te.”
“Non ti puzza la faccenda? Voglio dire..” Si alzò. “Non sappiamo se realmente Desmond sia morto, William stesso ha detto che non lo sa, non si sarà neppure curato di controllargli il battito. Lo hai visto come stava, no?” Si affacciò al finestrino per vedere se William stesse facendo ritorno ma tutto ciò che vide fu l'entrata del tempio circondata da semplice e pura desolazione.
“Non lo so Shaun! Non abbiamo idea neppure di dove lo abbiano portato!”
“Dai, Rebecca! Sicuramente in Italia!” La guardò lui, prima di sedersi sul sedile del guidatore ma in modo che potesse guardarla.
“E cosa vorresti fare? Tornare all'Abstergo per vedere se lo tengono lì? E seppur lo tenessero lì ma Desmond fosse semplicemente morto? Entri lì e dici che sei venuto a riscuotere il cadavere per fargli un funerale?” Domandò quasi con sarcasmo, rendendosi conto di essersi comportata proprio come di solito faceva l'inglese. Difatti, l'uomo, arricciò il naso e la guardò storto. Era ovvio: lui poteva trattare male chiunque ma gli altri non potevano fare lo stesso con lui.
In realtà Rebecca era solo preoccupata: preoccupata per Desmond, per William, per il destino dell'umanità... Cosa intendeva dire Giunone? Quale sarebbe stata la sua vendetta?
“Però forse hai ragione.. Dovremmo andare per lo meno ad assicurarci che Desmond sia realmente... Morto. Se così non fosse non possiamo abbandonarlo al suo destino e nelle mani dell'Abstergo oltretutto.”
“Finalmente riacquisti un po' di lucidità. Pensi di poterci far salire sul primo volo utile?” Le domandò l'inglese alzandosi nuovamente.
“Penso di sì..” Rispose lei stringendosi nelle spalle e prendendo il computer portatile.
“Io penso a recuperare William.” Disse passandole di fronte e facendo per scendere dagli sportelli posteriori.
Rebecca allungò un braccio, afferrandolo per il polso. “Shaun!”
L'uomo si fermò non appena sentì la mano della ragazza trattenerlo. Volse il capo e la guardò negli occhi. “.. Cosa?”
“Non infondergli false speranze.”


Stridii di aquila graffiavano il cielo ricoperto di nuvoloni grigi e minacciosi di pioggia.
Sentiva un gran caos intorno a lui, voci e rumori, alcuni anche familiari... Ma non poteva muoversi: la sua visuale era fissa sul cielo scuro.
Una sensazione di inquietudine cominciò a farsi strada in lui, udiva grida, schiamazzi, richieste d'aiuto e lui era lì, impossibilitato a fare qualunque cosa.
“Non mollare.” Nella sua visuale comparve Ezio, il quale si chinò su di lui, alla sua destra.
Qualche istante dopo un uomo incappucciato occupò un'altra porzione della sua visuale, sulla sinistra. Ad una più attenta visione riuscì a scorgere sotto il cappuccio Altair.
“Forza Assassino, alzati e lotta. Non vorrai arrenderti così?”
E poi sopraggiunse anche Connor. “Abbiamo bisogno di te.”
Che cosa stava succedendo? Dove si trovava? Non riusciva a capirci nulla e le idee gli si confusero ancora di più quando, ai suoi piedi, vide sé stesso.
“Desmond. Desmond, forza, tirati su. Sei un Assassino, combatti.” Udì le parole uscire dalle labbra dell'uomo che sembrava essere proprio lui, la sua perfetta copia. Via via, però, le loro parole risultarono più confuse mentre le immagini cominciarono a sbiadire ed appannasi finché tutto divenne buio.
“Desmond!”

Il ragazzo sbarrò gli occhi.
Era sdraiato supino, sopra di sé poteva vedere una sottile lastra di vetro liscia e trasparente. Oltre di essa tutto ciò che riusciva a scorgere era un soffitto alto e spoglio, bianco, ornato da alcuni tubi grigi. In realtà sembrava fossero i tubi grigi ad essere ornati da qualche macchia bianca, qui e là, del soffitto.
Una sensazione di tranquillità e calma lo pervase. Era stordito e – proprio così come si era svegliato – ricadde in un tiepido torpore.


“Dottoressa Stillman!” Un uomo fece ingresso nella sala relax, “Dottoressa Stillman! Il Soggetto 17 si è svegliato!” Le riferì, trafelato. Doveva essersi precipitato lì all'istante.
La donna stava sorseggiando tranquillamente un caffé dal bicchiere di plastica, di fronte la macchinetta. Non appena udì quelle parole si voltò.
“Si è svegliato?” Chiese conferma, muovendo un passo verso l'uomo. Dopo un primo momento di esitazione buttò il bicchierino – ancora mezzo pieno – nel cestino e si avviò a grandi passi verso l'uscita.
Non appena varcò la soglia e cominciò a percorrere il corridoio che la divideva dalla stanza di Desmond, sentì il cuore cominciare a battere più forte. Non l'aveva ancora visto da quando l'avevano portato dentro, si era limitata soltanto a dare le disposizioni riguardo ciò che avrebbero dovuto farne.
Si rese conto che i passi, dapprima veloci ma moderati, si erano trasformati in una lenta corsa verso la sala dove si trovava il ragazzo. Quando la raggiunse, una volta lì davanti, si fermò. Inspirò e tentò di riacquistare lucidità. Non appena i battiti tornarono nella media la donna fece il suo ingresso.
La stanza era simile a quella dell'Animus, lì all'Abstergo. Cambiava ben poco: era ampia, spaziosa e ben illuminata. Al posto dell'Animus, però, v'era un lettino simile ma con i bordi più alti e ricoperti da una lastra di vetro dove, per l'appunto, si trovava Desmond.
“Si è svegliato?” Domandò la bionda, avanzando lentamente verso il lettino. Camminava con passo lento ma deciso, cercando di non tradirsi e di non far trasparire le emozioni contrastanti che provava in quel momento.
“Sì, ma abbiamo aumentato la dose di sedativi ed è crollato di nuovo.” Rispose uno dei due uomini in sala.
“Perché?!” Chiese contrariata.
“Non è ancora stabile, signorina Stillman. I suoi impulsi celebrali sono irregolari: deboli ma di tanto in tanto raggiungono picchi elevati. Non sappiamo cosa gli è accaduto, potrebbe aver riportato qualche trauma, per ora è meglio andarci cauti.”
Lucy continuò a camminare mentre ascoltava le spiegazioni dello specialista e – finalmente – arrivò fino a quella sottospecie di teca nella quale il ragazzo si trovava.
Desmond era lì dentro: era completamente nudo ed attaccato ad alcuni macchinari. La sua pelle, una volta ambrata, ora era pallida e spenta, così come il suo viso: era sbattuto e smorto.
Gli occhi del ragazzo, così profondi e penetranti, sembravano quasi serrati mentre le labbra erano schiuse e si potevano intravedere i denti.
La donna sentì un lieve calore diffonderlesi nel petto ricordando i momenti passati assieme al ragazzo. Era quasi una pugnalata al cuore e – di certo – vederlo ora in quelle condizioni non la faceva rimanere del tutto indifferente.
Il suo sguardo venne poi rapito dalla mano destra del ragazzo e parte dell'avambraccio i quali sembravano quasi necrotizzati.
Inspirò a fondo e dopodiché prese la cartellina di Desmond, appuntandovi alcune cose. Sentì il bisogno di allontanarsi o sarebbe finita ad osservarlo per ore... Così girò i tacchi ed andò a sedersi alla scrivania. Accavallò le gambe e si mise in attesa che il ragazzo si svegliasse nuovamente.


Rebecca si era messa subito all'opera per trovare un posto sul primo volo utile per l'Italia. Come aveva sospettato, però, di voli ce n'erano davvero pochi, probabilmente a causa di tutti gli eventi atmosferici avvenuti negli ultimi giorni.
Tuttavia la mora riuscì a prenotare tre posti su un volo diretto a Milano.
I tre si misero subito in marcia: Shaun era riuscito a recuperare William, aveva ragionato con lui facendogli capire che sembrava un po' strano che l'Abstergo si fosse incaricata di recuperare un cadavere per chissà quale motivo. Ad ogni modo, finalmente, l'uomo sembrava aver riacquistato la fermezza e lucidità di sempre, tornando ad essere il mentore di una volta.
Quando gli Assassini toccarono la terra ferma era ormai il ventitré Dicembre e la minaccia riguardante la fine del mondo sembrava ormai un incubo lontano. Ciononostante le 'stranezze' atmosferiche non erano del tutto scomparse: ancora si avvertivano dei terremoti in varie zone della terra, così come alcuni vulcani non sembravano essersi del tutto assopiti. Anche le tempeste magnetiche non rendevano le cose più semplici.
Non appena il trio uscì dall'aeroporto si diressero a prendere un taxi. Prima di partire avevano contattato degli Assassini italiani che si erano offerti di dar asilo ai loro compagni. Dovevano assolutamente rimettersi in sesto, non potevano di certo partire all'avventura in quel modo... Così, una volta saliti sul taxi, si diressero in periferia passando per il cuore di Milano. Era ancora buio, era mattino presto, neppure le quattro, ed il paesaggio che mutava velocemente fuori dai finestrini aveva un qualcosa di magico.


Lucy aveva passato tutta la notte nella sala dove tenevano Desmond. Quando le prime luci dell'alba cominciarono a filtrare attraverso le grandi vetrate e a rischiarare la stanza, il viso della biondina, la quale si era addormentata a braccia conserte sul tavolo, venne illuminato anch'esso.
Vidic era morto e non la tormentava più. Il nuovo capo dell'Abstergo invece sembrava nutrire un debole per lei e la cosa, a livello inconscio, le faceva prendere il tutto più alla leggera.
Fu il rumore del computer – che segnalava un e-mail in entrata – a far svegliare la ragazza: riaprì piano gli occhi scoprendo le sue iridi azzurre e limpide simili ad un cielo primaverile. Si portò le mani al viso – per riprendersi qualche istante – e dopodiché si alzò per raggiungere il letto dove giaceva il ragazzo. Doveva ammettere che vederlo così, nudo, le faceva un po' strano.
Scosse il capo per scacciar via quei pensieri, afferrò la cartellina di Desmond per appuntarvi qualcosa e dopo averla riposta decise di andarsi a prendere un caffè, così si diresse fuori.
Fu proprio quando la porta si chiuse alle spalle della bionda che il ragazzo cominciò a riprendere coscienza: gli occhi si muovevano appena sotto le palpebre chiuse le quali, dopo poco, si spalancarono all'istante mostrando i suoi occhi color nocciola.
L'Assassino vide sopra di sé nuovamente il soffitto pieno di tubature aggrovigliate tra di loro che sembravano disegnare un labirinto. Questa volta, però, si rese conto di essere sveglio e cosciente.
'Ma dove...?' Pensò, cercando di tirarsi su: le braccia e le gambe erano assicurate al lettino – tra l'altro scomodo – e tutto quello che riusci ad alzare fu la testa. Lanciò uno sguardo al suo corpo, fino ai piedi, scoprendo così di essere completamente nudo.
'Ma che diavolo...? Dove sono finito?' Si chiese tra sé e sé. Volse il capo a destra e poi a sinistra ma purtroppo la sua visuale era ostacolata dalle pareti laterali del lettino. Tutto ciò che riusciva a vedere era il soffitto sopra di sé, ben illuminato, oltre il vetro.
Notò anche, poco dopo, di avere alcuni elettrodi attaccati al corpo e collegati a loro volta a chissà quali macchine.
In pochi istanti, tutta quella situazione, gli fece crescere una certa ansia nel petto. Si sentì impotente di fare qualsiasi cosa, dimenticato, come se fosse stato sepolto vivo.
“Aiuto?!” Chiamò, “Aiuto!!!” Tentò nuovamente mentre cercava di liberarsi i polsi ma, tuttavia, senza alcun successo. Si accorse soprattutto – dopo qualche istante – di come la mano destra e parte dell'avambraccio sembrassero prive di sensibilità e – a tratti – gli dolessero.
Fece un grande respiro e cercò di calmarsi. Appoggiò il capo contro il lettino e cominciò a guardarsi intorno studiando un modo per potersi liberare.
Lucy, che si era presa il suo bel caffè mattutino ed aveva scambiato due parole con un collega, era già di ritorno.
Non appena Desmond sentì il rumore di una porta aprirsi e dei passi, probabilmente di una donna visto il riecheggiare dei tacchi nella sala, chiuse gli occhi e rimase fermo, immobile.
La donna riprese la sua cartellina e – una volta postasi accanto al lettino – cominciò ad appuntare alcune cose.
Fu allora che Desmond, sottecchi, aprì un occhio: non appena vide il volto della biondina lo stomaco gli si strinse in una morsa. Una catena di ricordi, uno dopo l'altro, gli riaffiorarono nella mente e dentro di sé sentì emozioni e sensazioni contrastanti farsi strada. Non capiva come ciò fosse possibile e nonostante fosse quasi contento di rivederla – anche se cercava di reprimere quel sentimento – da una parte non poteva che nutrire un grande sconforto, se non rabbia, nei suoi confronti.
Ma stava sognando? Era in paradiso...? Gli ci volle solo qualche istante per scartare quest'ultimo pensiero: casomai si trovava all'inferno. Dubitava che in paradiso l'avrebbero legato così, come un salame.
Solo qualche attimo più tardi Lucy abbassò lo sguardo sul ragazzo notando che – finalmente – si era svegliato. Non appena incrociò i suoi occhi così intensi, scuri e profondi sentì un tuffo al cuore. Fu una sensazione che non sarebbe neppure riuscita a spiegare. Desmond la osservava, silenzioso, confuso... Poteva quasi leggere nei suoi occhi tutti i suoi dubbi e le sue paure.
“Sto... Sognando? Sono morto?” Domandò allora il ragazzo. Non ricordava nulla dopo aver toccato la sfera, solo le forze venirgli a mancare, quasi fosse stato svuotato di ogni energia.
La voce di lui le risultava ovattata oltre il vetro che li separava. Sentì un groppone in gola, schiuse appena le labbra ma rimase in silenzio ancora qualche istante prima di rispondere.
“No... No, Desmond. Non sei morto.” E – nel pronunciare quelle parole – Lucy provò quasi una punta di felicità. Era sollevata che il ragazzo fosse ancora nel mondo dei vivi.
“E tu non sei... Morta?” Domandò, pieno di stupore e meraviglia. Che cosa stava accadendo?
La ragazza scosse il capo. In quel momento gli ritornò alla mente il momento in cui Desmond l'aveva pugnalata.
“Fammi uscire di qui, Lucy, che cosa sta succedendo? Dove siamo?”
“Non posso, mi dispiace.” Si limitò a dire lei spostando – a fatica – lo sguardo nuovamente sulla cartellina. Mantenere il contatto visivo con quell'Assassino sarebbe potuto essere deleterio nonché doloroso.
A quel punto il ragazzo ebbe un brutto presentimento: erano all'Abstergo? Riprese a forzare i polsi, cercando di liberarsi, ricordandosi solo in quell'istante di essere nudo davanti la donna. Di certo – ora – non poteva proprio dire di sentirsi a suo agio.
“Lucy, avanti, fammi uscire!” Si lamentò.
“No, Desmond. Non posso.. Non costringermi a sedarti.” Le risultò alquanto complicato mantenere quella dura corazza. Fosse stato per lei lo avrebbe liberato seduta stante, eppure... Qualcosa la frenava.
L'Assassino si sentì pervaso da una collera irrefrenabile. “So tutto! So tutto di te e dei Templari Lucy! Perché?! Mi stai tenendo qui per loro conto? E' per questo? Noi ci fidavamo di te! IO mi fidavo di te! Questo non significa nulla?! Non te ne importa nulla?!” Sbraitò il ragazzo, alzando la voce, sicuro di farsi sentire oltre il vetro, continuando a dimenarsi.
Quelle parole la colpirono come una pugnalata in pieno petto. Le importava... E tanto. Significava molto per lei che il ragazzo si fidasse di lei, ma sapeva anche che da quel momento in poi non sarebbe accaduto, mai più.
Strinse i denti e lo guardò. Faticò ad incrociare il suo sguardo difatti indugiò sulle sue labbra.
“Mi dispiace Desmond.” Fu tutto quello che riuscì a dire prima di posare la cartellina e girare i tacchi, dirigendosi all'uscita a denti stretti. Sentì le lacrime sopraggiungere solo qualche istante dopo ed annebbiarle la vista. Quel ragazzo le faceva male, era capace di toccare delle corde della sua anima come nessuno era mai riuscito a fare prima... E probabilmente mai nessuno sarebbe riuscito a fare dopo di lui.
Desmond serrò la mandibola, scoprendosi con il respiro accelerato per la rabbia appena accumulata e poi sfogata. Si calmò e strinse i pugni con forza, appoggiando nuovamente il capo contro il lettino. Non poteva ancora crederci: era vivo. Lucy era viva... Solo in quel momento il suo pensiero volò verso suo padre, Rebecca e Shaun. Sperava fossero sani e salvi.
L'incubo non era finito.

___________________________________
Angolo Autrice:

Yeee!!!
Finalmente sono riuscita a postare il quinto capitolo! :))
Beh, non penso ci siano particolari delucidazioni da fare, creeedo! Se avete qualsiasi domanda chiedete pure!
OVVIAMENTE non potevo lasciar morire Desmond, chi mi segui dagli albori, da 'After the Death' sa bene che ADORO il personaggio di Desmond...
Sigh. E l'Ubisoft me lo fa morire. LI ODIOOO!!! > <
Ad ooogni modo! Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, lo spero vivamente, davvero! A me piace scrivere, lo faccio per me innanzitutto, ma poi quando c'è qualcuno che apprezza il tuo lavoro, ti riempie davvero il cuore.. E quindi spero davvero vi piaccia la mia storia, non perfetta, ma scritta con tutto quello che possiedo :))
Ringrazio Eldunari_ per la recensioncina lasciatami nell'ultimo capitolo, grazie, grazie, grazie mille! :))

Credo sia tutto eeee... Ah! Se c'è qualcuno di voi che ha giocato Deus Ex lo invito a passare qui!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1647562&i=1

E' una storiella che ho scritto io, spero vi piaccia! ;D
Dunque passo e chiudo, al prossimo capitolo!!! :)

Evelyn

   
 
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