Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: CharlotteisnotReal__    09/03/2013    7 recensioni
ATTENZIONE: RATING ROSSO!
Mi risvegliai frastornata, dolorante e con un forte sapore rugginoso in bocca. Aprii gli occhi sgranandoli, sorpresa di trovare del sangue sulle mie labbra, e fu allora che lo vidi. Josh era accasciato, privo di sensi, sull'airbag del volante, ormai scoppiato, il volto rigato da goccioline di un rosso intenso. Senza pensarci gli carezzai una guancia, pulendola da una breve scia di sangue che scendeva dalla fronte. «Josh?- lo chiamai- Josh?!» Tentai di alzar il tono della voce ma niente, non rispondeva. Presi a scuoterlo per il braccio penzolante, sperando che potesse riprendere conoscenza, ma era tutto inutile.
Genere: Dark, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

 

VI
 

"Drugs, bars, backseats of cars
Blowing boys, what a boring life I've led so far
Just a prime thirteen when I rode his machine

Tried to keep my body dirty and my eyes closed and clean"



Quella notte dormimmo insieme, l'uno abbracciato all'altra. Era strano pensare a quanto la mia vita fosse cambiata negli ultimi anni: la psiche di mia madre, mio padre, la mia relazione con Josh, il rapporto con Harry, tutto. Perfino io ero diversa.
Da quando Josh era entrato a far parte della mia vita ero cambiata; solo a pensare a com'ero pochi anni prima stentavo a riconoscermi, come se quella non fossi io e, in un certo senso, era così. Le droghe mi avevano spaesata, l'alcol mi aveva offuscato la mente e l'amore incondizionato che provavo per Josh non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Per lui avrei fatto di tutto, per lui sarei stata di tutto e questo era sbagliato. Avrei rischiato anche la vita per colui che amavo, colui di cui -in quel momento- non avevo notizie. Non sapevo se fosse vivo e stesse bene, se non ce l'aveva fatta,  se era scappato, nascondendo la droga che teneva in macchina o chissà. Per quanto fossi in pensiero per lui un'altro sentimento, nei suoi confronti, si fece spazio in me, rabbia. 
Ero arrabbiata con lui, per tutto il male che mi aveva incondizionatamente provocato. Lui ed il suo amore nei miei confronti non mi avevano aiutata come credevo, avevano solo fatto si che l'intera mia vita sprofondasse nel baratro e solo allora ne prendevo atto. Harry aveva ragione, necessitavo di un cambiamento, ma non uno ulteriore di me stessa, non sarei stata in grado di reggerlo. Dovevo semplicemente ritrovare la vera Mary-Jane.
Non sapevo ancora cosa fare, i panni della piccola Jay cominciavano a starmi stretti ma il solo pensiero di dover dire addio a ciò che avevo vissuto negli ultimi anni mi spaventava, eppure ero certa che qualcosa doveva cambiare.
Istintivamente mi strinsi ancor di più al petto di Harry che, mi accolse fra le sue braccia. «Risveglio taumatico?». Sussurrò ad un mio orecchio. «Stavo pensando». Risposi. «A cosa?». Chiese incuriosito.
Ghignai divertita. Di certo non avrei voluto ammettere quanto avesse ragione, ma purtroppo era così. «A te». Risposi solo e avrei potuto giurare di averlo sentito  irrigidirsi. «E a cosa devo questi pensieri?». Domandò curioso. «Avevi ragione». Confessai come un pentito confessa il suo crimine. Doleva l'orgoglio ammetterlo ma era tutto vero. Harry aveva ragione, ero cambiata -di certo non in meglio- e ciò aveva fatto si che ferissi le persone a me vicine e me stessa in primo luogo. Avevo capito di essermi persa, non ero più io, non ero più me stessa e non sapevo neanche più se esiste una Mary-Jane McAllister, o una Piccola Jay che fosse! Mi ero persa tanti anni fa e ritrovare la strada sarebbe stata un'ardua impresa, che mai avrei potuto affrontare da sola. Per questo c'era Harry al mio fianco. Ad un tratto sentii gli occhi pungermi e la vista appannarsi; cominciai a singhiozzare involontariamente e, come era successo la notte prima, Harry mi strinse fra le sue braccia. Quel contatto mi infuse protezione, ancora una volta, come solo lui sapeva fare. «Ci sono io con te. Ti aiuterò». Che avesse capito? «Non è mai troppo tardi per cambiare». Oh, sì che aveva capito. Era naturale, Harry riusciva a leggermi come mai nessuno era riuscito a fare, come solo io sapevo fare con Josh, il nostro era un rapporto speciale.
 
Era da quasi tre quarti d’ora che attendevo inerme nella cucina di casa Styles, Harry era andato a farsi una doccia ed Anne era uscita a far la spesa. La solitudine non mi faceva bene dato che i mille pensieri che affollavano la mia testa risalivano a galla, torturandomi.
Primo fra tutti Josh: il mio chiodo fisso. Non riuscivo a scacciar via l’immagine di lui, privo di sensi. Il contrasto fra la sua pelle, candida come la neve ed il vermiglio color del sangue… Mi chiedevo dove fosse, come stesse, se gli mancassi. Ma no, Josh non era solo, con lei c’erano Peter e Maddie di certo non in ottima compagnia, ma a lui quello bastava per esser in pace.
Madeline, ennesima preoccupazione. Di certo non mi importava come stesse, mi era indifferente, ma il sapere che ci fosse lei accanto al mio Josh in un letto di ospedale –sempre che non fosse finito in obitorio- mi infastidiva, o meglio, nauseava. Ero certa che quella lurida arpia non avrebbe perso tempo, alla prima occasione avrebbe sedotto il mio uomo, ma, il quel momento avevo ben altro a cui pensare; me. Per quanto poco egoistico –o egocentrico- potesse suonare, la prima a necessitare del mio aiuto ero io stessa.
Ero stanca, stanca di tutto e di certo cominciavo anche ad aver fame così aprii il frigorifero, in cerca di qualcosa che sollecitasse il mio appetito. Sfortunatamente nel freddo elettrodomestico non vi era molto cibo e l’unica cosa allettante era una Barney Wine. Presi la birra, e con un balzo mi sedetti sul ripiano della cucina; nel momento esatto in cui avevo stappato la bottiglia coi denti Harry comparve sulla soglia della porta.
Poggiava una spalla sullo stipite, e le sue lunghe braccia, fasciate da un leggero cappottino beige, erano incrociate come anche le gambe, fasciate da uno stretto jeans scuro. Era bellissimo. Harry era sempre mozzafiato, ma quel pomeriggio più del solito. Mi ero persa, contemplando il riccio, tanto che per riprendermi dovetti prender un lungo sorso dell’alcolico che tenevo in mano.
Harry scosse la testa e, venendomi in contro, disse. «Certo che iniziare la giornata con una bottiglia in mano non è il massimo per una che si vuole disintossicare». Mi schernì, sorridente, lasciando a mala pena intravedere i solchi fra le sue guancie. «Un passo alla volta, Styles. Il primo è ammettere il proprio problema». Sorrisi, lasciando che si intrufolasse fra le mie gambe ed alzando la birra brindando silenziosamente alla sua salute. I lunghi ricci di Harry mi solleticarono una guancia quando si avvicinò per rubarmi la bottiglia dalle mani, ed un ampio sorriso mi si dipinse in faccia quando portò il collo alla sue labbra e bevve il contenuto alcolico. Quando vidi il sorriso sghembo che mi rivolse gli strappai maleducatamente la birra di mano e, fingendomi scandalizzata, esclamai. «Da quando gli sponsor hanno il diritto di bere di fronte all’alcolista?». Harry scoppiò a ridere e, ironico, rispose. «Da quando lo sono diventato io!». A quelle parole non resistetti e risi fragorosamente, come da tempo non facevo. Tutte quelle risate mi erano ormai estranee, ma più ridevo più il vuoto che sentivo dentro si colmava, pezzetto per pezzetto.
Inaspettatamente sentii le morbide labbra di Harry bagnarmi la fronte ed ebbi come un sussulto quando fermai la mia risata. «Mi era mancata la tua risata. Ora sei più tu». Quelle parole furono un colpo al cuore; come potevo essere «”Più io”?». Ero ormai certa di aver perso il mio io, da tempo tendevo al allontanarmi sempre più spesso da ciò che ero, eppure Harry credeva ci fosse ancora qualcuno dentro me. «Sì. – Mi rispose- Era da quando avevi quattordici anni che non ti sentivo ridere così». Ammise poi lui, prendendomi delicatamente il mento fra indice e pollice. L’occhiata di gelo che gli riservai quando fissai i suoi verdi smeraldi fece sparire il candido sorriso che dipingeva le sue labbra, mutando la sua in un espressione confusa. «Cosa c’è?». Mi domandò, ma io non gli diedi retta. Con un brusco gesto strisciai via dalla sua presa e con un balzo scesi dal ripiano della cucina, dirigendomi a passo spedito verso la camera da letto di Anne. Chiusi la porta, ma non a chiave –Harry non sarebbe mai entrato contro la mia volontà- e la prima cosa che feci fu guardarmi allo specchio.
Stentai a riconoscermi. La ragazza del riflesso non ero io, non potevo essere io. I lunghi capelli biondo tinto eran tirati da un lato e raccolti da un elastico sulla spalla. Le labbra erano chiare e pulite, mentre l’azzurro dei miei occhi splendeva, libero dell’alone nero con il quale solitamente li circondavo. Ero io? No, impossibile. Nonostante stessi attraversando una crisi di identità ero certa che quella non era Mary-Jane… o solo Jay.
Quando vidi riflessa una lacrima, solcare la mia guancia un senso di impotenza mi attanagliò le viscere, tanto che persi il controllo. Ero arrabbiata. Ero furiosa. E la mia ira contro me stessa cresceva sempre più. Perché iniziare la disintossicazione? Perché inoltrarsi in un viaggio alla ricerca di se stessi? A me la Piccola J era in indifferente, poteva andarmi bene.
Mi rimisi gli sporchi vestiti della sera precedente, poi frugai nei cassetti di Anne –certa che non si sarebbe arrabbiata- alla ricerca della sua trousse da make-up. Quando finalmente la trovai, riposta in un ripiano dell’armadio, fui felice di vedervi dentro ombretti, matite, e mascara scuri. Con le mani tremanti iniziai a truccarmi di meno, e man mano che il prodotto prendeva colore forte sui miei occhi un altro piccolo vuoto dentro di me cominciava a colmarsi…
Ero in quella stanza da tempo, con gli occhi fissi a contemplare la figura di Jay riflessa e per quanto sentissi, nel profondo, che quel riflesso non mi apparteneva del tutto mi era familiare e per certi versi comodo.
Dal corridoio sentii lo scricchiolio di passi sul parchè sempre più vicino e pochi secondi dopo la porta della camera si aprì, lasciando spazio alla materna figura di Anne. Gettai la testa all’indietro sulla sedia, per osservarla meglio, ed anche capovolta la sua bellezza era indescrivibile. I lunghi capelli scuri le ricadevano come onde sulle spalle, le fossette –eredità di Harry- erano appena accennate sulle guancie, mentre un sorriso a labbra serrate contornava i suoi dolci lineamenti. La vidi avanzare verso me e, delicatamente, mi riportò su la testa, quando mi fu alle spalle. «Cos’hai, tesoro?». Chiese delicata, massaggiando leggermente le spalle. «Vorrei saperlo anche io». Sospirai, più rivolta alle domande che torturavano il mio subconscio che a lei. La donna non rispose, continuò a massaggiarmi delicata il collo, fino a sfiorare con le dita lunghe ciocche dei miei sciolti ed arruffati capelli.
«Ti ricordi cosa facevamo quand’eri piccola e venivi a rifugiarti in camera mia? -Domandò con un accennò di nostalgia; scossi inerme il capo- Le treccine». Mi sorrise caldamente, prendendo dal comò sotto lo specchio una spazzola e cominciando a districare le mie appena mosse onde chiare.
Anne passò restante pomeriggio a giocare con i miei capelli fino a quando non venne ora di cena e chiuse nell’elastico anche l’ultima treccia. Quando l’abbracciai mi sentii finalmente meglio e non potei fare a meno che ringraziarla col cuore, sussurrandole appena un “grazie” all’orecchio. «Di nulla». Sorrise lei, carezzandomi una guancia e stampandomi un velato bacio sulla fronte, proprio dove poco prima si erano adagiate allo stesso modo le labbra del figlio.
Harry. Mi ero inconsciamente comportata male con lui e di certo non si meritava un simile trattamento. I sensi di colpa mi attanagliarono e, quando scesi in cucina per cena, non riuscii a sostenere lo sguardo del riccio, preferendo osservare il pavimento a capo chino.
A tavola sentivo Harry perforarmi con i suoi accesi occhi e, nel silenzio, erano udibili i versi di disaccordo che ad Anne scappavano ogni tanto, accortasi della tensione fra me ed il moro. «Ho finito». Harry proferì parola solo una volta finito di cenare e, dopo un cenno di consenso da parte della madre, si alzò dalla sedia andando a riporre il suo piatto nel lavandino e rifugiandosi in camera sua. Ad Anne scappò un sospiro sconsolato ed io, incapace d’altro, seguii le orme di Harry. «Vado anche io». Le sorrisi malamente, dirigendomi a grandi passi verso la camera del riccio.
Conscia che fosse aperta, bussai ugualmente la porta, in segno di rispetto, ma che mi avesse dato il permesso o meno, sapevamo entrambi che sarei entrata ugualmente. E così feci, quando dall’altro capo della porta la voce roca di Harry mi disse di entrare.
La sua statuaria figura era immobile, adagiata sul letto; le sue grandi mani gli coprivano disperate le faccia, mentre i gomiti poggiavano sulle ginocchia ed alcuni ricci ricadeva stanchi sulla sua fronte.
Quando lo vidi mi sentii ancor più in colpa. Gli volevo bene e sapevo che, nonostante ci fosse abituato, ogni volta che lo maltrattavo lui ci stava male, ma solo ora me ne rendev conto.
Silenziosamente lasciai che la porta si chiudesse alle mie spalle e raggiunsi Harry, piazzandomi di fronte a lui. Non si mosse neanche allora, quando con una mano gli scostai i vaporosi boccoli dalla fronte e con l'altra scostai le sue mani, alzandogli con un dito in mento. Finalmente i suoi occhi raggiunsero i miei ed il respiro mi si fece corto. Il verde acceso dei suoi occhi era scomparso ed aveva lasciato spazio ad una sfumatura di verde-acqua grigiastra che, nonostante la base azzurrina, non si avvicinava minimamente al blu tempestoso dei miei occhi, specchio dell'anima.
«Mi dispiace». Sussurrai silenziosa, abbassandomi sulle ginocchia arrivando all'altezza del suo viso. Dalla sua parte, però, non ricevetti risposta così, senza interrompere il contatto fra i nostri occhi lasciai un dolce bacio sul suo naso, «Mi dispiace». Sussurai ancora, implorante perdono, ma il suo silenzio mi stava logorando. Mi avvicinai ancora, rubandogli un casto bacio dalle sue rosee labbra e scusandomi ancora, ma lui pareva non volerne sapere e fu ad un suo sospiro di scherno che reagì impulsivamente, perdendo il controllo.
Spinsi Harry all'indietro, facendolo rimbalzare sul letto e con abil scatto gli fui sopra. Il divertimento che vidi nei suoi occhi, che avevan leggermente ripreso colore, mi irritò ulteriormente, tanto che persi il controllo. Presi con una mano il suo viso e stringendoglio le guance le sue labbra si arricciarono, come il cipiglio fra le sue ciglia, che stava ad indicare tutto il suo disaccordo.
«Io ti ho chiesto scusa». Sibilai a denti stretti, prima di attaccar violentemente labbra di Harry alle mie. Al ragazzo parve piacere, tanto che sentii la sua lingua premer sul mio labbro inferiore, come a chieder di più, cosa che non gli concessi staccandomi dalla sua bocca. «Io esco». Dissi scendendo bruscamente dal letto e dirigendomi a passo spedito verso la porta di casa, decisa nel mio intento. Avrei detto ad Harry solo se fossi tornata dove stavo andando, ero certa sarebbe stato contrario e deluso, ma dovevo metter fine a troppe cose.



 

 Image and video hosting by TinyPic

"E pochi secondi dopo la porta della camera si aprì, lasciando spazio alla materna figura di Anne"


 

BONSOIR MON AMOUUUUUUUUUUUR!
Vi sono mancata almeno un pochino? Çç
Chiedo ancora scusa per aver sospeso la storia, ma proprio del rating rosso stavo iniziando a farne indigestione. Poi è tornata Taylor, con Kill Me, indi per cui ho deciso di riesumare tutti i file Word e di continuare la storia! :)
Sinceramente non so come questa pausa possa aver influenzato il mio modo di scrivere o la storia addirittura –avendo scritto altre ff nel frattempo-, ma spero che vi piaccia ugualmente!
Ringrazio anche Egg___s per il banner che è stupendo! E tutte le persone che ancora seguono/preferiscono/ricordano e recensiscono la storia, grazie mille.
Detto questo, fatemi sapere cosa ne pensate ora che Mary-Jane è tornata.

Un grosso bacio, vostra Charlie :)

P.S.: Son di fretta, dato che avrei dovuto postare ieri sera, quindi se trovate errori/ripetizione/balle varie chiedo anticipatamente scusa :)

 
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: CharlotteisnotReal__