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Autore: Bitchesloveklaine    06/03/2013    3 recensioni
Dal prologo:
Perché è così che funziona, quando sei una ragazza. Vivi la tua vita con spensieratezza fino ai tredici anni, poi inizia l’angoscia fino ai diciotto. Non esci da sola, chiudi la porta a chiave quando dormi e, se ti è possibile, cerchi di stare sempre in compagnia. Dopo i diciotto anni sai che sei fuori pericolo, e ti godi i tuoi ultimi momenti di vita in tranquillità o ti carichi di lavoro, a seconda dei casi. È questa la vita del genere umano femminile da sessanta anni a questa parte.
Nasci, vivi la tua infanzia nell’innocenza e nell’ignoranza, cresci, capisci come gira il mondo, e muori.
- - -
Volevo specificare che sarà principalmente una Klaine, con molta Brittana, un po' di Finchel e accenni alla Quick. Coinvolgerò tutti i personaggi di Glee di cui alcuni saranno OOC.
Fatemi sapere tutto quello che pensate, critiche ben accette.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questo capitolo lo dedico a una persona speciale,

che dovrà sopportarmi per altro tempo.


A una persona che mi fa sorridere anche se scrive poche semplici parole,

o monologhi che lei reputa senza senso, ma che in realtà mi fanno tanto piacere.


La persona che renderà questa storia migliore.

Sì, Agnese, sto parlando di te.    

Capitolo 7

Brividi


C’è uno strano silenzio imbarazzante da quando siamo uscite, ma nessuna di noi vuole romperlo. L’unico suono che arriva alle nostre orecchie è quello prodotto dalle suole delle scarpe sulla neve. Non c’è un filo di vento e c’è persino un tiepido sole che rende la situazione più piacevole. Era un mese che non uscivo, forse perché non ne sentivo la necessità, ma ora sento che riesco davvero a respirare. Capisco perché Rachel si lamenta sempre riguardo quanto le manca stare all’aria aperta e mi chiedo perché non sia mai uscita. Non ci è vietato girare per i giardini, questo posto è talmente immenso che se provassimo a scappare ci perderemmo.
Mi devo ricordare di ringraziare Brittany per quest’idea, penso che già questo quarto d’ora di aria fresca mi abbia fatta sentire meglio.

Lei pare della stessa opinione, sulle labbra ha un timido sorriso e ormai ho imparato che fa così quando si sente bene. È bello poterla vedere così, è una persona che trasmette tranquillità e serenità. Possibile che nessun altro se ne sia accorto? È una bella ragazza, una delle migliori che abbia mai visto. E con il mio lavoro precedente ne ho viste tante.

Ci fermiamo in un piccolo tratto di prato coperto dalla neve. Lei sta ancora sorridendo, ma questa volta in un modo più aperto e verso me.

“Non è bellissimo?” Mi chiede.
Io mi guardo attorno. La casa ormai è lontana, e siamo circondate solo da piante e neve. I pochi raggi di sole illuminano le foglie di qualche cespuglio. È bello perché è semplice. Non mi sorprende che sia stata Brittany a portarmi qui.
Mi giro verso lei e ricambio il sorriso, lei sembra felice di questo.
“Sì, è bellissimo” Lei torna a guardare il cielo sorridendo. Con questa luce i suoi occhi sembrano ancora più azzurri, le gote rosse per il freddo la rendono solo più incantevole.
Mi avvicino a lei e la guardo negli occhi. Cos’è quest’euforia che sta nascendo in me?  
Lei sembra terrorizzata ma al tempo stesso contenta della mia vicinanza. Che situazione strana, non sappiamo entrambe che stiamo facendo. Una mia mano le accarezza il braccio, e giuro che non sono io che la sto muovendo. È come se il corpo agisse da solo. Anche quest’altro passo che ho fatto verso lei, non è intenzionale. È come se stessi agendo d’istinto per necessità di qualcosa.

Necessità di cosa?

Ah, ecco cosa. Un bacio.
No, la sto baciando?
Andiamo, è assurdo. Sono completamente scossa da brividi.
Che significa? La sto baciando sul serio? Intendo... oh, che labbra dolci che ha.


* * *


“Stai attento con Kurt” Queste parole mi colpiscono come se fossi stato colto a rubare qualcosa. Perché Sam mi dice questo?
Tralasciando i pasti e parte dei pomeriggi, io e Kurt non abbiamo niente a che vedere l’uno con l’altro.   
Perché questo consiglio? E perché mi sto agitando?
“Che intendi?” Be’, sicuramente il modo migliore per trovare una risposta è fare una domanda.
“Ho notato come ti brillano gli occhi quando parli di lui, anche se è per lamentarti. Sei un ragazzo molto emotivo, e il suo carattere ha un certo fascino. Non vorrei che poi ci rimanessi male.”
“Ti sbagli Sam, non mi interessa niente di lui. E le mie lamentele sono vere, non è possibile che una persona sia così maleducata e chiusa. Non penso nemmeno che abbia un carattere”
Quindi è di questo che stiamo parlando, di quando mi interessi Kurt. A dir la verità non mi ci sono mai soffermato più di tanto. Intendo, nel nostro primo incontro sono rimasto abbagliato dai suoi occhi e dalla sua bellezza, ma dopo averlo conosciuto ogni idea che mi ero fatto di lui è scomparsa. Mi chiedo cosa lo abbia reso così cinico nei confronti dell’umanità. È come se si sentisse superiore a ogni singolo essere vivente, non ho mai incontrato qualcuno più presuntuoso di lui.

La parte peggiore è che so che c’è qualcosa nascosto sotto questa maschera impassibile. Lo so, lo vedo quando facciamo pianoforte. La soddisfazione che brilla nei suoi occhi quando gli riesce un esercizio lo rende un’altra persona. Anche se per qualche secondo, vedere l’espressività del suo viso è molto gratificante. Ed è la prova che anche lui ha dei sentimenti che farebbe meglio a provare, finché è in tempo.

Non posso dire di odiarlo, neanche quando mi chiude la porta in faccia, ormai ho imparato ad accettare il suo non-carattere. È solo che mi trasmette estrema tristezza sapere che ha rinunciato volontariamente ad una vita fantastica, quella che avrebbe potuto vivere con la sua posizione sociale.

“Descrivimelo”
“Lo faccio tutte le sere”
“No, intendo, fisicamente.”

Oh, questa è una bella sfida. Dove le trovo le parole adatte per il suo aspetto fisico?
Come posso spiegare a Sam la sfumatura grigio azzurra che ha negli occhi? Con quali aggettivi posso fargli immaginare i tratti dolci, ma allo stesso tempo decisi, del suo volto? A cosa dovrei paragonare la sua pelle per dire quanto sia bianca e candita? Esistono parole per le sue labbra? No, decisamente no. Kurt non si può descrivere, la bellezza di Kurt è talmente rara che bisogna vederla per capirla solo in parte. Talmente rara che ti fa venire i brividi.

E il fatto che io abbia ammesso che Kurt è un bel ragazzo non significa assolutamente niente.

“Oh, ecco vedi...”
“Ehi Britt, finalmente sei tornata!”

Ovviamente, figuriamoci. Gli unici momenti che passo con Sam sono sempre interrotti da lei. Cosa del tutto normale, dato che dormiamo tutti e tre nella stessa camera, peccato che lei non è esattamente il tipo di persona a cui racconto i fatti miei. È dolcissima e le voglio bene, per carità, ma la sua ingenuità spesso può avere lati negativi.
Sono già girate abbastanza voci riguardo me e Santana, non vorrei che venissero interpretate male le mie parole riguardo Kurt.

Lei si è buttata prona sul letto, con le braccia aperte, chiudendo gli occhi. Non si è neanche tolta gli stivali sporchi di terra, e indossa vestiti invernali nonostante qui i riscaldamenti sono al massimo.

È uscita? Perché?
Non ha risposto ai nostri saluti e Sam si è seduto  sul bordo del letto accanto a lei, accarezzandole la schiena. Mi chiedo quale sarà la sua reazione quando capirà che ci sta provando con lei.

“Oi, tutto bene?” le chiede, con un tono di voce preoccupato, come se stesse crollando il mondo.
“Sì, sto bene”

* * *


No, non sto bene. Non sto bene dal momento in cui Santana mi ha baciata e io sono scappata. Lasciandola lì, in mezzo alla neve. Oddio, spero che sia rientrata a casa, e se fosse ancora fuori?

No, giusto. Lei non mi interessa. Il mio compito è quello di assisterla in caso di necessità, non quello di essere in intimità con lei.
Che poi quel bacio era un semplice schiocco di labbra, ma ci sarà stato un motivo se si è avvicinata a me, no? Okay, forse no. Forse non significava proprio niente, sono io che mi sto facendo mille paranoie. Magari da dove viene lei è un modo di dimostrare l’affetto, chissà?
Fatto sta che da oggi in poi non mi devo interessare a lei. Le devo solo portare i pasti. Aprire la porta, far entrare il carrello, lasciarlo dove vuole lei, uscire e andare via. Non sono neanche tenuta a salutarla, ma non vorrei passare per maleducata.

Santo cielo, domani con che coraggio rientro in camera? Magari lei penserà che sono stupida, che mi spavento con niente. Sì, chissà, forse si divertiva così con le sue vecchie amiche, quando avevano tempo libero. Certo, è sicuramente questo il motivo, altrimenti non mi avrebbe baciata.
Non devo avere paura di quello che è successo.

Forse devo avere paura del fatto che mi è piaciuto e che tremavo per i brividi che mi ha trasmesso.


* * *    

 
Oggi c’è qualcosa di strano nell’espressione di Blaine. Nei tratti concentrati c’è qualcosa in più, che non riesco a leggere. Tensione? Ansia?

Suona un brano che trasmette passione, ma anche rabbia e confusione. Lo trovo affascinante, lo ammetto.Trovo affascinante il modo in cui le sue labbra si incurvano quando è concentrato, o quando tenta, con dei sorrisi, di ottenere una mia risposta al suo saluto.
Non sto dicendo che mi piace, sto dicendo che è bello. Bello e affascinante in ogni singolo movimento che compie.

Il fatto che quando siamo vicini io sia attratto da lui è una questione puramente fisica, col passare degli anni ho imparato a separare la mente dal resto del corpo. Sono un essere umano anch’io, è normale che nel mio corpo girino un po’ di ormoni. L’importante è che io sappia freddarli quando la situazione potrebbe diventare imbarazzante, e so farlo.

Blaine si accorgerà mai che lo sto fissando da dieci minuti buoni? Non credo, è così impegnato a provare e riprovare un pezzo appena scoperto che non si accorgerebbe neanche di un’ipotetica fine del mondo. Non mi piacciono le persone che si estraniano dalla realtà, hanno troppi pensieri per i miei gusti.
Fingo un colpo di tosse, giusto per avvisarlo della mia presenza. Lui si blocca, poggia le mani sulle ginocchia e alza la testa verso me. Fa un sorriso, questa volta un po’ tirato.

“Buongiorno”
Mi avvicino e mi siedo sullo sgabello accanto al suo, sfogliando la cartella poggiata sopra.      
Lui raddrizza le spalle e toglie i suoi spartiti, aspettando che io posizioni i miei. La classica routine, solo che questo pomeriggio ogni sua mossa sembra costargli un enorme sforzo muscolare.


Dopo i soliti esercizi e melodie banali, lui mi chiede se voglio provare a fare un pezzo più serio.
“Magari te lo faccio sentire prima, poi mi dici se ti piace” insiste, non ricevendo alcuna risposta. Io sposto lo sgabello per fargli spazio e lui inizia a suonare.

Muove le mani con molta leggerezza, come se questa melodia orecchiabile e ripetitiva gli piaccia sul serio. A me personalmente non fa impazzire, anche perché non sono sicuro di essere già in grado di farla. Ma ho ancora un po’ di tempo per provarla, giusto? In fondo siamo ancora a dicembre, di mesi ce ne sono abbastanza.

Ora che il ritmo si è fatto più sostenuto, il suo sorriso si è trasformato nella sua solita espressione concentrata. Le labbra serrate, come se fossero una cosa unica, lo sguardo fisso sugli spartiti e le sopracciglia leggermente incurvate.

Finisce di suonare, si gira verso di me e forse si aspetta un parere. Ma che dovrei dirgli?
Forse se mi piace o no il brano, ma tanto non ha importanza. Ho già deciso che questo sarà il mio nuovo modo per ammazzare il tempo.
Scrollo le spalle e mi riavvicino.
Lui sospira, anzi, sbuffa. Perché sbuffa?

Tre secondi e ha già tolto gli spartiti, rimettendoli nella cartellina e poggiandola su uno scaffale della piccola libreria. Ma che fa?

Sembra arrabbiato.

“Che ti prende?” Dio, quanto odio fare domande da nulla, ma non posso accettare questa scena insensata.

“Ti interessa davvero cos’ho?”
“Be’, non lo so, chiudi via tutto e sono entrato cinque minuti fa. Quindi sì, mi interessa sapere che sta succedendo.”
“Sai che sta succedendo? Sta succedendo che te lo puoi suonare da solo, il pianoforte. Le mie ore libere non sono molte, e io le perdo pure a venire qui. Non è nei miei compiti essere il tuo burattino, quindi non vedo perché dovrei restare.”

Ah, ecco, si è offeso. È questo il problema, giusto?

“Non ti facevo così permaloso, sul serio”
“A no, e come mi facevi? Un povero stupido che non sa come spendere il suo tempo? No, perché in questo caso mi stai confondendo con te. Sai, non tutti noi comuni mortali abbiamo un lavoro e varie attività durante la giornata. Non la passiamo giudicando tutto e tutti e atterrando le persone con uno sguardo.”
“Di cosa stai parlando?”
“Di te! Di te, diamine. Di te che te ne stai tutto il giorno seduto sulla poltrona a leggere o guardare fuori dalla finestra. Di te che non mi rivolgi mai la parola, se non è strettamente necessario. Che ti costa? Un ‘buongiorno’, per pura e semplice gentilezza. Te l’hanno insegnata l’educazione, Kurt? Chi te l’ha insegnata?”

Okay,  è incazzato nero e forse ha anche ragione. Ma non ha il diritto di parlarmi in questo modo. È il mio assistente, mica Noah.

“Tua madre.” Voleva che parlassi? L’ho fatto. Ora sta a lui.

“Come, scusa?”
“Sì, tua madre è stata la mia tata. Finché era viva, almeno. Giocavamo insieme, ricordi? Io sì. E avevi una grande chiacchiera anche a quell’età”
Sembra leggermente stupito dalla notizia, ma gli sta bene. La prossima volta ci penserà due volte prima di mettere su una scenata isterica del genere.

Invece di prendere la via per la porta, però, si avvicina a me. Oh, sto in piedi, neanche mi ero accorto di essermi alzato.
Fa un altro passo verso me, fissandomi negli occhi. Pare che si stia preparando un discorso, uno di quelli a effetto. Sono proprio curioso di sentirlo.
“Sai cosa? Io non ti capisco e non ti capirò mai. Ma qualcosa l’ho intuita. Sei una persona triste, Kurt. Hai talmente paura della morte che hai deciso di non vivere. Ti reputi superiore a noi perché non provi assolutamente nulla, e credi che questo ti salverà dal dolore. Ti rifugi nelle storie degli altri perché non sai viverne una tua. E la cosa peggiore di tutto questo, è che sei umano come noi. Che provi emozioni come noi e le lasci scivolare via. Pensi di essere furbo?”

Si avvicina, di un altro passo, senza perdere il contatto visivo. Ha una luce diversa negli occhi, molto più profonda.

“Pensi davvero che non mi sia accorto di tutte le volte che mi fissi dalla porta?”
Sì è avvicinato, tra noi non c’è più spazio per un altro passo. Continua a guardarmi, come se volesse perforarmi con gli occhi.

“Ti dico un’ultima cosa, Kurt. Puoi anche far finta che tutto questo non ti riguardi, che quello che sto dicendo io sono tutte sciocchezze. Ma un giorno, anche l’ultimo, arriverà quel brivido che ti farà capire cosa ti sei perso nei tuoi venticinque anni. E proverai rimorso, e sarà quello che ti ucciderà.”

Le ultime parole le sussurra, come se anche lui abbia paura di quello che ha appena detto. Poi esce dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.

Ho come l’impressione che non cenerò stasera.
Ma il vero problema è un altro.
Ho appena sentito qualcosa lungo tutta la colonna vertebrale.

Un  brivido.





L’angolo di Pervinca:

Dunque, nella dedica sopra non l’ho specificato, ma explodeinthesky ha betato questo capitolo e, se non si stufa di me, beterà anche i prossimi. Quindi amatela, perché senza lei voi sareste costretti a leggere i miei bellissimi ed emozionanti errori.

Parlando della storia, vi piace il movimento nelle coppie?

Dal prossimo tornerò un po’ da Rachel e lascerò forse un po’ Santana.

E ora non so che altro dire, quindi vi saluto.
Grazie a tutti quelli che hanno letto.    

   
 
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