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Autore: Martowl    05/03/2013    1 recensioni
Amanda è una ragazza apprezzata non per la sua goffaggine e il suo sarcasmo, ma per i suoi consigli -poco- saggi.
Così, complice il sito Ask.fm, incapperà in un anonimo un po' particolare..
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Double Face.

Chapter four.
 


         Betato da Flamel





 
Entrata in casa si sentiva un odore nuovo.  Un misto tra quello comunemente chiamato ‘di casa’ ed uno mai sentito. Era un ‘Amanda Parker hai cinque secondi per spiegarmi cosa acciderbolina sei riuscita a fare per farti mandare in presidenza già il primo giorno dell’ anno scolastico.’

Il fatto che poi quella sensazione si era allungata fino alla bocca di mia madre e aveva dato voce a tutte le mie preoccupazioni, è un altro discorso.

«Hai forse perso la ragione? E non dirmi che è colpa della Signorina Moore. E non andartene. E non fare finta di non sentirmi. E non alzare gli occhi al cielo».

«E vuoi forse aggiungere qualche altra congiunzione? Sì, è colpa di quell’arpia che si dà il caso abbia avuto la fortuna di trovare qualche cristiano che la accudisce a dovere, quindi è semplicemente Professoressa Moore o, per tutti, Nana Moore. E ti ho sentita, credimi, stai urlando. E me ne vado, perché quell’arpia, anzi mezza arpia, ha fatto tutto questo proprio con l’intento di farmi tornare a casa da una famiglia incavolata con me per il mio comportamento. Che poi non è che ho fatto chissà che cosa, ho semplicemente respirato e mi sono grattata un braccio. Giuro che la prossima volta che starnutirò in classe, andrò personalmente a denunciarmi. Contenta? Buon pomeriggio mamma, vado in camera. »

Riprendendo tutto il fiato che avevo perso in quel monologo, mi indirizzai verso la mia camera, lasciando perdere i monosillabi di mia madre all’entrata.

Era stato divertente in fin dei conti, ma sapevo che quando avesse appreso tutte le notizie che avevo liberato a velocità della luce, me l’ avrebbe fatta pagare, partendo dall’ironia che avevo usato per contestare la sua inutile ira.

Mentre attendevo che riuscisse ad comprendere tutto il mio discorso, decisi di accendere il computer ricordando la melodiosa e simpatica voce di Sharleen che mi ricordava che qualcuno aveva deciso di riempirmi il profilo di domande stupide. Poi lei aveva detto ‘piena’ ma per quella ragazza era piena anche la sua testa, quindi non potevo davvero fare affidamento sulle sue parole.

Messa la password e l’email, mi comparì davanti alla faccia un sei, che mi rendeva partecipe del fatto che l’idea piena di Sharleen era totalmente l’opposto della mia.

Decisi di mettermi comoda e vedere quali orribili problemi incasinavano la perfetta vita di quei grandi geni dai lunghi capelli biondi e dalle unghie laccate.

Iniziai a scorrere tutta la baraonda ed incominciai dalla prima:

«Cara, la prossima settimana ho un matrimonio, dici che va bene se metto un vestito nero? Sai, sfina». OH MA PER PIACERE! Anche la mia intelligenza scappava terrorizzata di essere placcata e distrutta dalla stupidità di Hannah.

Presi forza e risposi:

«Dico che se tu lo indossassi potresti assomigliare ad una suora di clausura che ha sbagliato luogo, ma, constatando il fatto che i tuoi vestiti hanno sempre uno scollo fino all’ombelico, sono certa che tu non correresti questo dubbio. Quindi sì, IL NERO SFINA. »

Mi stupisco continuamente di quanto sia stupida la gente. Poi passai alla domanda successiva e poi a quella dopo ancora che è subito seguita da un’altra molto simile.

Perché in fondo le altre domande erano molto simili alla prima. Solo diversi soggetti. A volte cambiando sesso, ma senza cambiare sponda. Per esempio c’è Samantha e le sue paranoie, fondate, sì, ma lei questo non lo sa:

«Ultimamente penso che Luke mi metta le corna. Nessuno mi vuole dire la verità, ma io me lo sento! Come posso capirlo?» Se ti capita di darti una padellata in testa, sarebbe già un passo avanti.

«C'è un metodo infallibile, scientificamente provato che, se un uomo alza gli occhi due volte quando si parla di tradimento, allora è stato un traditore». Poi il fatto che il 'traditore' in questione abbia un tic nervoso che lo porta ad alzare lo sguardo ogni tre per due è solo una casuale coincidenza.

Era solo una la domanda che si differenziava dalle altre.                 

«Se tuo fratello dovesse rimanere fuori, dopo interminabili ore di lavoro, senza macchina perché generoso nei confronti della sorellina, qual è il primo pensiero che ti viene in mente?»  

Avevo come il presentimento che si trattasse proprio di quel bufalo maledetto:

«Penso che gli direi “Chiuditi il giubbotto o prenderai freddo”».

Ora cominciava il divertimento, circa tre secondi dopo il fratello in questione mi rispose.

«Ci sono trenta gradi fuori». Avevo come l’impressione che avesse già perso la voglia di scherzare. Oh beh, peccato, io ne avevo ancora tanta:

«Allora butta via il giubbotto ed inizia a camminare cialtrone».

Tre, due, uno… e non si fece aspettare.

«MA IO NON HO IL GIUBBOTTO!» Stavo vincendo!

«E allora dove sta il problema?!».

Questa vittoria in mano mi aveva provocato una gran sete; in fin dei conti, mettevo davvero molta energia per battere quel troglodita. Stando attenta a non beccare per il corridoio MammaHitler, mi diressi in cucina e bevvi tutto il contenuto del bicchiere alla velocità della luce, riuscendo a soffocarmi e a starnutire contemporaneamente, però senza sporcare nulla.  

Lo dicono tutti che noi donne siamo capaci di fare due cose allo stesso tempo. Se fosse accaduto ad Elijah, avrebbe causato la Terza Guerra Mondiale, ne ero certa.

Spinta dalla voglia di ridere ancora, tornai in camera a controllare e notai la presenza di una domanda.

Però riuscii a sorprendermi il fatto che non fosse Elijah, ma un anonimo:

«Non so se sia più divertente leggere tutte le domande idiote che ti hanno posto qui sotto o ricordarmi e ridere per la conversazione di stamattina tra te e tuo fratello

Mi sentii assolutamente osservata, come succede nei film ma invece di andare a guardare in giro iniziai a grattarmi, come se fosse un’allergia.

«Non so se sia più allettante l’idea di bloccarti e tornare a riavere un po’ di privacy che ti sei preso, o scoprire chi sei ed appenderti al posto della bandiera della scuola. »

E lo avrei fatto, lo giuro. Okay, magari con l’aiuto di qualcuno che superava il metro e cinquanta che mi apparteneva, ma lo avrei fatto!

E con la velocità immane, mi arrivò la risposta.

«Non era mia intenzione invadere la tua privacy, credimi Amanda, però mi sono sul serio divertito. E non ho nemmeno la minima intenzione di rimanere appeso lì sopra. Cooper non se ne accorgerebbe prima del 2016. Ed io ho intenzione di continuare a vivere con i piedi ben saldi a terra, ancora per molto tempo». Ah, faceva ironia, lo stalker.

«Anon sei pregato di lasciare in pace il mio nome. Per quanto tutta la scuola sappia del mio profilo, sono ottimista e cerco sempre di evitare qualche domanda pirla in più. Però siamo d’accordo sulla perspicacia di Cooper. Un punto a tuo favore. Al posto che fino in cima, ti farò salire fino a mezz’asta».

Certo che la gente si annoiava proprio di primo pomeriggio.

«Dicono ci sia un bel panorama da lì, ma preferisco rimanere col dubbio, grazie. E ti ringrazio anche per il punto. Non penso di meritarmi così tanto».  No sul serio? Qui l’ironia si mangia a colazione, bambolo.

«Credimi, faccio molto in fretta a togliertelo. Ci metto giusto qualche nanosecondo a far capire alla mia testa di non sprecare punti. Potrei semplicemente metterti nella lista delle persone con un cervello grande quanto una nocciolina. Anzi, grazie alla tua paura non so nemmeno chi tu sia, quindi non ho idea. Magari ci sei già in quella lista ed è molto probabile perché è davvero molto lunga

Se voleva giocare, avremmo giocato.

«Farlo in anonimo è più divertente, non puoi sapere chi sono e non puoi sapere se io sia intelligente o meno. Probabilmente sono in quella lista, probabilmente no. Forse sono il Re del ballo solitamente, o forse sono lo sfigato attaccato al muro. Potrei essere anche un grande studioso della matematica o un ottimo giocatore di baseball. Per quanto mi riguarda potrei anche essere tutte queste cose messe insieme e tu non lo sapresti. Magari mi rispondi senza avere pregiudizi su di me». Se dovevo ridere, che qualcuno me lo dica, per favore.
«Farlo in anonimo significa aver paura di prendersi le proprie responsabilità, nascondersi, per l’appunto, dietro a dei muri. Poi, dubito tu sia contemporaneamente il Re del ballo e lo sfigato al muro. Credimi, sarebbe davvero una gran rivoluzione. Anche vendetta per quei poveretti, ma dubito che persone come Sharleen e compagnia inizino ad innamorarsi del gruppo di matematica. È solito nei film, ma non nella vita reale. E poi io non parto con i pregiudizi!» Mi aveva punta nel vivo, lo dovevo ammettere, ma non poteva sparare sentenze su di me.

«Tu hai pregiudizi su qualsiasi cosa in movimento, Am...».

Piccolo impertinente che non sei altro, caro anonimo dei miei stivali. Si divertiva, lui, a scrivere casualmente il mio nome.

Non riuscii a pensare ad una risposta degna di nota, che il campanello iniziò a suonare come una furia. Solo una persona era capace a darmi il nervoso solo suonando il campanello.

Solo un armadio a sette ante, rotto e vuoto verso l’alto, dove, forse in un tempo remoto, ci stava un cervello. Poi ahimè, quel mobile è caduto e si è frantumato in piccoli pezzetti che hanno fatto rovinosamente cadere a terra il sopracitato cervello che, vista la piccola luce di speranza, ha deciso di darsi alla fuga. Perspicace, in fin dei conti.

Presi l’iPod e, dopo averlo messo a tutto volume, ignorai totalmente il campanello, consapevole del fatto che Hitler fosse scesa in giardino a stendere i panni.

Canticchiai amorevolmente la canzone e mi distesi sul letto aspettando la tempesta.

Il problema di fondo è che avevo dimenticato quanto potesse puzzare una tempesta.

«Esci immediatamente da camera mia, puzzolo. Avrò bisogno di chiamare quelli della disinfestazione, perdio. Sai quali sono i tuoi spazi?».

Grugnì, dimostrando così quanto io non mi sbagliassi a definirlo un animale.

«Si dà il caso che questa sia anche casa mia, ciò significa che non ci sono spazi proibiti». Alzò la testa, gonfiando il petto, riuscendo così a diventare un armadio con ben otto ante.

«Non ti sei reso conto del cartello sulla porta? C’è un bufalo ed un divieto con una scritta ben precisa: io non posso entrare».

Mi guardò perplesso. «Ma un bufalo non entr...».

Tre, due, uno...

«Sei una piccola strega. Una nana, senzatette strega».

«Hai una perspicacia che rasenta lo zero, te lo ha mai detto nessuno?».

«Quasi quanto le tue tette, no?». Era fissato, non c’era nulla da fare.

«Monotematico».

Alzò il petto orgoglioso, «Si dice monotono». Un gallo. Un grosso, ingombrante, gallo.

Sbarrai gli occhi, sorpresa dalla sua stupidità.

«Esci da camera mia, mi stai invadendo con la tua ignoranza. Esci. E lavati, perdio».

Cercai di spingerlo fuori, ma con la mia forza sovraumana riuscii a malapena a spostargli un ricciolo. Un sudicio ricciolo, per l’esattezza. Mi strofinai la mano in un fazzoletto, pensando se fosse necessario avvisare la disinfestazione della probabilità di morte.

«Ero semplicemente venuto qui per mostrarti la cosa più affascinante che io abbia mai visto. Ti assicuro, quando l’ho visto, me ne sono semplicemente innamorato. È perfetto per me, come se dovesse essere mio per sempre. Non so come ho fatto a resistere in tutti questi anni senza di lui!».

Ne parlava come se avesse tra le mani una creatura fantastica, una dea. Ma ne aveva parlato al maschile. Che fosse gay?

«Aspettami qui, anzi chiudi pure gli occhi. Coprili con le mani. Non sbirciare».

«ELIJAH MUOVITI!» sbraitai. Mi dava sui nervi, si notava?

Sentii i suoi leggiadri piedi uscire dalla mia camera, per poi tornare due minuti dopo.

«Okay ora puoi aprirli» mi sussurrò con voce tremula ed emozionata. Mi stava quasi convincendo che fosse un adone.

Aprii gli occhi, pieni di aspettativa.

«Un elmo» lo guardai, senza muovere un dito, un muscolo, nemmeno un filo d’aria.

Lo guardai e lo vidi annuire con enfasi. «Tu ti sei innamorato di un elmo».

 


Spazio minchiate!

*si nasconde impaurita*
Chiedo venia, gente! Giuro che non volevo fare così tardi!
Avevo intenzione di scrivere e scrivere e scrivere, ma le idee si sono bloccate, l’anon è un personaggio assurdo, la febbre mi ha bloccato e le otto verifiche da recuperare mi hanno sotterrato.
Chiedo scusa, scusa ed ancora scusa.

Ad ogni modo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. (:
L’Anon è un personaggio, che piano piano prenderà una forma, un corpo, un viso, ma con molta calma.
E’ un personaggio da scoprire, ecco.
Io spero che a voi piaccia questa storia, lo spero tanto perché mi ci sto impegnando sul serio.
E vorrei chiedere a voi di lasciarmi anche un ‘Ciao, mi fa pena ma ormai l’ho cominciata e mi fa noia lasciare a metà una storia.’
Ecco, vorrei sul serio sapere cosa ne pensate. :3
So di essere una palla, ma ahimè dovrete sopportarmi. u.u

Buona giornata,
bisou,
Mart.

   
 
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