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Autore: Claudia Ponto    09/03/2013    2 recensioni
Elias adora il mondo della Disney, ma si vergogna di rivelarlo per non essere considerato un bambino... questo "segreto" lo fa star male, ma un inaspettata sorpreda da parte del destino lo aiuterà a crescere, a capire chi è veramente e grazie soprattutto all'aiuto dei personaggi della fantasia.
Elias infatti non è un ragazzo qualunque...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10: Terra di musica e di segreti
 
Elias si ritrovò faccia a faccia con una fanciulla… Non si trattava però di una qualsiasi ragazza.
Il suo corpo si fondeva con il tronco di un albero straripante di muschio, la chioma di capelli formata da foglie di felci su cui insetti variopinti vi si adagiavano; i suoi occhi sfavillavano d oro.
Fissava sorridente Elias, lui invece se ne stava a bocca aperta.
Ipnotizzato, non sentiva l’uomo incappucciato che ringhiava nel tentativo di liberarsi dalla vegetazione vivente, ormai intrecciato da liane e ancorato al terreno con enormi sassi, la sua schiena che venne usata come una pista da ballo per le creature magiche.
 Remì lo scuoteva per far si che andassero via, Elias però non era preoccupato, non c’era motivo di aver paura, conosceva quella creatura e sapeva che non avrebbe potuto fargli del male: lei era lo spirito della Primavera, un personaggio apparso nel film Fantasia.
<< Va tutto bene, sta dalla parte dei buoni. >> disse al roditore.
Elias si chiese cosa lei ci facesse in un posto che avevano definito misterioso e sconosciuto.
La Primavera cominciò a danzargli intorno, volando leggiadra e lasciando dietro di sé una scia di fiori che crescevano a vista d’occhio, imitata dai piccoli esseri che si unirono in un girotondo variopinto.
A quel punto cominciarono a spingerlo verso un sentiero che si formò in quel preciso istante: gli alberi si piegarono per far si che passare fosse facile, alcune campanule si illuminarono a mano a mano che si inoltravano e una sorta di musica di sottofondo cominciava a risuonare.
<< Non andare ragazzo! Torna indietro! >> gli urlò l’incappucciato.
Ma le sue furono parole al vento.
 
                                                                                  ****
<< Topolino! La nave è ormai pronta a partire! Aspetta ancora qualche minuto! >>
<< Non posso! Elias potrebbe essere in pericolo! Devo assolutamente trovarlo! >>
La fuga di Elias aveva sconvolto i piani dei personaggi animati, data la sua importanza non si perse tempo ad allestire la nave affinché fosse capace di inoltrarsi nell’entroterra, Topolino però non riusciva più ad aspettare. Amelia a stento lo trattenne, prima che anch’egli scomparisse lo prese per la coda e lo legò all’albero maestro, tentando di farlo ragionare.
<< Concentrati soldato! Rimetti un po’ di sale in zucca in quel cervello! Non abbiamo bisogno di femminucce isteriche in guerra! >> urlò la gatta aliena prendendo a schiaffi.
<< Sono mortificato. Mi sono lasciato prendere dal panico… >> rispose il topo, massaggiandosi le guancie.
<< Il panico non è ammesso finché ci sono io al comando! Ora ascoltami attentamente, Elias potrà avere molto vantaggio ma uno dei miei uomini migliori è già sulle sue tracce. Per quanto riguarda la nave le modifiche speciali sono ultimate, tra pochi minuti partiremo e scopriremo quale assurda vita animale o vegetale alberga in questo luogo. In parole povere, è tutto sotto controllo. >>
 
Era ovvio che tutto fosse sotto controllo.
Topolino però non riusciva a rendersene conto.
Guardò la foresta che nella sua apparente normalità non sembrava costituire alcuna sorta di pericolo, immaginando Elias piangente e terrorizzato… Il loro Re era in pericolo… il discendente del suo creatore era nei guai.
 
Improvvisamente una folata di vento spirò così forte che riuscì quasi a sollevarlo in aria.
Le vele della nave si gonfiarono in un secondo, aiutate da un inaspettato e spiacevole intervento.
 
                                                                                  ****
Un muro d’erba formato di rampicanti e fiori legati tra loro come corde ostruirono il passaggio seguito fino a quel momento.
Non era davvero un muro, Elias si rese conto che ci poteva passare attraverso, la sua guida gli fece segno di seguirla.
Esitò, poi si immerse come se stesse andando sott’acqua.
Fu piacevole, le piante lo solleticavano dappertutto e curiosamente il tutto era impregnato di un forte aroma di miele.
Andò avanti fino a quando il sole non lo abbagliò; impiegò qualche secondo prima di abituarsi e poter ammirare il mondo nascosto al di là del passaggio: valli e colline verde menta si espandevano a perdita d’occhio, boschetti di alberi dalle chiome rosse, gialle e arancioni rallegravano il paesaggio nascondendo nel loro insieme laghetti e ruscelli.
Il cielo e la terra erano abitati da unicorni, pegaso e centauri si crogiolavano sotto il sole mentre giocavano o mangiavano, alcuni fauni intonavano musiche liete che istigavano a ballare, era un insieme quello che dava vita ad un serraglio mitologico incredibile, lo stesso che il film Fantasia aveva mostrato per la prima volta.
Finalmente Elias comprese il significato delle parole udite al suo arrivo ai Confini dei Mondi.
Erano state pronunciate da Walt Disney per descrivere l’alchimia tra arte e musica.
 
La Primavera raggiunse gli essere fantastici che la salutarono con larghi sorrisi, trattandoli come vecchi amici.
Elias la seguì con lo sguardo tenendosi sempre lontano, troppo affascinato per decidersi a raggiungerla, all’improvviso uno splendido stallone nero (un pegaso per la precisione) atterrò alle sue spalle dispiegando le larghe ali da uccello, lo spostamento d’aria causato dal suo fece ruzzolare Elias giù dalla collina su cui si trovava. Finì in mezzo al gruppo di leggendari che sussultarono per la sorpresa, una massa enorme di fiori sulla testa gli dava l’impressione che avesse una chioma afro, sulla vita invece una specie di gonnellino hawaiano, Remì invece pareva essere diventato una sorta di pulcino giallo per via del polline di cui i fiori erano pieni.
Insieme tossirono ripetutamente per espellere l’erba ingerita nella caduta.
<< Argh! Che saporaccio! Ora capisco perché sono solo belli da vedere! >> disse il ragazzo pulendosi la lingua.
<< Tu stai bene? >> gli chiese al topino, il quale squittì nauseato.
Rendendosi conto di essere osservato, Elias si bloccò, deglutendo preoccupato.
<< Ehm… salve. Come va? >>
Lo spirito della natura cominciò a parlare… in realtà non uscì davvero un suono, assomigliava più ai fruscii delle foglie degli alberi, ciò nonostante capì dai suoi gesti che stava parlando di lui. Per fortuna reagirono bene gli amici dello spirito, gli strinsero la mano e gli sorrisero con simpatia, tranquillizzato da ciò Elias ne approfittò per chiedere aiuto riguardo le tanto famose pietre.
<< Qualcuno di voi, per caso, ha visto qua in giro delle pietre? >>
Alcuni fauni saltellarono via, tornando indietro qualche minuto dopo con mucchi di sassi tra le braccia.
<< No! No! Non intendo quel tipo di pietre! Queste sono preziose. >>
Di nuovo i fauni andarono via, ma stavolta gli portarono pepite d’oro di tutte le dimensioni, alcune grandi quanto il palmo della sua mano altre invece quanto la sua testa.
<< Ok, siamo ancora lontani da quello che voglio… le pietre che cerco sono colorate. >>
Le creature a quel punto si guardarono tra di loro facendo spallucce, non avendo idea di cosa il ragazzo intendesse. Ad un certo punto un centauro dal pelo giallo mostarda schioccò le dita e fece salire sulla sua groppa Elias; partì al galoppo seguito da alcuni suoi simili che si unirono alla corsa e alla Primavera che volò aggraziata, dritto verso la campagna aperta.
 
Il ragazzo si aggrappò al busto del suo “destriero” per non cadere, era incredibilmente veloce l’ibrido, sentiva all’interno dello stomaco crearsi un vuoto che si inacidiva leggermente quando sobbalzava su e giù ad ogni atletico salto; Remì rischiò più volte di volare via, lo dovette mettere nella sua maglietta affinchè fosse al sicuro.
Tenne gli occhi chiusi nel tragitto, quando gli aprì per un attimo si ritrovò circondato da girasoli assai alti, i centauri imboccarono una piccola entrata costituita da un cancello di marmo simile ad un’arpa con delle punte acuminate lì dove le corde si univano
La fine della cavalcata fu un vero sollievo, subito scese dal centauro e si accovacciò a terra.
Quando alzò la testa, una volta ritrovate le forze, si rese conto dove era stato condotto con tanta fretta: avevano raggiunto un lago immenso la cui sponda opposta non si vedeva, alle sue spalle la foresta di girasoli lo circondava, ma la loro avanzata era interrotta da una recinzione che dall’esterno non aveva notato, allestita per tenere alla larga gli estranei dal contenuto di quel luogo.
C’erano delle finestre sospese a mezz’aria lì intorno, con le forme più disparate: c’erano finestre ad arco e ad oblò, con inferiate oppure con serrande, alcune situate alla sua altezza e altre invece a 20 metri da sopra la sua testa.
 
<< Tu hai la più pallida idea di cosa sia questo? >> chiese il giovane a Remì.
Questo gli rispose deglutendo preoccupato.
<< Già, è strano anche per me. Però, chissà… se mi hanno portato qui vuol dire che magari è una cosa utile. >>
Elias si avvicinò ad una finestra a caso e vi sbirciò attraverso… vide oltre il vetro, con sorpresa, personaggi di un cartone animato trasmesso su Disney Channel… uno scenario che si ripeteva su ogni finestra su cui diede una occhiata.
<< Questo si che è allucinante. >> commentò.
Chiuse gli occhi e si arrovellò le meningi domandandosi in che modo poteva sfruttare quel vantaggio, se tale poteva definirlo. Si picchiettò la testa con un dito, passeggiando nei dintorni di quella specie giardino segreto. Elias esplorò i dintorni in cerca di un indizio, il posto era enorme, si chiedeva quante “magiche finestre” ci fossero e perché si trovassero in un posto simile,.
Remì lo interruppe e gli indicò qualcosa: a largo del lago, non molto distante dalla riva, si trovava una finestra diversa dalle altre… essa aveva la forma di una testa di animale dalla fauci aperte; incuriosito entrò nell’acqua spaventando i piccoli pesci dalle pinne trasparenti; fece solo qualche passo prima che la Primavera lo afferrasse e lo trascinasse indietro.
<< Che ti prende? >> le chiese.
Era spaventata, il suo corpo era diventato grigio, i fiori che crescevano ai suoi piedi erano appassiti di colpo.
<< Ehi calma, non ho mica intenzione di annegare. Voglio solo vedere che cosa c’è lì. >> le disse.
Raggiunta la particolare finestra, subito si rese conto che dall’altra parte non c’era niente se non il deserto in una notte buia e stellata.
Non essendoci nulla istintivamente sarebbe tornato indietro, ma una specie di sensazione gli suggerì di esplorare più attentamente il deserto, perciò lasciandosi guidare inconsapevolmente da quella coscienza, aprì la finestra e l’attraversò.
 
Faceva freddo, il vento era glaciale e la sabbia talmente soffice da rischiare di affondarci dentro.
Il cielo era limpido, le centinaia di stelle che riusciva a vedere, insieme alla via lattea, rendevano meraviglioso il paesaggio.
Un luccichio in particolare però, non proveniente dal cielo, lo indirizzò in una duna davanti a sé: scavando sulla base trovò due frammenti d’oro la cui foggia assomigliava ad un insetto, Elias li unì e una volta ricomposto l’insetto prese vita e volò verso l’orizzonte lasciandosi dietro una scia dorata.
Credo di aver fatto una cavolata!
Elias lo seguì per scoprire dove finisse, proprio quando pensò di averlo perso la sabbia improvvisamente esplose con grande impatto, mescolandosi su se stessa fino a quando non assunse una chiara e spaventosa forma: una Testa di Tigre, meglio conosciuta come la Caverna delle Meraviglie di Aladdin.
Confermo: ho fatto una grandissima cavolata!
La Tigre si inchinò leggermente per fissar Elias con i suoi luccicanti occhi bianchi, dalla bocca spalancata si intravedeva un bagliore rosso, il muso aggrottato in una smorfia quasi rabbiosa.
<< Solo colui che intende cambiare il proprio destino potrà potar via il tesoro della Caverna. Non porterai via nient’altro che questo. >>
Elias deglutì, Remì nascosto nella sua maglietta tremava.
Poco dopo la luce nella gola della Tigre divenne verde, i suoi occhi si spensero e si immobilizzò, senza dire più una parola.
I due si guardarono a lungo, scioccati dalla sorpresa mai potuta immaginare.
<< Credo… credo che dobbiamo entrare dentro… >>
  
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