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Autore: IamShe    08/03/2013    14 recensioni
Shinichi è rimasto adulto, ma non sa né come né perché né quanto durerà l'antidoto. Sebbene cerchi di godersi questi attimi preziosi nel suo corpo originale, un vortice arriva a sconvolgergli la vita: una giornalista ha scritto un articolo su di lui e sul suo ultimo caso risolto, e Ran comincia a nutrire dei seri sospetti sulla sua doppia identità. E chissà che tutto ciò, non giunga alle orecchie sbagliate....
•••
“Rimani?” chiese lei di rimando, velocemente. Non voleva una vera risposta, voleva solo ascoltare la sua voce. Voleva solo sentirlo parlare. Perché sapeva che ogni cosa, ne avrebbe nascosta un’altra. Ogni verità, avrebbe nascosto una bugia. Una scia di luce, forse quella di prima, forse quella che si era persa nell’oscurità, forse quella che aveva cercato costantemente, passò negli occhi di Shinichi.
Ran non seppe interpretarla, ma non le importò.
“Sì.”
La bastò solo quello: credere alle sue bugie.
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Your Lies

18.
Romeo o Shinichi?
•••

 
 
Il suono di quelle parole spezzò i respiri di tutti. Per un attimo il mondo si fermò, e il cuore di ognuno di loro smise di battere. Kogoro ed Eri non mossero un dito, i loro occhi erano fissi sulla figura dell’uomo; le palpebre provavano a sbattere, ma qualcosa di indecifrabile le fermava.
«Ci dispiace.» Disse ancora quello, gli occhi e il volto bassi. Ma sapeva perfettamente che, qualsiasi cosa avrebbe pronunciato, sarebbe risultata inutile.
Sonoko, a poca distanza, si portò le mani alla bocca, e in un attimo le palpebre le si gonfiarono di lacrime. Cominciò ad ansimare, e dopo alcuni secondi, anche a lacrimare.
Saigo era immobilizzato, non riusciva nemmeno a deglutire. La donna bionda, infine, aveva gli occhi sgranati al massimo, e la bocca leggermente aperta.
«Ran...» la chiamò la migliore amica, in preda alla disperazione. «No, Ran...»
«La mia piccola...» finalmente anche il detective parlò, le mani a scompigliargli i capelli. «La mia bambina...»
Scosse il capo, non voleva crederci. Eri, intanto, era in stato di shock.
«RAN!!»
Un altro urlo, ancora più straziante, echeggiò nel cielo. Kogoro cadde in ginocchio, il viso pallido, i denti stretti.
«Sono qui papà.»
Come colti da un fulmine, i volti di tutti si alzarono all’unisono e fissarono un punto ben preciso. Dinanzi a loro, un po’ sporca di fango e dai vestiti stropicciati, c’era Ran. Raggiante, bellissima e viva.
Dietro di lei, come sbucato dal nulla, l’affiancò Shinichi. Anche lui aveva la camicia e il pantalone sporchi, e un po’ di sangue a scorrergli sul viso.
«Ran?» la chiamarono Sonoko e Eri, incredule, mentre il detective in trance osservò il tutto allibito.
«Ran? Sei proprio tu?»
Anche Saigo si fece avanti, curioso. Diede uno sguardo a Shinichi, scambiandosi con lui un’occhiata profonda.
Lei di tutta risposta, annuì; un sorriso ad abbellirle ancor di più il viso.
«R-Ran...!»
Sonoko, Eri e Kogoro si fiondarono su di lei, la stritolarono fra le sue braccia e quasi non le permisero di respirare. Shinichi li osservò con un sorriso sereno dipinto sul volto, gli occhi lucidi. Saigo aspettò che la giovane fosse libera, per donarle un abbraccio. Il detective assottigliò gli occhi, senza proferir parola.
«Come... come hai fatto a salvarti?»
«Shinichi mi ha salvata. Si è buttato dall’elicottero per raggiungermi, e all’improvviso mi sono ritrovata agganciata ad un paracadute! È successo tutto in un attimo!» spiegò loro gioiosa, allargando le braccia. Poi, girandosi a guardarlo, illuminò gli occhi.
«È stato magnifico.»
L’amico distolse lo sguardo, arrossendo lievemente.
«Elicottero?»
«Paracadute?»
«Shinichi?»
Ran annuì ad ogni domanda, come se fosse tutto normale.
«L’elicottero dei vigili del fuoco ci ha tratto in salvo, ma ad un certo punto un nuovo scoppio ci ha sbalzato verso un muro... l’uomo che mi teneva ha perso conoscenza, ed io sono precipitata! Shinichi è saltato giù, e non so per quale motivo, aveva un paracadute con lui!» rispiegò ancora, sempre col sorriso stampato sul volto. Ebbe l’impressione che non si sarebbe mai stancata di ripeterlo.
I suoi conoscenti la guardarono sbalorditi. Sonoko s’avvicinò al detective, gli occhi assottigliati.
«Scusami... ma tu da dove sbuchi fuori?»
Kudo indietreggiò leggermente. «Ehm... ero anche io alla festa.»
«Ah, davvero?» Fece Saigo, il tono freddo. «E perché avevi un paracadute con te?»
«Io...?» Tutti gli sguardi si concentrarono su di lui, fin quando una persona lo trasse in salvo.
«Ma che m’importa! Hai salvato la mia piccola! Grazie... moccioso...»
Kogoro gli rivolse un sorriso sincero, gli tese il braccio, e dopo un primo attimo di smarrimento, Shinichi ricambiò la stretta di mano.
E il padre di lei, ebbe finalmente l’impressione di potersi fidare ciecamente di quel saputello impertinente e arrogante.
 
 
«Si può sapere cosa accidenti è successo?»
Vermouth raggiunse la fine del vialetto in moto, affiancando Chandon. Camminava lentamente, dirigendosi verso l’uscita. Erano le quattro del mattino, e del ristorante non era rimasto più nulla.
«A cosa ti riferisci?»
«L’hai fatta scoppiare tu l’ultima bomba?» proseguì la bionda, andando dritta al punto.
Chandon sorrise. «Sì, perché?»
«Sarebbero potuti morire! Te ne rendi conto?»
«Volevo metterlo alla prova per bene. È o non è il “proiettile d’argento”?» le fece l’occhiolino. «Chi se l’aspettava avesse un paracadute!»
Vermouth fermò la moto, parandosi davanti al complice.
«E se non l’avesse avuto?»
«Suvvia Sharon. Non ti facevo così apprensiva.»
«Non permetterti mai più. Ti ho dato la mia fiducia, ma non puoi fare di testa tua. Avevamo degli accordi.»
«Ed io l’ho rispettati, no? Shinichi Kudo e Ran Mouri non si toccano.» rispose Chandon, incrociando le braccia al petto.
Vermouth lanciò un’occhiata truce. «Non mi sembra.»
«Sono sani e salvi, e io adesso ho la conferma che il ragazzino è capace per davvero. Tutto fila liscio.»
La bionda sospirò. «Per quanto tempo ancora hai intenzione di travestirti così?»
Chandon fece spallucce. «Ancora un po’. Devo prima allontanare il detective dall’amica d’infanzia.»
«Hai già un piano?» chiese Sharon, le dita affusolate sul manubrio.
«Sì. E dovrebbe essere abbastanza efficace.»
L’attrice accese la moto, e cominciò ad accelerare.  «Non farmi soffrire Angel. Ci tengo.»
Chandon le fece l’occhiolino, prima di vederla scappare via.
«Lo sai, anche io ci tengo.»
 
 
 
Il mattino seguente, dopo un sonno ristoratore, e sebbene ancora un po’ scossa, Ran decise di andare a trovare Shinichi. Rivederlo era stato magnifico, e il suo gesto, poi... le aveva riacceso la speranza di poter avere ancora qualche chance con lui. Quando l’aveva visto lasciarsi andare e cadere insieme a lei, aggrapparla con le braccia, e dopo qualche secondo, risalire su sotto la forza di un paracadute, non aveva potuto far altro che stringersi forte a lui. Il mento nell’incavo della sua spalla, le cosce strette intorno la sua schiena. Anche in aria, nel bel mezzo del nulla, il suo fisico emanava un profumo bellissimo, di cui s’era drogata ormai. Erano scesi lentamente, ma il vento li aveva spinti su dei rami di un albero: anche lì, Shinichi s’era sacrificato. L’aveva protetta col suo corpo, ed era andato a sbattere con la testa su uno dei rami: da lì, il sangue che gli colava.
Eppure era sempre bellissimo. Certo, anche lei si chiedeva come mai in quel momento avesse avuto un paracadute dietro alle spalle - avrebbe giurato di averglielo visto uscire dallo zainetto -, ma appena arrivata a casa sua gliel’avrebbe domandato. Sì, gliel’avrebbe domandato. Questo ed altro. Se lui avesse risposto. Se lui ci fosse stato ancora.
Scosse il capo, e s’impose d’essere ottimista. In fondo, era stata per la sua poca fiducia in lui che la loro storia era finita. Era pronta a prendersi tutte le responsabilità, a spiegargli tutto quello che le era passato per il cervello in quel maledetto pomeriggio d’inverno, e a tornare insieme a lui.
In fondo, se lui non ci tenesse a lei, non avrebbe rischiato la vita per salvarla, no? Quindi, il suo silenzio, era forse ricollegabile al suo carattere, o forse anche alla stizza del momento.
Magari s’è sentito offeso...pensò, i piedi che viaggiavano verso casa Kudo.
Eppure, era da settimane che non si sentiva così viva. Così Ran. Attraversò l’ultima casa, quel del professore, ed incrociò le dita.
Voleva soltanto far pace con lui...
 
 
Shinichi s’era appena alzato dal letto. La ferita gli faceva un po’ male, ma non era un dolore insopportabile. L’aveva bendata con una fascia, che gli aveva scompigliato un po’ i capelli, con ciocche che fuoriuscivano ed altre che rimanevano sotto la benda. Pronto a farsi una doccia, aveva tolto la giacca del pigiama. La mente era alla sera prima: qualcuno dell’organizzazione aveva progettato tutto affinché lui dimostrasse quanto valeva. L’aveva capito con quegli indizi, messi in lavanderia; con la voglia di spingerlo a tornare ad essere se stesso, ed infine, con l’attacco diretto a Ran. Per fortuna, da Conan, aveva portato anche il paracadute nascosto nello zainetto, ed aveva potuto usarlo nel migliore dei modi. Ma se, malauguratamente, quell’aggeggio non si fosse aperto, se ci fosse stato più o meno vento, e se Ran fosse precipitata a diversi metri di distanza, come l’avrebbe salvata? Vederla cadere era stato uno shock talmente grande da spingerlo a non pensarci nemmeno un secondo in più.
Se lei fosse morta... lui non se lo sarebbe mai, e poi mai, perdonato.
Entrò sotto la doccia, si sciacquò e si rilassò per qualche minuto, finché non si decise ad uscire. Si coprì con un asciugamano, che dal ventre gli arrivò sino alle ginocchia, mentre lasciò il petto scoperto. Passò davanti allo specchio, e lì si scrutò: era di nuovo lui, il vero lui. Indossò i boxer e i pantaloni, senza mai staccare gli occhi da se stesso. Per quanto tempo sarebbe rimasto così? Haibara gli aveva detto che anche questo antidoto non era quello definitivo. Ebbene, ciò cosa significava? Aveva di meno o di più rispetto alle altre volte?
All’improvviso sentì il citofono suonare. Velocemente lo raggiunse, e dando un’occhiata all’esterno, si accorse che fosse proprio Ran. Deglutì, sgranando un po’ gli occhi. Come si sarebbe dovuto comportare? Era lì, perché era lì? Forse aveva dimenticato di dirgli qualcosa, o più semplicemente voleva parlargli. Ci pensò qualche attimo su, finché non si decise ad aprire il cancello.
La voglia di sapere cosa volesse era troppa.
 
 
Dopo qualche minuto d’attesa, Ran sentì il cancello vibrare. Sorrise, felice che l’amico fosse davvero in casa e contenta che avrebbe finalmente potuto parlargli. Avanzò lungo il vialetto, finché non vide anche la porta d’entrata aprirsi. Dinanzi a lei, Shinichi era a petto nudo, con i soli jeans a coprirlo; i capelli bagnati, la fascia a coprirgli la testa, e i piedi scalzi. Arrossì a quella vista, ma non staccò gli occhi da lui per nemmeno un secondo. Lo squadrò per circa due tre minuti, imbambolandosi a fissarlo.
Era semplicemente meraviglioso.
«Ciao» La sua voce la riportò al concreto. «Che ci fai qui?»
«Oh» Le guance calde e la lingua non le permettevano di formulare frasi compiute.
Aspettò ancora qualche istante, fin quando non si decise a darsi un contegno.
«Sono passata per ringraziarti.»
Lui continuò ad osservarla, sembrava imbarazzata. «Di cosa?»
Lei avanzò di qualche passo, ma appena poggiava lo sguardo sull’amico, non poteva fare a meno di fissargli il petto. Sembrava scolpito da qualche scultore.
«Ovvio, per avermi salvato la vita.» Rispose, cercando di staccare il viso dal suo corpo. Si concentrò così sui suoi occhi, ma erano azzurri, troppo azzurri.
Lo maledisse: mai possibile avesse tutto perfetto?
«Sei stato grande.» Continuò, il volto ormai paonazzo.
«Ah, non ho fatto nulla di che.» Si fece modesto Shinichi, qualità che certo non gli apparteneva.
«Senza di te non sarei qui, quindi hai fatto molto.»
Senza di me non saresti proprio capitata in quella situazione, Ran...si morse la lingua lui, stando ben attento a non riferirglielo.
«Di niente.» Le rispose semplicemente, mettendo le mani in tasca.
«Sei da solo?» Gli chiese dopo un po’ lei, osservando all’interno della villa. Voleva parlargli... voleva chiarire.
Anche se, con lui a petto nudo, s’era dimenticata di ogni cosa.
Lui aggrottò le sopracciglia. «Sì, perché?»
Ran inspirò, prendendo coraggio. «Volevo parlarti.»
Shinichi si mordicchiò un labbro.
Cosa mi invento, adesso?
«Di cosa?» Le chiese poi, il tono lievemente seccato.
La karateka ebbe l’impressione che lui non avesse altrettanta voglia. E tutto il suo entusiasmo si smorzò in un istante.
«Di...» cominciò, ma lo sguardo del detective era così glaciale da metterle paura. Possibile che si fosse fatta solo illusioni? In effetti, Shinichi avrebbe potuto salvarla così, solo per carattere... non perché ci tenesse a lei, a loro.
Sorrise amaramente. Che sciocca che era.
«Di niente.»
Fece qualche passo indietro, gli occhi le cominciavano a far male.
«Scusami se t’ho disturbato. Comunque, bentornato.»
Gli diede le spalle e lasciò la villa, mentre una lacrima le solcò il viso candido.
Shinichi la vide allontanarsi molto velocemente. Rimase lì per qualche minuto, leggermente allibito. Scosse il capo, e rientrò in casa.
Bah, io le donne non le capirò mai!
 
 
Ran si avviò verso scuola, sebbene quel giorno avesse pensato per davvero di non andarci. Conan era da Mistuhiko, aveva dormito lì - così credeva -, quindi prima del pomeriggio non l’avrebbe visto. Tanto meglio: avrebbe avuto più tempo per fare le pulizie in casa, visto che, a causa dell’incidente, non aveva potuto far granché. Mentre camminava verso il liceo, Ran ripensò alla conversazione con il detective. S’era fatta mille illusioni per niente: l’atteggiamento menefreghista di Shinichi le aveva fatto capire che non aveva alcuna intenzione di tornare sui suoi passi, quindi era forse meglio metterci una pietra bella grossa sopra.
Giunse al Teitan in una decina di minuti; aveva camminato molto velocemente, forse per sfuggire da quella casa, da quegl’occhi, da quel fisico e da lui. Ma non era servito a molto: vederlo sulla soglia di quella porta le aveva mandato gli ormoni in tilt. Una sensazione che forse mai aveva provato prima: vera e propria attrazione verso il suo corpo. Perché non ci avrebbe messo molto a saltargli addosso...
E a baciarlo, e a spogliarlo...
Ran scosse il capo, scompigliandosi i capelli; non si rese conto di star arrossendo ai suoi stessi pensieri. Era paonazza, e incominciava a darsi anche dell’imbecille cronica;
Ma che pensieri ti fai Ran!
Alzò gli occhi sulle persone, così, per distrarsi; ma appena distoglieva lo sguardo dalla gente, le tornavano in mente quei pettorali, e la sua mente cominciava a viaggiare, a viaggiare lontano...
 
 
Shinichi giunse in classe abbastanza in ritardo. Dopo l’arrivo di Ran, era indeciso se andarci o meno; in fondo, un giorno in più o in meno di assenze non cambia nulla. Eppure starsene a casa non era di certo la scelta più giusta. Doveva agire, e poteva farlo soltanto muovendosi. E stando più lontano possibile dall’amica d’infanzia, se solo ci fosse riuscito...
Ma allo stesso tempo non poteva sempre rinunciare al liceo; in fondo, aveva pur sempre un diploma da prendere. E con tutte quelle assenze...
Quando varcò la porta dell’aula, sentì subito tutti gli sguardi posarsi su di lui; così, non poté fare a meno di cercare quello dell’ex fidanzata. Era lì, solito banco vicino alla finestra, dietro Sonoko - che quel giorno non c’era -, e accanto al suo di banco, che troppo spesso era vuoto.
Si scambiarono un’occhiata veloce, e notò che lei subito deviò lo sguardo sul suo libro, come per evitarlo.
«Ehilà, Kudo!»
«Guarda chi è tornato!»
Come sempre i suoi compagni di classe lo accolsero con grande gioia. Le ragazzine tramutarono i loro occhi in cuoricini, svenendo quasi ad un suo sussulto. Shinichi fece un sorriso per ricambiarli, mentre diede uno sguardo all’indietro, verso la cattedra: era vuota. La professoressa non era ancora arrivata.
Filò dritto verso il suo banco, ed incrociò anche gli occhi di Hana, che gli rivolgevano un bellissimo sorriso.
«Bentornato, detective.»
«Ciao.» Disse semplicemente lui, prima di prender posto al suo banco. Appena si sedé, sentì nuovamente Ran osservarlo. Si girò a guardarla, ma appena lo fece, lei distolse il viso, come colta da un colpo alla schiena.
Rigirandosi, Shinichi vide Hana poggiata sul suo banco con il gomito, mentre faceva leva sulla sedia per avvicinarsi a lui.
«Che fine hai fatto, bellissimo?»
Il detective arrossì lievemente. «Eh?»
Lui non poté vederla, ma Ran fece una smorfia di disgusto.
«Sei scomparso... mi hanno detto lo fai spesso. Eh, eh... non si fa.»
Shinichi rise appena. «Ho parecchio da fare.»
«Posso farti compagnia in questo parecchio
L’investigatore quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Ran, invece, aveva voglia di strozzare qualcos’altro...
«Credo ti annoieresti.» Disse lui dopo qualche secondo.
Lei scosse il capo, un sorriso malizioso a dipingerle il volto.
«So come ravvivare le cose.»
«Non ne dubito.» Ricambiò il sorriso lui, anche se sapeva più di fine conversazione.
Passarono alcuni secondi, durante i quali Ran fissò gli occhi sui due compagni di classe. Lo sguardo infuocato e le mani sudate, se non fosse stato per tutti gli altri, le avrebbe volentieri fatto assaggiare uno dei suoi micidiali colpi di karate. E lui poi? Come sapeva fare l’idiota! Perché non le diceva chiaro e tondo di togliersi dalle scatole?
«Che hai fatto alla testa?» Gli indicò poi la fasciatura, sorridendo beffarda.
Shinichi ci passò una mano sopra, scompigliando i capelli. «Mhm... nulla di che.»
«Qualche fidanzatino geloso ti ha dato una lezione?»
Stupida! Si è fatto male per salvare me! Me! Me!
Ran urlò in cuor suo, ma nessuno la sentì.
Shinichi ridacchiò, gli occhi bassi sul libro.
«Hai da fare stasera?»
Di nuovo la voce di Hana, e dopo qualche secondo, il detective rialzò il capo. Alla karateka si fermò quasi il cuore.
«Perché?» rispose, le mani a sorreggere il viso.
«Volevo invitarti a casa mia.» disse con nonchalance l’altra, accompagnando alle parole sempre un sorriso.
Ran afferrò una matita tra le mani, e la spezzò nel giro di qualche secondo. Il rumore dell’oggetto attrasse l’attenzione del detective, che si voltò verso di lei. Ancora una volta, nell’incrociare il suo sguardo, l’amica distolse il suo.
Sorrise, quasi senza farsi notare. Poi guardò Hana ed alzò il volto.
«Non credo di avere tempo.»
 
 
La giornata scolastica passò senza ulteriori intoppi. Ran, di tanto in tanto, mandava delle occhiate a Shinichi, mentre l’immagine di quella stessa mattina le aveva posseduto il cervello. Era al settimo cielo per la risposta data a quell’oca di Hana, ma non aveva voglia di farsi ulteriori illusioni.
Shinichi è misterioso, strano... aveva pensato. Quindi meglio non fare congetture sul nulla...
Quando avvertì la campanella suonare, cominciò a preparare la sua roba, mentre Shinichi rimase seduto al suo banco, quasi immobile. La voglia di avvicinarlo e di parlargli era troppa, ma cosa doveva dirgli? Lui pareva non avere altrettanta smania di conversare con lei. E mentre la classe si svuotava, vide Saigo entrare dalla porta della classe, e avvicinarsi a lei.
«Ciao principessa.»
Principessa?  L’amico d’infanzia aggrottò le sopracciglia e simulò una smorfia.
«Ciao.»
Ma gioii nell’avvertire il tono di lei poco più che scocciato.
«Non pensavo venissi a scuola dopo quello che è successo ieri. Ti senti bene?»
Lei annuì. «Sì.»
Saigo diede un’occhiata a Shinichi. «E tu, come stai? La testa?»
Il detective assottigliò gli occhi, sebbene il tono del giovane gli era parso gentile.
«Tutto a meraviglia.» rispose l’investigatore, cominciando ad alzarsi dalla sedia.
Prima che vedessi te, andava anche meglio!
«Perfetto. Ran torniamo insieme?» si sporse verso lei Saigo, ignorando completamente la presenza dell’investigatore.
L’amica fece spallucce. «Come vuoi.»
«Non è andato come volevo il San Valentino ieri.»
Kudo gli lanciò un’occhiata truce, che nessuno vide.
Ma dai! Scoppiavano bombe dappertutto, siamo quasi morti, e tu l’unica cosa che hai fatto è stata svignartela fuori! Brutto imbecille!
«Già.» Fece un sorriso amaro lei, chiudendo lo zaino.
«E tu non mi hai finito di dire quella cosa.»
Shinichi ingrandì le orecchie: quale cosa?
Ran, invece, sussultò. Certo non avrebbe potuto confessargliela lì, col diretto interessato a due passi.
“No, sai... mi sono innamorata di questo tizio che è alla mia destra, cosa vuoi che sia”, le pareva troppo pacchiano.
«Certo, hai ragione.» si limitò a dire, stando ben attenta a non incrociare lo sguardo dell’ex fidanzato. «Lo farò appena posso.»
«Ma così mi fai diventare curioso...»
Lei ridacchiò, nervosa. «Andiamo?» spezzò il discorso, sperando di non dover tornare sull’argomento.
Saigo annuì, seguendola. Shinichi li vide andare via dall’aula, sopprimendo con tutta la forza che aveva la voglia di raggiungerli; quando un ragazzo li fermò prima della porta.
«Mouri, dove vai?»
«A casa. Perché?»
Quello scosse il capo. Dietro di lui apparvero tre ragazze, erano della loro stesse classe.
«Abbiamo una proposta da farti, e non puoi rifiutare.»
 
 
«Mi stai chiedendo di inscenare Romeo e Giulietta?»
Ran osservò i tre un po’ allibita, mentre le due ragazze le consegnavano il copione della recita. Il ragazzo annuì.
«Assolutamente sì. L’hanno scorso è stato un successone la tua interpretazione della Principessa di Cuori, sei adattissima anche a questa parte.»
Ran sospirò appena. «Ma... quanto tempo avrei?»
Shinichi e Saigo, intanto, erano poggiati sui banchi vuoti della classe. Il detective era a braccia incrociate, curioso.
«È lì il problema... rimangono quattro giorni alla recita.» Disse, il tono di voce leggermente triste. «Ma sei brava, e se ti impegni, riusciresti sicuramente ad imparare la parte. Conta che molte scene le ho tagliate, devi solo concentrarti su quelle più importanti! Che poi, diciamocelo, le conoscono tutti!»
«Sei impazzito!? In quattro giorni dovrei imparare a memoria la tragedia di Shakespeare?!»
Intervennero le due ragazze. «Suvvia, Ran-chan! All’interrogazione di letteratura inglese hai preso un bel 10! Dovresti già sapere tutto!»
La giovane assottigliò gli occhi, mentre un gocciolone le coprì il capo.
«Cosa c’entra un’interrogazione con una recita? So qual è la storia, ma mica conosco a memoria le battute!»
«Per favore Mouri, sei la mia unica salvezza!» La pregò il ragazzo. «Mi hanno eletto da poco capo organizzatore della sezione recitazione, devo assolutamente farci una bella figura!»
«Io... non...» provò la karateka, visibilmente impacciata.
«Scusate?» si intromise Saigo, alzando la mano. «Potrei chiedere una cosa?»
Shinichi si voltò a guardarlo, e con lui anche Ran.
«Dici.»
«Ma chi farà la parte di Romeo?»
L’organizzatore rilasciò uno sbuffo.
«Anche lì ci sarebbe un piccolo problemino... avremmo pensato a...»
«Potrei farla io?» lo bloccò nuovamente il karateka, guizzando con gli occhi. Shinichi simulò una smorfia, mentre Ran arrossì lievemente.
«So recitare bene, davvero. E poi con Giulietta qui presente ho parecchia confidenza, non ci sarebbero problemi.» Le ammiccò Saigo, facendo imbestialire l’amico d’infanzia.
Anche io con Giulietta qui presente ho confidenza! Brutto approfittatore!
Il ragazzo ci pensò un attimo su, mentre il detective continuava a mandare occhiatacce a quel bell’imbusto. Voleva approfittare della recita per stare con Ran, eh?
S’alzò dal banco e fece qualche passo in avanti, avvicinandosi all’amica.
«Veramente, noi...» Riprovò a parlare il giovane, ma venne nuovamente interrotto.
«Fammi provare.» Ripeté Saigo. Si voltò verso Ran, e le prese le mani, facendola arrossire.
«Il mio amore nato dal mio unico odio. Solo ora ti riconosco, ora che é troppo tardi!...Oh! perché il destino vuole da me,che io ami un esecrato nemico?»* recitò alla perfezione il karateka, sbalordendo un po’ tutti. Shinichi, invece, era leggermente disgustato. E mentre il capo organizzatore lo applaudiva, l’investigatore si fece ancora qualche passo più avanti.
«Ti si addice il ruolo di Giulietta, Yami.» lo derise Kudo, il tono poco più che scocciato.
Ran scoppiò a ridere, mentre Saigo gli lanciò un’occhiata truce.
«Era per fare un esempio.»
«Kudo, tu che ne dici?»
Gli occhi guizzarono su di lui all’istante.
«Di cosa?» rispose fingendo un tono disinteressato.
«Avevamo pensato a te... per Romeo.»
Ran arrossì all’istante, immaginandosi già tra le sue braccia su quel palco. Il detective, invece, tentò di frenare il suo imbarazzo. Se lui avesse interpretato Romeo, e Ran Giulietta...
«Non saprei. Ho molto da fare.» Finse poi, non sapendo cosa rispondere. Avrebbe voluto accettare, ma era la scelta giusta?
Ran abbassò gli occhi al pavimento, leggermente delusa. Tutti i suoi sogni shakespeariani si frantumarono all’istante.
«Appunto.» Si intromise nuovamente Saigo, il tono seccato. «Visto che lui non può e non vuole, ci sono io.»
«Veramente io ho soltanto detto di avere molto da fare.» replicò il detective, con una voce ancora più fredda. Tutti si voltarono prima verso il biondino, e poi verso il moro.
«Quindi non hai tempo per imparare il copione.» rispose Yami, la faccia contratta in un’espressione fastidiosa.
«Non ne avrei nemmeno bisogno.» Una vena di vanagloria era ben visibile nella sua frase. «La maggior parte delle battute già la conosco. Mia mamma è fissata con il caro William.» Spiegò poi, osservando tutti tranne il rivale.
L’organizzatore della recita s’avvicinò al detective, superando Ran, che aveva il cervello in panne.
«Allora? Sei dei nostri?»
Lui fece spallucce. Era incredibile quanto riuscisse a trattenere la voglia di dare una lezione a quell’idiota.
«Fate decidere a Ran, no?» s’intromise una ragazza, ridendo beffarda.
«Anche se già immagino chi voglia sia Romeo.» La sfotté un’altra.
«Oh, Shinichi! Shinichi! Perché sei tu, Shinichi?» continuò quella con voce melodrammatica, facendola arrossire all’istante.
«Non è assolutamente vero!»
Saigo simulò una smorfia, mentre il detective abbozzò un sorriso impacciato.
Stavolta le attenzioni fuggirono a lei che, imbarazzata ed immobilizzata, non aveva la minima idea di cosa ribattere.
«Ehm... n-non lo so... s-scegliete voi.»
«Suvvia, Ran! Non mi vedi perfetto per il ruolo del Montecchi?» le chiese Saigo con un sorriso, avvicinandosi ancora di più a lei.
«Secondo me saresti perfetto per il ruolo di Paride.» Lo sfotté ancora Shinichi, guadagnandosi un’occhiata sinistra dal rivale.
Ma quanto era fastidioso quel tipo? Non c’aveva fatto caso, sino ad adesso...
Sei il migliore amico di Ran, ma non pretendere di avere tutti i diritti su di lei...
Lei si allontanerà da te...
«Ah, ah.» Finse di ridere Saigo, imbestialito.
La figlia dell’investigatore, intanto, non sapeva più che colorazione prendere. Era passata da un rosa pallido ad un rosso fuoco in un secondo, e al momento il suo viso pareva più un viola melanzana.
Passarono alcuni minuti di silenzio assordante, durante i quali Shinichi e Saigo continuavano a guardarsi furtivi, Ran ad arrossire, e le due ragazze a prenderla in giro.
«Allora? Chi farà Romeo?» spezzò quel mutismo l’organizzatore dell’evento, incrociando le braccia al petto.
«Io, vero Ran?» rimbeccò ancora il karateka, gli occhi che la pregavano.
Cosa faccio? Cosa dico? Non posso mica sbraitare ai quattro venti chi vorrei lo facesse... uffa...si lamentò in cuor suo la giovane, mentre l’espressione del suo viso tradiva ogni resistenza. Comunque, se Shinichi interpretasse Romeo, dovrei baciarlo... di nuovo... e non so se riuscirei a trattenermi poi... Se lo facesse Saigo, invece, sono sicura che sarei molto più professionale...
«Ehm...» tentò di prendere coraggio lei, voltandosi ad osservare l’investigatore.
«Possiamo... tentare a fortuna...»
Saigo aggrottò le sopracciglia. «Vorrai dire a sorteggio.»
Lei tramutò i suoi occhi in puntini neri. «Ehm sì. Sorteggio.»
Shinichi rilasciò uno sbuffo seccato. Perché tutte queste moine? Davvero preferiva quell’idiota a lui? S’era forse innamorata di quel tizio? Ran era solita essere gentile con tutti, quindi probabilmente non voleva ferirlo, scartandolo dal ruolo.
«Sentite, quando avete deciso mi fate un fischio. Io me ne vado, buona giornata.» Decretò così la fine a tutto Shinichi, dirigendosi verso la porta dell’aula. Tutti rimasero ad osservarlo uscire. La karateka avvertì una fitta al cuore, e più lui s’allontanava, più il petto le faceva male. Ma lui non si voltò, nemmeno per salutarla. E Ran ritrovò a maledirsi e a maledirlo per l’ennesima volta.
 
 
Shinichi tornò a casa e si sdraiò sul salotto in vinile, comprato dai suoi anni e anni fa. Si diede dieci minuti di pausa, e decise di andar a trovare il professore, anche per accertarsi stesse bene dopo l’incendio. Cercò di non pensare a Ran e a Mr Nonmipiaccionoicognomi, anche perché si rese conto che, anche se al sorteggio fosse uscito quel tipo, lui avrebbe avuto più tempo da dedicare alle sue indagini.
Investigare su chi avesse messo le bombe al ristorante, e su cosa avesse realmente avuto intenzione di fare. S’alzò dal divano, pronto a raggiungere l’ormai ex hotel di lusso, quando il campanello attrasse la sua attenzione.
Sbuffando, avanzò verso la porta. Aprendola, si ritrovò Ran di fronte. Le mani congiunte in grembo, gli occhi bassi alla strada, e un’incredibile tonalità di rosso a sfumarle il volto.
«Ciao. Volevo avvisarti che iniziamo le prove oggi pomeriggio.» Disse tutto d’un fiato, dopodiché si concesse il diritto a deglutire.
Alzò anche gli occhi su di lui, sebbene l’imbarazzo non le permetteva d’essere pienamente spontanea nei movimenti.
«Se vuoi passo dopo, verrà anche Saigo.» disse ancora, la saliva assente nella sua bocca.
«Ah, Romeo... sei tu.»
I suoi occhi non poterono fare a meno di illuminarsi a quelle parole.
Non rispose subito, così vide l’amica d’infanzia indietreggiare per andarsene. Ma lui le afferrò il braccio, facendola sussultare. Voltandosi, lo vide sorridere.
«Io ti piglio in parola: chiamami soltanto amore, ed io sarò ribattezzato; da ora innanzi non sarò più Shinichi.»* recitò lui, ironico, facendo scivolare le dita sul suo braccio.
Ran sentì la terra sotto di lei scomparire.
A chi doveva resistere prima? A Romeo, o a Shinichi?




*Le frasi sono prese liberamente dalla tragedia di W. Shakespeare.
*Paride era il promesso sposo di Giulietta.





Salve amori miei!!! 
Sono tornata prestissimo! :D Vero, vero? E con un capitolo lunghissimo! Spero vi faccia piacere sia così lungo XD
Ehm...allora, secondo voi, POTEVO DAVVERO FARLI MORIRE? IO? 
Dai, faccio un po' come Gosho... scherzo, scherzo.... ma alla fine non concludo nulla XD Nah, non è vero, io concludo molto :P
Chandon e Vermouth parlano intanto..... cosa avranno in mente?! :P
Comunque, ovviamente, si sono salvati. Shinichi aveva lo zainetto che Conan mostra nell'ottavo film, se fosse ancora sfuggito a qualcuno.
I nostri eroi tornano alla loro vita! Ran cerca di parlare con Shinichi, ma fraintende il suo comportamento, e crede che lui non voglia fare altrettanto!
A scuola Saigo e Hana rompono i cosiddetti, ma qualcuno si traveste da Cupido, e tenta di riappacificare i due innamorati....
Una recita, Romeo e Giulietta. L'amore per antonomasia. Lo so che è scontato, ma io ADORO ALLA FOLLIA Shakespeare e la sua tragedia, e non posso che condividere con voi tale sentimento!
Comunque... ovviamente XD Shinichi chi interpreterà? Romeo!!! Devo dire che, i due personaggi, sono un po' agli antipodi. 
Shinichi di romanticismo non sa un'acca. Però qualcosa li accumuna.... :P
Va beh, adesso vi lascio. Ci vediamo alla prossima, per scoprire un po' cosa accadrà!


Ringrazio Delia, Nana, Ale, Marta, Angel, Hoshi, ShineRanamore, Mangaka, Ciccia, Bessielizzie e manganime per aver recensito lo scorso chap!
Grazie anche a chi legge soltanto!


See you soon!
Tonia
   
 
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