'Peeta Mellark!'.La voce stridula risuona nelle mie orecchie e rimbomba. Sento le gambe che cedono,le mie ginocchia tremolanti non resisteranno ancora a lungo. Sento gli occhi di tutti fissi su di me,sento il suo sguardo addosso che osserva ogni piccolo dettaglio della mia reazione. Alzo gli occhi,la folla si è divisa in due parti per farmi strada fino al palco dove mi aspetta Effie Trinket,l'accompagnatrice del distretto 12,giunta da Capitol City. Mi guarda con compassione.

Mentre cammino verso lo scenario mi guardo intorno e incontro lo sguardo di mio padre,gli occhi pieni di lacrime.Vedo mia madre che lo abbraccia,la testa che spofonda nel grembiule di papà mentre singhiozza. Vicino a loro ci sono i miei due fratelli: Josh e Nate.

Non posso piangere adesso,non davanti a tutte quelle persone,davanti alle telecamere e soprattutto davanti a Capitol City perchè sarebbe come fargli un favore.
Proprio per questo cerco di non trapelare nessuna emozione,salgo sul palco,prendo posto vicino a Katniss e non posso fare a meno di lanciargli un'occhiata: il vestito azzurro,le scarpe in tinta,i capelli tirati su..sento le mie guancie avvampare e subito sposto lo sgurdo in un punto lontano,oltre la piazza,oltre il forno;verso le colline e ripenso alla prima volta che vidi Katniss Everdeen. 

Era un pomeriggio e pioveva,io ero nella panetteria con mio padre per aiutarlo con i biscotti:amavo decorarli con la glassa. Poi sentii mia madre,che da fuori stava urlando:' Vattene! Vattene via da qui se non vuoi che chiami i Pacificatori!Via!'.
Corsi fuori dalla laboratorio e li la vidi: una ragazza della mia stessa età che strisciava verso il tronco di un vecchio melo nel nostro giardino,dietro il recinto dei maiali. Non potevo restare li senza fare qualcosa:era stanca,persa e affamata;non potevo lasciarla morire.
Rientrai dentro velocemente,buttai del pane in forno,senza farmi vedere e solo quando il fumo si levò alto nella stanza,mia madre se ne accorse.
Capì subito di chi era stata la colpa,prese il pane,lo gettò sul tavolo e girandosi verso di me,mi diede una sberla.Sentì il dolore bruciami la guangia,ma non piansi.  Dopo di che,afferrò il pane,me lo buttò ai piedi e urlò: 'Dallo da mangiare al maiale,stupido!'.
Avevo una paura pazzesca ma raccolsi il pane bruciacchiato,uscii dalla stanza e sotto lo pioggia,ritrovai il suo sguardo sofferente.
Diedi alcuni pezzi di pane bruciato al trogolo e solo dopo essermi accertato che la via fosse libera,lanciai le due pagnotte alla ragazza.
Vidi il suo volto illuminarsi,i suoi occhi su di me e dopo aver ricambiato lo sguardo,ritornai alla panetteria di corsa,chiudendomi bene la porta alle spalle.


Ritono alla realtà,il sindaco ha appena finito di leggere il Trattato del Tradimento e fa cenno a me e a Katniss di strinegerci la mano. La sua è fredda gelata,in contronto alla mia. Cerco il suo sguardo pe rassicurarla. 
Lei è più forte,più in gamba di me. Ho sentito parlare molto di lei da mio padre al Forno: è una cacciatrice provetta,va nei boschi e caccia in compagnia di un suo amico del Giacimento che se non ricordo male si chiama Gale. Io sono solo un povero panettiere senza buona sorte a mio favore.Probabilmente mi uccideranno prima che me ne accorga.