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Autore: Eruanne    11/03/2013    10 recensioni
Dal testo: "Che fate?" chiese curiosa, vedendo i suoi amici stesi a terra.
"Nulla" borbottò il più grosso dei due, gli avambracci scoperti sotto il capo "ed è una noia!".
Si sdraiò accanto all'altro ragazzino; la guardò brevemente, poi gli occhi azzurri tornarono a posarsi sul soffitto.
Rimasero in silenzio per un po' finché lei, stanca della situazione, propose il suo geniale piano.
"Ho un'idea!" esclamò allegra: i due amici la guardarono alzando un sopracciglio, ma l'ascoltarono curiosi.
"Invece di rimanere qui a far niente, perché non andiamo a fare un giretto a Dale? Oggi è giorno di festa!".
"Che genere di festa?" le chiese Thorin.
"Quella dell'Estate!".
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bofur, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thorin Scudodiquercia
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice: Eheheheh, ma salve ^^! Questa, amiche mie, è una piccola sorpresina per aver raggiunto la quota di ben 100 – anzi, 101 ;) - recensioni nella storia “la Quercia e l'Iris”: se ho raggiunto un simile numero è solo grazie a VOI, che avete la pazienza di leggere ciò che scrivo, che aspettate i capitoli e vi siete affezionate alla protagonista e ai personaggi. Perciò, questo piccolo – e spero – simpatico tuffo nel passato ve lo dedico con tutto l'affetto che provo e che non riuscirò mai ad esprimere a parole!

GRAZIE, a tutti! :* :*, anche a coloro che leggeranno questa piccola storia senza pretese ^^



La festa dell'Estate



Faceva caldo, molto caldo.

Persino laggiù, nelle profondità della Montagna Solitaria era giunta la calura, lasciando gli abitanti di malumore e spossati; anche i nani che lavoravano nelle fucine ne risentivano e, nonostante la loro tempra forte e la corazza dura, risalivano i gradini di pietra più affaticati che mai, giorno dopo giorno.

Lei lo sapeva.

Le piaceva osservarli, anche se erano ricoperti di sudore e fuliggine; li invidiava, perché si rendevano utili per il loro popolo. Lei era troppo piccola e femmina per farlo: in più, apparteneva ad una famiglia nobile, e non le erano permesse molte cose.

Tipo compiere quello che aveva progettato durante la notte.

Svoltò una seconda volta, entrando nell'ala del palazzo appartenente alla famiglia reale: stranamente non scorse nessuno lungo il cammino, ma impose ai suoi piedi di muoversi veloci per raggiungere in fretta la stanza; finalmente, si ritrovò davanti alla porta di legno.

Bussò piano e, poco dopo, le venne dato il permesso d'entrare.

<< Che fate? >> chiese curiosa, vedendo i suoi amici stesi a terra.

<< Nulla >> borbottò il più grosso dei due, gli avambracci scoperti sotto il capo << ed è una noia! >>.

Si sdraiò accanto all'altro ragazzino; la guardò brevemente, poi gli occhi azzurri tornarono a posarsi sul soffitto.

Rimasero in silenzio per un po' finché lei, stanca della situazione, propose il suo geniale piano.

<< Ho un'idea! >> esclamò allegra: i due amici la guardarono alzando un sopracciglio, ma l'ascoltarono curiosi.

<< Invece di rimanere qui a far niente, perché non andiamo a fare un giretto a Dale? Oggi è giorno di festa! >>.

<< Che genere di festa? >> le chiese Thorin.

<< Quella dell'estate! >>.

<< Che noia >> ribadì Dwalin, il più grande dei tre.

<< Ma se non ci sei mai andato! >> protestò la piccola, sul piede di guerra.

<< Tu sì? >>.

Karin, a quelle parole, arrossì << Io... bé, sì. Una volta, l'anno scorso >>.

<< Ti sei divertita? >> volle sapere Thorin, togliendola dallo scomodo impiccio di doversi giustificare.

Le si illuminò il volto << Moltissimo! Ci sono un sacco di persone, tanti giochi da fare e cibo a volontà >>.

<< Oh bé, perché non l'hai detto subito? Se c'è il cibo, allora... >> Dwalin si tirò a sedere, guardando gli altri due rimasti ancora a sul pavimento, alla ricerca di un po' di frescura << Bé, andiamo? >>.

<< Seriamente? >> chiese cauta Karin << Non scherzavi? >>.

<< Mai stato più serio! Anche se odio già la confusione che troveremo, non vedo perché non possiamo andare a fare due passi. Tu che ne dici? >>.

Thorin rimase in silenzio a pensarci, sentendosi preso in causa: anche se vi era una lieve differenza d'età tra i due, Dwalin lo rispettava e teneva in gran conto la sua opinione, avendo un carattere decisamente più irruento e meno pacato del giovane nano; ed era sempre lui ad avere l'ultima parola per qualsiasi questione, anche se non sapeva se derivasse o meno dal fatto che, in futuro, sarebbe diventato il suo re.

Pensò che, in fondo, non ci sarebbe stato nulla di male ad accontentare Karin – già fin troppo euforica. D'alta parte, però, dovevano fare molta attenzione: specialmente a lui non era proprio permesso d'andarsene a zonzo, spensierato e incurante dei pericoli.

Aveva una mezza idea di troncare la proposta, ma un'ultima occhiata al volto acceso d'emozione dell'amica gli fece cambiare opinione.

<< Va bene. Però torneremo presto! >> disse, facendole capire quanto fosse serio.

Lei, a sorpresa, annuì convinta; erano rare le volte in cui non obiettava.

<< Paura dei rimproveri, eh? >> scherzò Dwalin, tirandogli una gomitata sul braccio.

Thorin sorrise brevemente, ricacciando la smorfia di dolore << Prova una sgridata di mio padre, poi vediamo come reagisci! >> disse, tirandogli una manata sulla spalla.

<< Il principe Thorin che ha paura di suo padre! Davvero pieno di coraggio, non c'è che dire >> lo canzonò l'altro, ricevendo una dura occhiata.

Mai provocare il principe, dandogli del codardo.

<< Umph, dici così perché vieni sgridato da tuo fratello e la passi sempre liscia >>.

<< Queste, amico mio, si chiamano fortune >>.

Karin alzò gli occhi al cielo, esasperata, quando iniziarono a litigare su chi fosse il più fifone dei due.

Di questo passo si sarebbero persi tutta la festa, rimanendo lì a battibeccare!

<< Avete finito? >> gridò, per sovrastare le voci sempre più alte << Fuori di qui, ora! >> ordinò perentoria, le mani sui fianchi. Thorin e Dwalin ammutolirono stizziti, per poi aprire la porta ed uscire in corridoio, lanciandosi di tanto in tanto delle occhiate di fuoco. Che sarebbero scomparse in meno di un minuto.

Davvero, la ragazzina non aveva proprio idea di come facessero!

Percorsero il largo corridoio di pietra liscia che li avrebbe portati all'immensa porta d'entrata di Erebor... o di uscita, in questo caso.

I nani che incontrarono rivolsero loro brevi cenni col capo, in saluto al principe Thorin; ma, per fortuna, non incontrarono nessuno di conosciuto che avrebbe potuto riportarli indietro.

Usciti, si accorsero subito dell'aumento di temperatura e, mentre alzarono lo sguardo verso il cielo terso alla ricerca di sole, i suoi raggi li illuminarono.

Costeggiarono il fianco roccioso della montagna finché, davanti ai loro occhi, non scorsero il fiume che divideva il loro territorio da quello degli Uomini.

<< Per passare di là ci servirebbe la barca >> constatò Dwalin, venendo interrotto da Thorin.

<< Eccola là, sta per partire! Presto! >>.

Corsero come lepri, gridando in direzione dell'uomo che la governava; questo, scorgendoli, li aspettò, lasciando che il lungo remo di legno si conficcasse sul fondo del Fiume Fluente.

<< Vi ringraziamo, signore >> esordì Thorin, il volto rosso e il fiato corto.

L'uomo si toccò il cappello, per poi sollevare il remo e trascinarlo avanti e indietro, a fendere l'acqua cristallina.

<< Guardate quante persone! >> esclamò Karin, tendendo un dito verso la riva.

<< Tutte qui solo per una festa? >> chiese scettico Dwalin.

<< Aspetta e vedrai, invece: ti divertirai anche tu, credimi! >>.

<< Mmh >> borbottò, non del tutto convinto.

La barca, con un lieve sussulto, raggiunse la sponda: l'uomo si fece avanti per primo, tendendo poi una mano ai piccoli amici per aiutarli a scendere; inutile dire che solo Karin accettò. Gli altri due erano fin troppo orgogliosi, decidendo perciò di fare di testa loro.

<< Buon pomeriggio, ragazzi >> li salutò, per poi rimanere ad aspettare qualche passeggero da ricondurre indietro.

<< Grazie ancora >> gli urlò Karin, mentre si affrettava a tenere il passo sostenuto di Dwalin.

Si respirava un'aria... diversa, convenne: di gioia, di festa, di allegria.

Avanzarono finché non raggiunsero le grandi porte di pietra, unico accesso di Dale: nessuno badò a tre giovani nani, quindi poterono entrare indisturbati senza dare nell'occhio; d'altronde, come avrebbero potuto farlo, data la folla?

<< Ci perderemo, se non stiamo attenti >> disse Thorin, alzando un poco il volume di voce, dato il forte brusio << Dwalin, riesci ad aprirci un varco? >>.

L'altro annuì con un sorrisetto compiaciuto, avanzando lentamente; Thorin si girò un attimo verso Karin, prendendole la mano.

<< Non la lasciare, va bene? >>.

<< Sì, certo >>.

C'erano davvero moltissime persone che si inerpicavano lungo le affollate stradine bianche, costeggiando le case di pietra chiara dai tetti spioventi: sembravano quasi essere state progettate apposta una più alta dell'altra, arroccate tra loro sulla roccia della collinetta; le torri di guardia dal tetto a cupola dorata campeggiavano sopra tutto. Lassù, alcune sentinelle prestavano un occhio curioso alla moltitudine di gente e uno poco attento ai confini della città.

Seguirono il flusso senza intoppi, arrivando alla grande piazza circolare: lì si fermarono di botto, meravigliati; c'erano tante bancarelle dai tendaggi colorati che ospitavano nei loro banconi ogni sorta di oggetti artigianali, cibi e fiori di stagione e giocattoli di legno o di pezza. La gente si fermava in grossi gruppi da ciascuno di loro, parlando e ridendo, contrattando per i prezzi o discutendo di affari o della vita in generale: ogni tanto, dei bambini si rincorrevano veloci, urlando ed agitando vecchie spade di legno. Le bambine, invece, erano sedute sul bordo della fontana bianca, intrecciando fiori di campo per delle coroncine che poi donavano ai passanti o si scambiavano tra loro, indossandole.

Karin, di fronte a tutta quella gente, di fronte a tutta quella vita, non poté fare a meno di sorridere, stringendo di poco la mano intrecciata a quella di Thorin. Lui abbassò lo sguardo, guardandola senza capire.

<< Da dove cominciamo? >> le chiese.

<< Da quella del cibo, ovvio >> disse Dwalin, osservando la bancarella in questione con interesse: il suo stomaco non aveva fatto che brontolargli forte da quando aveva annusato l'aria carica di odori penetranti.

<< Ma non c'è un po' troppa... Dwalin! >> gridò forte, per fermare l'amico: ma inutilmente, se n'era già andato, sparendo tra la folla.

<< E adesso che facciamo? Lo seguiamo? >> chiese angosciata, gli occhi neri impauriti.

<< Sa cavarsela benissimo da solo, grande e grosso com'è >> osservò Thorin, accarezzandosi pensoso l'accenno di barba nera. Poi, come colto da un'illuminazione, la condusse verso la bancarella dei giocattoli, schivando le persone e dando alcune gomitate a chi non lo lasciava passare.

In effetti, se non ci fosse stata quella calca sarebbe stato più divertente girare per la piazza, si ritrovò a pensare la bambina: le dava un senso di soffocamento stare lì. Inoltre, essendo piccola di statura, gli uomini le sembravano giganti pronti ad inghiottirla. Se non ci fosse stato Thorin a trascinarla, probabilmente avrebbe cambiato idea e se ne sarebbe tornata a Erebor.

Finalmente ci arrivarono e fu con una sorta di malumore che si portarono in prima fila, accanto ad altri bambini curiosi che, come loro, ammiravano quei giochi; c'era di tutto, dalle bambole ai rompicapo, a cavalli di legno, a costruzioni colorate che diventavano castelli, a giocattoli meccanici e piccole armi.

Fu lì che andarono, nell'angolino dove, in bella mostra, vi erano piccole asce, spade, archi e bastoni di legno. Eppure, anche se costruite con quel materiale povero, a loro sembrarono magnifiche.

Thorin prese in mano una piccola ascia, osservandola in ogni suo dettaglio: la rigirò numerose volte finché, con un'espressione soddisfatta, la rimise al suo posto.

<< Davvero bella! >> esclamò sbalordito, gli occhi azzurri luminosi e increduli.

<< Volete qualcosa? >> domandò una voce di fronte a loro.

Entrambi alzarono la testa, incontrando il volto di un bambino dai tratti allegri: era un nano come loro e, a occhio e croce, poteva avere la stessa età di Thorin. Portava un buffo colbacco col pelo, e fu questo aspetto a incuriosire i due amici: non sentiva la calura estiva? In risposta ai loro sguardi confusi sorrise apertamente, ripetendo la domanda.

<< No no, stavamo solo guardando >> rispose Thorin, scocciato per aver fatto la figura dello sciocco.

<< Prima avevamo detto che erano davvero belle come armi >> si intromise Karin, sorridendo a sua volta verso il ragazzino che, orgoglioso, gonfiò il petto.

<< Grazie, signorina! Modestamente, sono opera mia! >>.

<< Davvero? >> esclamarono in coro i due: Thorin con tono scettico, Karin ammirato.

<< Sicuro, così come mi chiamo Bofur! Anzi, molto piacere! >> disse, tendendo la mano destra coperta da un mezzo guanto prima verso di lei e poi verso il giovane principe, che si presentò a sua volta.

Bofur, alla notizia, sgranò gli occhi << E' un vero onore per me avervi come clienti! Se c'è qualcosa che v'interessa non esitate a dirmelo, tipo >> si guardò attorno pensieroso, afferrando proprio la stessa ascia che aveva preso Thorin poco prima << ecco, questa è in assoluto la migliore! Inoltre, è la mia preferita, sapete: ma ve la regalo volentieri >> disse, porgendola al nano.

Thorin, per tutta risposta, scosse la testa << Tienila pure, allora: e ti conviene nasconderla, sennò qualcuno potrebbe volerla! >>.

Bofur divenne il ritratto dello stupore e della gratitudine insieme, mentre faceva passare lo sguardo da Thorin all'ascia, e viceversa.

I due amici si lanciarono un'occhiata divertita, per poi sorridere al nano al di là del bancone. << Io... io... grazie!!! Grazie infinite, farò come dici! >> la nascose in fretta a terra, per poi rialzarsi con un sorriso enorme.

<< Sentite, perché non ci vediamo più tardi? Rimanete fino a stasera, vero? >> chiese speranzoso.

Thorin si mosse un po' a disagio, ma fu Karin a rispondere per lui << Certo che sì! Potresti unirti a noi: abbiamo un altro amico, ma ora non c'è >>.

<< Karin >> la riprese il principe, lo sguardo serio << ricordi cosa mi hai promesso? >>.

<< Un bel niente, a dir la verità: non era una promessa, era solo un ammonimento! >>.

<< Che serviva da giuramento! >> la rimbrottò.

<< Dovevi specificare meglio >> Karin alzò le spalle, per poi rivolgersi a Bofur << Tu quando finisci? >>.

<< Credo mi lascino un po' di tempo verso sera: ci saranno i fuochi d'artificio alla fine, sapete? Non vedo l'ora di vederli! >>.

Karin non aveva idea di cosa fossero, ma sorrise ugualmente di fronte alla sua euforia << Dove possiamo trovarci? >> gli chiese.

<< Anche qui, se per voi va bene. Verso le otto? >>.

A Thorin mancò il respiro: le otto? Così tardi? << Senti, ma non li fanno un po' prima questi... fuochi? >>.

Bofur scosse la testa << No. Ma, in fondo, non è questo il bello della festa dell'Estate? Si può rimanere alzati fino a tardi! >> esclamò contento.

Non molto bella, se avresti un padre come il mio” << Ehm... già >> si costrinse a dire << Bene, allora a dopo >> salutò, trascinando la ragazzina per la manica del vestito.

Appena fuori portata d'orecchi la sgridò come mai aveva fatto << Insomma, Karin! Eravamo d'accordo di tornare in fretta! Hai idea della strigliata che potremo prendere se capiscono che non ci siamo? E poi, saranno in pensiero, e la punizione ancora più dura! Non potremo uscire per mesi!!! >> sbraitò, fulminandola con lo sguardo << Basta, mai più festa d'Estate d'ora in poi! Anzi, non ti porteremo più con noi, ti lasceremo da sola! >> si bloccò, capendo d'aver esagerato: Karin, infatti, si era rattristata ed aveva abbassato la testa.

Alzò gli occhi al cielo, esasperato e rabbioso: avrebbe dovuto chiederle scusa, ma le parole non volevano proprio uscire!

La condusse verso la fontana, facendola sedere: la guardò attentamente, tirando un lieve sospiro di sollievo quando vide che, almeno, non stava piangendo.

Le si inginocchiò di fronte, prendendola per le spalle << Karin, adesso vado a vedere dove è andato Dwalin, poi torno. Tu aspettami qui, va bene? Non muoverti >>.

Karin lo guardò negli occhi mordendosi il labbro inferiore, dispiaciuta per quello che aveva combinato.

Fu solo capace d'annuire, ma per il principe non era ancora sufficiente << Promettimelo, Karin >>.

Fu il turno della ragazzina di alzare gli occhi al cielo, facendo sorridere lievemente Thorin.

<< Va bene, lo prometto! >> sbuffò, sconfitta << Contento? >> domandò, le braccia incrociate al petto.

<< Eccome, non sai quanto! >> la prese in giro lui, ricevendo un pugno sul braccio e un “antipatico!” detto tra i denti – che lui, comunque, udì.

Fece un saluto con la mano e sparì tra la gente, lasciandola sola.

Inutile dire che, di lì a breve, si annoiò a morte, lì immobile. Osservava la gente che camminava e rideva, i bambini che correvano e si spingevano, i venditori che parlavano affabili...

E lei doveva stare seduta, perché l'aveva promesso!

Sbuffò forte, spostando la testa verso destra: venne attirata da una bancarella dove, in bella mostra, stavano delle grandi mele rosse rotonde e lucide, conficcate su dei bastoncini di legno. Lo stomaco le gorgogliò un poco e, siccome ormai era pomeriggio inoltrato, sentiva un po' di fame.

Si guardò attorno, cercando di scorgere un ragazzino dai capelli neri lunghi fino alle spalle, o uno più alto dalla stretta treccia castano scuro: non vedendo nessuno si alzò, il cuore che le martellava furioso.

Non era la prima volta che non obbediva a ciò che le diceva Thorin: ma, stavolta, si trattava di una promessa.

Un giuramento che le sarebbe costato la sua amicizia, se non l'avesse trovata dove l'aveva lasciata!

Ma poteva farcela, doveva solo fare in fretta e poi tornare: che male c'era, dopotutto?

Si avvicinò rapida appoggiando le mani al bancone di legno, guardando quelle mele con tale desiderio che la proprietaria, accorgendosene, le sorrise sincera.

<< Vorresti prenderne qualcuna? >> chiese, con voce gentile.

Karin la guardò un po' timorosa – dato che era una donna – ma le rispose con voce ferma e curiosa << Sono mele normali? Sono così... lucide >>.

<< Sono mele caramellate >> rispose l'altra, trattenendo a stento una risata alla domanda della piccola nana. Ma le sembrò poco cortese, specie se aveva un'espressione così stupita in volto, perciò cercò di mostrarsi seria << Le hai mai assaggiate? >>.

<< No. Sono buone? >>.

<< Altroché! Ma dimmi tu cosa ne pensi >> disse, prendendone una bella grande e rossa dal cesto dov'erano poggiate. Gliela porse e Karin la prese, rigirandosi il bastoncino tra le dita così da poter ammirare il frutto.

<< Su >> l'esortò la donna << non eri curiosa? >>.

Karin annuì, poi le diede un morso: gli occhi le si spalancarono dalla sorpresa, e guardò la donna con uno sguardo a dir poco estasiato.

<< Buone, vero? >>.

<< Sono così dolci! >> esclamò, mordendone un altro po'; poi si ricordò di una cosa fondamentale, ed armeggiò con la mano libera per cercare una moneta.

<< Tenga, e mi scusi se non gliel'ho data prima >> si giustificò, mortificata.

Ma la donna scosse la testa, trattenendo a stento un gran sorriso << Offre la casa, visto che non le avevi mai provate >>.

<< Grazie signora! >> evitò di augurarle che la sua barba potesse diventare sempre più lunga - anche perché non ne aveva -  quindi si inchinò brevemente: dopotutto aveva pur sempre sangue nobile nelle vene, dopodiché ritornò alla sua postazione appena in tempo, veloce come un fulmine.

Non appena si sedette, infatti, scorse Thorin farsi largo tra la calca e avvicinarsi, da solo. Camminava a lunghi passi, una mano dietro la schiena.

<< Chi te l'ha data quella mela? >> chiese sospettoso, assottigliando lo sguardo.

<< Una signora che è passata di qui >> replicò lei, alzando le spalle come a volersi mostrare innocente.

Thorin la scrutò un attimo ma poi le sedette accanto, improvvisamente imbarazzato.

<< Ecco, io... non sono riuscito a trovare Dwalin, però... sai, sono passato accanto ad una bancarella di fiori e... io, ecco >> senza aggiungere altro portò avanti la mano che teneva dietro la schiena, porgendole il fiore.

Karin sgranò gli occhi, stupefatta: emozionata, prese delicatamente il fiore per il lungo gambo verde, ammirando i tre grandi petali violacei ricurvi e quelli più piccoli che stavano immediatamente sopra e partivano dalla corolla, dello stesso colore dei precedenti ma screziati anche di giallo, bianco e nero.

Thorin aspettava, titubante ed impaziente insieme, di capire se le piacesse o meno: ma non accennava a parlare!

<< So che ne desideravi tanto uno, essendo anche il nome della spada di tuo padre, ma se non lo vuoi... >> iniziò, burbero, ma venne fermato dal sorriso smagliante che Karin gli rivolse.

<< E' bellissimo, Thorin, dico davvero! Io... grazie mille! >> sembrò pronta a sporgersi verso di lui per abbracciarlo ma si bloccò, assumendo un cipiglio triste.

<< Non ho nulla con cui ricambiare! >>.

<< Non serve, davvero. L'ho preso con piacere, sapevo che ci tenevi, e >> ma, anche stavolta, non riuscì a terminare la frase.

Karin si era illuminata di colpo, sventolandogli la mela davanti alla faccia << Assaggiala! E' una mela caramellata, è buonissima e dolcissima! >>.

<< Neanche per idea! >> replicò lui, allontanandosi col busto quanto poté << Non mi piacciono i dolci! >>.

<< Dai, ti prego! Tu mi hai offerto il fiore d'Iris, lascia che ti offra almeno questa. Ti prego ti prego ti prego >> iniziò a piagnucolare, anche se aveva un sorriso stampato sulle labbra.

<< No >> fu la secca risposta del principe.

Si rabbuiò, tornando seria << Va bene, fa' come ti pare! >> replicò stizzita, portandosi la mela alle labbra per darne un morso.

Thorin si mosse rapido, afferrandole la mano che reggeva il bastoncino per tenerla ferma e, con uno scatto in avanti del busto, ne morse un pezzo mentre, a pochi centimetri di distanza, Karin era intenta a staccare la sua parte.

Durò un attimo, poi Thorin tornò a sedersi dritto, masticando e deglutendo. Assunse una strana espressione, ma poi rifletté qualche secondo che, in fondo in fondo, non era poi tanto male.

<< Mmh >> fu l'unica cosa che riuscì a dire. Non le avrebbe mai detto quanto aveva appena pensato.

La ragazzina, d'altra parte, era ancora turbata da ciò che aveva fatto l'amico, ed aveva ancora la mela tra le labbra: era come imbambolata, e lo stava guardando in uno strano modo che Thorin non riuscì a decifrare. Non che comunque ci riuscisse anche lei.

<< Ah, eccovi qui, finalmente, vi ho cercati dappertutto! >> l'esclamazione di Dwalin li riscosse, e si girarono a guardarlo.

Era in controluce poiché il sole, ormai, stava tramontando: aveva le mani sui fianchi, e si sedette pesantemente in mezzo a loro, la faccia a dir poco soddisfatta.

<< Non avete idea della roba che ho mangiato! Mi sembra di scoppiare! >>.

<< Sei troppo ingordo >> lo riprese scherzoso Thorin.

<< Ne valeva la pena >> sentenziò lui, per poi spostare lo sguardo dall'uno all'altra << Che avete fatto voi due, invece? >>.

<< Nulla >> riposero in coro, sperando di placare la sua curiosità.

<< Anzi, abbiamo conosciuto un altro nano, al banco dei giocattoli: si chiama Bofur, e ci ha detto che poi ci saranno i fuochi... fuochi... non mi ricordo il resto >>.

<< Bé, comunque poi si unirà a noi >> intervenne Thorin << Così poi torneremo a casa tardi >> mugugnò, facendo ridere della grossa l'altro nano.

<< Hai vinto di nuovo, eh Karin? >> le diede una gomitata sul braccio più piano che poté, ma le strappò comunque una smorfia: non sapeva dosare la sua dannata forza, accidenti a lui!

<< Non ha vinto! >> protestò il principe << Semplicemente, non mi sembrava giusto dirgli di no. Era da maleducati >>.

<< Certo, certo. Bé, allora lo aspettiamo qui? >>.

<< Tu che hai visto il resto, c'è altro che possiamo vedere? >>.

<< Io vorrei fare un altro giro, scusa! >> si intromise la ragazzina << Sono rimasta ferma qui per un sacco di tempo! >>.

<< Come mai? >> chiese curioso Dwalin.

<< Il principe mi ha messa in punizione >> disse arrabbiata, facendolo ridere ancora più forte.

<< Va bene, andiamo: tanto, ormai, c'è meno gente >> acconsentì Thorin, di malavoglia.

Fecero un altro giretto, venendo costretti da Dwalin ad assaggiare tanto di quel cibo da star male; ma si stancarono ben presto, mentre una certa ansia si faceva strada in loro al pensiero che, di lì a poco, avrebbero assistito a quei strani fuochi di cui tutti parlavano.

Siccome non trovarono di meglio da fare tornarono da Bofur che, nel frattempo, aveva appena terminato di lavorare.

<< Oh, salve! >> li salutò allegro, agitando una mano e venendogli incontro << Questo deve essere l'amico di cui mi avete parlato! >> disse gioviale.

<< Dwalin >> salutò serio, la faccia burbera e l'aspetto minaccioso: era sempre così le prime volte, ma poi ti ci abituavi. O lui abbassava le difese.

<< Bofur >> rispose l'altro, non perdendo il buonumore << Karin. Principe Thorin >> salutò, toccandosi il cappello.

<< Non c'è bisogno che mi chiami così: chiamami solo Thorin >>.

<< Dove fanno i fuochi? >> domandò curiosa Karin << Ne parlano tutti, ormai >>.

Bofur le rivolse un enorme sorriso << Fuori le mura, sai, per sicurezza; di solito li mandano in alto, verso la vetta della Montagna Solitaria: è davvero un bello spettacolo! >>.

<< Tu da dove vieni? >> volle sapere Dwalin, mentre si lasciavano la piazza alle spalle e seguivano alcune persone lungo la strada principale, più larga rispetto alle altre stradine che portavano alle abitazioni di pietra dalla finestre di legno.

<< Dai Monti Azzurri, molto lontano da qui. Impieghiamo mesi per raggiungere Dale >>.

<< Davvero molta strada! >>.

Bofur annuì di fronte all'affermazione di Thorin << Già, ed è una fortuna che la festa dell'Estate sia solo una volta l'anno! Ma siamo felici di poter portare la merce in giro per le città, o i villaggi; vedi tanti posti nuovi e diversi, e conosci un sacco di gente simpatica, come voi >> sorrise sincero al trio, che rispose con ugual simpatia.

Sorpassarono le grandi porte della cinta e si incamminarono verso la sponda del Fiume Fluente, parlando allegramente della gente che aveva incontrato Bofur nei suoi viaggi.

<< Vi dicevo >> disse, cercando con lo sguardo un posto dove potersi sedere, che fosse comodo e rialzato << che c'è un popolo davvero pacifico e simpatico, gente perbene e beneducata, vicino alle mie montagne: vivono dentro grandi tumuli verdi e confortevoli, pieni di buon cibo! Si chiamano Hobbit, e per certi versi ricordano i nani – ma solo per il fatto d'abitare sottoterra, sapete: non hanno nemmeno un accenno di barba o baffi, nossignore! Fumano sempre l'erba pipa, ed amano raccontare storie d'avventura, anche se sono talmente pigri da non spostarsi mai dal loro villaggio. Ma sono tipi a posto. Ah, ecco, qui va bene! >> disse, avvicinandosi ad un carretto di legno.

<< Non sarà di qualcuno? >> chiese Thorin, piuttosto perplesso.

<< Bé, non facciamo nulla di male: è che è meglio se stiamo sopraelevati o, almeno, voi. Mi par di capire che non li avete mai visti dal vivo! >>.

<< No >> disse Karin.

<< Ragione in più per salire su quel carro: forza! >>.

Thorin si avvicinò per primo, saltando e issandosi con le braccia; una volta in piedi, tese le mani verso Karin, mentre Dwalin la prese per i fianchi e la sollevò da terra.

La ragazzina allacciò le dita con quelle dell'amico, che la portò su vicino a sé, tendendo poi la mano a Dwalin per aiutarlo.

Una volta che tutti e tre furono in piedi sul carretto, guardarono Bofur.

<< Sicuro di non voler salire? >>.

<< Naa, sto bene qui, ma grazie! >> teneva uno stelo tra le labbra, e si sedette comodo dando loro le spalle.

Lentamente, il sole calò del tutto, mostrando uno spettacolo a dir poco meraviglioso: ogni cosa si tinse di rosso e arancione, come se un incendio fosse scoppiato all'improvviso; ma, invece che dell'odore acre del fumo, nell'aria si sollevò una leggera brezza fresca. Ciò che lasciò i tre amici sbalorditi, però, fu vedere la loro montagna, la loro casa, infiammarsi. Il sole batteva proprio sul fianco principale, dove c'era la porta, mettendo in luce ogni più piccola crepa, colmandola con i colori caldi del tramonto.

Fu inevitabile sorridere estasiati di fronte a quello spettacolo: ecco come si mostrava la Montagna Solitaria agli occhi degli altri. Maestosa e fiera, anche con quella luce. Ed era un vero peccato che non la potessero ammirare ogni giorno.

Ora al buio completo, la montagna non era che una massa alta e minacciosa, scura; incuteva timore, ed era per questo che il popolo dei Nani di Erebor era rispettato in ogni dove, nella Terra di Mezzo: il cuore dei tre giovani nani traboccò d'orgoglio nel sapere di far parte di quella nobile e tenace razza.

Le stelle si mostrarono, luminosi puntini bianchi nel cielo d'estate, invadendo la volta celeste: così tante che non riuscivano nemmeno a contarle, così infinite e lontane che si sentivano ancora più piccoli.

Poi il brusio della folla si quietò, anche se nessuno aveva ordinato di far silenzio: un tacito accordo sembrò pervadere tutti, e nessuno parlò per molto tempo, aspettando trepidanti lo spettacolo.

Col cuore che batteva rapido, Karin percepì un lieve fischio, e poi... Oh, che meraviglia! Piccole stelle colorate scoppiarono in cielo a formare una cascata, divenendo gialle e poi scomparendo.

Un altro fischio, un altro ancora: e poi botti, tanti botti che le fecero battere il cuore in perfetta sintonia, tanto che lo poté sentire quasi in gola, mentre gli occhi le si serravano ogni volta che un colpo rimbombava nell'aria.

Strinse il gambo del fiore tra le piccole dita, emozionata come non mai; i fuochi d'artificio scoppiavano ripetutamente nel cielo creando ora un fiore, ora un serpente, ora un'altra cascata, in un tripudio di colori accecanti: poi si formò persino un drago!

Si alzò in alto, molto in alto, quasi a voler catturare le stelle con le fauci spalancate: le ali vibrarono, muovendosi a creare il volo, dopodiché girò su se stesso tornando indietro e scendendo in picchiata. La coda scoppiettava, il fuoco che gli usciva dal naso crepitava e sbuffava.

La gente iniziò a trattenere il fiato come un sol individuo, lanciando un mezzo grido quando il mostro si dissolse in fragori ripetitivi e assordanti a pochi metri dal pelo dell'acqua: poi proruppero in esclamazioni di gioia battendo le mani, fischiando ammirati.

Karin agitò le gambe a penzoloni a tempo, perché non poteva certo schiacciare il povero gambo del fiore, che aveva già iniziato ad appassire.

Portò lo sguardo a sinistra, verso la figura più imponente di Dwalin e, senza alcun indugio, lo prese sotto braccio in un muto ringraziamento; lui la guardò, per poi sorriderle come mai aveva fatto, facendole capire che, in fondo, anche lui si stava divertendo.

Poi volse lo sguardo a destra, riconoscendo il profilo dritto e già autoritario e altero di Thorin, ripetendo lo stesso gesto con il braccio destro, quello che sosteneva il fiore che lui le aveva regalato.

Il principe osservò i loro arti intrecciati per poi portare lo sguardo azzurro verso il suo nero: fu spontaneo regalargli il suo sorriso più bello e colmo di gratitudine e, immediatamente, lui ricambiò. Per Karin fu un'enorme sorpresa, poiché non aveva mai ammirato niente di più bello – a parte i fuochi, ovvio: mai prima d'ora le aveva concesso un sorriso del genere, pieno e sincero.

Persino gli occhi brillavano felici consci che, dopotutto, non era stata una cattiva idea andare a Dale.

Rimasero così, tutti e tre allacciati, in un segno che sembrava dimostrare a tutti – e a loro stessi – quanto fossero diversi ma, anche, così uguali. Per questo erano diventati amici inseparabili.

E Karin, mentre l'ultima pioggia verde smeraldo si dissolveva, si augurò che rimanesse così per sempre, anche una volta diventati adulti, proiettati in quel mondo complicato irto di pericoli: ma, se fossero rimasti uniti come lo erano ora, niente avrebbe potuto spaventarla. Se loro le fossero rimasti accanto.

<< Allora, piaciuti? >> domandò allegro Bofur, il volto ancora emozionato; si era alzato, spolverandosi le brache e la giacca.

<< Moltissimo >> riuscì a dire lei, la voce che le tremava.

<< Ehi, guardate qui cosa c'è! >> esclamò Dwalin, alzandosi e percorrendo pochi passi sul carro traballante: dietro di loro, infatti, erano poste delle casse di legno, coperte parzialmente da un telo grigio.

<< Ma è una girandola >> disse, un po' deluso, mentre la teneva in mano per poi ributtarla dentro: anche Karin e Thorin si avvicinarono, osservando altri oggetti – grandi e piccoli – con una miccia fatta di corda alla loro estremità.

<< Ma cosa sono? >> chiese lei, curiosa.

<< Se avessimo un acciarino lo scopriremmo presto >>.

<< Oh, non credo sia una buona idea, sapete >>.

Si bloccarono tutti e tre al suono di una voce anziana e profonda, ma anche gioviale e scherzosa.

A lato del mezzo si ergeva la figura di un uomo alto, dalla lunga barba grigia e vispi occhi azzurri sotto la tesa del cappello a punta; il viso era costellato da rughe bonarie, che ispirarono molta simpatia alla ragazzina.

<< Cosa sono? >> chiese, indicando il contenuto delle casse.

Alla sua domanda, gli occhi scintillarono allegri << Fuochi d'artificio, naturale! >>.

<< Sarebbero questi? >> domandò Dwalin, scettico anche di fronte al cenno d'assenso dell'uomo.

<< Quelli che stavate per prendere non sono proprio adatti a voi, ma >> si girò, dando loro le spalle, per poi tirar fuori dalla larga manica quattro piccole girandole << ecco, direi che potete tenerle, e provarle a casa >>.

<< Non possiamo >> disse Thorin, lo sguardo fermo in quello dello sconosciuto – del quale, per altro, ancora non si fidava << non a casa, comunque >>.

L'uomo assunse un'aria pensierosa, ma poi gli rivolse un enorme sorriso << In effetti, non credo che nella Montagna Solitaria sia permesso portare fuochi d'artificio, anche se di piccola portata >>.

I tre lo guardarono sbigottiti, chiedendosi come avesse fatto a saperlo; ma quello rivolse loro un ben più ampio sorriso, agitando la mano << Oh, visitai Erebor alcuni anni fa, e conobbi proprio te, giovane principe Thorin >>.

Dwalin e Karin si girarono verso l'amico, che scosse le spalle come a dire “non me lo ricordo, davvero”.

<< Bé, forza, le prendete o no? Potete sempre provarle qui fuori >> tese le girandole e loro le presero, osservandole con interesse << Basta solo che accendiate la miccia e poi andiate poco lontano: non vi faranno del male >>.

<< Grazie >> disse Karin, riconoscente; l'uomo la guardò, sorridendole, per poi fare un'espressione dispiaciuta.

<< Oh, che peccato! Il fiore sta appassendo. Posso? >>.

Alla richiesta, la ragazzina non poté che obbedire, porgendogli il fiore violetto: dal mantello scuro, lo sconosciuto slacciò un vecchio bastone di legno, dall'estremità superiore lavorata a formare una spirale grossolana.

Lasciandoli totalmente stupiti avvicinò l'oggetto ai petali e quelli, come per magia, ritornarono belli e pieni di vigore: soddisfatto dell'opera, riconsegnò l'Iris ad una ammutolita Karin, dagli occhi neri sgranati.

<< Ecco, ho congelato il tempo del fiore >>.

<< Ma non è freddo! >> osservò lei, sempre più confusa, facendo scappare una risatina all'uomo.

<< No piccola mia, significa che ho fermato il suo tempo, dopo averlo fatto ritornare bello come appena colto. Non appassirà più! >> garantì, accarezzandole la testa.

<< Sei uno stregone, quindi >> affermò Thorin, gli occhi ridotti a fessure e la voce dura.

<< Gandalf il Grigio, al vostro servizio! >> si presentò, per nulla turbato dall'ostilità del giovane nano.

<< Io sono Bofur, al vostro servizio! >> urlò felice, contento d'aver conosciuto un vero stregone.

<< Dwalin >> fu la secca presentazione del più grandicello.

<< Karin figlia di Kario, al vostro! >>.

<< Davvero un bel nome, degno del fiore più bello di Erebor >> rispose affabile Gandalf, facendole un lieve inchino.

<< Semmai la gemma >> sibilò piano Thorin, a braccia conserte.

Il Grigio ridacchiò piano, avendolo udito ugualmente, al contrario degli amici: la frase era stata coperta dalle molte domande di Bofur, curioso di sapere cosa facesse – di preciso – uno stregone.

<< Andiamo ragazzi, si sta facendo tardi! >> proruppe Thorin, facendo un salto e atterrando in piedi vicino al giovane Bofur; venne imitato da Dwalin, che attutì il colpo piegando le ginocchia, per poi rialzarsi in fretta.

Rimaneva solo Karin, ma i movimenti le erano impediti dal lungo vestito viola che le arrivava quasi agli stivali; fortunatamente l'aiutò Gandalf che, senza troppi problemi, la prese sotto le ascelle e la condusse giù, sull'erba.

<< Tienilo ben stretto quel fiore, Karin: è un regalo oltremodo prezioso >> le sussurrò cospiratore, facendole l'occhiolino; lei arrossì un poco, spostando lo sguardo verso Thorin, palesemente scocciato.

Annuì, raggiungendo gli altri.

<< Spero di rivedervi presto >> disse Bofur, speranzoso << Ci sarete l'anno prossimo? >>.

<< Chissà >> fece lo stregone << Ma sono sicuro che ci rincontreremo, un giorno >> si toccò il cappello e voltò loro le spalle, avviandosi verso la festa che si svolgeva poco più in là, da dove proveniva musica allegra e le persone ballavano o mangiavano, sedute attorno a lunghi tavoloni di legno.

I giovani amici si guardarono l'un l'altro, ancora sconcertati dall'aver conosciuto nientemeno che uno stregone, ed in carne ed ossa! Ma si ripresero ben presto, salutando con una vigorosa stretta di mano il piccolo giocattolaio, e aggiungendo un abbraccio da parte di Karin.

<< Ci si vede l'anno prossimo, allora! E' stato bello avervi conosciuto, dico davvero! >>.

<< Anche per noi, amico mio >> disse Thorin, rivolgendogli un breve sorriso.

Lo guardarono avviarsi verso lo stesso punto di Gandalf: probabilmente lo avrebbe seguito per porgli tutte le domande che gli frullavano per la testa.

I tre, invece, presero la direzione opposta, inoltrandosi nel buio: le torce e i bracieri che illuminavano i prati fuori Dale se li lasciarono alle spalle, così come la musica allegra e le risate festose. Attraversarono il Fiume Fluente con la medesima barchetta e raggiunsero la Montagna Solitaria col cuore colmo di tristezza, poiché la festa era ormai terminata, e non ci sarebbe più stata fino all'anno successivo.

<< Vi siete divertiti? >> chiese compiaciuta Karin, intuendo già la risposta dei ragazzi.

I due mugugnarono qualcosa d'incomprensibile, ma ne fu ugualmente felice: si rigirò l'Iris tra le dita, aspirandone il profumo. Sembrava davvero appena colto, così bello e vigoroso.

<< Per Durin! >> si lasciò scappare Dwalin, facendole alzare lo sguardo << La porta di Erebor è chiusa! >>.

Thorin sospirò, sconsolato << Ve l'avevo detto che dovevamo tornare in tempo! >>.

<< E adesso? >> chiese Karin, preoccupata.

<< Bé, mica possiamo stare qui fuori! >> la rimbeccò Thorin << Dovremmo bussare. Credo >>.

<< Credi? >> fece eco Dwalin, alzando un sopracciglio.

<< Scusami tanto se non sono mai rimasto fuori dalla città! >> si infervorò Thorin, il volto paonazzo di rabbia << Mi ucciderà, so che lo farà >>.

<< Che aspetti a bussare, allora? >>.

Thorin fulminò con un'occhiata l'amico che, per tutta risposta, gli rivolse un leggero ghigno << Ah, ma allora è vero che hai paura! Lo sapevo! >> esclamò trionfante, battendo le grandi mani tra loro.

Thorin, punto sul vivo e sull'orgoglio, fece un passo avanti fino a raggiungere la porta di pietra e, lanciando un ultimo sguardo di collera e sfida a Dwalin, batté il pugno due volte, con colpi sicuri e potenti.

Dopo una manciata di secondi, una sentinella venne ad aprire, venendo spostata bruscamente di lato da un altro nano.

<< Finalmente! Vi stavamo cercando dappertutto!!! >> sbraitò adirato Balin, rivolgendosi poi al fratello << E tu, per la barba di Durin, dovresti essere il più responsabile! Dovevi portarli subito a casa, non appena si era fatto buio! >> continuò ad inveire, lasciandoli sull'uscio ad osservarsi i piedi, con crescente interesse e vergogna.

<< Non è stata colpa loro, Balin >> iniziò timidamente Karin << ho chiesto io di rimanere, volevo vedere i fuochi d'artificio >>.

<< E' vero >> confermò Dwalin, ricevendo una forte gomitata nelle costole dal principe.

<< Siamo tutti colpevoli, nessuno escluso >> disse Thorin, avanzando d'un passo << Ci dispiace, ma ne pagheremo le conseguenze >>.

Al tono serio con cui si pronunciò, il nano sembrò perdere ogni grammo di collera nei loro confronti: persino i suoi tratti si addolcirono.

<< Ragazzi, non è questione di pagarne le conseguenze; dovete capire che ci avete fatti stare tutti in pensiero, perché non vi trovavamo da nessuna parte. La prossima volta siete pregati di avvisare qualcuno, per lo meno! >>.

I ragazzini si guardarono un attimo, per poi annuire insieme; solo allora Balin concesse un sorriso, facendoli entrare nei confini sicuri di Erebor.

La porta si richiuse con un gran tonfo, che rimbombò lungo gli immensi corridoi della città dei Nani.

<< Ma comunque, una bella ramanzina non ve la risparmierà nessuno: ve la meritate >> borbottò Balin.

Karin, Thorin e Dwalin alzarono gli occhi al cielo, munendosi di pazienza e buona dose di senso di colpa e vergogna.

Eppure, anche nel mentre della colossale sgridata che ricevettero da re Thròr in persona, non poterono fare a meno di pensare alla piacevole giornata trascorsa, agli incontri che avevano fatto e alle meraviglie che avevano visto. Più di ogni altra cosa, però, ripensarono alla loro amicizia salda come il miglior acciaio con cui era forgiata una spada, resistente come il diamante più splendente.

Ma, per due piccoli cuori, iniziava a sbocciare un nuovo e dolce sentimento, lento ma inesorabile: prezioso tanto quanto il fiore d'Iris che li sfiorava.






CANTUCCINO DELL'AUTRICE

Ehm... ehm... ehm... oooook, non so da dove partire per spiegare COSA diamine sia questa storiellina, ma mi sono divertita un mondo a scriverla :D La mia prima one-shot ç___ç, che felicità!

Dunque dunque... qui abbiamo il nostro bel trio "Thorin, Karin, Dwalin", alle prese con fuochi d'artificio, piccoli regali di scuse e mele caramellate galeotte XD! Devo confessarvi che, non so, immaginarmeli giovanissimi ed intrepidi, con lo stesso carattere di quando sono adulti – anche se diverso in molti punti ;) - mi ha fatto un certo effetto ^^! Però mi piace, perché è molto diversa dal binario depresso della storia originale XD chiedo perdono perchè, inizialmente, dovevano esserci solo loro come protagonisti.. invece Bofur mi è apparso così, all'improvviso! E sapete quanto AMO quel nano, ormai è secondo solo a Thorin O.o! Ahahhahaha, grande Bofur!!!! E Gandalf??? Dite la verità, che ci siete arrivate subito non appena ho parlato dei fuochi ;) 


Che ne pensate, carissime? Avete il cuore che si è sciolto come burro al sole, o siete rimaste indifferenti e schifate? Come sempre, esprimetevi attraverso le recensioni <3

Ringrazio già chi avrà la bontà di leggerla e commentarla, grazie infinite <3 <3

Un bacione gigante

Anna

  
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