Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: Alys_90    10/03/2013    3 recensioni
-Sana addio. È finita, non cercarmi mai più-. E così dicendo rientrò.
Akito Hayama mi aveva davvero lasciata. E per di più in quella squallida maniera.
Corsi via, disperata.
-ADDIO!-.
Akito ha lasciato Sana. Come procederà la vita di entrambi? Sarà stato un addio definitivo oppure torneranno nuovamente insieme?
A tal riguardo, un grande segreto verrà a galla e scompiglierà le vite di tutti i protagonisti ..
Questa è la mia prima Fanfiction! Spero sia di vostro gradimento!
Dedicata a Simone, il mio adorabile fratello. ♥
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naozumi/Sana, Sana/Akito
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao!
Scusatemi tantissimo se mi sono assentata per un mese intero :-(
Terminata la sessione d’esame, ho iniziato il tirocinio, quindi il tempo a mia disposizione non è molto!
Cercherò di aggiornare più spesso!
Alla prossima! Un bacione! ♥

 
SPAZIO RECENSIONI
Per Jeess: non preoccuparti! Io ho sempre tifato per i lieto fine :-)
Per stupida_un_po: grazie per i complimenti :-) Sei gentilissima! Spero ti piaccia anche questo capitolo!
Per Dalmata: le tue opinioni sui vari capitoli sono fantastiche! *-* E azzecchi sempre ciò che voglio comunicare! :-)
Per sanaeakito: Sono contentissima che ti piaccia anche questo capitolo! :-)
Anch’io non sopporto Seka e Chinatsu -.-
Comunque qui capirai perché Akito dice “Sto per morire..” . A presto!

 
BUONA LETTURA
E grazie ancora a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥

 
 
Le palpebre divennero pesanti ed insostenibili da tenere aperte. Il viso si contrasse in una smorfia di dolore. Un dolore acuto, che non lascia alcuna via di scampo a chi lo subisce.
Le lacrime scorrevano lente sulla mia pelle, che sentii rabbrividire.
-Sana.. Ho la leucemia..-
Poggiai il capo sul suo braccio, disteso su quelle sudice lenzuola bianche. Strinsi ancor di più la presa, fino a farle diventare le nocche delle dita di un rosa colorito.
-L’ho scoperto circa un anno fa.. Non rispondo più.. ai.. ai trattamenti da alcuni mesi.. e poi..-. Le parole si ruppero in ostruiti gemiti. -Non volevo che tu.. Ti preoccupassi per me.. Ti avrei recato troppa sofferenza.. Molta di più di quella che già hai sopportato, lasciandoti..-.
Alzai faticosamente la testa e mi risistemai i capelli scompigliati. Osservai Sana immersa nel suo sonno profondo. Mi alzai e, con fare delicato, le posai un leggero bacio sulla fronte. -Torna da me.. Non te ne andare..-le sussurrai, a pochi centimetri di distanza dal suo volto. -Sei in questo stato per causa mia.. E non me lo perdonerò.. Io ho bisogno di te più che mai..-. Le presi le gote fra le mani e mi accostai lentamente. -Sei bellissima-.
Non riuscii a trattenermi ad oltranza e inizia a singhiozzare convulsamente.
Rieko entrò, sbattendo la porta. -Santo cielo, ti senti bene?-
Si avvicinò veloce e mi sorresse per le braccia. -Si, non si preoccupi..-
-E invece mi preoccupo! Sono un’infermiera e conosco molto bene queste tristi situazioni. Vieni, ti accompagno in sala d’attesa e..-
Rieko non riuscì a terminare la frase perché, preso dal senso d’impotenza e dal dispiacere, la strattonai e mi liberai dalla sua stretta. -Mi lasci in pace! Qui non può capire nessuno.. Cazzo!-. Quella parolaccia uscì inferocita dalle mie labbra e mi irritò notevolmente.
-Aspetta.. Dove vai?!-
Corsi fuori, in preda all’esasperazione. Non sarei riuscito a reggere quello stato un minuto di più. Il mio nome rimbalzava lungo le pareti di quel soffocante corridoio, lungo ed affollato. Tsu, Aya e Fuka urlavano ma io non li ascoltavo. Intravidi la signora Misako e Rei precipitarsi verso la stanza dalla quale ero uscito.
Volevo solo andarmene da quel posto e dalle tante persone che cercavano di darmi quel tanto agognato supporto di cui necessitavo. Se perdevo Sana, perdevo tutto. Se non si sarebbe più ricordata di me..
Correvo lungo uno dei tanti marciapiedi di Tokio, gremiti di gente. Al mio passaggio, molte persone si scontravano con il mio corpo e, sussultando, imprecavano.
-Hey ragazzo, guarda dove corri!-
-Ma stai più attento, accidenti!-
-Razza di stupido idiota!-
Mi fermai di scatto. I miei occhi si infiammarono di rabbia e mi voltai. Un giovane ragazzo con i capelli lunghi sin alle spalle mi guardava scocciato, accanto ad un'altro occhialuto e mingherlino.
-Ripeti se ne hai il coraggio-sentenziai feroce.
Il ragazzo che mi aveva insultato si avvicinò guardingo, mettendo le mani nella tasche dei jeans e sistemandosi il cappellino all’indietro.
-Hai qualche problema bamboccio?-disse, sfoderando un ghigno. -Cos’è? Hai litigato con mamma e pa..-.
Non potè terminare il discorso che già lo colpii con un poderoso sinistro sul naso. Quel verme cadde a terra, con il sangue che iniziò a sgorgare velocemente sul cemento del marciapiede. Osservai la scena basito.
-Ma che cavolo ti è preso?!-mi urlò sputando liquido rosso ovunque. L’amico lo aiutò a rialzarsi in piedi e gli porse un fazzoletto.
Corsi rapido nella direzione opposta, fingendo di non sentire quei due gridare che me l’avrebbero fatta pagare.
Arrivai al gazebo, a quel gazebo, ansante e stremato. Appoggiai una mano sulla colonna di legno e con l’altra mi massaggiai il collo.
Ripensai alla visione mostruosa di Sana portata sull’ambulanza, di Sana sul lettino della sala operatoria, di Sana che, forse, il giorno seguente non mi avrebbe più riconosciuto. L’oppressione che avevo nel cuore esplose e sentii l’anima scheggiarsi e frantumarsi, incapace di pensare a vivere senza di lei.
Mi sedetti e mi guardai intorno. Ricordai vividamente tutti i momenti vissuti con Sana in quella piccola capanna..
 
Inizio flashback
 
Quella sera uscii di casa, onde evitare l’ennesimo litigio con papà e Natsumi. Mi incamminai verso i giardini pubblici, tenendo lo sguardo ben fisso per terra.
Giunsi al gazebo ed estrassi l’hamburger e il pacchetto di patatine fritte che portavo nella tasca. Iniziai a mangiare beatamente.
-Akito!-. Una voce, un grido che mi risuonò nelle orecchie, facendomi sussultare e strabuzzare gli occhi.
Mi alzai veloce e feci per andarmene, ma una mano mi prese e afferrò la giacca.
-Fermo dove sei, non muoverti, sono io-. Sana.
-Lo so e infatti voglio filarmela-
Sana non mi diede retta e mi catapultò sulla panchina. -Seduto!-
Prese le patatine che avevo lasciato e disse: -Sarebbe questa la tua cena? Patatine fritte?-.
Le agguantai furiosamente. -Molla l’osso!-.
-Erano invitanti..-. Sana, d’un tatto, si alzò in piedi e mi strattonò per le spalle.
-Comunque non dovresti stare qui ai giardini pubblici a rimpinzarti di patatine! In questo momento dovresti essere a casa tua davanti al televisore! Lo sceneggiato comincerà da un momento all’altro!-. Si interruppe e guardò l’orologio. Le otto.
-Ah! Sono le otto! Sta per cominciare! Perché non mi hai dato ascolto?! Perché non sei rimasto a casa come ti ho detto di fare?! Perché?!-. Così dicendo, scalpitò imperterrita, agitando le braccia.
Dopo essersi calmata, si adagiò al pilastro e mi osservò, mentre assaporavo un gustoso succo di frutta all’arancia.
-Non è che per caso l’hai fatto apposta?-sentenziò.
-Uhm?-
-Per quale motivo non sei rimasto a casa con i tuoi?-
-A noi non capita mai di guardare la televisione insieme-risposi.
Sana mi trafisse con gli occhi. -Dimmi una cosa.. Ti senti solo senza la presenza di una madre?-.
Quella domanda mi scatenò una miriade di pensieri e mi colpì. Indugiai, poi dissi: -Non saprei dirti.. Io non ho mai conosciuto la mamma-.
-Eh già.. Non puoi saperlo.. Facciamo così, proverò a prendere il suo posto!-
Distolsi le labbra dalla cannuccia e la scrutai, sorpreso. -Come?-.
-Farò finta di essere tua madre-proferì.
-Ma che razza di idea!-esclamai.
-Io posso immedesimarmi in qualsiasi ruolo!-enfatizzò, sciogliendosi i codini e voltandosi.
-Sono la madre di Akito.. La madre di Akito.. La madre di Akito..-si ripetè sottovoce.
Dopo pochi secondi roteò verso di me, sorridendo. -Ciao Akito-. La sua voce divenne sottile e morbida e la sua espressione ancor più dolce. Restai a bocca aperta e mi lasciai trascinare nell’ubbidire a vari e finti ordini.
Dopo aver ascoltato Sana nel dettarmi le sue briose proposte, accoccolai la testa sulle sue gambe. Le sue calde dita iniziarono a toccarmi delicatamente i capelli, facendomi provare una piacevole sensazione di beatitudine.
Sana cominciò a canticchiare una melodica canzoncina. -Chiudi gli occhi, è tardi ormai, la mamma è qui con te e paura più non hai.. Dormi dormi bimbo mio, dormi dormi bimbo mio..-.
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalle sue parole. -Akito, ascoltami.. Tu vivi una situazione difficile, ma non devi pensare che sia colpa tua..-.
“Oh Sana” pensai. “Grazie per esserci sempre”. *
 
Fine flashback
 
 
Inizio flashback
 
Correvo. Fuka mi aveva lasciato perché credeva fossi ancora innamorato di Sana. Avevo negato in tutti i modi possibili, ma.. forse ero troppo codardo per ammetterlo a me stesso.
Dopo il terribile incidente che aveva causato una lesione alla cornea a Fuka, mi sentii costantemente in colpa per la condizione in cui si era ritrovata.
“Che frana! Riesco solo a farla star male!” pensai.
Arrivato all’ormai famoso gazebo, mi accomodai sulla panca e ripresi fiato. Piccole gocce di sudore si imperlavano sulla fronte e caddero sui miei pantaloni, formando minuscole chiazze.
Squadrai il luogo e mi ricordai quella sera, durante la quale Sana si era identificata nella madre che non avevo mai incontrato.
Chiusi gli occhi all’improvviso, cercando di scacciare quel doloroso pensiero.
-Akito-. La voce di una ragazza.
La guardai. Chi poteva essere se non Sana?
Indossava un lungo cappotto giallo. Si avvicinò. -Che faccia hai..-.
-Salve ragazzina egoista-dissi gelido.
-Eh? Come dici? Ma che cosa stavi facendo?-
-Una maratona. Il giro della città di corsa-.
Sana trasalì, spaventata. -Oh! Che cosa è successo? Perché mi guardi con quegli occhi? Oh Akito.. è lo stesso sguardo che avevi tanto tempo fa..-.
Le lacrime le si depositarono negli occhi, pronte a sgorgare. Sana mi prese il viso fra le mani e mi abbracciò. Mi strascicai a terra e ricambiai la stretta. Lei, in ginocchio, mi teneva il capo.
-Mi vuoi dire che cosa è accaduto?-domandò.
-Sono io che dovrei chiedertelo-
-Eh?-
-Sei sempre pallida, sembri un fantasma. Anzi più che un fantasma, direi quasi un mostro-.
Sana si ritrasse appena ed esclamò:-Cosa? Un mostro?-
-Da quando sei tornata dall’America sei un mostriciattolo-risposi.
-La vuoi finire una buona volta di insultarmi?!-rintronò, dandomi un leggero colpo.
-Te lo meriti. Dopo tutto quello che hai sempre detto tu a me, ora è il mio turno!-
-Ma quando mai?! Tu vaneggi! Che sciocco!-
-Ah si?! E tutti i soprannomi che mi hai sempre affibbiato?-
-Ma era diverso e tu sai benissimo quello che intendevo!-
-Ecco! Vedi? Vuoi sempre avere ragione tu! Sei un egoista!-
-E va bene, sono egoista! Ma mi spieghi perché ci teniamo abbracciati se stiamo litigando? Non capisco..-
-A me piace così..-
-Però è un po’ strano..-
-Si. E allora?-. Sarei rimasto per tutta la vita ad assaporare il delicato profumo della sua pelle.. *

Fine flashback**
Inizio flashback
 
La pioggia cadeva leggera e un soffice venticello soffiava tra le foglie degli alberi.
-Dai forza, corri!-. Le mie dita intrecciavano quelle di Sana, correndo per il parco deserto e bagnato.
-Fiù, finalmente al riparo!-esclamò, giunti al gazebo, scrollandosi il piumino e strizzandosi la lunga coda che le ricadeva sulla schiena. La guardai, meravigliato dalla sua bellezza ultraterrena.
-Akito?-
Mi ridestai, sobbalzando leggermente. -A cosa pensavi?-mi chiese Sana sorridendo.
Mi avvicinai, camminando adagio e torcendo il capo da un lato in una posa spiritosa. La scrutai con dolcezza, finchè non fui a contatto con il suo petto morbido e caldo. La abbracciai e lei ricambiò. Poi la fissai negli occhi e mi accostai alle sue labbra. Indugiai per un po’, consapevole del grande piacere che mi procurava l’attesa di un suo bacio. Sana sorrise ancora e posò la sua bocca sulla mia, con foga, con amore. Ricambiai, manifestando lo stesso entusiasmo. Intrecciai la mia lingua alla sua, stringendola per la vita e alzandola da terra da tanta morbosa passione che mi, anzi ci, travolgeva.
Lei si staccò e mi sussurrò nell’orecchio: -Facciamo una gara. Se riuscirai a prendermi ti bacerò per tutta la notte..-
Un sorriso mi increspò le labbra e le risposi: -Allora preparati.. Perché questa notte non dormirai!-
Cercai di afferrarla, ma lei si scansò furtiva. -Mancata!-urlò, sbellicandosi dalle risate.
-Ah si?! Vedremo!-
Sana strillò e iniziò a correre di nuovo. La pioggia, ora grondante, rese il prato fangoso ed entrambi scivolammo.
Incapaci di smettere di ridere, ci rotolammo nel fango, l’uno sull’altra, fino a far diventare i vestiti di un fradicio marrone scuro.
Ruzzolai sopra di lei e le accarezzai i capelli, aggrovigliati e sporchi di terriccio.
-Presa!-
-Non vale così!-rispose, corrucciandosi in un falso broncio.
-Vale eccome..-. Sana Borbottò un “Akito” e mi sfiorò la guancia.
-Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata..-le dissi, dolcemente.
Lacrime di gioia, mescolate a gocce d’acqua, iniziarono a bagnarle il viso. -Sei mio-.
La baciai ancora e ancora per un tempo interminabile.
 
Fine flashback
 
 
Inizio flashback
 
La diagnosi era chiara. Leucemia mieloide acuta.
Da alcuni mesi avevo costantemente la febbre, dolore alle ossa e minor forza muscolare. Subito non me ne preoccupai, ma con il trascorrere del tempo le cose peggiorarono. Mi sentii sempre più debole.
Nessuno aveva notato il mio cambiamento, sia fisico che psicologico. Nessuno, ad eccezione di papà e Natsumi. Quando scoprirono il perché di tutto, entrambi si disperarono. Non sapevano come affrontare una tale circostanza. E nemmeno io.
Quel pomeriggio dovevo vedere Sana al gazebo. Ci eravamo dati appuntamento per le quattro e avrei dovuto dirle tutta la verità. Già. Immaginavo la sua faccia contrarsi in una smorfia di puro dolore. Non avrebbe retto, lo sapevo. Ma dovevo dirglielo. DOVEVO.
 La aspettai per dieci minuti buoni, quando un suono gutturale attirò la mia attenzione.
-Oh Akito!-. Sana mi corse incontro piangendo sommessamente e mi si scaraventò addosso, stringendomi per la vita.
-Che co.. che cosa è successo?-. La mia mente pensò per un attimo che fosse venuta a conoscenza della mia situazione, ma scacciai subito quell’idea. Papà e Natsumi non mi avrebbero mai e poi mai fatto una cosa simile. Avevo detto loro, chiaro e tondo, che desideravo la massima segretezza.
-Tesoro.. che c’è?-le chiesi di nuovo.
-Ho litigato con Rei e con i produttori dello sceneggiato.. Dicono che.. che ho la testa tra le nuvole.. che non svolgo bene il mio lavoro..-
Le carezzai la schiena. -Sana.. Tu sei bravissima, capito?-. Le presi le gote tra le mani. -Sei la migliore attrice che io conosca-
Lei mi guardò singhiozzando.-Lo so.. è che.. dicono che sono troppo presa dalla storia con te.. Io..-
Le asciugai le lacrime con i pollici. -Capita a tutti di avere delle giornate no.. Non abbatterti, non è da te. Molto probabilmente saranno stati arrabbiati perché, sapendo bene che tu sei la più straordinaria stella del Giappone, non ti hanno vista in forma come sei abitualmente. Smettila di piangere, ok?-
Sana annuì, accennando un flebile sorriso. -Grazie Akito-
-E di cosa?-chiesi, abbracciandola. -Sono o non sono il tuo migliore amico, oltre che il tuo ragazzo?-
-Lo sei-disse, affondando il volto nel mio collo.
Era meglio non dirle nulla, al momento. O forse, per sempre. Non ce l’avrei fatta. No, assolutamente NO.
-Rei ha detto che sei stato un errore..-
Mi ridestai, in ascolto.
-Te l’ho detto. Non lo pensa veramente. Fidati. Quando siamo infuriati, ce la prendiamo col mondo..-
Sana si scostò e mi guardò. -E anche se lo pensasse sul serio, tu saresti comunque l’errore più bello della mia vita-.
Quella frase mi lasciò senza respiro. -Ti amo-proferii.
-Ti amo-rispose.
 
Fine flashback
 
Caddi, sbattendo le ginocchia e facendomi male. Mi gettai sul legno freddo e lasciai che tutta la sofferenza annidata dentro di me mi travolgesse completamente.
-Sana!-strepitai. -Torna da me..-
Chiusi gli occhi e mi addormentai.


* dialoghi tratti dall'anime. 
 
** "Fine flashback" inserito successivamente e per tal motivo non scritto in corsivo! (Colpa della mia sbadataggine! -.-).
  
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