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Autore: koopafreak    10/03/2013    6 recensioni
Aspettando come al solito l'arrivo del suo salvatore, Peach ha un'intera giornata da trascorrere in compagnia del koopa che per anni si è divertito a stravolgere la monotona routine nel Regno dei Funghi fino a diventarne paradossalmente un elemento quasi caratteristico. I progetti tuttavia non seguono il corso prospettato nell'agenda e le domande senza risposta troppe volte rimandate o trascurate dovranno trovare finalmente un chiarimento. Forse BowserxPeach, ad interpretazione del lettore.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bowser, Peach
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Re camminava nervoso come un leone in gabbia di fronte al focolare nella sala del trono, tagliando la danza della luce con la sua sagoma spinosa proiettata sulle pareti nell'immagine sfocata di Giga Bowser recluso nei meandri oscuri del suo subconscio, in perenne e vigile attesa che le catene di razionalità che lo tenevano ancorato nel buio si allentassero abbastanza da permettergli di sorgere ancora a sfogare la sua furia. Tuttavia ciò che spianava la strada al lato più bestiale del koopa era l'ira e, sebbene ne provasse tanta in quel momento, era diversa dal solito cieco furore riservato agli avversari della Brawl con cui non aveva mai trovato nulla da spartirvi e specialmente verso un certo idraulico. Era una rabbia rivolta esattamente a se stesso. Rammentava di averla sperimentata in così rare occasioni nella sua vita e che ogni volta fosse altrettanto disorientante e spiacevole quanto la prima. Gli occhi del koopa fissavano il vuoto ed il suo respiro era pesante per la tensione mentre le guardie stavano immobili ai loro posti col collo infossato nel guscio, intimidite dall'estrema irascibilità del proprio sovrano che inspiegabilmente non trovava pace da quando era ritornato con la Principessa Peach: un'occasione solitamente di estremo giubilo.

Solo i due consiglieri più fidati avevano l'ardire di non rispettare i limiti della distanza di sicurezza, immuni dal timore aleggiante nella sala mentre interloquivano col Re nel suo ininterrotto avanti e indietro. Kamek aveva già accumulato una discreta esperienza con gli effetti dei litigi con la Principessa, ma questa volta il resto al confronto erano banali bisticci. Inoltre quel breve attimo in cui aveva intravisto il viso della ragazza prima che Bowser la portasse, cioè che la nascondesse nell'ala degli alloggi reali, era stata una spia più forte di una sirena d'allarme.

« Vostra Austerità, non perdete la calma. Avrete modo di rimediare con la Principessa molto presto » tentò di mitigare le acque.

« Non che lei possa andare da qualche parte frattanto » offrì una sicurezza in più Kameka.

Bowser si girò di scatto indirizzando loro un'occhiataccia tale da far sudare anche i boo, ma fu intercettata da una fitta coltre inibitoria di abitudine consolidata da anni attorno ai due magikoopa avvezzi come nessun altro all'atteggiamento minaccioso del loro Re, rimanendone serenamente illesi. Le guardie al contrario invertirono la funzione delle loro picche parandovisi dietro nel timore che l'imminente scatto d'ira investisse anche loro.

« A che mi serve la calma?! Voi non avete idea questa volta » latrò furibondo e riprese la sua marcia con rinnovata foga. « Come mi ha guardato... » Rivide il viso di Peach segnato dal pianto e scosse il capo. « Mi detesta! »

I due maghi si scambiarono uno sguardo preoccupato. Kameka era la più istruita sulle questioni sentimentali e dunque la più portata ad offrirvi un parere, benché il cervello in preda alla senilità poteva far cilecca di tanto in tanto.

« Vi ha odiato, sicuramente » infatti.

Nonostante Bowser fosse abituato alle uscite vincenti della strega e quindi ad ignorarle la maggior parte del tempo, le rivolse un'espressione difficile da descrivere.

« Ma questo è stato nel passato. Le cose non stanno più come allora. Perché, invece di stare qui a lasciare i solchi, non tornate da lei e non provate a spiegarvi. » Fortunatamente questa non si era dimostrata una di quelle volte.

« L'ho fatto! E mi odia lo stesso » fu l'esasperato responso, omettendo il dettaglio di aver fatto scena muta.

« Se posso permettermi, Vostra Imperscrutabilità, cos'è accaduto prima che arrivaste? » osò chiedere l'anziana fattucchiera.

Quella domanda arrestò il ripetitivo giro del koopa dando loro le spalle. « Mario. »

« Speravo in una risposta diversa dal solito » commentò un po' delusa.

Bowser lanciò un'occhiata di avvertimento all'altro magikoopa per chiarire da subito che non fosse proprio aria.

« Quello che Kameka intendeva, Vostra Minacciosità, era che ormai avete accumulato abbastanza esperienza da evitare l'argomento » provò a mediare il collega convinto che un giorno o l'altro la strega avrebbe seriamente rischiato di far spedire entrambi a godersi la pensione in qualche anfratto sperduto.

« È impossibile! Non c'è verso di avere una conversazione con lei senza il rischio che il suo nome rispunti come la peggiore delle piaghe. E non riesco a far finta di nulla quando la vedo pararsi a difenderlo come fosse il suo avvocato. Lui non la merita affatto, cosa potrà mai offrire in cambio ad una principessa ed il suo regno? »

« Finora ha dimostrato solo coraggio di fronte a qualsiasi ostacolo, profondo rispetto, sostegno costante indifferentemente al rischio ed assoluta devozione » la strega evidentemente non captò l'ironia della domanda.

Bowser si girò livido verso Kamek alzando due dita: segno che mancava un solo strike prima che prenotasse loro il viaggio.

« Meglio se lasciamo Sua Malevolenza in pace coi suoi pensieri » il magikoopa optò per un'opportuna ritirata avviandosi deciso verso la porta portandosi dietro la sua potenziale causa di calamità e le guardie che condividevano altrettanta letizia nell'allontanarsi dall'epicentro del sisma emotivo.

Così Bowser restò da solo nella stanza davanti al fuoco con le mani dietro la schiena, a fissare immobile le fiamme in cerca delle risposte che sembravano non arrivargli mai nel suo sconforto. Anni interi per poter costruire qualcosa un mattoncino dopo l'altro, un misero minuto per buttare giù tutto. Non si rese conto di quanto tempo aveva lasciato scorrere rimirando con distacco il fuoco finché un contatto gentile sul braccio non lo ridestò di soprassalto.

Anche Peach sussultò a causa della sua reazione.

« Mi hai spaventata » lo rimproverò ricomponendosi, poi sembrò rifletterci e si scusò. « Non mi ero accorta che fossi sovrappensiero. »

« Hai bisogno di qualcosa? Com'è possibile che nessuno ti abbia risposto?! » Il koopa cominciò ad agitarsi, facendo per chiamare immediatamente la servitù ma Peach lo interruppe mentre stava prendendo fiato sufficiente per far tremare i vetri delle finestre.

« Ti stavo cercando. » La fanciulla alzò il mento guardandolo negli occhi e Bowser sentì lo stomaco fare una giravolta. Era l'occasione giusta per provare a riconciliarsi.

« Prima che cominci, devo dirti una cosa » si dissero simultaneamente. Il Re batté gli occhi ed inarcò il collo sorpreso, Peach fece altrettanto.

« Prego » il caso si ripeté.

« No, fai pure » di nuovo.

« Allora vado io » e una quarta volta. Si guardarono un momento a disagio e Bowser fece infine cenno a Peach di prendersi l'onore.

« Prima nella neve hai detto di essere stato sincero dall'inizio, no? »

Il koopa avvertì una nota di rimprovero e intuì che non gli sarebbe piaciuto da dove la discussione avrebbe preso il volo.

« Se la memoria non mi inganna, di bugie ne hai raccontate in abbondanza sia di numero che varietà da quando ci siamo conosciuti. La più recente risale esattamente ad oggi e direi che coroni un quadro non proprio da lodare. Adesso sono qui a chiederti in tutta la tua sincerità: vuoi veramente che tu ed io possiamo considerarci almeno amici, oltre che rapitore e ostaggio? Anche se non mi hai mai trattata come tale e lo riconosco pienamente, non posso accettare di darti, o meglio di ridarti fiducia se i contatti tra noi devono continuare ad aver luogo dopo un crimine. »

« Credevo lo fossimo, un po'. Magari quello che ho detto prima senza pensare... »

« Non ti ho perdonato. E non so quando lo farò ma non sarà presto, stanne certo » assicurò Peach scrutandolo severa. « Quello è stato una prova che non posso ancora abbassare la guardia con te. Bowser, se vogliamo provare a migliorare la nostra situazione, i rapporti tra i nostri regni e anche tra noi due, voglio che le cose da oggi cambino. Non hai mai voluto ascoltarmi prima e ti chiedo di farlo adesso, da pari a pari. »

Bowser poteva essere impulsivo, ma certamente non era stupido e nonostante il timore che quelle parole avevano scaturito si astenne dall'interromperla. Sconvolgere quella sorta di equilibrio che si era istallato tra loro, seppur fragile e contorto, lo faceva sentire come se non avesse avuto il pavimento sotto i piedi. Lei magari aveva smesso di odiarlo, ma il suo popolo no di certo. Non poteva mica sperare che l'avrebbero ricevuto a braccia aperte se avesse provato a entrare dalla porta principale? Inoltre c'era da tenere in considerazione una misura cautelare impostagli dal tribunale del Regno dei Funghi che esigeva una distanza minima di trecento metri dalla Principessa...

« Se veramente credi in quello che hai appena detto, allora dimostramelo. Niente più rapimenti. »

« Prima di prendere decisioni affrettate, perché non ci sediamo un secondo a riflettere... »

« L'ho già fatto. Adesso sta a te » Peach lo interruppe severa ed incrociò le braccia senza smettere di rammentarsi di aver promesso a se stessa di mantenere la calma in qualunque caso.

« Non è una cosa che si può decidere così sul momento. Ci vuole tempo, venirsi incontro, stabilire un programma, abituarsi... »

« Bowser, non puoi tirarti indietro questa volta. Perché non vuoi accettare che le cose come le hai impostate tu non possono funzionare? »

« Dico solo che non c'è bisogno di una reazione così radicale. Quello di prima è stato solamente un incidente di percorso e ti sta portando alle conclusioni sbagliate. » Il koopa soffocò l'impulso di sfiorarla. Almeno non lo stava più guardando come se avesse davanti un mostro.

« Finora abbiamo fatto sempre a modo tuo ed ecco dove ci ha condotti. » Una nota di nervosismo si insinuò nella voce della fanciulla, ripensando a ciò che aveva passato nella neve. « Smetti di essere egoista per un secondo e cerca di considerare anche la mia, di situazione. »

Bowser restò a lungo in silenzio, muovendo passi nervosi vicino al fuoco e staccando gli occhi dal pavimento di tanto in tanto per guardarla imperscrutabile.

« Dammi la possibilità di sistemare tutto. Possiamo fare tanto per i nostri regni se ripariamo insieme dove chi prima di noi ha sbagliato. Da quanti secoli non ci sono più state trattative oltre le nostre barriere? Oggi potrebbe essere l'ultimo giorno di questo divario se non mi lascerai ancora una volta da sola a sperarlo. » Peach gli si parò davanti arrestando il suo ripetitivo incedere e gli tese la mano, attendendo la risposta che avrebbe cambiato tutto tra loro.

Bowser fissò il braccio sottile di lei come stordito, lo stesso che gli aveva dato una sberla un'ora prima fuori al freddo, ora a chiedere il suo giuramento di Re, il suo appoggio, la sua amicizia. Era veramente difficile per lui tagliare col passato, la sua attività preferita, l'adrenalina ed il senso di esaltazione che provava tutte le volte che la sua Clown Car prendeva il volo con la Principessa avvolta nella sua presa. Avrebbe dovuto dire addio ad una parte della sua vita che l'aveva accompagnato sino a quel momento. Eppure, quando guardò il viso di Peach tanto colmo di speranze rivolte a lui, non indugiò un secondo di più dal ghermire delicatamente la sua mano tra gli artigli.

Sussultò quando si ritrovò all'improvviso l'esile figura della fanciulla contro il suo torace, percependo il calore della sua guancia posata sulle squame striate e le braccia fin dove arrivavano a cingere. Bowser abbassò lo sguardo sgranando gli occhi spiazzato da quel primo gesto d'affetto che gli avesse mai donato e soprattutto spontaneamente, limitandosi unicamente a fissare la chioma bionda sotto il suo muso mentre il respiro ne smuoveva qualche ciocca. Tanto repentino come era arrivato, l'abbraccio fu sciolto e Peach alzò il mento mostrandogli il sorriso più bello che le avesse mai visto.

« Non sono mai stata così felice » ammise guardandolo in una maniera tutta nuova.

« Ah, rosicati i gomiti, idraulico! » esultò tra sé il Re, deluso tuttavia che fosse finito così presto ed alzando d'istinto gli angoli delle labbra di fronte a quella visione.

« Andiamo di là e prendiamoci una sedia. Abbiamo così tanto di cui discutere » disse Peach senza smettere di sorridergli e gli prese la mano tirandolo dolcemente dietro di lei come una bimba impaziente.

Bowser la seguì mansueto lasciandosi placidamente condurre, incapace di staccare gli occhi dalle dita candide avvolte sulle sue.



Peach doveva aver parlato per ore, o forse erano giorni? All'inizio il Re era riuscito a starle tranquillamente dietro, intervenendo, incalzandola ed offrendo la sua perché ogni suo segno di partecipazione nel loro progetto che stavano mettendo appunto insieme faceva brillare gli occhi della Principessa di una luce che non aveva mai visto prima, che proprio lui sapeva far nascere. Ma dopo la prima miriade di parole piovutagli addosso, l'attenzione del koopa era stata massicciamente messa alla prova e piano piano le energie per sostenere lo sfiancante colloquio erano diminuite mentre la Principessa proseguiva entusiasta ed instancabile col suo monologo sfogliando una ad una ogni singola questione con la medesima importanza, dai contatti commerciali agli inviti alle feste. Quando però si accorse che l'interesse del suo interlocutore fosse nettamente calato, lo attribuì alle ragioni sbagliate e reagì molto male.

« Bowser, proprio perché credo di essere riuscita a scoprire quel lato di te che mi ha portata ad avvicinarmi un po' e conoscerti meglio ho pensato che varrebbe la pena un tentativo per ristabilire le cose. Al di là che potremmo finalmente porre fine a qualsiasi divergenza tra i nostri regni, l'ho fatto perché il Bowser che ho visto e ho avuto vicino per tanto tempo, tralasciando che c'è stato quasi sempre un rapimento di mezzo, ho capito che in fondo mi piace. Vorrei davvero che iniziassimo ad essere veri amici oltre che vicini e ho deciso di darti tutta la mia fiducia senza riserve. Ma, se la tradirai, se verrai meno alla tua parola e mi dimostrerai di aver sbagliato... » Peach lo guardò con somma gravità stringendosi un polso. « Ti voglio lontano da me come è sempre stato sino ad oggi. E non ripeterò un secondo errore. »

La mente del koopa era rimasta ancora saldamente aggrappata alla prima parte del discorso, esattamente al punto in cui Peach aveva confessato di riservargli un qualche affetto, per cui richiese un po' più tempo del solito per processare l'intero messaggio. Appena compreso ogni frammento e allarmato da quell'improvviso scatto di ostilità che non sapeva spiegarsi, ridusse la distanza tra loro in pochi passi e fece sparire una mano candida tra i suoi artigli, cingendola con la delicatezza riservata ad un passerotto ma sufficientemente decisa da impedire che venisse ritratta.

« Se la mia parola di Re non ti basta, cos'altro vuoi che faccia per dimostrarti che non sto scherzando? » Quella deliziosa consapevolezza gli aveva donato più coraggio e si sentiva pronto per qualunque sfida avesse dovuto vincere per cancellare ogni dubbio dal suo viso.

Fu in quel momento che la Principessa si rammentò della seconda ragione che l'aveva spinta dall'inizio ad affrontare il drago e da cui la recente euforia l'aveva distolta:

« Perché hai mentito a Junior e gli hai fatto credere che io fossi sua madre? Lei dov'è? ».

Un attimo di panico si riflesse nei lineamenti di Bowser, aumentando involontariamente la presa intorno alla mano minuta. Quello era l'ultimo argomento che avrebbe desiderato affrontare di fronte a lei. Era troppo presto. Forse non lo avrebbe capito e avrebbe finito per biasimarlo per la sua scelta, ma ormai come poteva continuare a nasconderlo? Con un sospiro di tensione allentò del tutto la presa incapace di guardarla negli occhi e si preparò a dire la verità.

« Non lo so. »

« Come? » Peach lo osservò fare qualche passo verso la finestra.

« Non so dove sia. Non so nemmeno chi sia. »

Diverse ipotesi affiorarono nella mente della Principessa, una più oscura dell'altra e sperò che Bowser si chiarisse il più in fretta possibile, prima che lei potesse pensare al peggio.

« È tutta una questione di genetica. Non è necessario un vincolo di matrimonio per avanzare richiesta quando sei la persona più potente di tutto il regno. Il DNA di una koopa scelta tra le migliori ed il mio sono stati sufficienti, il resto è merito della tecnologia. Tutto è avvenuto completamente nell'anonimato, né lei sa chi abbia ricevuto i geni che ha donato né io so chi sia lei. È così che funziona. » Girò la testa verso Peach studiando ogni minima reazione.

La Principessa stava lì immobile semplicemente allibita e lui non poteva aspettarsi di meno.

« È stato così anche per tutti gli altri, come ti starai chiedendo. Ognuno dopo un certo lasso di tempo, la stessa storia. Ma non la stessa donatrice, visto che è lasciato alla selezione del sistema. Ecco la ragione di tanta differenza fisica l'uno dall'altro. » E da lui stesso nella maggior parte dei casi.

Peach si vide scorrere davanti ogni momento passato insieme ai Bowserotti, anche al di fuori dei rapimenti, tentando di immaginare i lineamenti della madre di ciascuno. La domanda sorse allora spontanea:

« Perché lo hai fatto? ».

Il drago la fissò per qualche secondo in contemplativo silenzio prima di risponderle. « Sai benissimo quali doveri ci spettano una volta raggiunte le soglie di una certa età, per altri è una scelta ma per noi no. Avevo bisogno di eredi se volevo garantire un futuro alla mia stirpe ed una successione al trono, così ho preso la mia decisione. Perché così tanti figli? All'inizio credevo che uno solo sarebbe bastato, ma quando ho imparato cosa vuol dire essere genitore con Ludwig, quella che prima era stata una necessità è diventato un desiderio e ho voluto una famiglia. Non avrei fatto mancare loro nulla e, anche se sanno come portarmi più volte in un giorno sull'orlo dell'esasperazione, non rimpiango un solo secondo di averli avuti. Dal primo all'ultimo » concluse con un mezzo sorriso.

Allora Peach fu sul punto di chiedergli la ragione per cui non si fosse direttamente cercato una moglie nel suo regno, ma il sentore che l'avrebbe portata così su un discorso scomodo le aveva suggerito di lasciar stare e diede voce all'altro grande interrogativo che non aveva ancora trovato risposta:

« E perché hai fatto credere a Junior che fossi io sua madre? ».

Gli occhi cremisi del Re si fermarono per un secondo sui suoi e poi si abbassarono sul pavimento con vergogna.

« Ho sbagliato e l'ho fatto soffrire più di quanto lui cerchi di nascondere » ammise con amarezza. « Ero troppo... » si interruppe scuotendo la testa e la Principessa lesse nel suo sguardo un'inquietudine inconsolabile. « Ero troppo preso per pensare a quanto avrebbe potuto fargli male se avessi fallito di nuovo quella volta. »

Peach ebbe un brivido quando gli occhi di Bowser si posarono nuovamente sul suo viso e vi vide dentro emozioni così forti quasi da spaventarla, molte rivolte a lei.

L'errore che aveva commesso era impossibile da cancellare ed aveva temuto di essersi ritrovato alla fine di tutto con entrambe tra le persone più importanti della sua vita a detestarlo, ma un perdono in cui non avrebbe mai sperato era stata la conclusione di quella disastrosa avventura e ancora oggi stava cercando di sanare le ferite che lui stesso aveva causato.

« Immagino che questa storia ti abbia sorpreso » le disse dolcemente.

« Sorpreso, sì » rispose Peach assorbendo la mole di informazioni.

« Torneranno tutti entro pochi giorni per le vacanze di Natale. Sarebbero davvero entusiasti di rivederti.»

« Anch'io, mi sono mancati. » Ed era vero. Bowserotti nutrivano un vero affetto nei suoi confronti che era stato impossibile non corrispondere e avevano legato molto nelle numerose occasioni post-rapimento passate insieme, costruendo un rapporto unico tra loro nonostante gli ostacoli.

A quelle parole Bowser sentì un calore intenso inondargli il torace e la negatività precedente sparì sotto la gioia immensa che i suoi cuccioli fossero amati da colei che lui amava.

« Immagina come resteranno quando si troveranno davanti tutta questa neve. » Il pensiero tracciò un sorriso sulle sue labbra ed ampliò ulteriormente quello del koopa.

« Il loro primo Natale di neve » concordò.

« Il nostro primo Natale finalmente uniti » trillò Peach lieta, poi si accorse di come il Re la stesse guardando. « I nostri regni intendo » precisò arrossendo e desiderando di riuscire a dominare quel riflesso una volta tanto.

« L'avevo capito. » Ma non gli era spiaciuto come aveva suonato. Poi Peach trasalì e diventò improvvisamente seria, stupendo il drago della rapidità dei suoi cambiamenti di umore.

« Dobbiamo chiamare immediatamente Mastro Toad ed informare tutti quanti! » esclamò, meravigliandosi di se stessa per essere stata così distratta da pensarci solo adesso.

« Lo puoi fare da lì. » Il koopa puntò un artiglio verso un grande schermo sulla parete in fondo alla stanza, usato generalmente per impartire ordini ai soldati e per le chiamate familiari. In meno di un minuto la fanciulla fu messa in contatto col suo regno e il volto occhialuto e iracondo dell'anziano consigliere le apparve davanti.

« Principessa! » Il toad fu enormemente sorpreso di trovare lei dall'altra parte dello schermo. « Non temete, abbiamo già inviato Mario in Vostro soccorso. Presto sarete di nuovo lontano da quel bruto! » Dietro di lui altri sudditi si affollarono intorno per controllare lo stato della loro amatissima sovrana.

« Temere cosa, vecchio? Non ho mai alzato un dito su di lei! » si intromise Bowser indignato, sporgendosi oltre la testa di Peach e spaventando alcuni toad che schizzarono via dall'inquadratura.

La Principessa lo calmò, chiedendogli cortesemente di lasciarle gestire la conversazione. Si girò di nuovo verso Mastro Toad che seguitava a scrutare in cagnesco il drago intanto che questi si allontanava controvoglia.

Dopo aver appagato la sete di sapere sulle sue condizioni ed assicurando di non aver preso freddo durante il viaggio, Peach riuscì finalmente ad esporre la grande notizia che sbalestrò tutti i testimoni al suo castello come un terremoto:

« Io e Bowser abbiamo concordemente deciso di lasciarci alle spalle gli antichi dissapori e stringere un'alleanza ».

Mastro Toad rischiò di essere schiacciato contro lo schermo dagli altri toad increduli. « Seriamente?!? Non prestate fede alle parole di quel teppista e vedete di restare sicura al caldo nell'attesa, Mario verrà a salvarvi. »

« Ma lo capisce che io sono qui e ci sento? » chiese il koopa digrignando le zanne.

« Dovete assolutamente richiamarlo prima che corra rischi a vuoto » ordinò categorica.

« Ma avrà già varcato i confini del regno a quest'ora. » Il vecchio consigliere sembrava rifiutarsi di accettare la colossale novità.

« Allora mandate Yoshi a riprenderlo. Noi in cambio richiameremo i soldati dalla nostra parte, vero Bowser? »

Mugugni indistinti e non proprio contenti giunsero in risposta.

Mastro Toad si rivolse di nuovo a Peach implorandola: « Vi prego di riflettere meglio con chi avete a che fare, Altezza. Lasciate che Mario venga a prendervi e poi cercheremo di trovare... ».

« Mastro » lo interruppe alzando una mano. « Richiamate Mario, so cosa sto facendo e sto pensando al meglio per entrambi i regni. Se entro questa sera non sarò al castello, allora smettete pure di considerare questo messaggio ed agite come avete sempre fatto. »

Vi fu un lungo silenzio carico di dubbi, ma il toad assentì infine, seppur con fatica, ad assecondare il volere della sua Principessa.

« Come desiderate. » Gli occhi vispi dietro le lenti si spostarono sulla figura di Bowser all'estremo dell'inquadratura, riempiendosi di diffidenza. « Vi aspetteremo sino al tramonto. Al primo minuto di ritardo manderemo Mario a sistemare le cose. » Dopo gli ultimi convenevoli e raccomandazioni, il collegamento venne chiuso.

« Non sarà ora di onorarlo del giusto congedo? » le domandò il Re.

« Avrai modo di fargli cambiare idea su di te. »

« Non mi interessa cosa pensa, mi dà fastidio solo quando lo dice. E poi cos'è tutta questa iperprotettività compulsiva? Non hai sei anni. »

« È fatto così. Tu che sei un padre dovresti capirlo » si limitò a rispondere trattenendo un sorriso mentre il koopa, scodando irritato, dava ordine ad un soldato di ritirare le truppe disposte sul percorso per la calorosa accoglienza riservata a Mario. La recluta condivise il medesimo sbigottimento iniziale dei toad, ma si guardò bene dal contestare un ordine diretto del Re che già non pareva di umore eccelso e partì svelto ad eseguire il suo dovere.

« Allora sarai mia ospite fino a questa sera. » Sapere che non sarebbe arrivato nessun idraulico a portagliela via, ma che lui stesso avrebbe dovuto riaccompagnarla a casa come un cavaliere gli dava una sensazione strana.

« Dobbiamo ancora finire di concordarci sugli ultimi dettagli. »

« Quelli li lascio a te. Io direi di andare a pranzo e poi, se vorrai, potremmo tornare fuori e finire quello che abbiamo cominciato... » Aveva programmato di farle passare una bella giornata tra la neve ed aveva ancora tempo per recuperare, anche se poco. Dovette impegnarsi un po' di più per persuadere la testardissima Principessa a sospendere le trattative almeno il tempo di mangiare qualcosa, ricordandole che lui fosse a digiuno da quella mattina essendosi dovuto svegliare molto presto per le ragioni che non serviva ribadire e dovette insistere ancora per convincerla ad uscire, con la promessa che appena rientrati nessuna forza naturale avrebbe impedito loro di sistemare le restanti cruciali minuzie.

« Vuoi una mano? » le chiese contemplandola bardarsi di nuovo con non indifferente difficoltà ed un interessante dispendio di energie con tutte quelle cianfrusaglie quando per lui sciarpa e guanti erano abbastanza.

Peach rifiutò ed il rivestirsi richiese un po' più del previsto, ma alla fine entrambi riaffondarono i piedi nella neve scricchiolante.

« Eccoci, cosa avevi in mente? » La Principessa scorse il suo pupazzo di neve in lontananza a sorriderle come lo scemo del villaggio.

« Un giro insieme per mostrarti il primo inverno nel mio regno, via terra » rispose lui facendo un segnale ad un boo col colbacco che sparì dietro l'angolo della fortezza. Avrebbe dovuto essere la ciliegina sulla torta di una giornata meravigliosa, invece era l'unica cosa rimastagli da offrirle.

« Con cosa? » Sotto il pesante cappuccio gli occhi cristallini di Peach si sollevarono sul suo muso con curiosità. Quello sguardo non smetteva mai di fargli sentire le farfalle nello stomaco e con la sciarpina che le copriva metà del viso, l'effetto era sorprendentemente più forte. Un rumore sconosciuto attrasse l'attenzione della fanciulla nella direzione in cui il fantasmino era svanito e lo vide far ritorno conducendo una grandissima slitta rosso rubino trainata da sette reznor imbrigliati e di un colore anomalo.

« Con questa. » Bowser si compiacque nel vedere come previsto lo stupore dipingersi sui pochi lineamenti visibili del volto di Peach, che di fronte ad un tale spettacolo si portò i guanti dove le labbra erano nascoste.

La creatura più vicina si volse verso di lei annusando l'aria e mugghiò emettendo uno sbuffo di puro inverno dalle narici e dalla bocca.

« Con un incantesimo di gelo ho adattato questi reznor alla neve e adesso sono perfettamente in grado di resistere a temperature tanto basse, senza contare che siano capaci di soffiare aria più fredda della bora per cui non avvicinarti troppo ai loro musi, o congeleresti anche così conciata. »

Peach osservò rapita gli impressionanti ceratopsidi grandi come bisonti che avrebbero potuto essere scambiati per statue di giada se fossero rimasti immobili; il primo in testa aveva una luce fissata al corno sul naso che non riusciva comunque ad addolcirne l'aspetto. Un singolare dettaglio era che ciascun reznor avesse al collo una targhetta con inciso il proprio nome, o meglio quello di ognuna delle renne più famose. La slitta era addirittura più bella di quelle che aveva visto raffigurate nei libri che leggeva da piccola, maestosa, lucida e coi riflessi del sole guizzanti sulla superficie verniciata che spiccava come una rosa rubiconda tra i fiocchi di neve. I lunghi pattini si arricciavano su loro stessi alle estremità, formando delle eleganti spirali che avrebbero spianato qualsiasi ostacolo sulla loro strada.

« Cosa aspetti? » Peach si riscosse al richiamo del koopa che stese un braccio possente verso di lei aprendo la mano per invitarla a salire a bordo.

La Principessa emozionatissima accettò l'aiuto e mise un guantino tra i suoi artigli per sostenersi mentre tirava su il pesante vestiario di stile e di fatto nell'inconsueto mezzo di trasporto. La slitta affondò ancora nella neve con un suono sordo quando la mole del drago si aggiunse al posto di guida e, con un leggero movimento delle redini, i reznor si lanciarono al galoppo facendosi largo con le zampe robuste cosicché la slitta non avrebbe dovuto far altro che scivolare sinuosamente sul percorso già sgombrato dagli animali. Peach emise un gridolino di adrenalina mentre guadagnavano velocità e davanti a loro il panorama bianco si apriva, istintivamente premendosi contro il fianco di Bowser che dal canto suo non aveva nulla in contrario. Dietro di loro una scia di cristalli si staccava dallo strato nevoso che tagliavano spargendosi in disordine nell'aria.

« Hai mai fatto un giro su una slitta vera prima? » Sapeva già la risposta ma voleva comunque sentirselo dire.

« No, mai. » Peach non riusciva a smettere di sorridere e divorava cogli occhi le lande innevate, i solchi vulcanici svuotati, i ghiaccioli che riempivano le spaccature rocciose e tutti i particolari di quel mondo reso quasi irriconoscibile dallo straordinario contributo della stagione più fredda.

Ma ciò che costituì la vera meraviglia del viaggio fu che più si inoltrassero nella Terra Oscura, più il paesaggio intorno a loro cambiava ad eccezione dell'onnipresente coperta candida: la terra si compattava e le frastagliature magmatiche sparivano alle loro spalle; la vegetazione iniziava a disseminarsi intorno a loro; ai dossi impervi ed irregolari si sostituirono le alture morbide e le piane rigogliose di vita, luci e civiltà. Passando vicino ad uno dei villaggi in vista Peach guardò dei bambini giocare a palle di neve sotto un grande albero di natale e restò di sasso nello scoprire che il regno di Bowser non era per niente come lo ricordava nei suoi libri di storia, una landa desolata di magma e pietra come a prima vista poteva ingannare. Sotto la neve si nascondevano erba, fiori, piante e campi coltivati. Le case numerose e sparse per il territorio erano colorate, illuminate e col camino. Si doveva arrivarne al cuore per svelare quel segreto.

I bambini si accorsero di loro e sospesero la battaglia per agitare le braccia e salutare a gran voce il passaggio del Re, il quale rispose con un gesto e riagguantò le redini con entrambe le mani per incitare i reznor nel loro instancabile incedere.

« Non avrei mai immaginato che qui fosse... così! » confessò allungando un braccio oltre il bordo per sfiorare i rami dei pini.

« Cioè? » domandò Bowser confuso. « Come avrebbe dovuto essere? »

« Sassi, lava e deserto. O almeno questo avevo pensato fino ad oggi. »

« E sarei diventato il Re più grande al mondo governando su sassi, lava e deserto? È da molto, molto tempo che le cose non sono più come raccontano da voi. Ho fatto in modo che tutte le generazioni dopo la mia ufficiale ascesa al trono avessero almeno un'istruzione di secondo grado ed il nostro livello di produzione è stabile ed efficiente. La nostra è una terra ricca di risorse e prolifera grazie alle ceneri vulcaniche e siamo autonomi su ogni fronte, ecco perché non abbiamo mai avuto la necessità di stringere legami con chiunque quando abbiamo tutto quello che ci serve proprio sotto i nostri piedi. »

« Eppure, tu oggi hai cambiato questo fatto » constatò la Principessa, impressionata da quella rivelazione.

« Sì, è vero. » Bowser abbassò per un secondo lo sguardo su di lei mentre era distratta dal paesaggio.

Averla così vicino e non poter nemmeno stringerla era quasi una tortura, specialmente perché con quell'aria gelida addosso il suo istinto gli imponeva di abbarbicarsi alla prima fonte di calore che avesse intorno. Ripensò con nostalgia a quell'abbraccio nel suo castello che non aveva fatto in tempo nemmeno a ricambiare. « È quasi il tramonto. Sarà meglio tornare indietro » annunciò facendo virare la slitta.

« Oh » Peach non riuscì a celare la sua delusione nel dover interrompere il tour.

« Che le stelle ce ne scampino se ci scappasse un solo minuto di ritardo » commentò asciutto il koopa, anch'egli del medesimo spirito poiché era riuscito a mostrarle solo un insignificante spicchio della vera bellezza del suo regno, ma questa volta doveva piegarsi alle condizioni dei toad per quanto il pensiero gli facesse venire un fastidioso ronzio le orecchie. Forse, non troppo in là, avrebbero avuto modo di finire quella passeggiata.

Durante il viaggio di ritorno, Bowser le parlò del duro lavoro necessario per depurare i bacini idrici dai residui vulcanici e per trasportare l'acqua fino alle piantagioni con un complesso sistema d'idraulica, di come il reddito pro capite fosse raddoppiato nell'ultimo decennio, del grande investimento su energie rinnovabili come l'eolica e la solare per preservare quella terra che li sfamava, dell'alto livello di istruzione generale...

Peach lo ascoltava senza osare interromperlo, scoprendo quanto in realtà il drago si preoccupasse del suo regno e si operasse per esso, rompendo la maschera di tiranno crudele e avido (e anche cialtrone secondo altre voci) che da sempre gli era stata additata. Le sembrava di avere di fronte tutta un'altra persona invece dello stesso Bowser a cui era abituata.

« Lo sai, guardandoti adesso, non sei più così spaventoso come cerchi di essere di solito » gli disse.

Nonostante avesse avuto la responsabilità di tenere gli occhi incollati sulla strada, il koopa si voltò a guardarla attonito. Poi ricambiò con un ghigno l'espressione serena sotto il cappuccio della fanciulla.

« Sbagli Principessa, non c'è nessuno più spaventoso e temibile di me a questo mondo. Ma posso anche evitare di esserlo con qualcuno ogni tanto. » E tornò a sorvegliare la via davanti a loro.

Peach sorrise al suo classico atteggiamento e si godette il panorama che le restava da osservare prima che arrivassero di fronte alla fortezza. Il tempo era veramente agli sgoccioli e mentre l'aiutava delicatamente a scendere dalla slitta, il koopa impartiva ordini a destra e a manca sollecitando i preparativi. Per ragioni tecniche che le sfuggivano, la Clown Car di Bowser era priva di sportelli ed il koopa vi saltò dentro per poi compiere una fluida manovra di decollo che per un momento le mandò in sobbuglio lo stomaco e si strinse contro il suo torace con un gridolino allarmato. Naturalmente era troppo distratta da far caso all'espressione beata stampata sul muso del conducente, che si scusò per nulla pentito e si mantenne su un'altitudine bassa a causa del freddo, sfiorando le cime degli alberi mentre oltrepassavano i confini della Terra Oscura.

« Adesso potresti mettermi giù? » chiese Peach ancora saldamente avvolta nella sua presa.

Molto malvolentieri il koopa la liberò, già rimpiangendo il calore e la morbidezza contro le squame ramate. Per la prima volta nella storia era lui a riportarla indietro al posto di Mario e Peach gli stava tranquilla vicino invece di sbracciarsi oltre il bordo e strillare affinché venissero a salvarla.

« Così non ce l'abbiamo fatta a finire di stendere gli ultimi punti » constatò lievemente dispiaciuta. Prima che Bowser potesse dire qualcosa continuò: « Ma ho apprezzato moltissimo quel giro in slitta ».

« Il tempo per sistemare anche quelli non ci mancherà. Intanto... » Estrasse una pergamena avvolta e fissata da un nastro rosso che le porse tra le mani. « Questo è per ricominciare. »

Peach l'aprì e vi vide il sigillo reale impresso sopra. « Io, Bowser Attila Koopa, mi impegno solennemente a non opprimere, attaccare o minacciare il Regno dei Funghi con cui da oggi stringo indissolubile alleanza per tutti gli anni a venire. E giuro di non rapire mai più la Principessa Peach e portarla al mio regno contro la sua volontà » lesse scandendo bene le parole scritte storte. « E quando l'avresti...? »

« A pranzo, mentre non guardavi. » Quello spiegava il perché delle macchie di sugo.

« Non so quanto ringraziarti. Ancora faccio fatica a crederci che stiamo aprendo un nuovo capitolo nella storia dei nostri regni. »

« Già, anch'io. »

« Bowser. »

« Sì? »

« Perché sei sempre stato gentile con me? Voglio dire, hai scelto di farlo nonostante tu sia libero dallo stringere qualsiasi legame con chiunque e possa sul serio fare ciò che vuoi... » Peach si interruppe con le guance in fiamme sotto la sciarpa.

Il drago si girò cogli occhi scarlatti sotto la luce rossastra del tramonto. « Per quanto mi riguarda, non mi importa niente se il mondo intero possa odiarmi, ma essere odiato da chi... cioè, da te, allora è un'altra storia. » Le rivolse un debole sorriso.

Il castello del Regno dei Funghi era ben visibile a distanza, illuminato come se avrebbe dovuto esserci una festa mentre tutti attendevano il ritorno della loro amata sovrana. Peach batté gli occhi e rimase quieta guardando dentro le sfere cremisi assenti di qualsiasi traccia di menzogna finché non si volsero nuovamente oltre il volante del velivolo. Da quel momento il mostro che aveva conosciuto tanti anni fa smise definitivamente di ripresentarsi come un incubo mai dimenticato nei suoi ricordi ed il perdono più sincero venne segretamente concesso. In silenzio si avvicinò al fianco del grosso koopa e restò lì, appoggiata contro le squame curiosamente calde malgrado la temperatura rigida, ad osservare insieme le facce dei suoi sudditi farsi sempre più nitide mentre celebravano il suo arrivo.

Stringendo la pergamena come un tesoro, venne dolcemente calata sulla terrazza tra le braccia del koopa che non rivolse un solo sguardo ai presenti eccetto che a Mario, il quale rispose con pari freddezza. Come gli abitanti del castello, nemmeno il loro paladino poneva fiducia nella promessa del discutibile vicino ma ciò che lo preoccupasse maggiormente era quanto avrebbe potuto ferire Peach in caso di tradimento: quello che tutti più o meno si immaginavano che avrebbe finito per avverarsi presto o tardi. Comunque Bowser era serenamente indifferente al sentimento generale e la sua completa attenzione ricadde sulla fanciulla quando la mano minuta, invece di lasciarlo andare, cinse la sua.

« Non so se vorrai passarlo solo coi tuoi figli, lo capisco, ma se veniste tutti qui da me per il pranzo di Natale ne sarei felice » avanzò quell'invito speciale col più amabile dei sorrisi scoprendo il viso. Il drago ne fu profondamente toccato ma lo nascose sebbene gli occhi lo avessero tradito.

« Verremo. » Che nessuno lo volesse intorno, squadrandolo scettico come se si aspettasse da un momento all'altro il suo primo tiro mancino sotto il loro naso non aveva alcuna importanza. Lei era lì a guardarlo come aveva sempre sperato. E per lui nient'altro contava.


Nota d'autrice:

Non posso che esprimere le mie scuse per il superbo ritardo con cui ho concluso questa fiction. E mi auguro che nessuno sia morto per strada a causa della discreta lunghezza della seconda parte. 
Sto considerando l'idea di usare la qui presente storia come base per un'altra a più capitoli dove si svilupperà il seguito di questa giornata speciale. Purtroppo i miei impegni non mi lasciano molto tempo per mettere per iscritto tutto quello che mi gira per la testa, ma spero di poter cominciarla quanto prima.

Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui indifferentemente se abbia gradito la storia o meno. :]


Koopafreak

  
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