Per
arrivare in piazza del duomo sapevo di dover prendere non uno ma bensì
due autobus e se non mi fossi sbrigata avrei perso la mia unica chance di
riavere il mio cellulare. Come al solito avevo l’ipod
nelle orecchie sparato al massimo e non sentivo nemmeno di stare ansimando per
la corsa. Finalmente giunta dentro il maleodorante e strapieno autobus mi
schiacchiai contro una parete guardandomi le scarpe. Continuavo a pensare a
come sarebbe stato vedere questo ragazzo, se l’avevo
mai visto e se l’avrei voluto rivedere. Lo so sembra strano fare tutti questi
progetti su qualcuno mai visto.. eppure, c’era stato qualcosa nella sua
voce che mi aveva messo in soggezione
ma mi dava anche una sensazione di protezione.. qualcosa di veramente
inspiegabile.
Immersa nei miei pensieri non mi ero accorta di essere arrivata a
destinazione finalmente. Scesi di corsa sistemandomi la felpa grigia e la
sciarpa fuxia dandomi un occhiata frettolosa davanti
ad una vetrina. Come al solito non rimasi soddisfatta
di quell’immagine, ma non era proprio quello il momento di fare degli
apprezzamenti negativi sulla mia immagine. Ero in ritardo, come al solito. Mi guardai intorno giunta
alla meta. Nonostante facesse un leggero freddo e la nebbia era perfettamente
tangibile, io stavo sudando. Mi capita sempre in certe situazioni. Le guance mi
diventano bollenti, tanto che su di esse vi si
potrebbe benissimo cucinare, le mani mi sudano e le ginocchia mi tremano. Tipico.
Avrei fatto la solita figura da bambinetta di prima elementare. Complimenti a
Debra! Comunque, mi andai a sedere su una delle panchine lì vicino
aspettando Marco. Non mi ero resa conto però che c’era qualcuno
che mi stava osservando da parecchio all’impiedi a pochi metri da me. Mi
alzai di scatto e lo riconobbi immediatamente. Alto, capelli
neri, occhi azzurro cielo. Ma certo! Era il ragazzo che mi aveva colpito
particolarmente quella volta che ero salita sul tram..
era lì che avevo lasciato il cellulare…e ora lui era lì
perfettamente in mostra come una statua greca (in jeans strappati e felpa
rossa) e mi stava sorridendo.. a me.. sorridendo a me..
Non so per quanto tempo rimasi lì a guardarlo come un ebete e
per quanto la mia bocca fosse rimasta aperta in una stupida smorfia di sorpresa ma riuscì a calmarmi quando fu lui ad
avvicinarsi. Ora era talmente
vicino da poter perfettamente vedere le sue piccole lentiggini sul suo naso
perfetto e all’insù. Riuscivo a scoprire i contorni dei suoi occhi
a mandorla di un azzurro profondo e il suo sorriso.. i
suoi piccoli denti bianchi le gengive in risalto, quei capelli all’apparenza
così morbidi e lisci…e riuscivo ad avvertire il suo buon profumo
alla vaniglia. So che è una cosa stupida ma..
era come se in quell’istante il tempo si fosse fermato per me.. per
permettermi di osservarlo più a lungo e più a fondo.. e tutti i
miei sensi si stessero concentrando sulla sua figura. Si portò una mano
ai capelli e riuscì a vedere le unghie mangiucchiate e le dita lunghe e
magre. Dopo quelle che mi sembravano interminabili
ore.. in realtà piccoli attimi, attimi un cui non ero riuscita a staccargli
gli occhi di dosso il “dio
greco” parlò. La sua voce chiara e limpida mi riportò alla
realtà benche io avrei voluto rimanere in quel
sogno…e rimasi così in ascolto e il tempo sembrò non
passare mai..
Eccomi con un altro breve ma intenso
capitolo.. la storia si scrive da sola e io ho ancora
bisogno di tempo.. recensite mi raccomando.. e se avete delle proposte consigli
lamentele o altro scrivetelo pure!Ogni critica costruttiva mi è di
grande aiuto!Grazie in anticipo^^