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Autore: kary218    10/03/2013    5 recensioni
I coniugi Weasley non hanno combattuto direttamente con il primo Ordine della Fenice, ma la guerra ha colpito duramente anche la loro famiglia. La notte della caduta di Voldemort tornano nella loro casa, dove ogni stanza significa momenti felici ma anche dolore, perché qualcuno di importante non è più presente. Come riuscire a riappropriarsi nuovamente del posto dove gioia e tormento si fondono?
Storia scritta per il contest "Disney&Songs" indetto da GiulyHermi96 sul forum di Efp, al quale si è classificata TERZA, vincendo anche il premio originalità.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arthur Weasley, Fabian Prewett, Famiglia Weasley, Gideon Prewett, Molly Weasley | Coppie: Arthur/Molly
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Buonasera a tutti, in ordine di tempo questa è stata la prima fanfiction che ho scritto per un contest, ma la scadenza era lunga, la correzione lo è stato alltrettanto e così prima di questa ne ho pubblicate parecchie XD
Avevo voglia di crescere e mettermi alla prova, ce l'ho ancora, così ho preso questo concorso a pacchetti e mi ci sono tuffata ^^ I partecipanti erano tanti, quindi come pacchetto libero era rimasto solo "Koda Fratello Orso", che celava la coppia Arthur/Molly ed il prompt Casa. A questo andava aggiunto un secondo pacchetto celante una canzone: mi è capitato l'8, con "What makes you beautiful" degli One Direction.
Che dire? Mai avrei pensato di trovarmi davanti Molly e Arthur, coppia che non avevo mai calcolato in vita mia. Sta di fatto che non c'erano altre opzioni, così imparo a iscrivermi per ultima, quindi ho accettato la sfida e questo è il risultato, di cui sono discretamente soddisfatta... Discretamente perché, per quanto io mi sforzi, i Weasley non riesco proprio a farmeli piacere! Lo so che detto da un'autrice sembra assurdo, ma davvero non mi dicono niente. A monte di tutto, però, sono anche contenta che mi siano capitati loro, proprio perché altrimenti sarei rimasta ancorata ai miei personaggi preferiti, invece così è stato un gran bell'esercizio! Dopotutto era a quello che miravo, no? ;) Senza contare che il terzo posto è comunque un ottimo risultato, considerando che era la prima volta.
Ho vinto anche il premio originalità, che mi ha fruttato un altro stupendo banner oltre a quello del podio! Yay! :D
Ho voluto concentrarmi sulle sensazioni tattili, visive ecc, per sperimentare se ne ero capace :3 Inoltre, mi piaceva l'idea di parlare della caduta di Voldemort, dei fratelli di Molly... Non ne parlava nessuno, quindi era il caso di rimediare, già che c'eravamo!
Che altro devo dirvi? Nulla, a fine storia posterò il giudizio con le mie relative considerazioni finali, vi invito a lasciarmi un parere se ne avete voglia e, soprattutto, a dare un'occhiata alle altre mie storie, per lo più incentrate sui cattivi, delle quali sono molto più soddisfatta rispetto a questa (E che, in effetti, si sono anche posizionate meglio di questa in vari contest) ù.ù

NOTA IMPORTANTE A TUTTE LE DIRECTIONER: Come scritto sopra, avevo tra i pacchetti "What makes you beautiful," e devo dire che sono percorsa da un brivido di terrore. Non sono contro gli One Direction, quella canzone mi piace e me ne piacciono anche altre loro, ma SONO ESTREMAMENTE CONTRO le Directioner-ossessive-e-moleste. Non sto facendo di tutta l'erba un fascio, sono convinta che esistano Directioner adorabili, ma sono anche consapevole di tutte le storie ed i commenti lasciati da alcune fan, che non hanno nè capo nè coda. QUINDI vi chiedo, se volete recensirmi scrivendo qualcosa tipo: "OHMYGOD hai mexxo la kanzone dei 1D la tua ficcy è csì aghonincsncs!!!!!111" o qualsiasi altra cosa simile che sia un insulto alla lingua italiana... NON. FATELO.
Davvero, desistete.
Se invece volete lasciare una bella recensione per dirmi cosa ne pensate della storia, scrivete, mi renderete feliccisima :D


 

 


 

La nostra Tana

 

Nessun mago riuscirà a dormire stanotte, ma io ho un compito da svolgere ed ora non lo posso più rimandare. È notte fonda, nessuno può vedermi mentre mi materializzo in mezzo alla brughiera, a qualche metro da una casa abbandonata da tanto, troppo tempo. Il cortile è stato interamente colonizzato dalle erbacce e qualcosa si muove tra la gramigna, forse gnomi, forse topi. Supero il muro di cinta e attraverso l'erba alta: è umida, mi bagna le calze, mi solletica le gambe, insinuandosi sotto la veste invernale. È tutto molto buio, non so che ore siano, ma la bacchetta mi è fedele come sempre e mi illumina la via, così riesco ad arrivare a pochi passi dalla porta d'ingresso; non la apro, perché so che abbassare quella maniglia vorrebbe dire fare un salto nel vuoto. Alzo lo sguardo e osservo i contorni abbozzati dell'edificio che mi si erge di fronte, appena illuminato dalla luna che, obliqua, sembra sorridermi. Un po' la invidio perché io, di sorridere, forse non sono più capace.

Incredibile come l'amore e l'impegno stravolgano le cose, mi dico, mentre conto le ombre dei comignoli, lassù, anche se so già che sono cinque. Questo posto, proprio qui dove sono ora, non era nulla più che una porcilaia a cui, per magia, erano stati aggiunti interi piani di stanze, camini, corridoi, era stata riempita di risate e voglia di vivere... Tutto per me.

Mi decido a mettere la mano sul pomello, ma qualcosa ancora mi blocca, contro la mia volontà: varcare questa soglia implicherebbe ammettere che loro non ci sono più e forse non sono ancora pronta ad accettarlo, così percorro qualche metro, costeggiando la casa, fin quando non arrivo alla prima finestra.

Gideon, posso ancora vederti, con quel tuo carattere spavaldo, mentre mi mostri il salotto, la sala da pranzo, la cucina già colma di pentole, le camere dalle planimetrie più disparate.

“Guarda, Molly!” mi dici: “Ti piace? L'abbiamo fatta per te!”

Fabian è proprio lì, dietro di te, sorride soltanto; lui è così, schivo ed allo stesso tempo sempre pronto a battersi per ciò che è giusto. Incredibile quanto due gemelli, identici nell'aspetto, possano differire per carattere, pur rimanendo uniti.

I miei occhi si appannano e le immagini scompaiono, come la polvere che tolgo dal vetro con la manica del mantello. Provo ad alzare la bacchetta per illuminare l'interno, ma l'unica cosa che vedo è il mio riflesso, sempre che questo viso sciupato e segnato da troppe notti insonni, che mi fissa attonito, mi appartenga davvero. Mi faccio coraggio e finalmente entro: l'ingresso è spoglio, l'appendiabiti è per terra, lo scavalco ed arrivo al salotto, quello dove Fabian insegnava ai piccoli Fred e George a leggere, pur sapendo che preferivano inventare scherzi con lo zio Gid, piuttosto che ascoltarlo. Non riconosco più niente: il tavolo è divelto, delle sedie non rimane che cenere, mi sembra di vedere ciò che è accaduto con chiarezza, anche se non ero lì.

Questa guerra ha portato via troppo, a troppe persone. Io ho fatto appena in tempo a mettere in salvo i bambini, ma non ad aiutarvi.

Non riesco a trattenere il pianto, mentre accarezzo il camino dove abbiamo passato tante serate felici.

“Prendete i bambini!” avete urlato: “Tutti nell'armadio svanitore, svelti! Ci pensiamo noi!”

I miei poveri, coraggiosi fratelli.

“Molly?”

C'è qualcuno, sobbalzo, poi mi rendo conto che è il mio Arthur.

“Molly” mi ripete: “Eccoti qua, mi sono preoccupato.”

Mormoro parole di scuse, ma non riesco neppure a sentire il suono della mia stessa voce.

Li ho visti mentre correvo su per le scale, verso le camere dei ragazzi: hanno spalancato la porta e da lì è stato il caos.

“Avrei voluto fermarli, lo so che dovevamo mettere al sicuro i bambini ma...”

“Non c'è giorno” mi interrompe mio marito, stringendomi le spalle: “In cui io non pensi a loro. Non c'è giorno in cui non mi chieda se avrei potuto aiutarli, se si sarebbero potuti salvare...”

Lo abbraccio.

 

***

 

La mia Molly, la mia bellissima Molly. La stringo forte a me, vorrei poterla aiutare, so come si sente. Oggi l'intero mondo magico festeggia, perché Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è finalmente caduto, per mano di un neonato, eppure la gioia non può cancellare le nostre perdite.

Fa uno strano effetto tornare in questa casa dopo tanti mesi, così come fa strano non avere più con noi i miei cognati, compagni di mille avventure a Hogwarts. Alastor è accorso in nostro aiuto, quella sera, ma invano: ha detto che ci sono voluti cinque Mangiamorte per sconfiggere Fabian e Gideon, ma purtroppo lui è arrivato tardi.

Hanno costruito questa casa insieme a me, il nostro grande regalo per Molly: ci eravamo appena sposati e lei è stata così felice! L'hanno portata ad esplorare ogni stanza e poi siamo venuti a vivere qui, tutti insieme; nessuno di noi uomini, ai tempi, sapeva che in realtà la famiglia stava già per allargarsi, ma ben presto il pancione della mia amata è diventato inequivocabile. Tanti momenti felici ed irripetibili, spazzati via dalla follia di un uomo.

Non so proprio come lenire la sua pena, tutto qui parla di morte, ogni oggetto bruciato è una pagina di libro e racconta di come, quella sera di marzo, la nostra vita sia stata sconvolta per sempre.

“Non posso credere che non ci siano più” mi sussurra il mio amore, inconsolabile.

La nostra casa, che abbiamo tanto amato, di colpo non è più stata un luogo sicuro ma, ora che i Mangiamorte fuggono e possiamo tornare, riusciremo a riappropriarci di questo luogo senza soccombere a ciò che di drammatico vi è successo? Non ne sono sicuro.

“Erano membri dell'Ordine della Fenice, sapevano di rischiare e...” annaspo: “...Sono degli eroi.”

So di aver detto la cosa sbagliata, lei avrebbe voluto il ritorno di due fratelli vivi, di due eroi morti, dopotutto, che se ne fa? Eppure mi stringe forte, mi fa sentire onorato, sono la sua roccia e forse non sa che lei è la mia.

 

***

 

Avrei dovuto far parte anch'io dell'Ordine, me lo rimprovero sempre, ma come avrei potuto? I miei bambini, i nostri bambini, sono così piccoli... Ginny non parla ancora, non può sapere a quali orrori è scampata.

Voglio andare di sopra, ho bisogno di uscire da questa stanza, così prendo il mio Arthur per mano e saliamo al primo piano, dove ci sono le camere dei nostri due figli più grandi: sono esattamente come le abbiamo lasciate, con i lettini disfatti, coperti di ragnatele, i loro vestitini piegati nei cassetti, qualche giocattolo ancora per terra. Mi chino e raccolgo il cavallino di legno di Bill, lo sfioro con le dita, lo sento freddo e levigato, se potesse parlare quante cose racconterebbe! Si era rotto talmente tante volte ed altrettante era stato riparato con un colpo di bacchetta, sotto lo sguardo meravigliato del mio primogenito.

“Mamma! Si è rotto!” mi diceva, con i lacrimoni: “Aggiustalo, è malato!”

Quei suoi occhioni azzurri hanno sempre saputo conquistarmi, mi scioglievo come neve al sole e subito 'guarivo' il suo destriero, perché potesse tornare ad accompagnarlo nelle sue mille avventure.

“Ti ricordi, cara?” mormora Arthur, risvegliandomi: “Ti ricordi quando è nato Bill, quanta gioia ci ha portato?”

Sorrido, non ricordavo neanche come si facesse, quell'animaletto intagliato è la prima cosa che davvero mi risulta familiare.

“Gli piaceva quel tuo marchingegno babbano” rispondo: “Il feletono, non faceva che girare la rotellina coi numeri, voleva parlare col mondo, vedere tutto...”

“Lo farà, libero da questo regno del terrore.”

Annuisco, ancora malinconica, mentre mio marito riprende a parlare e mi dice: “Charlie, invece, non faceva altro che sognare draghi, mi stupisco che non sia stata la sua prima parola!”

Arthur è sempre capace di tirarmi su, non so come ci riesca, ma è così dai tempi della scuola, sin da quando ero una bambina bassa e cicciottella, quella ideale da prendere in giro, e lui un bambino alto, allampanato, che non vedeva l'ora di poter studiare Babbanologia! Ah, il mio tesoro, il cavaliere che, con i miei fratellini, mi proteggeva dalle angherie dei Serpeverde!

“Ti amo.”

Passiamo al secondo piano, uniti come siamo sempre stati, mentre faccio scorrere le mani sulla ringhiera della scala a zigzag, nel tentativo di riappropriarmi di questo luogo dove gioia e dolore si mischiano ad ogni passo. Le stanze di Percy, Fred e George ci aspettano, intatte come le precedenti: la cameretta di Percival, il mio ometto, è piena di libri illustrati dalle pagine ingiallite, mentre in quella dei gemelli l'unica cosa da leggere è il loro nome sui cartelloni attaccati sopra i lettini.

Ho dei bambini perfetti, ognuno unico e speciale a modo suo, il solo pensiero mi scalda il cuore, facendomi ritrovare un po' di voglia di vivere. Ricordo che quando ho avuto due gemelli non potevo crederci, eppure loro mi fissavano, strillando, felici di essere al mondo. Sono diventati subito i preferiti degli zii, ovviamente, anche se nessuno di loro l'ha mai ammesso.

“Questi due ci faranno impazzire, già me lo sento” scherza Arthur, senza togliermi la mano dalla spalla: “Ma devi ammettere che, per avere tre anni, sono due genietti! Come quella volta che hanno quasi incendiato il letto di Perce, ti ricordi?”

“Se il loro papà la smettesse di stregare vecchi oggetti babbani, forse...”

Cerco di mantenere un tono autoritario, ma temo di aver perso un po' la mano negli ultimi mesi passati al Quartier Generale dell'Ordine, perché mio marito non sembra per niente intimorito.

“Ah, ma non hai detto così quando ti ho chiesto di sposarmi!” ribatte, fingendosi offeso.

Mi sforzo di ridere e sento il bisogno di salire un altro piano della nostra casa, che comincio a sentire lentamente di nuovo mia.

 

***

 

Mi era mancata camera nostra, il letto dalle lenzuola antiche ed un po' bucherellate, il vecchio armadio d'ebano preso dalla casa dei miei, le tende consumate dalle tarme... Sembra poco, eppure il solo pensiero di aver vissuto qui, con la mia famiglia, rende tutto questo molto più prezioso di una reggia. So perfettamente cosa è venuta a cercare Molly, glielo leggo negli occhi ma non dico niente, non voglio rovinare quella luce che la anima, non la vedevo sorridere da così tanto!

C'è una vecchia radio sul suo comodino, la conosciamo entrambi, ma alla fine le chiedo lo stesso: “Te la ricordi?”

“Perché credi che l'abbia tenuta accanto al letto tutti questi anni?” mi canzona: “Tutt'ora non ho idea di come si usi!”

Lo sento che siamo tornati tutti e due allo stesso ricordo, quel giorno di dicembre di dodici anni fa, quando sono andato a trovarla a casa dei suoi, nel cuore della notte, con la complicità di Gideon ed il tacito assenso di Fabian: lei dormiva ed i due mi hanno fatto dei segnali con le bacchette, aiutandomi poi ad arrampicarmi fino in camera loro, armato solo di una scala, affinché i signori Prewett non mi scoprissero! Avevo stregato quella radio perché non solo producesse musica babbana, ma trasmettesse canzoni non ancora scritte: un autentico prodigio, non so come avesse fatto Gid a sgraffignare una Giratempo e non ho nemmeno mai osato chiederglielo, sta di fatto che insieme avevamo compiuto il miracolo.

“Coraggio!” mi ha detto, tutto eccitato, mentre suo fratello controllava frenetico che i loro parenti non sospettassero nulla: “Accendila! Fab, apri la porta di Molly!”

 

***

 

Pazzi, sono sempre stata circondata da pazzi e quella notte ne ho avuto la prova: dormivo placidamente nella mia stanza, avviluppata nelle coperte, quando una musica mai sentita prima mi ha avvolta.

 

You're insecure
Don't
know what for
You're
turning heads when you walk through the door
Don't
need make up
To
cover up
Being
the way that you are is enough

 

Ricordo ancora le parole, anche se mi ci è voluta qualche strofa per rendermi conto di non star sognando. Quando finalmente mi sono decisa ad alzarmi ed uscire dal letto, ho capito che quel suono totalmente nuovo proveniva dalla camera dei miei fratelli e così, curiosa di scoprire cosa stessero combinando, sono sgattaiolata fuori dalla mia stanza, aprendo la loro porta e trovandomi davanti Arthur, inginocchiato, con il viso e le orecchie rosse quanto i suoi capelli.

 

Baby you light up my world like nobody else
The
way that you flip your hair gets me overwhelmed
But
when you smile at the ground it aint hard to tell
You
don't know
Oh
Oh
You
don't know you're beautiful

 

“Per un attimo ho temuto che sarebbe comparsa tua madre!” ha subito confessato, tirando un gran sospiro di sollievo: “Molly Prewett... Mi vuoi sposare?”

 

***

 

“Questa canzone, secondo i nostri calcoli, la canteranno tra più di quarant'anni” sono riuscito a dirle, mentre Gideon e Fabian annuivano con convinzione: “Eppure è già tua, Molly, perché sei l'unica in questo mondo a non sapere quanto sei bella.”

Ho avuto così tanta paura che mi rifiutasse, cosa avrei potuto darle io? Entrambe le nostre famiglie, pur essendo Purosangue, sono da sempre state piuttosto povere, senz'altro un matrimonio con un mago altolocato le avrebbe garantito tutt'altro tenore di vita... Eppure ha detto sì, felice fino alle lacrime, correndo tra le mie braccia.

“Non dimenticare l'anello” ho aggiunto, incerto, tirando fuori una scatolina di velluto, con l'anello che era stato di mia madre: “So che non è molto ma...”

Non sono mai riuscito a finire la frase, perché il suo bacio ha cancellato ogni dubbio. Da quel giorno siamo stati una cosa sola, una grande famiglia che non ha mai desiderato altro che crescere, in pace ed armonia.

“Ne abbiamo passati di momenti felici, qui dentro, da allora” mi azzardo a dire, tornando alla realtà, mentre Molly appoggia la vecchia radio là dove l'aveva presa: “Sembra incredibile.”

Non dice niente, il suo sguardo si muove per tutta la stanza, come se ponderasse la mia affermazione, come se cercasse di confrontare tutto il bene che è stato tra queste mura con il male che sente ora.

“I bambini sono con Minerva?” mi domanda infine, anche se non ha dubbi sul fatto che siano tutti al sicuro.

“No, lei ha raggiunto Albus, devono occuparsi del piccolo Harry. Li ho lasciati da Alice e Frank.”

“Povero caro, non capisco perché Silente non abbia voluto che lo prendessimo con noi...”

“Ha degli zii, tesoro, sono sicuro che se ne prenderanno cura.”

Albus non fa mai niente per caso, è una delle poche certezze della mia vita, oltre all'amore della mia famiglia.

 

***

 

Mi piange il cuore al solo ricordo di quel piccino, ha poco meno dell'età di Ron, eppure mi fa anche riflettere su quanto di prezioso mi è rimasto: è vero che i miei fratelli non ci sono più, ma in cuor mio so che la loro allegria non morirà mai, i loro cuori batteranno sempre all'unisono col mio.

“Dobbiamo andare avanti” dico, la voce ancora spezzata dalla tentazione di piangere: “Per Bill, per Charlie, per tutti i nostri splendidi figli.”

“Per i bambini” ripete Arthur, tenendomi stretta: “E per noi due.”

La mia famiglia, tutto quello che ho, tutto quello che ci serve.

“Nessuno dovrà mai toccarli, Arthur” singhiozzo: “Nessuno dovrà più portarmi via la mia famiglia.”

“Non lo permetterò mai” mi rassicura lui, asciugandomi le lacrime con la sua mano, sempre calda e morbida, fonte di sicurezza per la mia anima sgualcita; so che non lo permetterà, so di aver sposato l'altra metà della mia mela.

“Sei sicura di voler tornare a vivere qui?” continua, dolce: “Potremmo trovare un altro posto...”

No, questa casa è il nostro posto, ora ne sono certa. Qui ho vissuto gli anni più felici della mia vita e dovrà continuare ad essere così.

“Voglio restare” dico infine, decisa: “È la nostra casa. Mi accompagni in camera loro?”

Tutto fa odore di chiuso, nessuno di noi aveva più osato tornare, almeno fino ad oggi. I miei fratelli stavano proprio qui, nella stanza accanto; finalmente mi sento pronta ad affrontare la realtà ed entro, guardandomi intorno, sotto la luce fioca delle candele che abbiamo accesso per tutta la casa, man mano che la visitavamo, facendole ritrovare un po' di quel calore che una volta la animava. La carta da parati ha preso umidità, un altro dei lavori che dovremo fare, ma i loro letti e la scrivania sono esattamente come li ricordavo: sul ripiano di legno ci sono un calamaio, una penna, qualche foglio di pergamena ingiallito e... Qualcosa luccica, dietro ai quaderni.

 

***

 

Molly sembra del tutto assorta, non oso fiatare, la guardo dirigersi con passo febbrile alla scrivania, per prendere l'oggetto più prezioso di Gideon, un orologio d'oro, unica eredità del signor Prewett per lui, mentre a Fabian aveva lasciato la sua bacchetta.

“Ci teneva così tanto” mi dice, rigirandolo tra le mani: “Non se ne separava mai...”

È vero, Gid non è mai uscito di casa senza il suo orologio, solo la sera lo poggiava con cura sulla scrivania, forse nel segreto timore che i bambini, giocando davanti al camino, potessero romperglielo.

“Se avremo la fortuna di conoscere Harry Potter” riprende, guardandomi con il suo sguardo fermo, militaresco ma gentile: “Lo darò a lui, un giorno, perché è grazie a lui se... Se non sono morti invano.”

Annuisco, non so cos'altro dire, ma voglio che sappia che sono d'accordo con lei.

 

***

 

Sulla scrivania, in mezzo ai fogli, c'è anche una foto in bianco e nero, dai bordi consumati dal tempo, così lascio giù l'orologio di metallo gelido e la prendo in mano, fermandomi ad osservare tre ragazzi ed una ragazza, tutti con le divise di Grifondoro, tutti con le lentiggini e tutti con un gran sorriso, mentre si scambiano sguardi complici, ridacchiando. Li conosco, quella al centro sono io a circa tredici anni, mentre Arthur era al secondo anno, insieme ai miei fratellini, identici, fatta eccezione per l'espressione spavalda di Gid, che lo ha sempre distinto da quella timida di nostro fratello. Siamo stati sempre insieme, in fondo lo saremo fino alla fine dei tempi, anche se in modo diverso. Uno dei miei più grandi rimpianti è il non aver fatto in tempo a mostrar loro Ginevra, la bambina che tanto a lungo ho desiderato, così ho un'idea e mormoro: “Potremmo fare qui la camera di Ginny, tu che dici?”

Mio marito mi guarda stranito, forse pensa che io sia impazzita.

“Non voglio fare di questa stanza un museo, non avrebbe senso. Avrei voluto che la vedessero, Arthur, così invece veglieranno sempre su di lei, so che loro apprezzerebbero.”

Per qualche istante cala il silenzio.

“È una splendida idea” mi risponde alla fine, piegandosi per darmi un bacio: “Ne sarebbero felici.”

“Fab ha sempre detto che questa casa era la nostra tana, il posto dove avremmo sempre trovato conforto, quello dove riposare e leccarci le ferite... Aveva ragione, deve continuare ad essere il nostro rifugio, come lo è stato per tanto tempo.”

Sono più che decisa, loro vorrebbero vederci felici, insieme, in questa splendida casa.

Arthur mi sorride, mi ha capita, poi aggiunge: “Possiamo sgomberare il piano di sopra e farne la stanza di Ronald! Certo, è un po' piccola, ma non può continuare a dormire con noi per sempre, né può dividere la stanza con sua sorella, non pensi? Amplieremo di un piano la casa, così avremo una soffitta dove spostare le cose, poi daremo una bella mano di colore!”

“Non useremo la vernice babbana, ti avverto, l'ultima volta avete imbrattato tutta casa e ci sono ancora le impronte di Charlie, stampate sul pavimento della cucina!”

 

***

 

Ripercorriamo tutto a ritroso; ora che le luci sono accese e un po' di dolore si è chetato, questo posto sembra di nuovo il nostro nido. Ci vorrà ancora del tempo per ritrovare serenità ed equilibrio, forse non saremo mai più del tutto completi, ma è un inizio, così mi viene un'idea.

“Ha sempre avuto ragione Fab” sussurro, mentre chiudo la porta d'ingresso alle mie spalle: “Questa non è solo una casa, è la nostra Tana.”

Agito in aria la bacchetta e subito appare sopra l'ingresso un cartello di legno levigato, dove scrivo con la magia 'La Tana'. Sta albeggiando e vedo gli occhi di Molly riempirsi di lacrime, forse ho fatto la cosa sbagliata?

“Bellissimo” riesce a dire, commossa, togliendomi un peso dal cuore: “Arthur Weasley, ti amo.”

“Ti amo anch'io, Mollymolle” le sussurro, stringendola a me, mentre insieme osserviamo il nuovo nome della nostra casa, di cui solo noi possiamo capire il significato profondo: “Andiamo dai bambini, c'è così tanto da fare...”

Ci smaterializziamo, quando i primi raggi di luce di questo nuovo giorno libero già invadono la brughiera colma di rugiada, lasciandoci alle spalle il male che è stato, consci che la Tana sarà lì per accogliere e proteggere la nostra famiglia, intrisa dell'amore di tutti quelli che ne hanno fatto parte e ne faranno parte per sempre.
Fine.


Grammatica: 8/10
La tua storia sarebbe stata perfetta secondo la grammatica, se solo avessi messo a posto la parte dei “flashback” chiamiamola così.
L'hai tenuta al presente, è vero, ma ci sono state alcune frasi come: “le nostre famiglie sono da sempre povere” sarebbe stato sufficiente anche solo un passato prossimo: “Sono da sempre state povere” giusto per dare un senso di anteriorità al ricordo :)
Originalità: 10/10
Bella originale e fresca, non mi aspettavo che trattassi così la coppia, per questo mi è risultata davvero originale :D
Gradimento personale: 9/10
Mi è piaciuta tantissimo. Mi hai anche commossa in alcuni punti, davvero brava!
IC: 9,5/10
I tuoi personaggi sono stati meravigliosi da scoprire e leggere. Brava, nulla da dire :)
Uso pacchetti: 10/10
Wow. Solo Wow. Se avessi potuto ti avrei dato una lode per questo frangente.
Sei riuscita anche ad infilare la canzone! Sei un genio! Brava!
Stile e forma: 7,5/10
Il punteggio è abbassato per quel paragrafo che, per i tempo verbali, tende a rallentare un po' la lettura e soprattutto per qualche contenuto sbagliato. Come il fatto che Molly e Arthur conoscessero di persona già i membri dell'ordine... o che volessero tenere Harry con se. Non è (purtroppo possibile) poiché li conosceranno meglio più tardi. Stessa cosa per Harry.
In più, l'unico tra i 7 figli dei Weasley ad avere gli occhi chiari è Ron...
Totale: 53/60

Le mie note sono poche... Intanto il totale è 54, non che cambi qualcosa visto che la seconda classificata aveva fatto 55, però già che me ne sono accorta lo dico ù.ù Per quanto riguarda il tempo verbale del flashback non convinceva neanche me, era la prima volta che scrivevo qualcosa perché fosse "giudicato", ero un po' in ansia ed a furia di ricontrollare e cambiare il tempo passato... L'ho appesantito :P Amen!
Per l'ultimo punteggio, invece, un paio di cose da dire le ho e le ho postate anche alla giudiciA in precedenza... Non mi risulta che la Rowling si dilunghi molto sulle conoscenze dei Weasley, però se i fratelli di Molly erano nell'Ordine, ritengo piuttosto probabile che anche i coniugi conoscessero almeno Silente e la McGranitt, senza contare che li avranno senz'altro incontrati ai tempi della scuola. Mi è sembrata una reazione naturale quella della signora Weasley di voler tenere Harry, cosa che ovviamente non le sarebbe mai stata concessa dal preside, non perché non li conoscesse (anche perché più o meno tutte le famiglie magiche sembrano conoscersi), ma per via della protezione di sangue che il piccolo Potter avrebbe potuto avere solo vivendo sotto il tetto di Petunia. Infine, ho da ridire anche sugli occhi chiari di Charlie, poiché la Row non parla degli occhi dei Weasley, credo che il colore degli occhi di Ron venga detto per la prima volta in un'intervista dopo HP6! Inoltre, mi sono basata su Potter Wiki e su gran parte delle immagini in giro per internet, che ritraggono Charlie con gli occhi azzurri ^^ Pace, amore ecc... Fine delle riflessioni sul giudizio ù.ù Ah, piccola nota che non c'entra molto: l'orologio di cui parlano i Weasley alla fine, sarà poi lo stesso orologio d'oro che regaleranno a Harry per il suo diciottesimo compleanno... Ho voluto immaginare questa origine :P

Ribadisco comunque il fatto che sono contenta del risultato, tanto quanto ribadisco che non amo particolarmente questa mia storia, né i Weasley... Meglio i Malfoy, o ancora di più i Lestrange ;P Mi basterebbe anche un Piton... Alla prossima! :D Grazie per aver letto fin qui!

  
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