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Autore: gorgosprizzi    07/03/2013    5 recensioni
Louis, in quel momento, stava bene.
Stava bene nel senso che le sue condizioni fisiche gli impedivano di ricordare i momenti dolorosi, che lo dilaniavano dall’interno provocandogli un tale stato di stordimento da sembrar quasi irreale, da fargli credere che la sua intera vita fosse un incubo, un brutto sogno dal quale si sarebbe svegliato a breve.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti! 
Come sempre voglio ringraziare di cuore @maaacith perché ha letto il capitolo in anteprima e le è piaciuto, spero piacerà anche a voi che state leggendo. Mi farebbe davvero piacere se lasciaste una piccola recensione, sono alle prime armi e ho davvero bisogno di critiche e consigli o, se vi piace il capitolo, complimenti. Se volete potete contattarmi anche sul mio profilo ask o sul mio profilo Twitter, siete sempre tutti ben accetti, non ho mai mangiato nessuno X’D. Vi avviso che il primo paragrafo contiene un pezzo un po’ p0rn, quindi se non è il vostro genere passate oltre, tanto non è essenziale per capire il senso della storia.  Buona lettura e un grosso bacione,
Ele. 



Capitolo II 



Il pomeriggio di Louis era stato piuttosto deprimente.

Ne aveva passato gran parte sdraiato sul divano a mangiare patatine e dormicchiare; purtroppo però, dopo essere giunto al culmine della noia inconsciamente iniziò ad accarezzarsi il succhiotto che aveva sul collo e subito i suoi pensieri guizzarono alle labbra che glielo avevano lasciato. Erano così morbide, Louis le ricordava ancora perfettamente, ricordava come si muovevano sulla sua pelle, ricordava come la succhiavano avidamente per far sì che si marcasse. Con questi pensieri in testa e la sua mano ad accarezzarsi il torace, Louis capì cosa sarebbe accaduto tra poco; la bocca di Harry ormai se la immaginava su tutto il suo corpo e il suo membro era già durissimo, praticamente pregava Louis per qualsiasi tipo di frizione volesse concedergli, così iniziò a massaggiarlo con la mano. I suoi pensieri erano così vividi che gli sembrava di vedere Harry inginocchiato davanti a lui con il suo cazzo in bocca quasi per intero a fare su e giù con la testa, sfilandoselo dalla bocca solo per leccare e baciare la cappella scura di Louis. Aveva addirittura iniziato a gemere, e non ci mise molto a venire poiché pensare ad Harry lo estasiava, le sue labbra lo eccitavano da morire, e inoltre era da tanto che non si faceva una sega. Una volta venuto se ne stette per un buon quarto d’ora con il cazzo di fuori e il suo seme sparso sulla cappella e sulla pancetta morbida. Quanto avrebbe voluto vederlo sulle labbra perfette di Harry al posto che sul suo stesso corpo!
 



Quella sera, l’aria profumava di barbecue del vicino di casa di suo nonno; Louis se ne stava rannicchiato sul dondolo nel giardinetto affacciato sulla strada a fumare tranquillamente una sigaretta. Erano circa le sette, Keith non era ancora rientrato e Louis non poteva fare a meno di domandarsi dove cavolo si fosse cacciato quel vecchietto, ma alla fin fine non erano esattamente cavoli suoi e suo nonno era abbastanza grande per badare a  sé stesso, ovviamente. Il suo sguardo era fisso nel vuoto da almeno mezz’ora, non trovava la forza di alzarsi, quella posizione lo rilassava. I suoi pensieri però erano sempre gli stessi e purtroppo non ce n’era mezzo allegro: aveva bisogno d’erba, ma l’aveva finita, aveva bisogno della sua famiglia ma adesso lo odiava e, infine, aveva bisogno di quello stupido ragazzino riccio che, per il momento o forse per sempre, era sparito. Si sentiva tremendamente stupido soprattutto per il fatto che voleva Harry, santo cielo, lo conosceva soltanto da un giorno dopotutto! Sapeva che prima o poi gli sarebbe passata questa strana e preoccupante fissa, ma stava già durando troppo a parer suo. Spostò lo sguardo e non poté far a meno di sorridere notando i bambini della casa accanto che giocavano a calcio litigando tra loro –apparentemente il più grande, Will, si approfittava un po’ troppo dell’innocenza dei più piccoli e pretendeva di essere in vantaggio di diciassette punti. Quanto avrebbe voluto essere uno di loro e preoccuparsi di giocare a calcio anziché avere a che fare con quella stupida cotta adolescenziale a ventuno anni.
La sigaretta si era ormai consumata.




Louis era talmente assorto nella partita di calcio dei bambini che non notò la macchina nera enorme che si era accostata sul margine della strada. Poi, però sentì quella voce. Non era possibile. “Louis!” oh santissimo dio. Era Harry. Era sceso dalla portiera di fianco a quella del conducente, e si stava dirigendo verso il suo cancello con qualcosa in mano. Louis cercò di darsi una certa compostezza –per quanto lo stato di shock potesse consentirgli- e andò subito ad aprire al riccio. “Harry! Cosa ci fai qui?” “A quanto pare qualcuno a caso ieri sera non era decisamente in condizioni ottimali e non si è nemmeno accorto di non aver più con sé né la sua giacca né il suo portafoglio. Ovviamente i riferimenti sono casualissimi.” spiegò Harry con un sorriso accennato e tremendamente adorabile. Com’era possibile che Louis non se ne fosse accorto prima? “oh.” fu tutto quello che riuscì a rimediare come risposta ma Harry “questo tuo maledetto giacchetto mi ha causato abbastanza problemi..” continuò. “sei stato davvero gentile ad avermelo riportato. Non riesco quasi a credere che tu sia davvero reale” Harry adesso aveva le guancie tinte di una leggera sfumatura di rosso, Louis lo notò immediatamente e “chi te lo fa fare di riportare a casa sconosciuti fatti come una pigna e riportargli addirittura indietro quello che avevano dimenticato nella tua macchina?” aggiunse. “mi piace aiutare le persone, tutto qui” “posso abbracciarti?” e il secondo dopo si stavano abbracciando. Harry aveva un odore fantastico, Louis sarebbe andato avanti tutta la vita a stringerlo forte a sé stesso ma “Harry? Che diavolo stai facendo? Devi muoverti o faremo tardi” una voce seccata li interruppe. La voce apparteneva all’uomo che stava al volante. A Louis venne quasi spontaneo chiedere “quello chi è?” e quasi si aspettava la risposta di Harry che “è Nick, il mio fidanzato” spiegò fissandosi le scarpe, la sua faccia ormai di una intensa sfumatura di rosso. La parola “fidanzato” continuava a rimbombare nella testa di Louis, gli faceva tremendamente male. Perché si era fissato con Harry in questa maniera? Perché non aveva provato ad includere la possibilità che Harry avesse già qualcun’altro accanto? Ecco perché la sera prima si era fermato. Ecco perché aveva detto “non posso”. Era stupido stare così male dopo aver scoperto che un fottuto quasi sconosciuto era già fidanzato con un altro fottuto sconosciuto.

Louis, che non era molto bravo a controllare le sue emozioni, probabilmente aveva assunto una sfumatura bianca-giallognola, non riusciva nemmeno a formulare una frase coerente così Harry “tutto bene?” si preoccupò. “certo, tutto alla grande” un sorriso falso, più somigliante ad un ghigno, comparse sul viso di Louis che si premurò ad aggiungere “adesso però faresti meglio ad andare, il tuo ragazzo ti sta aspettando e sembra impaziente” curandosi di far pesare la parola “ragazzo” ad Harry. “Louis.. scusami” rispose Harry inaspettatamente, con uno sguardo strano, quasi.. supplichevole? “non ti devi scusare proprio di niente, e grazie di essere stato così adorabile a riportami le mie cose. Grazie, davvero” Harry sorrise. “ora devo scappare. Mi ha fatto piacere rivederti” il cuore di Louis dopo quell’affermazione, molto probabilmente, perse qualche battito e non riuscì proprio a trattenersi; per salutarlo gli schioccò un forte bacio sulla guancia, e chi se ne frega del suo stupidissimo, inutile e vecchio fidanzato. Harry arrossì,  –di nuovo, per circa la terza volta, quel ragazzo era incredibilmente timido a volte- sorrise e si incamminò alla macchina, per poi salirne a bordo. Nick partì e presto non vi era più traccia del loro passaggio, se non la giacca ed il portafoglio di Louis adesso in braccio al loro proprietario.



Louis, con un senso di delusione a pesargli il cuore, rientrò in casa, sbuffando. Se l’era fatto scappare un’altra volta. Era stato fortunato ad averlo rivisto quando credeva di averlo perso per sempre, e ora aveva rovinato tutto, di nuovo. Avrebbe passato il resto della sua vita a riempirsi di seghe pensando a quelle maledette labbra che non sarebbero mai state sue.

Keith rientrò a casa alle 20,25 portando due cartoni delle pizze; il suo adorato nonno per un attimo gli fece scordare di quella creatura perfetta che era Harry. 
  
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