Una fanfiction
scritta in un pomeriggio di ordinaria follia.
Rimuginavo l’idea da un paio di giorni, alcune gag le avevo
già in mente, mi sono seduto al computer ed ho cominciato a scrivere. Mi sono alzato circa quattro ore dopo, senza essermene nemmeno reso
bene conto; davanti, avevo questa roba. L’ho letta a mio fratello (il mio beta-reader ufficiale in
materia di fanfic comiche) ed ha superato la prova:
ha riso a crepapelle. Quindi, eccola qua! Un solo
problema: ho collocato questa storia nella sezione “HunterXHunter”
per via del fatto che il filo conduttore della storia è comunque
quello, e che senza conoscere HXH è difficile capire la gran parte delle
battute. I crossover però sono tanti e tanto vari che per un po’ ho pensato anche a metterla,
invece, nell’apposita sezione. Non credo che questo costituisca un problema per
nessuno, comunque. Leggete e commentate!
-
Ciao,
Killua! Lo sai? Ho sentito dire
che ci sono tre tizi che ti stanno cercando…
-
Dici
davvero, Gon? Che cosa
strana!
-
Vogliono
ucciderti, penso.
-
Ah,
allora è normale. Dai, andiamo a giocare!
Gan_HOPE326 presenta
Una produzione
“20th Century Nine Tail Demon Fox”
Vita da Hunter
Dopo aver
letto questa fanfiction, l’unica licenza che vorrete
sarà quella di pesca!
Starring:
Gon Freaks
Killua Zoldick
Kurapika Kurata
Leorio Nonsoilcognome
…e tanti
altri!!!
La riva del fiume era
immersa nel silenzio. Il dolce mormorio dell’acqua che scorreva, e ogni tanto
il cinguettio di qualche uccellino, erano gli unici rumori che si potevano
udire. Il ragazzo, seduto sulla sponda, guardava in avanti sereno e fiducioso,
tenendo salda la canna da pesca, in attesa che qualche
pesce più stupido degli altri credesse davvero che ci fosse qualcuno così
generoso da regalare vermi al primo che passa. Ignorava del
tutto la minaccia che stava scivolando silenziosamente alle sue spalle.
-
Ehi, che fai? Guarda dove metti i piedi, Al, mi
stai pestando le scarpe nuove!
-
Miiiii, mica è colpa mia, John!
Diglielo, Jack, che non è colpa mia! Avanti, diglielo!
-
Al, John,
vogliamo stare zitti, per favore?
Dicevamo: che stava
scivolando silenziosamente alle sue spalle. Tre spietati
killer, uno dei quali era pelato e parlava con forte accento siciliano. Si imboscarono in un cespuglio, in attesa del momento
propizio.
-
Guardate: è lui. Il ragazzino hunter che non si
separa mai dalla sua canna da pesca. Il nostro bersaglio è un suo amico.
Scommetto che lui ci saprà dire dove trovarlo.
Il ragazzo tirò forte la
canna, e venne fuori un bel pescione argenteo. Lo
staccò e lo mise nel cesto accanto a sé, dopodichè prese un’altra esca e gettò
nuovamente l’amo.
-
Mi raccomando – sussurrò Jack – Dobbiamo
fare un lavoretto discreto.
-
ALL’ARREMBAAAAGGIOOOO! – gridò Al, lanciandosi
fuori dal cespuglio.
Gli altri due lo
seguirono a ruota, e in breve furono addosso al ragazzino.
-
Lasciatemi! Lasciatemi! Che volete da me?
John si fece avanti, facendo cenno ai suoi compagni di lasciarlo fare, che ci
avrebbe pensato lui. Arrivò davanti al ragazzino impugnando la pistola.
-
Senti, ragazzino, tu devi dirci dove si trova un tuo certo amico.
Un bimbetto che si chiama Killua Zoldick…
-
Non so chi sia. – disse facendo spallucce
il ragazzino.
-
Brutto bugiardo! – gridò John, e gli
tirò un pugno nello stomaco.
Il ragazzino urlò e
sferrò un calcio, colpendo Jack allo stinco. Jack cominciò a lamentarsi perchè quello era proprio lo
stinco dove aveva il tendine irritato. Al gridò che
non lo sopportava più e lo colpì con un ceffone dietro la nuca. Jack finì in avanti e diede una testata a John. Alla pistola di John partì
un colpo.
Il ragazzo cadde morto.
-
Minchia, l’abbiamo fatto secco. – commentò Al.
-
E’ quel che si meritava, per essersi ostinato a non dirci dove si
trovava il suo amico. – ribatté John.
-
Sembrava che non ne sapesse nulla. – osservò Jack.
-
Fingeva, pirla! Era sicuramente l’hunter che cercavamo. Aveva la canna da pesca, no?
In quella, dagli arbusti
uscì una bambina. Guardò disorientata la scena. I tre
energumeni di fronte a lei, poi il cadavere ai loro piedi.
- SAMPEI! – gridò disperata.
L’impresario si accese
un sigaro, nervoso. Non sopportava i giorni di audizione.
Sembrava che non ci fosse più un artista di talento in tutto il mondo, anche a
pagarlo a peso d’oro; e che invece tutti gli sfaticati, gli incapaci e gli
inetti di questa terra venissero apposta nel suo ufficio
a seccarlo con le loro deprimenti performances.
Mettere su uno spettacolo di varietà decente era sempre più difficile.
-
Avanti il prossimo! – chiamò, con poco entusiasmo.
Entrò uno strano tizio
dal colorito pallido, con i capelli verdi e gli occhi astuti. Lo seguiva una
bellissima ragazza. Il tizio trascinava una strana cassapanca a rotelle coperta
da un telo.
-
Nome? – chiese l’impresario.
-
Mi chiamo Hysoka. – fece
quello, con un sorriso viscido – Questa è la mia assistente. Sono
prestigiatore.
-
Immaginavo. Mi faccia vedere il suo numero, signor Hysoka.
L’uomo
estrasse dalla tasca un biglietto di carta su cui erano scritte a penna una
decina di cifre.
-
E’ quello del cellulare. – spiegò.
L’impresario annuì e
prese nota.
-
Molto bene, ora passiamo alla magia. Cosa
sa fare, signor Hysoka?
-
Ammiri.
Tirò via il velo dalla
cassapanca, che si rivelò una scatola ricoperta di disegni luccicanti
dall’aspetto misterioso. La ragazza, con un largo sorriso, si distese nella
scatola e la richiuse su di sé. L’unica parte di lei
che restò fuori era la testa. Hysoka tirò fuori da sotto la scatola due larghe lame d’acciaio. La
ragazza, a questo punto, simulò un’improvvisa paura, lanciando squittii e gridolini.
“L’assistente è brava”
notò l’impresario.
Hysoka conficcò la prima lama
nella scatola, all’altezza della vita. La recita della ragazza era sempre più
convincente: urlava e fingeva spasmi di dolore. La seconda lama entrò
all’altezza del torace. Questa volta la ragazza smise di fare scena e si limitò
ad abbandonare il capo, come morta.
Hysoka sollevò il pezzo
centrale della scatola e… magia! La donna sembrava essere stata tagliata in tre
pezzi!
L’impresario applaudì
entusiasta.
-
Bravo, bravo! Assunto! Uno splendido numero!
Hysoka sorrise con falsa
modestia e fece un inchino.
-
E’ davvero un genio! Ma senta, prima di
ricomporla… le dispiacerebbe togliermi una curiosità che ho sempre avuto, fin
da bambino?
-
Se posso…
L’uomo si avvicinò al
prestigiatore con fare circospetto e chiese,
sussurrando:
-
Me lo dica in un orecchio… dov’è il trucco?
-
Trucco? – fece Hysoka, cadendo dalle
nuvole – Di che trucco parla?
-
Sei sicuro che questa volta l’informazione sia giusta?
-
Sicuro, Al! Fidati di me.
I tre killer
avevano indossato camici per mescolarsi al personale dell’ospedale e muoversi
inosservati lungo i corridoi. Fecero il punto della situazione.
-
Attenzione! – disse John
– Cerchiamo anche stavolta un hunter. Anche lui
è amico del nostro obiettivo, si sono conosciuti durante l’esame. Questo è un
medico, anche se non ne ha l’aspetto. E’ un uomo abbastanza alto, un po’
dinoccolato, con una barbetta incolta. Sulle prime sembra scorbutico, ma in
realtà ha un cuore d’oro.
-
Guardate! E’ lui!
Per il corridoio
camminava un tipo che rispondeva perfettamente alla descrizione. A differenza
dei killer, non indossava il camice.
-
Non ha l’aspetto di un medico. – notò Jack.
-
Appunto! E’ lui di sicuro! Prendiamolo!
-
Ma non sappiamo se è scorbutico…
-
Ragazzi, ghe pensi mi! – intervenne
John – Osservate il maestro della psicologia
all’opera.
Si avvicinò a passi
misurati all’uomo che avevano puntato. Lo raggiunse.
-
Mi scusi, saprebbe per caso dirmi che ore
sono? – chiese.
-
L’ora che ti compri un orologio.
-
E’ SCORBUTICO! ALL’ARREMBAAAAGGIOOOOO!!!
E in un attimo l’uomo fu
preso e immobilizzato. John gli puntò la pistola alla
testa.
-
Parla! Dov’è Killua
Zoldick?
-
In un posto dove danno ai figli nomi
tanto assurdi, immagino. – rispose quello.
John sparò. Il dottore che
non ne aveva l’aspetto cadde giù con un buco in mezzo
alla fronte.
-
Perché l’hai fatto, John? –
chiese Jack.
-
Era troppo scorbutico.
-
Peccato. – commentò Al – stavolta era lui
di sicuro.
Lo sparo aveva attirato
un mucchio di gente. Tra la folla che si era radunata si fece largo una giovane
e bella dottoressa dall’aria impettita. Vide il dottore (che non ne aveva l’aspetto) morto sul pavimento.
-
DOTTOR HOUSE! – gridò disperata.
Devo stare calmo. Fisso l’uomo davanti a me e vedo in lui il
desiderio di procurarmi quanto più dolore possibile. Quelli come lui vogliono torturarti nella mente, prima che nel corpo.
Vogliono fissarti mentre i tuoi occhi vagano, in preda
al panico, e tu non sai ancora cosa devi aspettarti, da cosa dovrai difenderti.
Vogliono vedere la tua disperazione e goderne, berla come un liquore
inebriante. Quelli come lui ci sguazzano, nella
disperazione. E’ facile farsi prendere dal panico, in una situazione come
questa. Facile per chiunque, ma non per me. Io sono un hunter,
e affronterò questa situazione con coraggio. Qualunque cosa accada,
io non posso cedere alla paura. Sono preparato ad ogni sfida. Sono preparato.
Sono preparato.
-
Signor Leorio…
Leorio deglutì. Ora che l’uomo
aveva aperto bocca per la prima volta, sembrava ancor
più terrificante.
-
Sì?
-
Comincia qui il suo esame di Anatomia
Comparata. Mi parli dell’apparato digerente…
Al terzo tentativo, la
fiducia di Jack e Al nel loro compagno era diminuita
di parecchio. Ma dal momento che non avevano nessun
altro su cui fare affidamento…
-
Questa volta non sbagliamo, vero, John?
-
Notizia sicura, ragazzi. Il terzo amico del nostro bersaglio. Un
altro hunter. E’ un giovanotto un
po’ particolare, non ho potuto sapere molto su di lui. Dicono solo che
sia l’ultimo sopravvissuto del suo clan, e che quando si arrabbia i suoi occhi
diventino rossi. Ho chiesto un po’ in giro, e mi hanno indicato questo tizio
che stiamo seguendo ora… Al, ma che cavolo fai?
-
Mmphgniente. – rispose Al, con
la bocca piena di pillole. Le tirava fuori una dopo l’altra da una boccetta che
teneva in mano, e se le ficcava in bocca. John gli
strappò la boccetta di mano.
-
“Vycodin”? Ma
che roba è?
-
Le ho prese al dottore che abbiamo ammazzato prima. – spiegò Al – Mi aiutano a rilassarmi…
-
Drogato! – commentò Jack.
John, dal canto suo, intascò
le pillole:
-
Queste le tengo io. E non te le ridò
finche non abbiamo finito il lavoro. Bisogna essere lucidi
per fare questo genere di cose, che diamine!
-
Ma John! Se non me le ridai mi vengono i dolori…
-
Ma sta’ zitto, che sembri Jack!
-
Allora mi metto a piangere! Se non me le
ridai, mi metto a…
-
Tutti zitti! – esclamò Jack – Sta
arrivando.
Un giovane camminava per
la strada, immerso nei propri pensieri. Sembrava non aver
notato affatto i tre killer che lo attendevano al varco.
-
Stavolta dobbiamo accertarci che sia lui.
– disse Jack – Lasciate fare a me.
Raggiunse il ragazzo. Quello
si voltò e gli lanciò uno sguardo che voleva dire “lasciami in pace che c’ho i cazzi miei a cui pensare e
non ho tempo da sprecare con dei perdenti come te”. Per nulla scoraggiato, Jack gli rivolse la parola:
-
Ascolta… mi dispiace per la fine del tuo clan…
Lo sguardo del ragazzo
si addolcì. Allora c’erano anche bontà e compassione, nel mondo! Non era tutto
violenza e sopraffazione! Si poteva sperare di vivere meglio, abbandonare per
sempre quest’inutile e sterile ricerca della
vendetta, tutto sommato, e cambiare, e non buttare via
inutilmente la propria vita…
-
…le vostre donne facevano degli ottimi prezzi.
-
BASTARDO! TI UCCIDO! – ruggì il giovane.
-
HA GLI OCCHI ROSSI! ALL’ARREMBAAAGGIOOOO!
I tre killer
si gettarono su di lui con tanta violenza da buttarlo a terra. Cadendo, il
ragazzo batté la testa su di un sasso. Giacque immobile.
-
Cavolo. – notò Al – Stiamo peggiorando.
Ora muoiono anche prima che possiamo fargli la domanda.
-
Guarda il lato positivo. – osservò John
- Questa volta era
sicuramente lui. Aveva perso il suo clan e gli occhi gli diventavano
rossi. Ora quel Killua verrà a cercarci, visto che abbiamo ucciso un suo amico!
Ad un tratto, arrivò uno
strano uomo. Un tipo alto, pallidissimo, con lunghi capelli
corvini e occhi obliqui dalle pupille strette come quelle di un rettile.
Lo sguardo gli cadde sul giovane vendicatore che giaceva a terra.
-
SSSSASSSUKE! – gridò disperato.
Lo inseguo tra i tetti della città. Crede di sfuggirmi, lo
stolto! Ma io non mollo. Quanta arroganza! Non solo
ardisce presentarsi davanti a me pur essendo un membro della famigerata Brigata
dell’Illusione (a me! Ultimo sopravvissuto del clan Kurata!),
ma ha addirittura la sfacciataggine di portare impresso ovunque, sul suo
sgargiante vestito, sul petto e sulla schiena, l’immondo simbolo della sua
razza dannata, il Ragno! Non lo perdonerò di certo. Morirà per mano mia. I miei
occhi vedono tutto rosso; il mio nen
scorre al massimo vigore nelle catene che si dipartono dal mio polso… questo è
il giuramento che ho fatto, di distruggervi tutti, voi criminali: da ciò viene il
mio potere! Ti ho preso, infine! Dibattiti pure, la mia catena non può essere
spezzata! Urla e implora pietà, le mie orecchie sono sorde alle tue parole
ipocrite! Io vi sterminerò tutti, voi Ragni; ed ecco
che finalmente cedi, finalmente abbandoni le braccia lungo il corpo, la testa
ciondola senza più forza. Sei morto: ho vinto io.
Mentre ancora Kurapika teneva in mano con sommo disprezzo le spoglie del
nemico ucciso, arrivò Leorio.
-
Scusami, Leorio. – gli disse il ragazzo
biondo con un sorriso – So che ci eravamo dati
appuntamento, ma poi mi sono imbattuto in questo criminale ed ho perso
completamente la testa. Piuttosto, com’è andato l’esame?
-
Meglio non parlarne. – fece quello, scuotendo la testa – Ma che è quello? Fa’ vedere…
Raggiunse il cadavere
abbandonato sul nudo cemento. Lo squadrò dalla testa ai piedi.
-
Kurapika – disse infine,
stupito – hai appena ucciso l’Uomo Ragno.
-
Eddai, ragazzi, me le date le mie pillole?
-
Quando abbiamo finito il lavoro! Ora
zitto.
Stavolta il bersaglio
era sicuro. Una dritta pulita al centoventi per cento. Avevano adocchiato già
l’obiettivo, che stava serenamente seduto su di un muretto, nella piazza
principale della città. Un bambino dai larghi occhi neri, i capelli argentei e
arruffati e l’aria sveglia. Non ci potevano essere dubbi. Andarono tutti e tre,
si fermarono davanti a lui, a cerchio, precludendogli ogni via di fuga. Lo
squadrarono dall’alto in basso con espressioni molto minacciose. Il ragazzino
rispose con un sorriso ingenuo.
-
Killua Zoldick… - disse cupo John.
-
Sì?
-
…ci hanno detto che tu sai dove trovarlo.
- concluse la
frase.
-
Certo! – esclamò il bambino – Vi dirò
tutto.
John diede di gomito a Jack. Finalmente le cose andavano per il verso giusto.
Al brontolò che voleva
le pillole, e Jack gli pestò un piede per zittirlo.
-
Dicci tutto, allora! Com’è fatto questo Killua?
Noi sappiamo solo che si porta sempre dietro uno skateboard.
-
Vediamo… - fece il ragazzino, pensieroso
– Ecco… avete presente come sono fatto io?
I tre killer
annuirono.
-
Larghi occhi neri? Capelli argentei e arruffati? Aria sveglia?
I tre killer
annuirono ancor più vigorosamente.
-
Bene. Lui è tutto l’opposto.
I tre killer
sospirarono, un po’ delusi.
-
Ha un colorito insolito. Sapete, lui è…
cinese, ecco. Sì, è cinese.
-
Fantastico! – esclamò John
– Con queste informazioni lo troveremo subito.
-
John, nel mondo ci sono più di due miliardi di
cinesi.
-
Ma quanti di loro hanno uno skateboard?
Non essere troppo pessimista, Jack!
-
Ma insomma, me le date le mie pillole? – gemette
Al.
-
E piantala, tu e le tue pillole! Andiamo!
Visto cosa succede quando si sanno trattare le
situazioni con tatto? Alla fine non c’è nessuno che grida disperato…
Il ragazzino osservò
divertito i tre killer che si allontanavano. Poco
dopo, lo raggiunse un altro bambino. Questo aveva alti capelli neri appuntiti e
portava con sé una canna da pesca.
-
Che volevano quei signori, Killua?
-
Niente di particolare, Gon. Solo qualche
informazione.
-
Ehi, ma dov’è finito il tuo skateboard?
Te lo porti sempre dietro!
-
Oggi è dal meccanico, dovevo fargli fare
la convergenza. Senti, avevamo deciso di andare a giocare ma
sono sei ore che stiamo qui fermi! Andiamo, una buona volta!
E corsero via entrambi.
La sera della prima il
teatro era gremito. Tutti i biglietti erano stati prenotati con giorni e giorni
di anticipo. Gli spalti rigurgitavano di folle urlanti
venute a vedere il nuovo, prodigioso prestigiatore. I bagarini avevano fatto
affari d’oro.
Hysoka mosse i suoi primi
passi sul palco, un po’ incerto per l’emozione. Salutò il
pubblico con un inchino, dopodichè passò ai suoi giochi.
-
Signori, ho bisogno della vostra partecipazione per questo esperimento! Ora distribuirò, in modo completamente
casuale, delle carte a tutti voi del pubblico. Ciascuno di voi
ne riceverà una, e sarà mio compito dire, ad occhi chiusi, solo grazie
alla mia telepatia, quale carta ognuno di voi tenga in mano. Ora chiederò alla
mia assistente di portarmi le carte. Michelle, prego!
Entrò una ragazza che
portava in mano un grosso mazzo di carte. Indossava un costume succinto e
ricoperto di lustrini; due vistose cicatrici le
attraversavano il corpo all’altezza della vita e del torace. Le carte vennero sparpagliate da un grosso ventilatore che stava in
mezzo al palco, e ogni spettatore ne afferrò una al volo.
-
Molto bene, cominciamo! Lei, signora, seduta in prima fila. Lei ha
in mano un cinque di fiori, vero?
-
Veramente – disse quella imbarazzata – è
un sei.
Hysoka scosse le mani con
noncuranza.
-
Fa nulla, fa nulla. Queste sono cose
che capitano anche ai migliori. Lei, lassù, signore, sì, lei con i baffi… lei
ha un quattro di cuori!
-
Donna di picche. – ribatté lui.
-
Lei, laggiù… asso di quadri? – tentò Hysoka.
-
Sette di denari.
-
Lei! Re di picche! – gridò disperato il prestigiatore.
-
In realtà non so dirle bene cosa sia. – disse
l’uomo indicato, un po’ confuso – Non conosco questa carta. Dice “Mago
nero – Attacco 2500, Difesa
Sulla sala scese il gelo
assoluto. Il pubblico taceva allibito. Hysoka era
distrutto. Si udiva il vento soffiare distante, e una palla di sterpi secchi,
venuta da chissà dove, rotolò sul palco.
-
Buffone! – gridò un tipo nerboruto e minaccioso da uno dei palchi
più elevati – Ridacci i nostri soldi!
La reazione di Hysoka fu rapida e immediata. Una carta saettò nell’aria e
andò a conficcarsi nella gola dell’uomo. Il coraggioso cadde giù senza un
grido, e si sfracellò al suolo.
Da quel giorno, gli
spettacoli di Hysoka furono sempre un successo.
Titoli di
coda
(Non smettete di leggere!
Continua anche dopo!)
Storia,
sceneggiatura, regia
Gan_HOPE326
Fotografia e sonoro
E’ una fanfiction, pirla! Non ci sono né fotografia né sonoro!
Cast (in
ordine di apparizione):
Gon Freaks
Killua Zoldick
Sampei, ragazzo pescatore
Aldo,
Giovanni e Giacomo AKA Al, John
e Jack
La bambina
L’impresario
Hysoka
Michelle
Dr. Gregory House
Dr.ssa Cameron
Leorio
Prof. Ersilio
Frattaglia
Ordinario di Anatomia Comparata all’università di Shin
York City
Sasuke
Uchiha
Orochimaru
Kurapika
Peter Parker
AKA L’Uomo Ragno
Il Mago
Nero
(si ringrazia Yugi Muto per la gentile concessione)
Il Tizio Nerboruto
E Minaccioso Che Quando Uno Spettacolo Va Male Si Mette A Protestare
E non è
ancora finita!...
-
Stavolta è lui, ne sono sicuro, Jack.
-
Sì, John. E’ lui.
-
Mmbrghphhppp…ppillolee…
Il ragazzino correva sui
marciapiedi della città con il suo skateboard.
Sembrava esattamente quello che doveva essere: un assassino, un criminale.
Mostrava per la gente che lo circondava un irridente
disprezzo. Prendeva in giro e maltrattava tutti quelli che gli capitavano a
tiro. John e Jack si guardarono:
eliminando quel ragazzino, quel Killua, avrebbero
certamente fatto un favore alla società.
-
E’ certamente lui. – ribattè John – E’ cinese. Guarda, ha la
pelle gialla.
-
Andiamo.
John e Jack cominciarono a correre. Al rimase
indietro, contorcendosi tra gli spasmi della crisi di astinenza. Il ragazzino
si accorse di essere inseguito e accelerò. Conosceva le strade della sua città,
a differenza di quegli energumeni. Pensò che poteva
cavarsela.
Scivolò velocemente tra
la gente, sul marciapiede, suscitando le proteste di chi se l’era visto passare
davanti all’improvviso.
I killer
erano ancora dietro.
Passò accanto ad un
poliziotto. Se solo avesse potuto chiedergli aiuto… ma
no, non poteva contare su di lui, in quella situazione: soltanto su se stesso.
I killer
erano ancora dietro.
Attraversò la strada,
come faceva ogni giorno, quando tornava a casa, con velocità e imprudenza,
nonostante fosse un’arteria molto trafficata.
I killer erano ancora
dietro; ed erano a metà dell’attraversamento quando
vennero travolti da una berlina rossa.
- Evvai! – esclamò
il ragazzino, trionfante.
La macchina si fermò
pochi metri più avanti; la donna che guidava scese per accertarsi di cosa fosse
successo.
Intanto, dalla tasca del
corpo di uno dei killer era rotolato fuori qualcosa.
Una boccetta marrone con una etichetta bianca. Il
ragazzino, appena scampato al pericolo, si chinò a raccoglierla, incuriosito.
-
LE MIE PILLOLE! ALL’ARREMBAAAGGIOOOO!
Al si lanciò come un
ossesso sul ragazzo, strattonandolo e spingendolo, finché non riuscì a
strappargli la boccetta di mano. Sbilanciato, il ragazzino cadde all’indietro,
sulla strada: dove un’altra macchina, appena arrivata, gli fece fare la stessa fine di John e
Jack.
Al non ci fece caso. Tirò fuori quante più pillole poté e se le ficcò
in bocca, masticandole e inghiottendole in gran numero. Solo quando finalmente
riuscì a placare la crisi si rese conto di ciò che era
successo.
Aveva vinto. Killua Zoldick era morto,
spiaccicato sull’asfalto, assieme ai suoi due compagni! Così non solo avrebbe
potuto riscuotere la ricompensa, ma non avrebbe dovuto dividerla con nessuno!
Sarebbe stato ricco, ricco, ricco! E
avrebbe potuto comprarsi quante pillole voleva…
La donna che era scesa
dalla macchina rossa dopo l’incidente assistette a
tutta la scena, e tutt’ad un tratto si mise a
correre, presa da un atroce sospetto. Giunta davanti al luogo del massacro fissò
il corpo del ragazzino dalla pelle gialla, travolto lì sulla strada da una
macchina pirata.
-
BART! – gridò disperata.
…continua
l’elenco del cast…
Bart Simpson
Il
commissario Winchester
Marge Simpson
…una buona
parte dei quali ci ha lasciato la pelle, in questa fanfic,
quindi tributate loro i dovuti onori.
L’autore
non si considera responsabile per gli effetti che questa fanfiction
può aver avuto sulla vostra psiche.
Tutti i
personaggi citati sono proprietà dei loro rispettivi autori, che qui non cito tutti perché mi scoccia, e poi per la maggior parte
hanno nomi giapponesi difficili da scrivere, che poi il correttore di Word me
li corregge e…
Oh, al
diavolo! Questa è la…
FINE