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Autore: Scillan    03/03/2013    2 recensioni
Un mese. Da un mese alla lingua argentata non è permesso proferire suono
Un mese. Da un mese agli occhi smeraldini del principe non è permesso posarsi su qualcosa che non sia la sua carceriera.
Un mese. -Loki. La tue esecuzione avrà luogo domani.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Odino, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Il cammino che Loki aveva precedentemente fatto arrancando, lo fece invece trascinato al ritorno. Dal suo povero corpo, logorato, corroso ed esausto, giungevano gemiti senza lacrime, essendo incapaci di produrle.

-Si faccia forza, mio principe… ancora poco e sarete sul letto della guarigione. Vi sentirete subito meglio- lo incoraggiò l’ancella, mentre sorrideva a quel volto, un tempo tanto bello da attirare l’invidia delle dame di corte, ora tumefatto e grondante di sangue.

La museruola però era ancora al suo posto nonostante il veleno, brillante e tremenda come sempre, quasi fosse appena stata lucidata da ciò che aveva corroso l’uomo e anche le mani dell’ancella, occupate a tenergli ferma la testa. Non sembrava pesarle, però, mentre trascinava il dio per le ascelle per tutta la galleria, fino a che non si ritrovarono nuovamente negli appartamenti dove apparentemente avrebbero trascorso quell’ultima notte. Dalle vetrate si notavano le nubi dense e nere che oscuravano il mare, permettendo a Loki di scorgere la propria figura sconfitta; nessuna parola, nessun gesto, nessun sospetto. Nei trenta giorni che aveva avuto a disposizione non era riuscito a ideare nulla che avrebbe potuto sottrarlo a quella vista. La forza dell’ancella, la debolezza dovuta dalle torture, la sua lingua incatenata. Erano le scuse che si poneva dinanzi, ma che venivano spazzate via dalla rabbia verso la sua impotenza, la sua sconfitta.

 

-Eccoci…- annunciò piano l’ancella, mentre posava quel povero corpo sul suo giaciglio, e non appena lo lasciò la magia di cui quell’oggetto era impregnata si mise in azione. Il corvino non poté trattenersi dal sospirare di sollievo, mentre il dolore cominciava ad affievolirsi, sebbene lo stesso processo di guarigione fosse doloroso a causa della sua innaturalità. La pelle, i muscoli, che si erano sciolti a causa del veleno corrosivo, ricominciarono a riformarsi, ridando lentamente carne a quel volto che era stato letteralmente scavato. Non appena il principe riebbe le sue palpebre le chiuse, racchiudendosi nella sua oscurità le cui pareti fatte si supplizio si ergevano su un pavimento di odio.

 

-Sei contento, Odino?!- urlò dentro di se. –Finalmente ti sbarazzi di questo.. mostro, finalmente potrai tornare a guardare Asgard conscio che la sua unica macchia è stata finalmente lavata via!

Una lacrima scese sulla guancia scavata, silenziosa e solitaria.

 

La mano dell’ancella si posò sulla fronte del principe, facendogli riaprire gli occhi. Non si era accorto che si era allontanata dal suo fianco, fatto ovvio dato che portava appresso gli abiti migliori del corvino, presi chissà dove, all’infuori di quella stanza. Ma, oltre agli abiti ed a un paio di forbici, anche un’altra cosa era giunta con l’arrivo della donna. –Dobbiamo sbrigarci, mio Signore. Thor è fuori dalla porta, e a quanto sembra non ha intenzione di attendere oltre la mezzanotte. Il sole è appena tramontato.. non abbiamo molto tempo.

L’ancella doveva in qualche modo aver accelerato il processo di guarigione, perché il dolore aumentò, e al principe sembrò addirittura sentire la pelle che ricresceva e andava a espandersi sul suo volto. La donna lo costrinse a sedersi, mentre si posizionava dietro di lui, inginocchiandosi. I capelli avrebbero continuato a ricrescere, ma a causa dei tempi stretti la donna cominciò già a tagliare, forbici in mano, le lunghe ciocche nere; i capelli del dio non venivano toccati dal veleno, e quindi erano ancora al loro posto, per il semplice motivo che le mani dell’ancella impedivano all’acido di arrivare. La capigliatura dell’uomo era quindi al suo posto, intatta, anche se non per molto. Nel giro di qualche minuto i capelli, lunghi fino alla vita fino a poco prima,  erano stati tagliati praticamente fino alle orecchie, dando a quel volto ormai ricostruito, un’aria un po’ più giovanile e sbarazzina. Alla fine della guarigione avrebbero probabilmente raggiunto le spalle dellìincantatore.

 

Una volta steso nuovamente il principe sulle lenzuola si occupò di quelle tre piccole stanze, togliendo dal pavimento capelli e sangue, preparando gli ultimi abiti che il principe avrebbe dunque indossato, prima di andare a preparare la doccia che avrebbe tolto dall’uomo le ultime tracce della tortura, che doveva essere nascosta a tutti, tranne a Odino che l’aveva ordinata, a lei che la eseguiva e a Loki che la subiva. Davanti alla porta d’ingresso, con gli asciugamani puliti che tra le braccia, la donna si fermò. Percepiva l’irruente presenza del biondo, che si trovava di certo al di là di quella porta, con la sola compagnia delle silenziose guardie che si occupavano di sorvegliare. La fedele donna guardò per un attimo la porta, quasi potesse osservare realmente il grande principe dorato, in tutta la sua splendente sconfitta.

 

Per qualche istante accomunò i due fratelli, entrambi ricolmi di dolore, provato in situazioni di verse, con graduazioni e sfumature diverse. Possibile che solo per quello, entrambi si erano inginocchiati, non più combattivi, entrambi irrimediabilmente cambiati, sporcati? Eppure, l’ancella oscillò davanti a quella forza, quell’impeto, quella decisione nata dalle ceneri del fuoco Dolore. Si costrinse rimettersi al lavoro, mentre i minuti scorrevano veloci verso la mezzanotte.

 

[Appena una porta di distanza]

 

Thor si odiava.

Odiava la sua forza. Perché era inutile

Odiava la sua debolezza. Perché lo aveva reso cieco.

E come, oh, come sapeva che i passi che lo avevano portato su quella porta erano suoi, solamente e dolorosamente suoi. Da quando aveva scoperto cosa aveva, cosa avevano fatto a Loki, non si dava pena. Certo. Lui lo aveva ferito, corporalmente ma anche interiormente. E, con le sue bugie, lo aveva costretto a guardarsi indietro.

Facendogli male, gli aveva fatto anche del bene. Lo aveva reso migliore, anche se non lo aveva fatto apposta, anche se non lo sapeva. Il dio dei fulmini e delle tempeste, del tuono e delle nubi, era in debito. Col principe, col dio delle bugie e delle menzogne.

 

E il non poterlo ripagare.. quanto, quanto gli bruciava. Quanto gli costava, non poter salvare suo fratello, che con il suo odio gli mostrava in ogni momento la sua stupida arroganza, il suo comportamento così pomposo e insolente, il comportamento di un infante, come lo aveva definito suo padre, davanti al re dei giganti di ghiaccio. E non si era mai accorto, di quanto, quel suo essere immaturo, avesse ferito chi gli era vicino. Sua madre. Suo padre. I suoi amici. Suo fratello.

 

Finalmente l’entrata si aprì, affinché il principe entrasse. Le due guardie lanciarono solo uno sguardo distratto alle stanze, rassicurate dalla presenza del potente dio, che si richiuse piano la porta alle spalle, ritrovandosi davanti la piccola figura dell’ancella che si occupava di suo fratello. Prima che la donna potesse anche solo aprire bocca il biondo si diresse verso la camera di Loki, dato che ne aveva appurato l’assenza nella stanza principale con un veloce sguardo.

 

Lo trovò seduto, con la schiena appoggiata alla parete, come alla ricerca di sostegno. Non poteva sapere che il terribile aspetto che aveva ora era nulla in confronto a quello di poche ore prima.

Per un attimo lo studiò, osservandone la figura magra dentro a quei vestiti elaborati ed eleganti, che gli portarono alla mente il fratello di un tempo, quello che lo seguiva in battaglia e gli suggeriva nell’orecchio la strategia migliore, quella che li avrebbe di certo portati alla vittoria. Solo in quel momento il principe si accorse di quanta della sua gloria era stata tessuta da quelle mani affusolate e manipolatrici.

 

Il debito aumentò, il suo grande nome ora pesante come un macigno.

 

Loki gli rivolse il suo sguardo smeraldino, stanco, certo, ma in cerca di forza per risorgere di nuovo, prima di cadere definaitivamente. Sotto a quegli occhi accusatori il principe si sentì indifeso, nudo davanti alle sue colpe, e distolse lo sguardo, portando tutta la rabbia nata dal suo odio sull’ancella, che era intanto comparsa al suo fianco. –Perché è così provato?- domandò, possente. –Precazioni, mio Signore… ordini di Odino- rispose tranquilla la dama, mentre il biondo si voltava verso di lei. –Cosa stai insinuando?! Di che precazioni stai parlando? È imbavagliato, ammanettato e privo dei suoi poteri! Che cosa serve influire ancora, davanti ad una morte così disonorevole?!

 

Loki sbatté la testa contro il muro, scosso da piccoli sussulti. Questa volta il biondo capì da solo che stava ridendo. Per ciò che aveva detto. Di nuovo. E lo odiò. E si odiò per averlo odiato.

 

-Mi spiace, mio principe, ma il re in persona mi ha dato ordine di non farne parola- rispose sicura la donna, non vacillando davanti alle ondato di rabbia che le venivano rivolte, sicura nella sua fedeltà. Si vedeva che il biondo avrebbe volentieri imprecato. –E non posso neppure avere una conversazione, per colpa di quel dannato bendaglio…- scosse poi una mano, e la donna si ritrovò quindi congedata nella stanza accanto.

 

-Lo avevi immaginato, Loki? Avevi mai pensato, con la tua dannata mente calcolatrice e tessitrice, che una delle tue trame ti avrebbe portato qui? Con le tue parole inutili e le mani legate?- domandò il biondo dopo diversi minuti che erano soli, lui in mezzo alla stanza, Loki seduto contro il muro. Il dio dei fulmini strinse i pugni – Scommetto di no… me lo dicevi sempre, no? Tu combatti solo quando sei convinto di vincere. Ed invece hai perso; non una, ma ben due volte. Ed ora sei caduto. E non puoi più rialzarti. Ed io non posso aiutarti…

Si bloccò d’improvviso, quando vide il corvino alzarsi, le gambe ancora deboli e tremanti, ma negli occhi il fuoco di chi non ha ancora finito. Si ritrovò quindi ad un passo del biondo e, con forza, con tutta la forza che aveva, batté i pugni ammanettati contro il petto del guerriero.

 

“Se solo…” lesse il principe dorato negli occhi di quello perduto “Se solo avessi un mio pugnale. Se solo potessi parlare!”  il guerriero tacque, avvertendo il rancore profondo del corvino.

Il principe dorato chinò la testa. Arretrò. Si appiattì al muro, sconfitto.

 

-Miei signori…- l’ancella era ricomparsa, accompagnata da un paggio. –E’ ora di andare. Odino chiama.  


Angolo dell'utrice: il count dawn scorre veloce, ormai, e non c'è più molto da dire... Come si può ben immaginare il tema chiave del capitolo è il dolore, e per quel che riguarda il dio biondo, ho vluto prendere il suo cambiamento e i debiti che ha nei confronti del fratellino. ammetto che il "dialogo" fra Thor e Loki non convince neppure me, ma è il meglio che sono riuscita a cavare dalla mia testolina, ma purtroppo non sono tipo da frasi sdolcinate. Per il resto: see you later!

  
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