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Autore: kannuki    10/03/2013    1 recensioni
Ogni cura ha la sua controindicazione.
“Lo resusciti per litigarci meglio? Voi donne siete geniali.”
“Tu mi aiuti a fare questa cosa ed io ti faccio tornare vampiro."
Klaus socchiuse le palpebre e il viso si compose in uno di quei sorrisetti irritanti e accondiscendi che Bonnie detestava tanto. “Mi piacciono le streghe mercenarie. Hanno sempre un prezzo che non puoi permetterti.”
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bonnie, Bennett, Caroline, Forbes, Elena, Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Ciao ragazze! Innanzitutto, grazie per i commenti, anche quelli molto brevi che mi sono arrivati per posta. Ho voluto provare qualcosa di diverso, cimentandomi in un personaggio che non amo moltissimo: Bonnie. Non prometto di restare nel personaggio, ma ci proverò. Il titolo della storia è la versione inglese di 'Dieci Piccoli Indiani' di A. Christie ( letteralmente: E alla fine non ne rimase nessuno). Si riferisce alla cura, ovviamente. Restano Tyler, Caroline e Elijah. Faranno tutti e tre il grande passo? I prossimi capitoli saranno leggermente più lunghi del primo, scritto di getto (as usual ^^) sull'autobus andando e tornando da lavoro. Seguo il filo della serie: Jeremy resta morto e Stefan e Rebekah sono ancora vicini. Buona lettura!


"Sono per me?"

"Ho mai regalato fiori a mia sorella?"

"No, mai."

Il viso scuro di Elijah testimoniava la poca voglia di trovarsi nuovamente a Mystic Falls e il dolore per la recente perdita fraterna lo rendeva più silenzioso del solito. "Kol" mormorò, muovendo appena il polso.

Rebekah ci aveva provato. Era palese che quei fiori fossero per una bara. Annuì e prese la giacchetta, chiudendosi la porta alle spalle. “E' bello rivederti.”

Elijah la studiò. Non aveva perso il sobbalzo del suo cuore nel rivederlo, la felicità soffusa sul viso e il calore delle labbra quando l'aveva baciato sulla guancia. “Mi sei mancata anche tu.”

Rebekah infilò la mano sotto il suo braccio, come un tempo. Rabbrividì. Si sentiva debole e di malumore, negli ultimi giorni. “Nik è strano. Più strano del solito. E' frustrato ed io non so come aiutarlo.”

Lascialo venire da te.”

E a lei chi ci pensava? Rebekah si strinse addosso al fratello. “Vuoi davvero farti venire i capelli bianchi?”

Sì.”

Elijah si fermò ai piedi della tomba e depose accuratamente i fiori su di essa. Rebekah intrecciò le dita fra le sue e recitò in silenzio l'unica preghiera che ricordava. Il vampiro le passò un braccio sulle spalle. “Non voglio perdere anche te” bisbigliò sulla sua testa. Rebekah si lasciò abbracciare, anche se sentiva le costole scricchiolare. Squittì di rimando e il fratello allentò la presa. Ora la guardava come si guardava un oggetto strano, incantato dalla sua trasformazione. Era tornata la ragazzina di un tempo che si entusiasmava per un nonnulla, prima che l'orrore li travolgesse.

Ho paura che Nik ti chieda di morderlo...”

Non accadrà.”

Caroline potrebbe farlo...”

Caroline Forbes non aveva preso la cura? Elijah girò gli occhi sulle due figure ammantate di nero che camminavano piano sul prato. Rebekah li individuò con la coda dell'occhio e voltò appena la testa. “Anche l'assassina di nostro fratello ha perso una persona cara. Jeremy è morto.”

***

Non ce la faceva. Elena spinse la mano contro la bocca e i fiori caddero a terra. Girò su se stessa e Damon li raccolse e li depose accuratamente sulla lapide di Jeremy Gilbert. Il ragazzo era molto amato, non c'era più uno spazio libero. Udiva Elena singhiozzare disperata alle sue spalle e vedeva i due fratelli Mikaelson a poca distanza da loro. Entrambi listati a lutto, entrambi storditi dalla perdita. Alzò una mano, in cenno di saluto ma solo Rebekah rispose. Damon temette per la vita di Elena, quando Elijah avanzò verso di loro.

Salvatore.”

Per favore, non è il momento...”

Il vampiro lo guardò appena e scivolò silenzioso alle spalle di Elena, aggirandola cautamente. Il bel viso della ragazza era accartocciato dal dolore, le lacrime erano scivolate lungo il collo e dalla sua bocca contratta fuoriusciva un suono lamentoso che non accennava a diminuire. Non aveva più respiro ma continuava a piangere. Quando lo vide, per un momento si fermò, singhiozzò un 'mi dispiace' impercettibile e il vampiro annuì, stringendole una spalla. Erano vittime degli eventi, avevano subito perdite da entrambi i lati. “E' finita.”

Elena non capì. per un momento credette che fosse lì per ucciderla, lo guardò dritto negli occhi e il vampiro ritirò la mano. “E' rimasta un po' di pozione magica anche per me?”

***

Klaus gettò la maglietta per terra, infilò il naso sotto quella che aveva appena indossato e sospirò. I suoi vestiti erano maleodoranti, lui stesso aveva un odore intenso in ogni parte del corpo ma aveva appena fatto la doccia, e non capiva da dove provenisse quello strano sentore. Tutti i suoi vestiti erano andati. Calciò il mucchietto informe e urlò il nome della sorella due volte. Ma non c'era mai, quella ragazza? A quale lavanderia si servivano, di solito? Perché quella sciocchezza sembrava un problema insormontabile, ora?

***

Quella parte era facile. Bianchi con bianchi, neri con neri. Klaus guardò il proprio carico e sogghignò. Se la sarebbe cavata con un lavaggio unico. Scaricò il bucato scuro nella lavatrice e chiuse lo sportello, ficcando le mani in tasca. Beh, niente monetine? Quegli affari accettavano le monetine e lui aveva solo un dollaro di carta. L'ex vampiro schiaffeggiò la mano con la banconota. E ora? Il cartello consigliava di non abbandonare il proprio bucato per evitare brutte sorprese...

Una mano femminile dalla pelle brunita infilò una monetina dritta nella fessura, digitò il programma e la macchina partì con un sibilo.

La prima volta è sempre difficile.”

Klaus gettò un'occhiata gelida all'unica strega che aveva osato disobbedirgli e le porse la banconota con un gesto stizzito. “Un Mikaelson paga sempre i propri debiti.”

Bonnie intascò la banconota, rimpiangendo l'atto cortese di cui si era macchiata. “Rilassati, sei più teso dell'elastico delle mutande.”

Klaus fissò gli slippini rosa che stava piegando e riponendo nella propria cesta e si schiarì la voce. “Quanto ci impiega...”

Un'ora, più o meno.”

Un'ora? A saperlo avrebbe portato da leggere o un tablet. Doveva restare lì a fissare la lavatrice per un'ora?!

Se non ti ipnotizza, ti rilassa” dichiarò la ragazza prendendo la cesta piena di vestiti.

Gli leggeva nel pensiero? Klaus la osservò muoversi verso la porta. Che imbranata, non sarebbe mai riuscita ad aprila col gomito! Si staccò dal tavolo e le girò intorno, spalancandola con una smorfia sarcastica. “Madame.”

Non disturbarti” mormorò, altezzosa.

Klaus alzò gli occhi al cielo ma questi ricaddero istantaneamente sugli slippini rosa che svettavano in cima al bucato pulito. Bonnie seguì la direttrice dello sguardo e tutto il suo viso espresse un'incontrollabile ma muta sorpresa.

Tu diresti che ho un cattivo odore?” domandò tenendo bassa la voce.

Bonnie lo fissò, inclinando piano la testa.

Ho sempre avuto quest'odore?”

La ragazza alzò il mento e inspirò l'aria fra loro. “Mi dispiace, sento solo odore di detersivo.”

Klaus mugolò fra se e la sospinse fuori. “Ora?”

Vampiro o umano, era sempre pazzo. “La trasformazione sta influendo sul tuo corpo, il cambiamento è minimo.”

Quindi non ho sempre avuto quest'odore...”

No.”

Klaus ringhiò, tirando indietro la testa. “Oh, cazzo... lo sapevo!”

Ne conosceva un'altra con la mania dell'igiene e sapeva che la risposta era una sola. “Sei ok.”

Il ragazzo ci credette poco, mugolò qualcosa di intellegibile e tornò nella lavanderia. Bonnie spostò la cesta da un braccio all'altro e inspirò l'aria pulita e tersa di una giornata ventosa. Il cuore batteva velocemente nel petto e uno stupido sorrisetto non voleva saperne di abbandonarla. Le risate che si sarebbe fatta con Caroline, quella sera, sarebbero entrate nella storia!

***

Ne è rimasta solo una dose e l'abbiamo destinata a Caroline.”

Ma Caroline vuole restare così com'è! Un Originale in meno al mondo, invece, rende tutti più felici. Rende me più felice e non dimenticare che Elena ha ucciso suo fratello e potrebbe essere in pericolo di vita!”

Stefan e Damon si guardarono negli occhi per un lungo momento, ognuno mantenendo la propria posizione.

Dobbiamo interpellarla lo stesso. Tu trattieni gli ospiti.”

I due fratelli si separarono. Stefan si diresse verso casa di Caroline e la trovò vuota. Il martedì andava a correre al parco, ricordò grattando un orecchio. Erano le otto di sera e la cancellata del parco era chiusa. Stefan girò la macchina in direzione del bosco. Se non era al parco, era nel bosco.

***

Caro...”

Shh...”

Il corpo di Klaus sobbalzò su e giù ed un incendio di sensi ridusse la coscienza ad un minuscolo puntino nero, mentre il bianco esplodeva nella sua testa e defluiva nella carne morbida che lo avvolgeva. Caroline non si fermò ma le unghie che gli conficcò nel petto espressero tutta la sua irritazione. Klaus ansimò, spalancando la bocca per il dolore. La vampira si fermò e, sguainate le zanne, lo aggredì, strappandogli un altro grido che si esaurì in un lamento che Caroline ridusse ad un mugolio, quando premette il palmo della mano sopra la bocca. “Non farlo mai più...” sussurrò nel suo orecchio, lappando il sangue fuoriuscito dalla ferita. “Mi hai capito?”

Klaus mosse appena il capo. L'orgasmo incontrollato e la perdita di sangue dal collo l'avevano mandato ko.

Caroline avvicinò la bocca alla sua e gli leccò le labbra. Il ragazzo cercò di spostarsi, cercò di raggiungere la sua bocca ma la testa ricadde indietro. “Slegami...”

Credi di migliorare la situazione, se ti slego?” sussurrò restando accucciata sul suo petto.

Se vuoi essere scopata come si deve... slegami!” sibilò fissandola dritto negli occhi.

Caroline titubò per un istante, poi sorrise. “No, grazie” ridacchiò raddrizzando la schiena. “Ne ho avuto abbastanza, per oggi. La prima volta scemo tu, la seconda, scema io.”

Caroline risistemò i vestiti, sentendo il suo sguardo addosso.

Se vuoi essere scopata come si deve

Se vuoi essere scopata

Se vuoi

Tyler sta tornando in città. Non ho più bisogno di te” annunciò lapidaria, strappando i legacci che lo bloccavano e frugandosi nelle tasche.

Klaus osservò un dollaro di carta fluttuare fino a terra, vicino ai suoi piedi. No, non stava...

E' la banconota che hai dato a Bonnie in lavanderia, oggi pomeriggio.” ridacchiò. “Le donne parlano... dovresti stare più attento a quel che dici. Comunque, non vali di più.”

Un dollaro. La sua prestazione obbligata valeva un dollaro. Klaus si sentì definitivamente umiliato, inghiottì lo sconforto e solo quando si accorse di essere solo, prese la testa fra le mani, stringendo gli occhi per la frustrazione.

***

Tutta la sua pelle scottava e continuava ad avere i brividi, un mal di stomaco lancinante e la testa sul punto di esplodere. “Credo di essermi beccata l'influenza” annunciò Rebekah con un brontolio dimesso. Elijah aggrottò la fronte. L'ultima volta che si era ammalata, aveva rischiato di morire. Le tastò la fronte e si scurì. “Il numero della guardia medica?”

Damon lo fissò, chiedendosi se stesse scherzando. “Per qualche linea di febbre?”

La sua costituzione è sempre stata debole.”

Ho freddo...” borbottò la ragazza coprendo gli occhi con il braccio.

E lui aveva una fidanzata singhiozzante e in lutto di cui prendersi cura. Ma perché Stefan non si sbrigava a tornare?! Damon lanciò una coperta al vampiro che venne distesa sulla malata, adocchiò la macchina ferma sul vialetto e alzò gli occhi al cielo. “Ce ne hai messo di... ma che cazzo succede, stasera?!”

Dammi una mano a portarlo dentro e non chiedere.

Quel non chiedere era stato cerchiato e sottolineato. Damon passò il braccio di Klaus oltre la spalla e lo sentì gemere. “Che fai, ti lamenti?”

Stefan gli rifilò un'occhiataccia. Era stato pestato, morso e chissà che altro.

Bekah ha l'influenza” disse Damon, muovendo ironicamente il mento. “Abbiamo chiamato la guardia medica... così da un'occhiata anche a questo qui.”

Klaus crollò sul divano e non si mosse per un buon minuto in cui sembrò svenuto. Elijah fissò il fratello e girò lo sguardo interrogativo su Stefan.

L'ho trovato nel bosco. Mi sono limitato a caricarlo in macchina” si giustificò chinandosi su Rebekah. “Ciao.”

Ciao...”

Hai freddo?”

La ragazza scosse debolmente la testa quando le accarezzò i capelli. Il mondo era offuscato e avvolto su se stesso. Rebekah non riconobbe l'identità dell'interlocutore. Stefan trattenne la mano sui capelli della ragazza e il suo cuore ebbe uno strano sobbalzo. “Prendete del ghiaccio dalla dispensa e del disinfettante. Lui dobbiamo spostarlo. Se il medico lo vede, chiamerà la polizia e non credo voglia rilasciare una dichiarazione” disse indicando Klaus, immobile sul divano gemello.

Esiste una soluzione più veloce.” Elijah slacciò il polsino della camicia, ma Damon lo fermò immediatamente. “Se si toglie la vita, tornerà come vampiro.”

  
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