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Autore: kiara_star    08/03/2013    8 recensioni
"L’enorme sala è pressoché vuota. Non c’è pubblico ad assistere alla sua condanna. Non ci sono mani ad applaudire, non ci sono bocche che vomitano insulti e ingiurie.
Odino è dinanzi al trono e parla. Parla e Loki non lo ascolta.
Il Padre degli déi ama circondarsi dei suoi sudditi solo quando gli fa comodo - come per onorare il suo figlio degno. Ma ora non vuole testimoni, Odino, non vuole occhi che possano tramandare la vergogna che lo copre sotto le vesti d’oro.
[...]
Thor afferra i pesanti ferri in una mano e non lo degna di una risposta. Non lo degna di uno sguardo. Non lo degna neanche più di pietà. «Uh, ti ho deluso proprio tanto, fratello, se non tenti neanche di redimermi con le tue belle parole... » Ma la sua lingua d’argento non pare avere più effetto."
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Your soul begins to scream
Avevo scritto la mia piccola drabble versione della condanna di Loki al ritorno su Asgard, però come mi è stato gentilmente fatto notare da ELE106 non è che fosse poi così “adatta”, per cui ho tentato di scrivere una versione più realistica.
Purtroppo alla fine si è trasformata in 'sta roba qui che non so manco come definirla se non un volontario accanimento contro Loki e contro la sua salute mentale, se mai ne avesse una.
Forse un po’ OOC, ma lascio a voi dirlo.
Per alcuni versi è un po’ il riflesso di un’altra mia storia, però l’ho notato solo alla fine.
Non dico nient’altro, tanto non vi interessa XD
Unica nota: il titolo è preso da un verso di una canzone degli Shinedown, che non è neanche una vera canzone... Vabbè andatevela ad ascoltare, la trovate qui -> [The Dream]
Buona lettura e se avete insulti o minacce da fare, potete usufruire del servizio “Recensioni”.
Grazie.
kiss kiss Chiara






E la tua anima inizia ad urlare



L’enorme sala è pressoché vuota. Non c’è pubblico ad assistere alla sua condanna. Non ci sono mani ad applaudire, non ci sono bocche che vomitano insulti e ingiurie.
Odino è dinanzi al trono e parla. Parla e Loki non lo ascolta.
Il Padre degli déi ama circondarsi dei suoi sudditi solo quando gli fa comodo - come per onorare il suo figlio degno. Ma ora non vuole testimoni, Odino, non vuole occhi che possano tramandare la vergogna che lo copre sotto le vesti d’oro.
Le labbra millenarie si muovono e Loki le guarda senza prestar loro attenzione. Non necessita di parole, non serve udire ciò che gli ha già sospirato il silenzio di Thor. Il lungo silenzio di cui si è fatto scudo e arma per tutta la durata del loro viaggio. E non perché lui non potesse rispondere. Non era la sua lingua legata la causa, era la verità che Thor celava nel suo cuore, che sebbene la sua voce non l’avesse pronunciata, Loki l’aveva già letta nei suoi occhi.
Due pozze troppo chiare per appartenere a colui che comanda i fulmini. Troppo deboli per essere quelle di un futuro Re.
Odino parla e si accalora. Non tenta neanche di nascondere l’emozione che guida la sua sentenza.
Vecchio stolto, pensa Loki. La sua grandezza è ora solo parte di un mito.
Gli occhi del dio abbandonano per un attimo le labbra del Padre di Tutto per posarsi sul viso di Thor, fermo silente al suo fianco. È un’occhiata che dura un respiro, ma a Loki basta per carpirne quanto basta.
La gola ha vibrato, lo sguardo fisso al Padre, le dita troppo strette. Le labbra troppo serrate.
Basta, un unico pensiero, la mia condanna è decisa.
«... Privato del tuo titolo e dei tuoi poteri.» Ma non è quell’amputazione che per un attimo fa perdere la maschera del dio del Caos, quanto le parole che ne seguono. «Privato del tuo aspetto ingannevole.» Ed ora è la sua di gola a vibrare.
Gli occhi saettano alla sua destra, a quel volto di marmo.
Stupido, digli di non farlo!
Ma è una supplica che non trova accoglimento.
Thor non risponde né con lo sguardo né con il respiro, che resta immutato. Lento e regolare, come quello di un arciere prima di scoccare la freccia.
E quella freccia è arrivata dritta al suo cuore ed ora Loki sa che anche lui può sanguinare come un mortale.
 

I gradini di pietra sembrano non avere fine. Ne conta centinaia ed altre centinai ancora, e quando ormai non sa più dirne il numero esatto, la marcia si arresta.
«Vieni.» Ed è la prima parola che ode dalla sua voce roca, prima che lo strattoni per le catene, prima che lo getti in quello che, a detta del Grande Padre, sarà il suo castello per i prossimi secoli.
Gli occhi di Loki sono fissi sul viso scuro di Thor, ma l’azzurro di lui gli è negato.
Le altre parole che gli sente, sono per la guardia che li ha accompagnati, sono comandi che nessuno oserebbe contraddire, non quando a dettarli è il potente Thor Odinson.
«Vado subito, mio principe.» Una cieca obbedienza che Loki non conoscerà mai.
Le mani di Thor si poggiano sul suo viso, anzi sulla maschera di metallo che lo obbliga al silenzio, perché l’erede di Asgard bada bene a non sfiorare alcun lembo di pelle che appartiene a colui che ha chiamato fratello per tanto tempo, e Loki ha alle spalle troppa solitudine per non percepirlo.
Quando riesce a sentire l’aria freddargli il mento e le labbra, si lascia sfuggire un sospiro grato. Cerca di sfiorarsi il viso con le dita, ma Thor afferra le catene dei suoi polsi e le tira in basso senza troppe cure.
«Sempre maniere gentili, fratello.» L’ennesimo rifiuto, e stavolta il silenzio di Thor fa quasi più male di tutte le bugie che ha ascoltato per un’intera vita.
Sguardo basso, il possente Thor, e armeggia con le catene come se fossero legate attorno al corpo di un qualsiasi prigioniero privo di nome e di valore.
«Odino ti ha relegato al servizio di guardia?» Affonda ma non colpisce. «Credevo che le mie gesta ti avessero innalzato ulteriormente davanti agli occhi del Padre degli dèi... Devo ricredermi.»
Thor afferra i pesanti ferri in una mano e non lo degna di una risposta. Non lo degna di uno sguardo. Non lo degna neanche più di pietà. «Uh, ti ho deluso proprio tanto, fratello, se non tenti neanche di redimermi con le tue belle parole... » Ma la sua lingua d’argento non pare avere più effetto.
Thor si volta, e a vedere - ancora una volta- le sue spalle, Loki manda giù un groppo amaro, di quelli che sciolgono lo stomaco e ti bruciano perfino le ossa.
Si massaggia i polsi dolenti mentre la porta della sua cella viene chiusa.
È una serpe che ti morde al collo, la rabbia. Punge e lacera e ti intossica ogni fibra.
«Ora sarai felice, Thor! Ora puoi finalmente liberarti del mostro che attentava al tuo trono!» Si avventa sulle piccole sbarre, le uniche da cui passa quel poco di luce concessa dalla fiamma che arde sul muro. Digrigna i denti e la sua stessa anima, e stringe quelle sbarre finché non sente le falangi chiedere di smetterla.
Thor sale lento il primo gradino della lunghissima serie - come fosse un’ulteriore punizione. La più ingiusta, la più crudele - quando Loki avverte gli occhi bruciare, le labbra prendere a tremare. E la paura, quella vera, quella che neanche il Titano aveva svegliamo, lo afferra con presa decisa.
«Thor...» Un sospiro lento. «Thor...» Una preghiera bagnata.
Fratello...
È ormai alla prima rampa, il dio del tuono, quando le urla lo obbligano ad arrestarsi.
«Come puoi abbandonarmi? Come puoi permettere che mi facciano questo?!» E sono calci contro il ferro, e pugni che sporcano di sangue le sbarre. «Ti dici mio fratello ma non fai nulla!» Altre urla, altre bestemmie urlate contro il cielo e contro le Norne. Contro Odino e contro se stesso. «Non sei mio fratello! Non sei più mio fratello!» Ma solo quando la voce vibra e si spezza, solo quando il tonfo segue il corpo che cade in ginocchio, solo allora Thor si volta. Si volta e fissa una porta nera. «Non sei più mio fratello... »
«Sarò sempre tuo fratello, Loki.»
Le palpebre si sgranano nell’ombra. La collera - e la follia, forse - ridestano i muscoli ed il sangue, e un volto rigato dalle lacrime prende il posto del nero.
«Sei un bugiardo, figlio di Odino!» Ed è un ringhio sputato fra i denti. «Sei un dannato bugiardo! Sei tu il più abile a mentire dei due, lo sei sempre stato! Spogliati del tuo titolo divino e vestiti del mio!» Tremiti scuotono il corpo di Loki, le dita strette nuovamente contro quelle sbarre mentre lo sguardo è fisso alla figura che, nonostante l’oscurità umiliante del posto, pare accecarlo. E fa sempre male.
Thor scuote la testa ed abbassa gli occhi alla pietra umida.

«GUARDAMI!» Urla il dio in catene strattonando inutilmente il ferro della prigione. «Guarda il fratello che dici di amare! Guardalo mentre viene privato di tutto e lasciato marcire come una bestia nelle segrete del tuo palazzo dorato!»
«Adesso vuoi il mio aiuto, Loki?» Solo ora gli sembra di riconoscerlo, anche se ha la vista annebbiata dalle lacrime. Solo ora, che Thor è nuovamente vivo di impeto. «Vuoi che ti liberi? Vuoi che vada da nostro Padre a supplicare affinché ti perdoni?»
Sì! Voglio che ti umili per me! Voglio che ti prostri davanti al Padre degli dèi come l’ultimo dei servi per chiedere la libertà del figlio di un nemico... di un mostro... di tuo fratello.
«Voglio che tu ammetta che godi nel vedermi in questo stato! È sempre stato questo il tuo piano, non è così? NON È COSÌ? Tutta Asgard deve sapere quale malvagità annega nel cuore del suo figlio prediletto!»
«Perché continui con questa demenza?! Hai dimenticato che sei solo tu la causa delle tue sofferenze? Padre ti ha dato una possibilità di salvezza. Per i tuoi crimini avresti dovuto affrontare la pena capitale, lo sai!»
«E questa non lo è?» Thor sospira e Loki sente i denti scricchiolare gli uni contro gli altri, lo smalto scheggiarsi, la mascella dolere. 
«Padre ti ama... Forse ha commesso qualche errore, ma non ha mai smesso ti considerarti suo figlio»
Stringe con più forza le barre di metallo e lo sguardo di Thor, che ha così bramato, pare quasi disgustarlo. Si sente nauseare dalla sua fiducia, dalla sua fede. Lui non ha più fede in nulla, nemmeno nei suoi inganni. Presto spariranno, tutti. Il primo sarà quello che porta sulla sua stessa pelle. Il più grande, e non ne è stato lui l’artefice.
È un pensiero che lacera e distrugge, che gli spacca il cuore e la mente.
«Come puoi negare così il suo affetto?»
«Nella stessa maniera con cui lui mi ha negato la verità!» Le lacrime si non arrestate ma non il magone allo stomaco che le ha provocate. Graffia sul fondo del suo ventre con artigli acuminati e spietati. Gratta finché non vede sangue, finché Loki non avverte una nausea fisica coglierlo.
Inghiotte bile e rancore, promesse non mantenute fatte davanti agli occhi di un fanciullo troppo innocente per annusare bugie.
«Non riconosco più il tuo cuore... » Non l’hai mai davvero conosciuto, fratello...
Thor si volta nuovamente verso la lunga scalinata tortuosa.
«Cosa aspetta il tuo vecchio per mostrare la testa del traditore su una picca? COSA? Toccherà a te tale onore, fratello? O alla tua Lady Sif?» Solo altro silenzio fra gli affanni. «RISPONDIMI!»
«Tornerò a farti visita, nel frattempo pregherò le Norne affinché ti aiutino a ritrovare il senno.» E la salita stavolta è più lesta ché Loki non ha neanche il tempo per urlargli dietro un altro insulto.
Si appoggia alla porta e si lascia scivolare a terra. La testa inizia a girare, e solo quando si porta una mano a tenerla, vede la sue dita perdere via via sempre più il candore rosa.
Stringe gli occhi ed il pugno, e sbatte furente la fronte contro la porta.
Una, due, tre... dieci... venti volte. Fino a quando il calore del sangue scalda la sua nuova -vecchia, vera- fredda pelle.


Non sa quanto tempo è passato. Il fuoco che brucia sulla roccia arde di fiamma mistica e mai consuma il legno.
Le guardie cambiano a intervalli regolari, ma di quanto, Loki, non sa dirlo.
I suoi capelli sono più lunghi, le sue unghie anche, e lui le ha passate più volte sulle braccia senza riuscire a cancellare le striature blu. Ma ne ha create altre. Nere, orribili.
«Guardia... » sospira appena, con quel soffio di voce che ancora gli resta.
«Cosa c’è?» Ora le unghie graffiano la parete rocciosa con movimenti stanchi e sempre gli stessi.
«Mio fratello... voglio vederlo.» La roccia resiste, come sempre, e Loki si lascia cullare dal suono ruvido che è diventato così familiare. Una nenia nell’assordante silenzio.
Non riceve risposta.
«Guardia?» chiama ancora. Umile, umiliato. «Chiamate mio fratello, voglio vederlo.» Il contorno di un mattone vecchio quanto le radici di Yggdrasill, è ora oggetto delle cure del suo indice.
«Fa’ silenzio. Sai che non è possibile.»
«Ditegli che Loki chiede di lui, vedrete che verrà.» Sorride appena contro il muro mentre gli occhi rossi fissano un punto inesistente. «Ha detto che sarebbe tornato. Thor non mente mai.»
«Fa’ silenzio, ora.»
Ma il sorriso non si spegne, anzi si allarga, e una risata bassa risuona nella prigione buia. «Thor non mente mai...»
La voce si perde nel silenzio.
L’unghia si spezza e Loki si ferma.
Thor non mente mai.
Una lacrima scivola sul viso nascosto dai capelli, e a terra cade ghiaccio.






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