The
Seventh:Winter
PART 4:
Backin'
Chapt. 4: Scars and Stitches always
fade.
What a collection of scars you have. Never forget
who gave you the best of them, and be grateful; our scars have the power to
remind us that the past was real.
[Red Dragon]
"Caschi proprio a fagiolo: abbiamo appena
deciso di farci una cioccolata calda."
"Grazie ma sono un po' di
fretta." Maria Hill si pulisce i piedi sull' Oh no, not you again! dello
zerbino e poi varca la soglia dell'appartamento con una valigetta in mano. Dal
suo trespolo, Morrigan gracchia un saluto sbattendo le ali e lei ricambia
accarezzandole la testina nera.
"...con una valanga marshmellows."
Allarga le braccia: "Se la metti
così..."
Natasha emerge dal bagno nel suo accappatoio
candido, i capelli avvolti in un asciugamano e la maschera idratante sul viso.
"Giornata di manutenzione?"
"Sono tornata stamattina da Mosca. La
pelle di questo bel visino non è più abituata a tanto freddo, nè il clima
invogliava a farsi una ceretta."
"E hai dovuto prendere un'intera giornata?
Dunque è questo il segreto della tua resistenza al freddo? Pensavo fosse merito
del tuo addestramento..."
Prendo il brick del latte dal frigo e la
bustina della cioccolata in polvere e mi prodigo nella preparazione, non prima
di aver allungato un bocconcino al mio corvo per farla smettere di fissarmi con
l'occhio critico della nutrizionista che disapprova le schifezze a
merenda."Natasha teme che il Falchetto possa perdersi in una foresta
troppo fitta."
"Pensavo possedesse una buona vista..."
"Da una certa distanza."
"Ma ad una certa distanza lo considero
sesso telefonico."
Eccoci qui, le tre di Sex and the S.H.I.E.L.D.
di nuovo insieme.
Maria si toglie cappotto e sciarpa sorridendo e
si accomoda sul divano appoggiando la valigetta vicina al tavolino stracolmo di
libri e appunti sormontati dal mio nuovo StarkPad: "Ti stai rimettendo al
lavoro?"
"Cerco di rimettermi in carreggiata. Stavo
anche provando a buttare giù qualche idea per la mia nuova divisa, dimmi che te
ne pare." La vedo prendere in mano il mio block notes, alzare un
sopracciglio con aria perplessa e voltarlo in orizzontale, prima di girare
anche la testa di lato. "Ti sei disegnata le tette troppo grosse."
"Oh, e quello è niente, guarda il bozzetto
due e dimmi se non ti sembra un quadro di Picasso." Interviene Natasha
dedicandosi alla rimozione dello smalto rovinato dalle unghie.
"Senti, Peggy Guggenheim delle mie ovaie,
prendi le tazze che la cioccolata è pronta."
Grumosa e poco densa: ma come cavolo fanno
quelli della pubblicità? "Maria,
quanti Marshmellows vuoi?"
"Quanti ne hai?"
"Dimmi che in quella valigetta c'è un
milione di dollari: ho una discreta voglia di fare shopping." La Vice
Direttrice si pulisce la bocca dai residui della cioccolata con il tovagliolo e
scuote la testa: "Fury è contento che tu sia tornata, ma non così tanto."
"Spilorcio." Libero il tavolino e lei
ci appoggia la valigetta, impostando la combinazione e facendo scattare le
serrature. "Pronta?" Al mio cenno affermativo apre.
I miei coltelli.
È come se mi avessero tirato un pugno nello
stomaco. Le lame e gli intarsi dell'elsa sono rovinati, ed uno è spuntato.
Dev'essere quello che...
Involontariamente mi ritrovo a massaggiarmi lo
sterno. "Pensavo fossero andati distrutti."
"Sono stati recuperati molto dopo, durante
i lavori sulla 59esima. Fury è riuscito ad entrarne in possesso ed ora ha
deciso di restituirteli. Beh, li ha lavati, prima."
"Vuoi dire che Fury ha lasciato la lama
sporca del mio sangue? Piuttosto macabro come collezionista.Nel freezer che ha,
frattaglie dei avversari?"
Maria fa spallucce e si sforza di mantenere un
tono calmo e leggero, che l'espressione che mi deve essere comparsa in viso
deve essere davvero tremenda: "Non so, non mi ha mai invitato a
cena."
Allungo la mano per toccare una delle lame, ma
mi blocco. È assurdo: sono le mie armi, le ho considerate
prolungamenti del mio braccio e parte integrante del mio potere, ma ora non
riesco a prenderle in mano, quasi come se temessi che, da un momento all'altro
la lama spuntata possa rivoltarsi contro me e trapassarmi lo sterno.
Di nuovo.
"Forse è ancora troppo presto."
suggerisce Natasha, e mi accorgo solo in questo momento di avere la fronte
imperlata di sudore. Mi passo il dorso della mano e annuisco piano. A
completare il penoso quadro, entrambi le cicatrici si sono messe a pizzicare.
"Credo che dopo l'intervento di chirurgia plastica starò meglio."
"Hai intenzione di toglierti solo le
cicatrici?"
"...sì, perché?"
La Hill riprende in mano il mio bloc-notes:
"Bah, non so... il disegno della tua nuova divisa suggeriva anche altri
cambiamenti...!"
"Cretina!" strillo colpendola con un
cuscino, grata di questa battuta.
"Ah, ragazze quando siete andate da Stark,
la scorsa settimana, avevate preso l'Acura TL? quella targata EPG712?"
Natasha accende il phon preferendo spararsi
l'aria direttamente nel padiglione auricolare per isolarsi dalla conversazione.
Morrigan picchietta il becco contro la finestra ad indicarmi che lei, ad un mezzodemonicidio,
non vuole proprio assistere. Io fingo noncuranza ed annuisco: "L'aveva
ritirata Clint" pigolo a suggerire che qualsiasi cosa manchi, la
colpa non è la mia.
"E che CD c'era?"
Ahia..."Uhm... non lo so, abbiamo solo ascoltato la radio, se non ricordo male.
Perché? "
"Ehm… è che non riesco più a trovare
quello di Lady Gaga e...beh, me l'ha regalato Hogan quando abbiamo firmato le
carte del divorzio... ci tenevo a tenerlo come ricordo."
"Oh, Hill, non dovresti attaccarti a
ricordi materiali. Si possono perdere, rompere... Il vero valore, il vero
ricordo è ciò che custodiamo nel nostro...uhm, cuore."
"Cuore? Tu dici?"
Natasha è appena stata richiamata alla base ed
è uscita da pochi minuti. Finisco da sola la mia porzione di ravioli al vapore
del Take Away cinese qui sotto e poi mi lascio cadere sul divano decisa ad
eliminare ogni traccia di cubismo dal BozzettoDue della mia nuova
uniforme.
Con la mia solita grazia da elefante in una
cristalleria prendo contro al tavolino e per poco non faccio cadere lo
StarkPad; nell’afferrarlo al volo appoggio un dito sull'icona di YouTube,
avviando l'applicazione.
Mi torna in mente un brandello di conversazione
avuto con Tony e gli altri, a proposito della reazione popolare al mio ritorno,
ed improvvisamente i miei bozzetti non mi interessano più. Avvio la ricerca: "Vendicatori.
GreyRaven."
Il primo video proposto è tratto dalla CNN.
Si vede solo l'entrata principale della Stark
Tower, vetri scheggiati o infranti, uno scorcio della Hall piena di detriti
alle spalle di IronMan e Captain America.
I giornalisti sono a pochi metri da loro con
microfoni protesi in avanti al di là delle braccia dei quattro agenti che li
trattengono a stento, le telecamere alzate ed i flash incessanti delle macchine
fotografiche.
Cap ha ancora addosso la maschera, la porzione
di viso scoperta è impiastricciata di polvere e sudore, l'angolo esterno dei
suoi occhi celesti lucido. Ha un taglio sul labbro ed un braccio a tracollo, la
divisa è lacerata e sporca ovunque e un tremore quasi impercettibile nella
voce, mentre racconta ad una giornalista circa le dinamiche dell'accaduto. Tony
ha lo sguardo assente, quando interviene solo ad aggiungere un tecnicismo circa
la distruzione del Tesseract e risponde vagamente sulla sua natura: anche lui
indossa ancora l'armatura ammaccata, ma si è ripulito il volto e si è tolto
l'elmo.
"Si ha un numero approssimativo delle
vittime?"
Entrambi scuotono la testa, ma è solo Cap a
proseguire: "Indubbiamente l'evacuazione preventiva che è stata operata,
seppure con un anticipo così breve, ha impedito che potessero esserci maggiori
vittime. Eravamo preparati, e di questo possiamo solo ringraziare la tecnologia
Stark." Gli occhi del Capitano brillano, fatica a mantenere la voce salda:
"Di vittime nella 59esima, che al momento abbiamo potuto appurare, sono due:
una di loro si chiamava GreyRaven, era un membro della nostra squadra. Ha
sacrificato la sua vita, per porre fine a quella del nemico."
C'è un mormorio tra i giornalisti, uno di loro
domanda ad alta voce se GreyRaven era 'La Rossa'.
"'Sto coglione" commento ad
alta voce. Meno male che Cap è più pacato: scuote solo la testa, e nel farlo
una lacrima si stacca dalle ciglia, rotoland lungo la guancia lasciando un
solco tra lo sporco. Tony, nel frattempo, inforcato un paio di occhiali scuri
ha voltato la schiena ai microfoni ed è rientrato nella Hall uscendo di scena
nel più assordante ed invalicabile dei silenzi.
Chiudo il programma, abbandono lo StarkPad tra
i cuscini del divano ed incrocio le gambe sul tavolino.
Improvvisamente sento il bisogno impellente di
tornare all'azione, di essere stufa di essere stata con le mani in mano in ben
due dimensioni diverse. Lo sguardo vaga tra la valigetta - le mie armi, il
mio passato - ed il bloc notes - quello
che vorrei ritornare.
Le due cose devono combaciare, ma il solo pensiero
di riprendere in mano i miei coltelli mi fa chiudere lo stomaco
La porta che si apre e l'interruttore della
luce che scatta mi fanno riemergere dai miei pensieri. Clint mi fissa con un
sopracciglio alzato: "Che ci fai qui al buio?"
"Pensavo al mio piano per la conquista del
mondo con un esercito di non-morti al seguito."
"Forte. Quest'anno chiedere eserciti in
prestito va di moda, e anche gli zombie."
"Oh, hai ragione, troppo mainstream.
Dinosauri?"
"Lasciamo indovinare: hai preso la cena
dal cinese in fondo alla strada?" Annuisco: "La nuova gestione lascia
molto a desiderare come qualità del cibo." Gli lancio un cuscino che
respinge con una manata, facendolo volare contro Morrigan che gracchia il suo
disappunto e si sposta dal trespolo al mio grembo. "Non dovrai sopportarmi
ancora per molto. Io e Nat partiamo stasera, andiamo a finire un lavoro in
Turchia che qualcuno ci aveva fatto interrompere."Sparisce nella
camera e lo sento aprire armadi e cassetti, preparando la borsa per il viaggio
fischiettando.
Saperli fuori entrambi ed io bloccata a far
niente mi fa scendere l'umore sotto le scarpe. "Ricordati un souvenir per
me" brontolo.
"Sarà fatto. Cercheremo di tornare alla
svelta. Tutti interi, si intende, ma temo che non sarà prima di un paio di
giorni. Mi dispiace, ma non ceneremo insieme per il Ringraziamento."
"Non abbiamo mai passato insieme il
Ringraziamento. Anzi, non lo abbiamo mai festeggiato."
"Questo è vero. Ma magari quest'anno
potevamo fare un'eccezione."
Alzo le spalle. "Non importa, Natasha odia
il tacchino."
La nuova divisa mi sta di incanto: ho
sostituito il nero con l'antracite e modificato la disposizione degli inserti
di grigio più chiaro. Ho alzato la scollatura di un paio di centimetri per
nascondere la cicatrice e mantenuto il nastro nero attorno al collo - uno dei
miei 'marchi di fabbrica' - che nasconde il segno di quel morso che mi ha dato
i poteri. La vita è stretta in un corpetto antiproiettile: le ali che si
estraggono dalla schiena per planare sono più robuste delle precedenti.
Gli stivali, appena sotto al ginocchio,
riportano il disegno stilizzato del corvo ai lati e nella versione deluxe sono
anche impreziositi da una manciata di borchie.
Un po' Selene di Underworld un
po' Black Mamba di Megamind. Ringrazio le ragazze dell'Ufficio
del Personale che come sempre hanno dimostrato una perizia ineguagliabile.
"È fantastico,
davvero." Mi volto allo specchio: "Il retro è da urlo, avete superato
voi stesse."
"La maschera poi la vuoi?"
Faccio spallucce, quella non l'ho proprio
decisa. "Forse pensavo di cambiare un po' pettinatura... dite che potrebbe
bastare per confondermi?"
"Uhm... "
"Beh, allora dirò che sono la gemella
segreta della GreyRaven precedente."
Le due ragazze sorridono un po' nervose: sono
evidentemente a disagio di fronte alla sottoscritta, e sembra che i miei
tentativi di stemperare la tensione con qualche battuta o mostrandomi naturale
ed allegra come al solito cadano nel vuoto, o vengono accolti tiepidamente.
Comprensibile. Porta pazienza, Addison.
Ci vorrà po' prima che le persone accettino che
sei potuta tornare indietro - ed altri no - è una cosa naturale, la diffidenza
verso qualcosa di sconosciuto.
Ricordi i tuoi professori quando hai dato fuoco
ai libri a scuola?
Beh, questa è la stessa cosa. Però versione DVD
blu ray deluxe con contenuti speciali.
Bisogna aver pazienza.
Razionalmente, è così.
Però è una scocciatura che stiano tutti sul chi
vive quando entro in una dannatissima stanza.
Ad ogni modo, dissimulo il mio nervosismo
ringraziando ed infilando nella borsa le divise nuove - versione standard e
versione deluxe - e mi avvio verso l'uscita.
Fury ha voluto accontentare la mia richiesta di
reintegro parziale spedendomi a recuperare l'Articolo 47, un'arma chitaura
recuperata dopo gli scontri, che Stark aveva deciso arbitrariamente e senza
autorizzazione di tenere come complemento d'arredo. Una volta entrata con un
pass falso nella Stark Tower posso agire indisturbata - Capi fuori sede nel
pomeriggio del Ringraziamento e si batte la fiacca: tutto il mondo è Paese,
sull'Helicarrier si organizzano tornei di COD appena Fury gira l'occhio - e
dopo aver recuperato l'articolo l’ho affidato ad uno degli agenti che mi
attendevano all'uscita spedendolo da Fury da solo, che mentre mi aggiravo nella
Torre avevo visto intravisto qualcuno di mia conoscenze.
Sono seriamente tentata di entrare nel
laboratorio di botto, ma certi scherzi è meglio non farli a qualcuno con la
possibilità di andare in berserk e trasformarsi in un gigante verde.
Mi dispiacerebbe soprattutto per gli arredatori
della Stark Tower, che hanno quasi finito il loro lavoro: dev'essere stato
frustrante ricominciare da zero per tre volte di fila nell'arco di cinque mesi.
Così mi limito picchietto le unghie laccate sul
vetro della porta d'ingresso.
Bruce Banner alza gli occhi dallo schermo del
Pc, mi saluta con la mano e mi fa cenno d'entrare. "Buonasera dottore!
Lavorare tardi per il giorno del Ringraziamento nuoce gravemente alla salute,
lo sai?"
Accenna un sorriso, togliendosi gli occhiali.
"Non riuscire a rintracciare un pugno di Gemme potenzialmente pericolose
la danneggerebbe molto di più."
"Già. Ma è la sera del Ringraziamento, è
il caso di staccare e prepararsi per la cena."
Si stringe le spalle: "Non vado a nessuna
cena."
"Stark?"
"A Parigi con Pepper, tornano lunedì. La
loro prima mini-vacanza dopo tutto il doppio casino. Ma tu ci fai
qui?"
Allargo le braccia. "Baratto di
armamenti." rispondo evasiva, ed in fondo non è completamente una bugia:
il fucile ad acqua con cui ho scambiato quello dei Chitauri fa la sua discreta
figura, posto sul piedistallo. "Ed ovviamente, anche per invitarti ad
uscire con me per la sera del Ringraziamento. Potremmo raccattare da qualche
parte del tacchino surgelato, scaldarlo al microonde e spaparanzarci sul divano
davanti alla TV: ho appena scaricato Sherlock Holmes. Che ne dici?"
Banner mi studia, piegando la testa di lato. Il
suo accenno di sorriso non diminuisce mentre si toglie gli occhiali. "Il
primo o il secondo?"
"Entrambi. Amo Jude Law."
Sembra valutare la proposta e per un istante ho
il sospetto che non accetti, ma poi si infila nuovamente gli occhiali e spegne
il computer: "Nel Bar qui sotto
hanno preparato monoporzioni di tacchino take away. Potremmo prenderli lì, se
per te va bene."
Il Roxie Cafè era un elegante bar-ristorante ai
piedi della Stark Tower, che ricavava ottimi profitti dall'avere i tavolini
esterni con una perfetta vista della terrazza di lancio da dove Stark si
esibisce quotidianamente.
Dopo due attacchi a Manhattan e due distruzioni
complete del locale, il proprietario aveva incassato una cospicua cifra
dall'assicurazione, rifatto completamente gli interni e scelto un nome più
ottimistico come 'Phoenix Café'.
Quattro o cinque cameriere carine e sorridenti,
un barman italiano esperto dell'intimo significato della parola 'Aperitivo' e
con un culo da cardiopalma, il proprietario alla cassa ed un pasticcere che a
dire di tutti faceva la migliore cheesecake del mondo.
Le cameriere non erano cambiate ed il
proprietario neppure.
E neppure gran parte degli avventori. Uno, in
particolare.
Banner ha recuperato una pervenza di buonumore,
tanto da mettersi addirittura a scherzare e aprirmi la porta del bar con modi
da cavaliere. "Hey Steve! Che ci fai qui?"
L'espressione del Capitano è la stessa di un
bambino sorpreso con le mani nella marmellata: Sgrana gli occhi e poi
deglutisce il penultimo pezzo dell'enorme fetta di Cheesecake coprendosi le
labbra con il tovagliolo, cercando di darsi un contegno e di fornirci una
spiegazione plausibile che la marmellata in bocca impedisce.
Nel tavolo vicino una cameriera bionda e
bocculta sta sparecchiando. Alza lo sguardo verso di noi, saluta con un timido
sorriso di benvenuto, e quando mi vede gettare le braccia alle spalle di Steve
e schioccargli un bacio sulla guancia scivola via in tutta fretta con le gote
in fiamme.
"Sono appena tornato dal Nevada."
"La base d'addestramento? E di grazia, a
cosa si dovrebbe esercitare il SuperSoldato?"
"Beh, veramente... ero io
l'addestratore..."
"Oh! Complimenti, Capitano. Benvenuto nel
meraviglioso mondo dei dipendenti S.H.I.E.L.D. con doppio ruolo e stipendio
singolo."
Steve sorride e ci invita ad accomodarci al suo
tavolo gettando uno sguardo oltre la porta della cucina in cui è sparita la
cameriera bionda.
"Veramente noi siamo solo di passaggio.
Banner mi ha detto delle porzioni di tacchino da asporto e pensavamo di
approfittarne: abbiamo organizzato una mini cena del Ringraziamento al
volo."
"Se non hai programmi potresti unirti a
noi." aggiunge Bruce. "Intanto che ci pensi io prendo una fetta di
Cheesecake, ha un aspetto favoloso."
Tre fette di Cheesecake, due deliziosi negroni
italiani ed un numero di telefono del barman dopo usciamo nell'aria fredda di
New York con le nostre confezioni di tacchino ripieno e varie salse
d'accompagnamento, il tutto impacchettato in una confezioncina di cartone simil
-pasticceria molto carina.
"Toglimi una curiosità" domando a
Steve "La cameriera..." Arrossisce così violentemente da strappare
una risata anche a Bruce. "Ho già avuto la risposta che volevo!" rido
"Gliel'hai chiesto il numero, no?" Steve alza gli occhi al cielo.
"Mi sembri Stark" borbotta
"Naaah. Stark ti appiopperebbe una
spogliarellista."
"E farebbe più pressione." aggiunge
Bruce
"Esatto. Io mi limito a domandarmi come
mai tu non colga l'occasione al volo! Andiamo, ti mangiava con gli occhi!"
"Dici?"
"Sì. L'ha notato anche lui." Bruce
asserisce, aggiungendo che solo un cieco non se ne sarebbe accorto. Steve si
ferma pensieroso e si getta uno sguardo al bar alle spalle "Quindi che
dovrei fare, tornare indietro e chiedergli il numero di telefono... così?"
"E che numero vorresti chiederle, quello
delle scarpe?"
Alza le spalle. "Magari la prossima volta..." Banner gli strappa la confezione di tacchino
dalle mani, io lo volto verso il bar e lo spingo. "Fila, soldato."
Cerca di opporre una breve resistenza. Poi fa
un paio di passi e tentenna finché Banner fa notare che l'attesa lo
innervosisce, quindi prende un bel sospiro e si incammina verso il bar.
Riemerge dalla porta mezzo minuto dopo che sto
saltellando per l'impazienza. "Allora?"
"Ha finito il turno dieci minuti fa."
"Oh." Banner gli restituisce il
tacchino come se potesse consolarlo.
"Forse non è destino..."
"Glielo chiederai la prossima volta. Tanto
sei sempre qui..."
L'aria di New York è frizzante e mi stringo il
cappotto alla gola. La gente nelle strade si affretta a tornare a casa, a
cenare con le proprie famiglie ed i propri amici.
Anche noi.
Avremmo potuto passare questa serata separati,
ognuno in compagnia della propria solitudine. Ed invece eccoci qui, tre persone
apparentemente diversissime tra di loro. Tre persone con caratteristiche
uniche. Tre membri di una squadra.
Una mezzodemone piuttosto focosa che non vede
l'ora di mangiare la salsa ai mirtilli.
Uno scienziato con seri problemi a gestire la
sua rabbia e con lo stomaco che rumoreggia dalla fame.
Un SuperSoldato che non riesce a cogliere la
palla al balzo e a chiedere il numero alla ragazza a cui è interessato.
Io sono fortunata. Sono tornata ed ho ritrovato
i miei compagni, i miei amici.
Passerò la serata con due di loro e sarà una
compagnia piacevole.
In un angolino della mia mente c'è il nome di
Loki, e la sensazione spiacevole che manchi solo lui per poter definire
perfetta questa serata.
“Maestà, ho un dono
per voi”
La voce di Amora è
un sussurro tra passi di velluto ed il fruscio della seta delle vesti. Ai piedi
del trono di Malekith mantiene gli occhi chiari fissi sui suoi, in attesa di un
cenno reggendo tra le mani candide un piccolo cofanetto d'oro. Quando la mano dell'Elfo
Oscuro si stende verso di lei, l’Incantatrice sale i gradini di marmo e si
inginocchia al cospetto del Re di Svartalfheim.
“Che tipo di dono?”
“Un tipo di dono
insperato, Sire. Una sorpresa che illuminerà i vostri occhi.” Le dita sottili
aprono il cofanetto e l’ovale di una pietra dorata brilla nella penombra gelida
della sala, levitando dal cuscinetto di raso: “La Gemma della Realtà. Cercata e
trovata per voi.”
Il volto sfigurato
dall’ombra di Malekith è una maschera di meraviglia: “E da chi?”
“Da me, ovviamente.
Invero, un recupero fortuito, ma quanto mai fausto.”
“Sia lodato il
giorno che ti ho accolto in questa corte, Incantatrice. Sei la mia risorsa più
preziosa, la mia serva più virtuosa.” Le dita ruvide accarezzano la guancia di
Amora facendola sorridere gratificata. Poi il re contempla a lungo la Gemma che
fluttua davanti ai suoi occhi, sfiorandola con le spesse unghie grigie. “Le mie
intenzioni sono mutate.” Dice infine “Ormai mi conosci, ben sai quanto possa
essere impaziente; Voglio le altre Gemme al più presto. Loki ed i suoi piani
necessitano di una flemma insensata: I Vendicatori non percepiscono un pericolo
imminente e tardano a mettersi alla ricerca delle Gemme. Occorre qualcosa che
li sproni a recuperarle con dovuta premura, non credi?”
Amora annuisce,
pronta agli ordini. “Ne deduco, Sire, che abbiate già in mente qualcosa”
“La cupidigia di
Asgard ha riempito le sue cripte dorate di preziosi tesori. Me ne occorre uno
di enorme potenza, capace di scatenare caos e distruzione. La miccia che
solleciterà i midgardiani a trovare le Gemme. E che ci permetterà di riaverle
in mano quanto prima.”
“Desiderate dunque
porre fine all’alleanza con Loki, mio Signore?”
“Diciamo che
preferisco accantonarla momentaneamente.” Malekith le accarezza il fianco, a
sottolineare la sua bramosia. “Intendi ciò che ti sto chiedendo di fare?”
La piega delle
labbra di Amora si fa più evidente, gli occhi le si illuminano. “Certo, mio Re.
Ma necessiterò di grande magia, per portare a termine questo compito.
Permettetemi di attendere la notte più propizia per la mia intrusione, e di
utilizzare questa Gemma. Smanio dalla voglia di servirmi di tale potere.”
“Hey, I just met
you, and this is craaazy, So here’s my number, Join S.H.I.E.L.D. maybe!”
“Borgo, il tuo
ritorno come operativa non passa mai inosservato, non c’è che dire.”
“Rilassati, Hill.
Sono solo estremamente contenta che la mia prima, vera missione dal mio
ritorno in grande stile sia andata così bene. Secondo me prendo l’aumento,
questa volta.” Canticchio tamponando i capelli con l’asciugamano. “Me lo
merito, no?” Mimo un balletto uscendo dalla zona docce avvolta
nell’accappatoio, mentre la Hill traffica con il suo armadietto e ne estrae lo
zaino d’ordinanza. “Ed ora che fai, parti tu?”
“Già, controllo di
routine alla base in Alaska. Ogni tanto dobbiamo farci vedere o quelli lassù
giocano a carte tutto il giorno.”
“Strip poker per la
precisione, l’ultima volta li ho umiliati.”
“Barando.”
“Dettagli.”
Riaccendo il cellulare personale: quando siamo in missione siamo obbligati a
lasciarlo alla base, spento, e ad utilizzare solamente quello che ci viene
assegnato.
Nessuna chiamata,
solo un messaggio da Nat che mi avvisa di una bolletta da pagare. Affettuosa.
“Romanoff ancora in
missione?”
“Rientro previsto
tra quarantotto ore.”
“Barton?”
“Appena ripartito.”
“… Non la prenderà
bene.” Una pila di roba cade dall’armadietto della Hill, praticamente
sotterrandola tra le imprecazioni. E poi la disordinata sarei io penso
aiutandola a raccattare le cose qua e là. Un I-pod, una ricetrasmittente,
quattro caricatori, la scatola di petardi sequestrata a Clint la scorsa
settimana, svariati pacchetti di Chewing-gum e un libro.
Oh, toh, avrei
bisogno di qualcosa da leggere per svago. Di che si tratta?
Volto la copertina
per leggere il titolo e scoppio a ridere, mentre Hill alza un sopracciglio
seccata e me lo strappa di mano.
“Cinquanta
Sfumature di Grigio? Chi poteva sospettare che la coriacea Vice di Fury
fosse un’avida lettrice di romanzetti romantici?”
“Cretina” sibila
colpendomi in testa: “L’ho letto solo per il porno.”
Me lo riprendo. “Ma
davvero? Ho letto le recensioni: pare sia scadente, banale e ripetitivo. Oltre
che orribilmente antifemminista.”
“Non ho detto che è
stato di mio gradimento.”
Faccio spallucce ed
infilo il libro nella tracolla: “Tant’è, non ho di meglio da fare da qui al
ritorno della Romanoff, e di sicuro sarà una iena, dato che non avrà
Clint in giro. Leggerò un po’ di porno scadente per rilassarmi.”
In realtà non ho
eccessivamente voglia di mettermi a leggere in un angolo da sola. L’adrenalina
mi scorre ancora nelle vene e sento il bisogno di scaricarmi: Inforco così la
Monster e mi dirigo alla Stark Tower, dove ho libero accesso a quella che
Pepper ha chiamato ‘Avengers Gym’, l’attrezzatissima palestra a nostro
esclusivo uso e consumo e con la vetrata aperta nella più spettacolare delle
viste su Manhattan. A quest’ora, in genere, è proprio Pepper a prendersi una
pausa dal lavoro e dal sopportare Stark e ad utilizzarla: un paio di chiacchiere
del più e del meno e un tapis roulant sono proprio quello che ci vuole. Anche
perché vorrei indagare su quello che è successo a Parigi il mese scorso: da
quando sono rientrati, lei e Tony battibeccano più del solito.
Oppure, se sarò
fortunata, incontrerò Steve a cui potrei proporre di condividere l'utilizzo
dell’Avengers Spa che si trova sullo stesso piano.
È vero che ormai si
è disinteressato a me, ma gli occhi della sottoscritta son fatti per guardare e
Steve in costume da bagno è uno spettacolo che fa aumentare le diottrie.
Trotterello per i
corridoi della divisione scientifica della Tower con l'intenzione di andare a
salutare Banner, ma trovo il suo laboratorio vuoto e sospetto che lui e Stark
siano a fare i ScienceBros da qualche parte.
Al di là della
saletta ricreativa dei Nerd però c’è il laboratorio di Jane e Selvig, dove
stanno lavorando sulle equazioni per i wormholes e a detta di Stark, ci stanno
quasi riuscendo.
Oh, toh, e
c’è Jane dentro: dato che con lei non ci sussistono problemi di mutazioni
improvvise e pericolose, piombo dentro senza preavviso.
Delusione: non ha neppure un mezzo sussulto, essere la
fidanzata di Thor ormai deve averle temprato il sistema nervoso. "Sai che
stavo cercando proprio te?" cinguetta “Ho quasi finito, stavo
rimettendo in ordine.” Jane è una maniaca della precisione: ogni sera prima di
andarsene fa un check up completo delle attrezzature, un backup di tutti i
backup dei suoi propri file e sistema i suoi strumenti in ordine di grandezza o
di capacità. Quando, il mattino dopo, li ritrova in parte spostati la colpa in
genere è colpa mia e di un improvviso attacco di noia ed impazzisce. Non mi ha
ancora scoperto, crede sia Stark.
“Ti va un caffè?”
Accetto volentieri.
“Il Dottor Selvig è già andato?”
“Sì, è uscito in
anticipo con il dottor Banner e Stark. Darcy si è presa un giorno libero. Sono
tutta sola in mezzo alle mie scartoffie.”
“Un paradiso, eh?”
“Diciamo che in
certi generi di progetti la calma e il silenzio sono molto apprezzati dalla mia
concentrazione.”
Piccola frecciatina:
la settimana scorsa ho crackato lo starkphone di Darcy e le ho impostato come
suoneria la Llama song che partiva ad ogni chiamata, messaggio o avviso
anche a suoneria spenta. Per farlo smettere è stato scomodato Tony Stark in persona,
che in trenta secondi ha resettato il sistema operativo e ha scoperto
l'identità dell’hacker.
Parliamo del più e
del meno finché altri due colleghi del laboratorio a fianco entrano per
chiedere una strumentazione. Jane non ne è felicissima: odia prestare in giro
le sue attrezzature, soprattutto quelle che ha costruito lei stessa, ma si
sente in dovere di farlo, per scientifico spirito collaborativo, e accetta con
una piccola smorfia.
Mentre i due si
prodigano per prendere l’attrezzatura e lei è distratta estraggo dallo zaino il
libro della Hill e lo appoggio in cima ad una pila di riviste scientifiche sul
tavolo vicino al passaggio dei due: come da copione, camminandoci vicino urtano
la pila facendo cadere tutto e causando lo sbuffo innervosito di Jane. “Non
preoccuparti, raccolgo io” mi propongo chinandomi a terra. Fingo sorpresa a
trovare il libro e lo alzo: “Ohhh… Dottoressa Foster, non avrai mica bisogno di
ispirazione …!”
Fare scherzi a Jane
mi da più soddisfazione di altri.
Perché riesco a farla
AVVAMPARE in un modo quasi immorale. E gli altri due topi da laboratorio se ne
escono ghignando.
“Questa me la
paghi.”
“Andiamo, era uno
scherzo!”
“Ho una reputazione
da mantenere, qui dentro. E non sono neppure così stupida da lasciare libri
simili in giro per il laboratorio.”
“Hai ragione, tu hai
il Kindle. Potevi dare la colpa a Darcy.”
“Darcy non
leggerebbe mai quelle stupidaggini.”
“Allora dai la colpa
a Selvig.”
“Neppure Selvig.”
“…sicura?”
“...beh...”
Riprendo il libro e
lo infilo di nuovo nella tracolla, spiegando da dove l'ho preso. “Ciò non
toglie che me la pagherai.”
“Tremo di paura.”
“Questo venerdì.”
Alzo un
sopracciglio. “Scordatelo. Sarà il 21 dicembre, ricordi?”
Lei alza le spalle:
“Hai un appuntamento con i Maya, per caso?”
“Più o meno. Una
festa a tema in un locale a Soho, e mi sono già preparata il costume.”
“Qualcosa di simile
a quello famoso del Giubileo di tuo cugino?”
“Ho aggiunto delle
piume e una testa mozzata da tenere in mano.”
“Finta, spero.”
“Dipende da quante
astrofisiche cercheranno di impedirmi di partecipare alla festa.”
Lei sbuffa e mi
invita a sedermi. “Questo venerdì ricorrerà la festività dello Yule, sai cos’è
vero?”
“Il ballo in Harry
Potter e il Calice di Fuoco?”
“Ah ecco dove
l’avevo già sentito…” borbotta: “No, è una festività molto ma molto importante,
legata al solstizio d’inverno e…”
“C’entrano i Maya?”
“No.”
“E allora non me ne
frega niente.”
“Stiamo parlando del
calendario asgardiano.”
“C’entra
un’ipotetica fine del mondo?”
"No. O almeno
non credo."
“E allora non è il
mio campo.” Faccio per alzarmi ed uscire ma lei blocca la mia fuga
respingendomi: mi ritrovo seduta su una sedia senza che riescire ad opporre
resistenza. Che abbia preso lezioni da Natasha in mia assenza?
Recupera contegno e
una parvenza di serietà, quando con voce solenne annuncia: “Sei formalmente
invitata al banchetto di Yule. Ad Asgard.”
Sbatto le ciglia.
Due volte. “Scordatelo.”
Non si arrende,
incrocia le braccia e mi rivolge uno sguardo minaccioso: “Facendo così mi
costringi ad informarti che l’invito è stato espresso dai Reali in persona, non
puoi sottrarti.”
“Oh sì che posso.”
“No. Anche perché
Thor provvederebbe a portarti anche contro la tua volontà.”
“Sempre più
democratici lassù, eh?”
“Senza contare che
la tua presenza sarebbe molto gradita a Loki.”
“Ah. E te l’ha detto
lui?” Jane annuisce. Troppo velocemente. “Fai schifo a mentire, lo sai?”
“Ascolta, parliamoci
chiaro: mi hanno incaricato di convincerti a venire. Io devo partecipare, in
quanto fidanzata ufficiale di Thor – e perché una certa guerriera a caso
approfitta di qualsiasi occasione per cercare di rubarmi il ragazzo da sotto il
naso – e tu parteciperesti come…”
“Come cosa? Io e
Loki non siamo fidanzati.”
“Siete stati sepolti
insieme. In genere basta meno per dichiarare una coppia.”
Scuoto la testa:
“Sono un pochino in rotta con lui. Hai sentito dello scherzo che mi ha
fatto, e poi non si è più rifatto vivo e …”
“Dev’essere un vizio
di famiglia. Quante volte non ho notizie di Thor per intere settimane e…”
“Non sono
fratelli.”
“Oh, non ti ci
mettere anche tu!” Jane batte un piede a terra, inizia a stizzirsi. “Ascolta:
Prima di tutto mi devi un favore, per quello che è successo prima. Secondo:
magari non hai pensato che tutto questo possa essere un problema di
incomprensione fra di voi e…”
“Jane, smettila. La
strizzacervelli sono io, se permetti. E non c’è nessun problema di
incomprensione: Loki è stronzo, lo so perfettamente. Spiegami piuttosto
perché stai patteggiando così disperatamente per noi due: desideri così tanto
la sottoscritta come pseudo cognata?” Alza le spalle. “Lo fai per Thor?”
“Io… beh sì. Ma non ti spingerei se non pensassi
che la cosa potrebbe nuocerti. Non sei una ragazza comune, non ci caschi nella
trappola. Tu crei le trappole. E magari… magari a frequentarti Loki
potrebbe… non lo so, come si dice, rinsavire? Guarire? Tornare normale?”
“Hey, d'accordo con
la resurrezione, ma la licenza per i miracoli non l'ho ancora presa.”
“Quello che voglio
dire è che sono sicura che tu cerchi di aiutare Loki. E magari ci stai
riuscendo davvero. Ed un Loki che non fa danni è un Loki che non rende Thor
tormentato, triste od occupato a massacrare eserciti alieni mercenari. Cosa che
si ripercuote sulla mia sanità mentale.”
Improvvisamente mi è
venuto mal di testa: mi massaggio le tempie e sospiro. Mi si siede accanto,
decisa a battere il ferro finché è caldo: “Io c’ero, quando Loki ti ha vista; è
qualcosa che non mi scorderò mai in tutta la mia vita. Ti fissava e ti sfiorava,
ma senza piangere o urlare: Era come se si stesse sgretolando, pezzo dopo
pezzo. In un qualche suo modo strano e forse quasi perverso, deve
tenerci davvero a te; non so poi cosa sia successo realmente tra di voi ma… quella
volta…. so che cosa ho visto. E se non mi credi, prova a chiedere a Pepper: era
d’accordo con me, siamo state noi due a spingere Fury per concedere il permesso
a Thor di seppellirti su Asgard.”
Istintivamente mi
porto la mano al petto, la punta delle dita a cercare la cicatrice: “Tu e
Pepper mi avete...”
“Te lo ricordi?”
“No. Credo che per
me fosse già finita. O quasi. Non ricordo nulla al di fuori di…” Le cicatrici
pizzicano e lascio le tempie per massaggiarmi lo sterno. “Facciamo così: io ti
accompagno, ma solo perché ti devo un favore e per ripagarti dal dispetto di
prima.”
“Grazie.”
“Ma a tre
condizioni: una, che posso vestirmi come mi pare e piace.” Jane accetta, purché
faccia vomitare di bile Sif. “Non mancherò: ho giusto un vestito nuovo da
mettermi. Hai presente La Mummia - il Ritorno? Sì? Ecco, ho preso spunto da Anck-su-Namun."
"Oh, per la
miseria...! Senti, Odino credo abbia una certa età e..."
"Lasciami
finire. Due: nessuna ‘presentazione ufficiale’ di me e Loki insieme.”
“Frigga non la
prenderà bene…”
“Tua la suocera, tuoi
i problemi. E terzo: non una parola con gli altri. A Clint verrebbe una crisi
isterica e non potrei sopportare le battute di Stark.”
Pondera le mie
proposte tamburellando le dita sui jeans, poi allarga le mani in segno di resa.
A queste condizioni, una serata del genere
potrebbe essere quasi accettabile.
Quasi.
Ad ogni modo, ho un conto in sospeso con Loki
ed uno dei due deve affrontare la situazione.
Ed io ho tutta l'intenzione di fargli esplodere
i timpani.
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Con questo aggiornamento sono decisamente in
ritardo, chiedo venia ma vengo da una settimana allucinante dal punto di vista
lavorativo. Vedrò di non tardare ulteriormente.
Grazie, Grazie ancora tantissimo per tutte le
recensioni, i 'mi piace' ed i preferiti che state facendo piovere sulla mia
testa.
Continuate, vi prego, il mio ego è molto
ballerino... :D
Scherzi a parte, come sempre ricordo che
critiche costruttive sono sempre accette!
Grazie ancora, alla prossima,
EC
PS: Citazione iniziale da Red Dragon (Si, la
frase la dice proprio il Dr Lecter ovvero Anthony Hopkins ovvero ODINO). Il
titolo è tratto dalla canzone Scars and Stitches dei Coldplay.
Alla prossimaaa!