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Autore: whitemushroom    06/03/2013    2 recensioni
Il Progetto Replica di Vexen non ha condotto soltanto alla nascita di Xion e di Riku Replica. Esiste una terza Replica, sconosciuta a molti, che per anni è vissuta all'ombra dell'Organizzazione: quando però questa decide di rendersi indipendente toccherà a Saix, n. VII dell'Organizzazione, andarla a riprendere. Ma questa ricerca si mescolerà ai ricordi del suo passato e porterà a galla molte verità nascoste. Chi sarà questa Replica? Perché cercarla spetta proprio al n. VII?
Questa fanfiction è stata scritta per il contest pentamestrale "La Terza Replica" indetto dal thexiiiorderforum, ed essendo stata scritta oltre un anno fa non tiene conto degli avvenimenti di KH3D
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Saix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 4


Non era stato abbastanza rapido, se lo era fatto sfuggire tra le dita senza alcun preavviso. Axel, no, basta dargli quel nome, la Replica aveva preso il largo perché si aspettava di essere inseguito, si era preparato a tale evenienza sin dal giorno in cui aveva deciso di voltare le spalle all’Organizzazione.
Da quel momento la sua priorità era diventata cercare quel suo “migliore amico” del n. XIII con ogni mezzo, cercando perfino di catturare la Principessa del Cuore a cui il Custode sembrava così legato; quando Saïx li aveva scovati insieme, nei corridoi tra i mondi, non aveva intuito subito il suo piano.
Si era illuso che quella replica fosse soltanto “difettosa”, che il suo sistema nervoso fosse collassato.
Invece no.
Per quanto irrazionale, quella Replica aveva seguito un piano, dedicandoci tutto il cuore e tutta l’anima artificiale che Vexen, tanti anni prima, gli aveva inculcato a forza con una semplice carta.
Sentendosi debole, indifeso e vulnerabile, aveva cercato rifugio negli ultimi resti del n. XIII, nel barlume della sua esistenza nel cuore di Sora. Voleva usare la Principessa per far di nuovo divorare il cuore del Custode dall’Oscurità, e ritrovare il suo migliore amico.
Quella era la prova che qualcosa era andato storto nel Progetto Replica.
Nella mente di quel fantoccio aveva inserito tutti i ricordi del vero Lea, quindi avrebbe dovuto avere ben chiaro chi fosse il suo migliore amico: Isa o, ovviamente, ciò che ne restava di lui. Invece no, aveva scelto una strada del tutto imprevista, tradendo tutti i ricordi che dovevano affollare la sua testa.
Aveva scelto di stare al fianco di un ragazzino insignificante, tenuto nell’Organizzazione soltanto per raccogliere cuori. Stupida Replica difettosa.
Se avesse avuto un cuore, forse avrebbe deciso di indagare più a fondo sull’origine di quella nuova amicizia, su cosa avesse spinto la Replica a rivolgersi al n. XIII. Avrebbe potuto sentirsi indignato, offeso, tradito ed abbandonato da quello che un tempo era stato il suo migliore amico.
Ma purtroppo non poteva.
Tutto quello che aveva davanti agli occhi era un pupazzo difettoso che aveva abbandonato l’Organizzazione e rivelato i loro piani ai nemici senza un giusto motivo; il quadro era piuttosto chiaro ed il Superiore aveva emesso l’unica sentenza possibile.

“Sei arrabbiato? Mi odi?”
Ora che la Replica se ne era andata, era rimasto solo con il Custode ed i suoi grandi occhi azzurri. Sì, quello sguardo penetrante riversava rabbia e disperazione nei suoi confronti e di tutta l’Organizzazione.
“Allora prendi la tua rabbia e riversala sugli Heartless”
Sì, quel Sora poteva amare ed odiare allo stesso tempo. Poteva sognare e condividere i progetti futuri con gli amici. Potevano farlo anche il papero ed il topo al suo fianco.
Poteva farlo la principessa che al momento languiva nelle prigioni.
Anni prima potevano farlo anche Isa e Lea, seduti sulle panchine di Radiant Garden ad osservare il palazzo del loro re, chiedendosi quanti e quali segreti custodissero.
Poteva farlo persino quella Replica fuggiasca.
In quella vicenda, tutti potevano provare dei sentimenti. Tutti tranne lui.
E la cosa bizzarra era che non aveva nemmeno un cuore per potersi lamentare dell’ingiustizia, altrimenti avrebbe staccato la testa del Custode per il solo piacere di vedere quello che restava dell’arrogante n. XIII andare in pezzi. Ma non poteva nemmeno arrivare a quello. Era un berserker, ma la sua furia guerriera non aveva nulla a che vedere con le emozioni.
Ad un suo schiocco di dita, gli Heartless presero forma e si diressero verso il ragazzo.

Il n. IV non si sarebbe allontanato dalle sue provette nemmeno se fossero venuti i Nessuno personali del Superiore a prenderlo di peso. Nei sotterranei del Mondo che Non Esiste, Vexen aveva posto il suo dominio assoluto, circondandosi di una morsa di gelo, ancora più imperscrutabile e solitario di quanto lo fosse stato da umano.
Non sarebbe uscito per dialogare con lui, anche trattandosi di un lavoro di cui, a sua detta, sarebbe andato molto fiero; no, aveva obbligato lui, il n. VII, il braccio destro del Superiore, a recarsi nella sua dimora e ad omaggiarlo.
Anche senza un cuore poteva rendersi conto che il n. IV voleva metterlo volontariamente in condizione di inferiorità.
“Il Superiore ha approvato il tuo Progetto Replica. E’ rimasto molto soddisfatto della tua relazione ed attende di vedere i risultati”.
“Xemnas? Soddisfatto? Se avessi un cuore per sorprendermene scriverei la data di oggi su un calendario………”
Saïx fissò il tavolo dello scienziato, dove diverse pile di strane carte azzurre erano appoggiate alla rinfusa, con tanti disegni colorati sopra. Il n. IV si scansò i ciuffi dal volto e si voltò verso di lui: “Immagino che il nostro lungimirante Superiore preferisca avere il diritto di scegliere con quale soggetto iniziare il nostro test……” fece lo scienziato.
“Ho conferito con lui ed abbiamo deciso il soggetto più adeguato”.
“Non mi risulta che Xemnas prenda decisioni con altri che non siano se stesso e Kingdom Hearts”
Non quella volta. Aveva fatto l’impossibile per convincere il Superiore ad ascoltare le sue richieste: si era dimostrato obbediente e leale, pronto, acuto, il migliore nelle missioni. Era stato gelido quando necessario, solerte nel riportare gli errori di tutti gli altri membri dell’Organizzazione, fiscale quanto nemmeno il più Nessuno tra i Nessuno lo sarebbe mai stato. Era diventato il braccio destro del Superiore per ottenere quell’unica decisione.
“Se dubita della bontà delle mie parole, n. IV, sono certo che Lord Xemnas saprà convincerla meglio di me”.
Sapendo che Vexen avrebbe preferito aprire le porte del suo laboratorio a decine di Ciccio Bandito infuriati piuttosto che avere un colloquio privato con il loro capo, era quasi certo della sua risposta “Sia. Chi è?”
“All’epoca era un ragazzo di nome Lea. Viveva a Radiant Garden insieme al mio Somebody”
Lo scienziato corrugò la fronte: “Non è un dato quantificabile o esaustivo. Portami la persona che devo replicare e la replicherò”
“Questa persona non esiste più. Un Heartless ha divorato il suo cuore”.

Quel ricordo esisteva ancora nella sua mente, vivido proprio come l’ultimo giorno di vita di Isa; c’era il laboratorio, gli scienziati in fuga, le guardie armate e l’Oscurità nella sua piena potenza, liberata in quel mondo dove aveva preso corpo e vita.
Isa aveva fissato in quell’Oscurità, ignaro di tutto, persino dei richiamo di Lea. Forse, se lo avesse ascoltato e si fossero messi a correre per i lunghi corridoi del palazzo, lasciandosi alle spalle quell’inferno, la sua esistenza avrebbe avuto un corso diverso. Non aveva mai provato tanta paura come in quel momento, mai il suo corpo ed il suo cuore gli avevano urlato con tanto fiato in corpo di fuggire a gambe levate insieme a Lea.
Ma era rimasto, perché qualcosa nel suo petto gli aveva detto di toccare l’Oscurità con mano, perché qualcosa sarebbe sicuramente accaduto. Qualcosa di speciale, che due ragazzini di Radiant Garden non avrebbero mai immaginato nel più rocambolesco dei loro sogni…… o forse dei loro incubi.
Lea era ancora lì, non era fuggito. Non riusciva a vederlo, ma poteva sentire la sua voce. Lo chiamava. Il suo migliore amico non se ne sarebbe andato, era fuori discussione: avrebbe toccato quell’Oscurità, avrebbe trovato la risposta a mille e più domande che gli si affacciavano davanti agli occhi, e lui e Lea sarebbero rimasti amici in eterno. Perché era questo che gli sussurrava l’Oscurità, poteva sentirla parlare nel suo cuore. E allora perché non toccarla? Perché non accettarla, proprio come stava facendo quell’uomo dai capelli argentati, che sembrava quasi un dio?
L’Oscurità gli avrebbe dato quello che il suo cuore cercava.
Ecco perché sorrise quando la sentì avvolgere d’un colpo il suo cuore.
Lui, Saïx, comparve invece senza sorridere.
Era lì,nell’Oscurità, era parte di lei. Non era confuso, la sua mente era attiva, perfetta, nessun danno nella creazione, i ricordi del suo originale assolutamente al loro posto. Tutto aveva un suo posto, una sua logica, l’Oscurità non gli aveva mentito.
Lea lo stava fissando.
Lea.
Amico.
Definire un amico.
Amico è……?
Persona con cui condividere momenti felici? Non sentiva la felicità. Quindi definizione sbagliata.
Persona di cui fidarsi nei momenti più brutti? Non poteva fidarsi. Quindi definizione sbagliata .
Persona a cui raccontare le proprie preoccupazioni? Era un Nessuno, non poteva preoccuparsi. Quindi ennesima definizione sbagliata.
Persona a cui stare vicino. Due Nessuno potevano stare vicini. Quindi potevano essere amici. Quindi l’Oscurità aveva detto il vero, lui ed il Nessuno di Lea sarebbero stati amici.
Guardò Lea cercare di fuggire, urlare mentre l’Heartless aveva la meglio su di lui. Lo aveva fissato mentre scompariva, rivolgendo il braccio verso di lui, chiamando il nome del suo Somebody; dove prima c’erano un ragazzo ed un Heartless, adesso c’erano soltanto due Heartless.
Aveva aspettato in quel punto, fissando il pavimento dove Lea era scomparso, perché il suo Nessuno sarebbe apparso lì, sarebbero stati vicini, quindi sarebbero rimasti amici.
Il senso del tempo non era un problema per quelli come loro, perché non avevano fretta, non sapevano cosa fosse, non sentivano il bisogno di impegnare il proprio tempo; dalla finestra la luce del sole che nasceva e moriva gli indicava che erano passati due giorni.
L’Oscurità gli aveva promesso che sarebbero rimasti amici in eterno, quindi il Nessuno di Lea sarebbe comparso. Doveva comparire. L’Oscurità glielo aveva promesso.
Avrebbe aspettato in eterno.
Il tempo non era un problema.
Avrebbe aspettato in eterno.
Il tempo non era un problema.
Avrebbe aspettato in eterno.
Avrebbe aspettato in eterno.
Avrebbe aspettato in eterno……

“Replicare un debole? Uno che al massimo avrà dato vita ad uno Shadow e ad un Simile? Ritengo sia uno spreco delle mie capacità, quasi quanto mandare Lexaeus a sconfiggere un Fungo Bianco”.
Se avesse avuto un cuore, Saïx si sarebbe offeso: ma non lo aveva, e le parole del suo superiore avevano delineato la verità, che soltanto un essere senza cuore come loro poteva accettare; il suo migliore amico era stato debole.
L’Oscurità non aveva mantenuto la sua promessa.
Ma erano passati anni, e delle sue promesse e delle parole del Superiore ne aveva avute fin troppe: era Saïx, il n. VII dell’Organizzazione, e se voleva una cosa la avrebbe avuta. Se l’Oscurità non gli aveva ridato il suo migliore amico, si sarebbe preso quello che poteva con le sue forze.
“Il Superiore ha ritenuto importante procedere con cautela ed iniziare con soggetti semplici. Se il Progetto Replica mostrerà sul campo la sua bontà ha intenzione di passare a soggetti più…… interessanti”.
Il n. IV intanto passeggiava su e giù per il laboratorio, un’abitudine che non aveva perso nemmeno nella trasformazione in Nessuno; aumentava la concentrazione, o almeno era quello che ripeteva. Come se le gambe fossero necessarie per concentrarsi…… “Come al solito il n. I propone e IO devo disporre ……beh, e come pensa il lungimirante Lord Xemnas di creare una Replica da qualcosa che non c’è?”
“Non serve una persona, lo ha detto lei stesso nei suoi rapporti. Occorrono i suoi ricordi”.
I suoi occhi tornarono sulle carte azzurre che il suo superiore stava lentamente impilando, cercando di cogliere i minuscoli disegni su di esse. Non aveva idea di che fine avessero fatto i soggetti su cui il n. IV avesse fatto i suoi primi test, ma da quello che sapeva parte dei loro ricordi doveva essere ancora in quelle carte, sottoposta alla volontà del membro dell’Organizzazione.
“Ed il Superiore come ha in mente di farmi avere questi ricordi? Quaggiù tutti credono che fare un lavoro di questo genere sia semplice e non si curano del resto!”
“IO rispetto il suo lavoro, n. IV!”.
Tirare la corda con Vexen non era un’idea saggia. Quello il loro arrogante Superiore non era mai riuscito a comprenderlo: lui sì. Vexen era l’unica persona che potesse ridargli Lea. Quindi non era vantaggioso mostrarsi contrari a lui; una volta persa la sua utilità avrebbe scelto una linea di condotta differente, ma fino a quel momento doveva pazientare. “Le darò io i ricordi che le servono”.
Gli occhi smeriglio tornarono a fissarlo “Tu? Come puoi fornirmi i ricordi di un’altra persona?”
“Conoscevo questo Lea. Molto bene. Posso fornire tutti i ricordi necessari della sua vita cosciente senza possibilità di errore”
“Le possibilità di errore lasciale giudicare a me, n. VII. Quindi il n. I vuole che io crei una Replica a partire dai tuoi ricordi?”
“Esattamente” e non era stato nemmeno troppo difficile ottenerne il permesso. Ormai il Superiore passava le ore a meditare con Kingdom Hearts, ed un paio di buone motivazioni del suo braccio destro erano sufficienti “Resterà con noi come membro dell’Organizzazione, sarà il nostro n. VIII; aumenteremo le nostre fila e potremo seguire i suoi progressi per vedere il funzionamento del Progetto Replica. Gli daremo un corpo adulto, sviluppato, così crederà di essere proprio uno di noi”.
Aveva predisposto tutto nel migliore dei modi: Vexen avrebbe avuto l’esperimento che desiderava, e la prospettiva di seguire la sua creatura giorno dopo giorno lo avrebbe motivato a lavorare. Il Superiore avrebbe avuto un nuovo soldato, e presto si sarebbe dimenticato anche della sua natura di Replica. I numeri II e III nemmeno lo avrebbero saputo.
Sapeva che il n. IV avrebbe coinvolto anche i n. V e VI nel lavoro, quindi era inutile nascondere loro cose che poi i poteri di Zexion avrebbero scovato lo stesso.
E lui avrebbe avuto un nuovo Lea. E sarebbero stati amici.
“Non mi sembra una buona idea!”
Cosa?
“Se vi foste soffermati a leggere il mio rapporto, e temo che non lo abbiate fatto, avreste saputo che le Repliche mantengono il loro cuore. Non sono Nessuno”
“La cosa non mi sembra un problema”
“Invece lo è” il n. IV non poteva essere seccato, ma di sicuro la sua mimica facciale esprimeva qualcosa di vicino al disappunto “Avrà un cuore. Si accorgerà di essere diverso. Non resisterà a lungo”.
Per quanto non lo avrebbe mai ammesso in pubblico, il n. IV era assai più lungimirante del loro Superiore “Ritengo che, facendo vivere il suo cuore neonato tra i Nessuno, possa arrivare a comportarsi come se non lo avesse. Dopotutto, crederebbe sul serio di non avere un cuore……”
Il gelo crebbe intorno a lui, disegnando dei cristalli di ghiaccio sui confini della scrivania e sul dorso di tutte le carte “Allora vai, prendi un Simile e mettilo tra i tuoi Berserker. Forse crederà di essere come loro e ne imiterà i movimenti, obbedirà alla tua volontà e combatterà con quelli che riterrà i suoi pari. Dopo mandalo in battaglia, da solo contro migliaia di Heartless: svanirà schiacciato come tutti i Simili”.
“Non succederà una cosa del genere”.
Perché lui non avrebbe mai mandato Lea da solo contro migliaia di Heartless: sarebbero stati amici, quindi sarebbero rimasti vicini. Avrebbe ottenuto la cosa più vicina al Nessuno di Lea, e certe preoccupazioni del n. IV erano solo un fastidioso ostacolo “Lo supervisionerò ogni giorno, n. IV. Sono certo che la sua Replica non avrà difetti”.
“Blandirmi non è da te, n. VII. Farò questa Replica solo per mettere a tacere le preoccupazioni del n. I, ma se il piano riuscirà ho intenzione di dedicarmi a soggetti più …… adatti a me”
Non gli interessava nulla dei futuri esperimenti del suo superiore; poteva replicare persino Kingdom Hearts, non sarebbero più stati affari suoi. Avrebbe riavuto Lea ed avrebbero continuato la loro lunga amicizia.
Ed avrebbe dimostrato al n. IV che Lea non li avrebbe mai abbandonati, che sarebbe stato il migliore tra tutti i Nessuno. Non si sarebbe mai accorto di avere un cuore.


Quella strega era intervenuta all’ultimo momento, vanificando il suo tentativo di far sparire Sora dalla faccia della Fortezza Oscura. Persino i loro nemici si alleavano tra loro pur di fermare la minaccia dei Nessuno.
Tra i corridoi dell’Oscurità, a Saïx tornarono in mente gli occhi smeraldo del n. IV in quel giorno nemmeno troppo lontano; lui aveva ordinato ad Ax…. no, alla Replica, di far fuori lo scienziato ed i suoi due compagni. Sapevano troppo, e non soltanto delle Stanze del Sonno e del Risveglio di cui tanto parlava il Superiore: sapevano troppo del primo risultato del Progetto Replica, e da quando il n. XIII si era accostato alla Replica avevano iniziato a mormorare. Avevano osservato a lungo il n. VIII, e sia Vexen che Zexion avevano visto prima di chiunque altro che il cuore della Replica, a contatto con il membro più giovane, stava ritornando alla luce.
Avrebbero potuto rivelarlo agli altri, alla Replica stessa, e questo non poteva permetterlo.
Ma il n. IV aveva avuto sempre ragione, aveva già previsto il futuro della sua creatura, ma le aveva lo stesso dato vita credendo che i loro destini in fondo si sarebbero incrociati soltanto su un tavolo da laboratorio e durate qualche riunione, non di più.
E in quel momento il Gelido Accademico non c’era più, e non c’era più la Replica di Lea con cui stare insieme e cercare di essere amici: il piccolo n. XIII aveva causato tutto quel danno, e per ironia di Kingdom Hearts era stato anche l’unico a riavere indietro il suo cuore.
Non aveva nemmeno un cuore per lamentarsi di questa ingiustizia. Aveva soltanto se stesso, ed il bisogno di mettere in ordine quella vicenda che era iniziata con un desiderio di amicizia eterna.
  
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