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Autore: leonardo99    07/03/2013    2 recensioni
Leonardo non è un ragazzino come gli altri. E' diverso. E' diversa.
Non vuole più essere ciò che è; ha scelto la sua strada. Ha scelto ciò che vuole essere.
E sa che sarà difficile. Farsi accettare dalla famiglia, dagli amici..
Ma vuole tentare. Deve tentare.
"Lo rendeva particolare il fatto di essere nato nel corpo sbagliato; quello femminile. La madre, questo non lo capiva."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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La storia di Leonardo.

 






A Ire e Filippo. I miei più grandi amici. Vi voglio bene.


Leonardo aveva quattordici anni, era un ragazzo timido e riservato. Amava disegnare, giocare a calcio ed ascoltare musica. Lo rendeva particolare il fatto di essere nato nel corpo sbagliato; quello femminile. La madre era molto invadente, non capiva la sofferenza del figlio, reagiva in modo aggressivo e sperava che un giorno la situazione sarebbe cambiata. Il padre era, invece, più bonario, non si arrabbiava frequentemente ma anche lui in argomento non voleva capire. Gli disse però di aspettare emozioni più stabili. Aprì pesantemente gli occhi. Era il primo giorno di vacanze estive, finalmente un po’ di riposo dall’esame di terza media che aveva da poco sostenuto. Questa era la stagione che preferiva. Si avviò lentamente verso l’armadio afferrò la sua T-kingdom, una maglietta blu, dei pantaloncini rossi e le scarpe da ginnastica. Silenziosamente uscì di casa. Arrivato davanti al campo da calcio vide altri ragazzi giocare. Il ragazzo presentandosi come Leonardo, anche se molto timido, si fece degli amici e iniziò la partita. Lui non era molto bravo nello sport era impacciato, basso e un po’ gracile ma cercava sempre di dare tutto se stesso senza mai arrendersi. Correva e si affaticava tanto da tornare a casa rosso e bianco paonazzo come una pizza. Ad un certo punto notò una ragazza con lunghi capelli neri e gli occhi verdi che lo stava osservando giocare. Finita la partita, ansimante e sudato sputò in terra e uscì dal campo. Si avvicinò alla sconosciuta.
-Emh…. ciao – disse timidamente. 
-Ciao!!!- rispose sorridente l’altra.
-Non ti ho mai vista da queste parti- disse con tono sospettoso.
-Mi sono trasferita qui da pochi giorni-
Dopo alcuni secondi di silenzio che per Leo stillavano uno a uno la ragazzina gli porse la mano.
-Piacere mi chiamo Federica-
-Piacere io sono Leonardo- ricambiò impulsivamente senza pensare alle conseguenze.
In quel momento il ragazzo si ricordò di dover andare a pranzare, l’orologio segnava già le 13:25 e doveva farsi trovare a casa dalla madre che tornava da lavoro. A malincuore abbandonò la conversazione. Infatti prima di andare le chiese se anche nel pomeriggio fosse stata presente. Ebbe la risposta che voleva; l’avrebbe rivista. Appena varcata la soglia di casa sua madre lo aspettava con sguardo di rimprovero.
-Sei di nuovo andata ad infangarti e a sudare, vedo- disse con tono duro.
-emh….. io- 
-Muoviti! Cambiati e vieni a mangiare e non farti richiamare-
-Okay- rispose distrattamente. 
I suoi pensieri erano tutti da un'altra parte; la partita di calcio e Federica. Finito di mangiare si sdraiò sul letto con le mani dietro la testa. In parte era felice ma aveva anche la brutta sensazione che Federica e i compagni avrebbero scoperto la sua identità. Di scatto si alzò dal letto pensando che quello non fosse stato il momento giusto per riflettere troppo e di farsi problemi. Strinse forte al petto la maglietta e i pantaloncini e corse fuori di casa. Appena arrivato si guardò in giro ma di lei non c’era traccia un po’ deluso intanto iniziò a giocare. Dopo poco segnò un bel goal di testa con stupore degli altri ragazzi non ci credeva nemmeno lui! Ad un certo punto sentì una voce che lo chiamava; era Federica! Finalmente la grande attesa era finita. Uscì per un attimo dal campo scusandosi con i compagni.
-Ciao!- salutò. 
-Heilà- ricambiò sorridente la ragazzina.
-Potrei giocare?- continuò lei.
-Certo vieni! Siamo dispari-
-Grazie Leo!- rispose con entusiasmo
-Okay, lei è con noi!- gridò verso gli amici. 
La partita riprese e Leonardo dava tutto se stesso. Si era fatta sera e il ragazzo salutando gli amici se ne andò. A casa il solito benvenuto da parte della madre.
-Di nuovo!? una figlia normale non mi poteva capitare!? Sempre a me tutte le pene!-
-Che palle- mormorò mentre gli occhi gli si arrossavano.
Si barricò in camera accese lo stereo inserendo le cuffie, e come per cancellare le parole di sua madre alzò il volume della musica. Afferrò il joystick della play-station e iniziò a giocare. Le giornate trascorrevano sempre con le abituali litigate con la madre ma anche con partite di calcio, risate con gli amici, musica e videogiochi. Una sera però dopo una partita un amico gli porse una sigaretta.
-Emh…. io non fumo- disse imbarazzato.
-Ahahahaha non prendermi in giro!!!- rispose divertito.
In un certo senso Leonardo era curioso di sapere cosa si provasse.
-Okay passa qua, matte’- se la infilò in bocca in modo spavaldo.
-Accendi, dai- disse ansioso.
Inspirò coraggiosamente e alcuni secondi dopo divenne rosso come un peperone e iniziò a tossire.
-Che schifo- pensò.
-Beh matte’ adesso vado, grazie- Mormorò con voce strozzata.
Appena fu lontano provò di nuovo stavolta senza tossire. Buttò infine la sigaretta in un tombino e corse verso casa. Questa esperienza lo colpì molto non aveva mai fatto una “cosa del genere”. Questa non fu l’unica esperienza nuova, dopo un mese accadde una cosa inaspettata. Federica in una serata di luglio lo abbracciò avvicinandosi al viso e lui impulsivamente ebbe il coraggio di baciarla. La sensazione era indescrivibile Leonardo non avrebbe mai pensato di piacere ad una ragazza. Quella sera quando tornò a casa era felicissimo ma questo durò poco;
-Cosa cazzo hai fatto!?- gridò infuriata la madre non appena lo vide.
-Èh?-
-Di nuovo, perché ti sei presentata di nuovo come un maschio!?-
-mamma … io….- 
Lo sbattè violentemente a terra prendendolo per i capelli
-tu non uscirai di casa fino alla fine dell’estate!-
Gli occhi si arrossarono ad entrambi e per la prima volta Leonardo ebbe il coraggio di controbattere . 
-Basta …. Adesso basta, mamma non puoi reagire in questo modo non hai ancora capito mi sento uomo e tu non puoi impedirmi di essere me stesso!-
-Tu non sei un uomo- gridò la madre con tutta la voce che aveva
Il ragazzo perse le staffe, si precipitò in camera sua chiudendo la porta a chiave. Si fiondò sul letto con le lacrime che gli scendevano lungo il viso arrossato. 
Quando finalmente riuscì a smettere di piangere aprì la finestra, accese una sigaretta e iniziò a fumare.
Ad un certo punto sentì bussare alla porta.
-Apri per favore!- era la voce del padre quella calma e riflessiva che lui ammirava.
-Okay papà- disse con tono sottomesso. Il genitore entrò e si sedette insieme a lui sul letto. 
-Tua madre mi ha detto che oggi è andata al campino e gli è stato detto che ragazze con questo cognome non c’erano e c’è solo “Leonardo”!- Disse il genitore con tono serio.
Leonardo si sentì sprofondare la terra sotto i piedi.
-Papà … tu mi avevi detto di aspettare per capire meglio le mie emozioni e la mia identità di genere-
-Infatti- Lo interruppe 
-Le ho sentite mi sono innamorato di una ragazza e anche lei di me, farmi credere maschio biologico mi fa sentire a mio agio- 
-Aspetta non vorrai dirmi che tu e lei cioè voi…..-
-Emh si babbo ma ti prego aspetta dammi un giorno e le spiegherò tutto, te lo giuro-
Il padre inizialmente incredulo non accettò ma le preghiere e gli scongiuri alla fine lo convinsero rendendosi conto che la sua “bambina era sparita, anzi non era mai esistita. Quella notte Leonardo si girava e rigirava turbato nel letto piangendo tra gemiti e mugolii.
-Come farò a dirglielo!?- si chiedeva singhiozzando.
-La perderò, non capirà mai, MAI- 
Alla fine stremato riuscì ad addormentarsi anche se questi pensieri lo continuavano a tormentare in sogno. Il mattino seguente l’entusiasmo dei giorni precedenti era sparito del tutto, il momento cruciale si avvicinava. Arrivato al campino si sedette a testa china su una panchina con i capelli che gli coprivano gli occhi, guardando distrattamente gli altri giocare, dissorto nei suoi pensieri.
-Ciao Leonardo!- La voce di Federica lo fece sobbalzare, interrompendo l’impetuosa marea di pensieri che gli tartassava la mente. 
-Ciao- rispose.
-Che cos’hai? Perché non giochi?- chiese lei sedendosi e abbracciandolo.
-Beh … emh… senti cioè io….- borbottò cercando di esprimere qualcosa di sensato.
-Cosa?- 
-Fede, ti devo dire una cosa importante …. Ma tu .… ti prego non odiarmi-
-No, dai parla!- disse la ragazza spazientita togliendo il braccio dal collo del ragazzo.
-Okay- prese fiato;
-Io non sono … biologicamente maschio-
Guardò negli occhi l’amica che pietrificata lo guardava schifata ed incredula. Si alzò lentamente e senza dire una parola se ne andò con la freddezza di una calotta polare.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime e scappò via dal campetto prima che i compagni si rendessero conto di quello che stava accadendo. Si sedette sotto un grande albero a piangere da solo con lo sguardo al cielo 
-Tu non ci sei!!!!!!- pensava. 
Dopo un paio d’ore udì dei lenti, monotoni e pesanti passi che si avvicinavano; Li riconobbe subito, appartenevano al padre.
-Francy!?- chiamò delicatamente.
-Sì, papà?- rispose.
-Ero sicuro di trovarti qui, com’è andata?-
Leonardo si fiondò di corsa tra le braccia del babbo.
-Male- Mormorò singhiozzando.
-Ti prego aiutami pa’, non mi parlerà più!- mugolò
- Senti io …. Parlerò con lei- disse coraggiosamente.
-Grazie mille babbo!-
L’uomo porse delicatamente un fazzolettino di carta al figlio, che si soffiò il naso colante.
Finalmente uscì un fievole sorriso dal viso scavato dalle lacrime.
I due si incamminarono verso casa, con la camminata pesante e dondolante.
Varcata la soglia la madre lo squadrò da cima a fondo con sguardo di rimprovero.
-Tirati su i pantaloni!- Esclamò.
-Okay- Mormorò barricandosi in camera.
Dopo pranzo padre e figlio cercarono di spiegare tutto alla madre che però si ostinava a non capire.
-Io adesso vado a parlare con quella ragazzina, non possiamo negare la felicità a nostro figlio!-
-Nostro figlio!? Riccardo, io cerco di non farla finire sulla strada sbagliata!-
-Non è la strada sbagliata è il mio cammino verso la vita, la MIA!- prese parte Leonardo
-Ne riparleremo stasera a cena, io adesso vado da Federica - disse il padre uscendo di casa.
Leonardo sgattaiolò fuori dalla cucina nella speranza di non beccare qualche manata, una non riuscì ad evitarla. Si rinchiuse in camera. Era in ansia, impazziente di riveder tornare il padre per sapere di Federica. Provò di tutto per alleggerire la pressione, arrivò anche al punto di leggere un libro; cosa impensabile per lui. Le parole perdevano significato i pensieri affogavano le pagine, così non più che fare decise di sfogarsi con carta e penna. Scrisse lunghe paginate, nella stanza si sentiva solo il ticchettio dei secondi dell’orologio e il fruscio veloce della penna e le ore passavano. Ad un certo punto sentì bussare alla porta.
-Aprimi Fra, per favore!- era la madre, la sua voce era però stranamente calma.
-Sì mamma, apro- aprì la porta e lei entrò.
- Scusami, mi rendo conto di aver esagerato tuo padre mi ha messo i piedi per terra solo adesso mi rendo conto che è ridicolo ed egoista far finta che esista Francesca.
La madre si scongelò ed abbracciò il figlio.
-Hey, ometto- mormorò. In quel momento entrambi si emozionarono e Leonardo abbracciò forte la madre dandogli un bacino sulla guancia.
- Ti voglio bene, mamma. So che facevi tutto questo per affetto nei miei confronti e anche io in certe situazioni sono stato insensibile-
In quell’istante si sentì spalancarsi la porta di casa. Leonardo accorse incontro al padre sperando in una buona notizia. L’uomo scosse la testa e disse che avrebbe dovuto chiarire meglio lui con Federica.
Quella sera era felice; i litigi in famiglia sarebbero finiti ma adesso doveva riuscire a convincere la ragazza. Il giorno seguente appena arrivato al campino si guardò in giro ma di lei non c’era traccia.
-Hey ragazzina!!! Ahahahaha!!!- si sentì urlare dietro.
Leonardo si voltò. 
-ahahahaha fai finta di essere un maschio, l’ironia della natura!!!- era Nicola un suo compagno di squadra. Inizialmente cercò di convincere se stesso a stare calmo, poi però l’impulsività vinse la ragione. Accumulò tutta la forza che aveva, strinse forte il pugno, chiuse gli occhi e colpì. Nicola con una mano sul viso lo guardò con disprezzo.
- Fai schifo! Sei uno scherzo della natura!- riuscì a dire sputandogli addosso
- Tu mi disprezzi e io ti ignoro. Perché adesso vado da una persona con cui vale la pena perdere tempo a differenza di te-
L’altro lo guardava con aria interrogativa, mentre lui se ne andava a testa alta. Doveva arrivare a casa di Federica prima dell’ora di pranzo. Trafelato finalmente arrivò davanti al grande portone e suonò il campanello. La ragazzina gli aprì e anche se avrebbe voluto lasciarlo fuori le suppliche la convinsero a lasciarlo entrare.
-Basta, lasciami in pace non voglio…-
-Fede, tu ti sei innamorata di me, è questo quello che conta-
- Io mi sono innamorata di Leonardo e non di te-
- Ma io sono Leonardo. Ti prego ascoltami lo so che è difficile capirlo ma sono comunque io la persona di cui ti sei innamorata-
- Ma che dirà la gente?-
-Che importa! Possiamo stare insieme segretamente se la cosa ti da fastidio ….- disse il ragazzo speranzoso.
-Ti scongiuro- continuò.
Dopo alcuni minuti di incessabile silenzio lei lo abbracciò. Quel gesto fu necessario per capire la risposta, il suo cuore esultava, ce l’aveva fatta!
  
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