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Autore: Tigre Rossa    07/03/2013    8 recensioni
“Sono venuto a prendere qualcosa che mi appartiene. O, per meglio dire, qualcuno. Siete voi il tutore della maestra Tigre, no?”
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Non si può fuggire dal proprio passato, per quanto oscuro possa essere. E quando quello di Tigre torna a reclamarla nella figura misteriosa e crudele di Shang Chiang, la giovane maestra è costretta ad abbandonare ogni sua certezza per un lungo viaggio verso l'Est e verso le sue origini. Un viaggio che dovrà affrontare solo con la guida di un paio di occhi di giada e il ricordo evanescente di un sacrificio coraggioso. Un viaggio da cui potrebbe non tornare.
TiPo- Non tiene conto degli avvenimenti di Kfp3
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Po, Shifu, Tigre
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Un fulmine a ciel sereno
 

 
 
“Che cosa?” chiese Tigre, sicura di aver capito male.
 
“Io sono tuo padre.” ripeté Shang Chiang
 
“Mi volete prendere in giro?” rispose Tigre con voce dura, non credendo, almeno non totalmente, alle parole che l’anziano generale che aveva davanti aveva appena pronunciato  “Sono stata abbandonata appena nata e non ho nessun ricordo della mia famiglia.
Chiunque potrebbe affermare di avermi messo al mondo. E altri ci hanno già provato.
Secondo voi sono così sciocca da credere al primo che passa e mi racconta una bugia? Avete fatto male i vostri conti, generale. “ e, dicendo generale, usò un tono così velenoso che sembrava essere il peggiore degli insulti.
 
Lui sorrise, stranamente soddisfatto. “Mi avevano detto che eri intelligente, Tigre.” e la guardo con uno strano sguardo, come un acquirente che controlla soddisfatto la merce appena ricevuta dal suo negoziante di fiducia. Anzi, come un padrone che osserva compiaciuto un oggetto raro ed introvabile.
 
Tigre, sotto quello sguardo duro, severo, arrogante e possessivo, si sentiva come un fiore raro o una pietra preziosa esaminata da un riccone che l’aveva appena acquistata.
 
E non le piaceva per niente.
 
Il vecchio generale aggiunse lentamente. ” Immagino che tu abbia bisogno di prove per credere alle mie parole, non è vero?”
 
Tigre incrociò le braccia “Si. Una prova che nessun altro possa darmi. E una spiegazione. E non credo che voi possiate darmi anche una sola delle due, quindi sparite. Subito.”
 
L’anziano generale si avvicinò a lei “ Io posso darti tutte e due, invece, e non ho alcuna intenzione di andarmene fino a quando tu non saprai.”
Lei ringhiò, trattenendosi a stento di punire come si deve quel bugiardo arrogante che pretendeva di essere . . . colui che l’aveva abbandonata.
 
“Sei nata in aprile, diciassette anni fa, ma io non ho mai potuto vederti perché in quel periodo ero assente. La mia tribù era coinvolta in una guerra, e così sono partito. Quando sono tornato ho trovato mia moglie morta di parto da circa un mese e nessun figlio. Si, nessun figlio perché eri stranamente scomparsa. Ti avevano rapito per un motivo a me ignoto.
Ti ho cercato a lungo in tutta la Cina, ma non ti ho mai trovato. Avevo perso le speranze, ma un giorno, improvvisamente, ho sentito parlare di una guerriera della mia specie e allora ho capito. Ho scoperto la tua storia e ho capito che eri la mia figlia perduta. Adesso felicemente ritrovata.”
 
Tigre rimase in silenzio e lentamente rispose, con tono sarcastico e innervosito: “ Pensate davvero che io possa credere a una storia che ricorda tanto le vecchie favole per bambini?
Pensate davvero che senza una prova io possa credere che mi abbiate messo al mondo, che sia sparita subito dopo la mia nascita e che non mi abbiate mai trovato in diciassette anni?
Sapete cosa penso di voi, generale? Penso che siate semplicemente un furbo che vuole solo guadagnare fama in modo veloce. E questo tipo di persone mi fa schifo. Perciò “ continuò alzando la voce ed indicando la porta con una zampa ” andatevene subito, se non volete pagare caro il prezzo della vostra arroganza!”.
 
Lui avanzò lentamente, non verso la porta, ma verso di lei. Negli occhi si accese una fiamma, una
fiamma di rabbia e di voglia di vendetta.
Tigre indietreggiò, spaventata. Si, spaventata. Spaventata a morte.
 
Una piccola zampa di panda minore fermò il grande braccio del generale. “Credo che Tigre vi crederebbe di più se le faceste vedere le prove che avete già mostrato a me, generale Shang Chiang, e se calmaste l’ira che adesso possiede il vostro cuore.” disse Shifu, cercando di evitare alla figlia adottiva un duro litigio con l’uomo che diceva di essere suo padre.
 
Il generale si liberò dalla presa del panda minore e con rabbia ancora evidente estrasse da una tasca del suo pantalone e consegnò alla ragazza un piccolo medaglione dorato che, nel aprirsi, rivelò il ritratto di una bella e giovane tigre, all’epoca del dipinto poco più grande di Tigre e davvero ma davvero molto somigliante alla guerriera.
“Questo è un ritratto di tua madre di cui, come puoi chiaramente vedere, sei la copia perfetta.” spiegò Shang Chiang.
 
Tigre osservò attentamente il ritratto mentre, stranamente, una morsa gelida le stringeva il cuore.
Benché la tigre dipinta indossasse eleganti abiti aristocratici, ella sembrava davvero Tigre.
Aveva la stessa pelliccia, le stesse striature raffinate, lo stesso volto, la stessa bellezza. Ma, soprattutto, aveva gli stessi occhi.
Si, gli affascinanti occhi color del fuoco di Tigre erano identici a quelli della tigre del piccolo medaglione. Ma, a differenza di essi, questi erano spenti, tristi, sconfitti. Si, è questa la parola giusta: sconfitti.
Quegli occhi irradiavano una tristezza incredibile, un dolore incredibile.
Quegli occhi parlavano di un orgoglio ferito, di una fierezza spezzata, di una felicità spezzata.
 
Tigre strinse la zampa che reggeva il medaglione, non capendo il perché della tristezza che l’aveva avvolta.
“È solo un ritratto” rispose con voce malferma, non credendo lei stessa alle sue parole “Non significa nulla. Poteva anche non somigliarmi per niente. I ritratti non sono mai veritieri.”.
Shang Chiang continuò con voce dura, girandosi lentamente “Ogni componente della mia famiglia ha dietro il collo, in una striatura, una piccola voglia rossastra. E non penso che questa caratteristica sia assente in mia figlia, no?”.
Tigre impallidì alla vista di quella piccola voglia sul collo della vecchia tigre, sentendo tutte le sue certezze andare in frantumi.
Lentamente, ancora incredula, allungò la zampa dietro la testa e toccò la sua di voglia, quella voglia segreta di cui erano a conoscenza solo lei e il maestro Shifu.
Quella voglia che rendeva autentiche le parole dell’arrogante generale.
 
Shang Chiang si voltò verso di lei sorridendo vittorioso e disse “ Vedo che adesso mi credi, Tigre. Bene, ne sono soddisfatto. Adesso vai a prendere le tue cose.”.
“Andare a prendere le mie cose?” chiese Tigre, ancora sotto choc e non comprendendo le parole di . . . beh, di quella tigre che gli stava davanti.” Cosa vuol dire?”.
“Vuol dire che devi prendere le tue cose e venire con me, Tigre. Torniamo a casa, alla tua vera casa.” rispose il generale.
“Venire con voi? E lasciare il Palazzo di Giada, il mio maestro e i miei amici?” Tigre non credeva alle sue orecchie “No! Sono la leader dei Cinque Cicloni, non posso e non voglio prendere le mie cose e andarmene via! Questa è la mia casa e qui c’è tutto il mio mondo, la mia ragione di vita, la mia famiglia!
“Sono io la tua famiglia adesso, e la sua casa ti aspetta lontano da qui. Adesso non fare storie come una bambina ed ubbidiscimi!” urlò lui in risposta.
“No! Io non me ne andrò mai!” rispose Tigre, stringendo i pugni.
“Tigre . . .” disse a bassa voce il maestro Shifu “questa è . . . l’ultima cosa che vorrei dire, ma . . . devi andare con lui. Ti ha dato la vita e . . . per la legge della Cina tu sei sotto . . . sotto la sua autorità fino al compimento della maggiore età. Mancano due mesi ai tuoi diciotto anni, ma in questi mesi sei obbligata a seguirlo e a fare ciò che dice lui.”.
Tigre lo guardò scioccata, non credendo a ciò che suo . . . beh, si, suo padre adottivo aveva appena detto.” Ma . . . questo vuol dire che devo rinunciare a tutto ciò che amo e a tutti coloro che amo, che devo rinunciare al mio compito, che devo rinunciare alla mia libertà!”
Shang Chiang si avvicinò a lei e le prese il braccio con forza dicendo queste dure parole “Sei mia figlia e farai ciò che dico io!”
Tigre si liberò violentemente dalla presa della tigre e urlò: “No! Io sono libera e non mi farò comandare da te! Io non ti appartengo né ti apparterrò mai! Mai!”.
E la guerriera dura come l’acciaio uscì dalla stanza in lacrime e con il cuore a pezzi.

La tana dell'autrice

Ciao, sono tornata! Vi prego, non uccidetemi per il ritardo. Sono molto giù in questo periodo e avevo perso l'ispirazione. Vi prego veramente di scusarmi.

Pubblico questo capitolo un giorno prima della festa delle donne per motivi miei personali, ma è una specie di regalo per tutte noi, donne che lottano, che vivono, che rischiano, che si impegnano, che amano e che sognano. E alle donne del passato che hanno cercato di creare un mondo migliore per tutte noi. E alle donne che verranno, con la speranza che possano vivere meglio delle donne del passato, più libere, più felici e più uguali. Buona Festa della Donna!!!
  
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