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Autore: Thumbelina    14/03/2013    4 recensioni
Dedico questa storia a SofiDubhe94, scrittrice favolosa che con una sua storia mozzafiato mi ha fatto scoprire il mondo delle ff su Hunger Games.
Ciò che non voglio assolutamente fare è adattare il capolavoro della Collins ai personaggi della Rowling, questo perchè so che versando la Coca Cola sulla Nutella quel che si ottiene fa davvero schifo. Non posso mischiare due meraviglie simili, non credo davvero di esserne ingrado, non sono così presuntuosa.
Quello che intendo fare, è, con un gioco di What if?, impiantare la genialata degli Hunger Games (ossia gli Hunger Games stessi), nel mondo di Harry Potter. Come? E' a questo che serve il What if!
Nella mia storia Harry è stato sconfitto, Voldemort, una volta insediata la sua dittatura, istituisce gli Hunger Games (il discorso che Presidente Snow fa a Seneca Crane nel film credo gli si adatti perfettamente).
E' Hermione a descriverci la vicenda in prima persona, come omaggio a ciò che la Collins ha fatto con la sua Katniss Everdeen.
Non so che altro dire, spero soltanto che questa storia non piaccia solo a me...
Beh, visto che ormai siete arrivati fin qui tanto vale entrare a dare un'occhiata, non trovate?
Buona lettura. Baci. Giulia.
Genere: Avventura, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Hermione, Granger, Serpeverde, Tassorosso
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Melena Halliwell, una pessima reputazione.
 




Così istantaneamente come l’avevo ammirata, appena saputa la storia della Halliwell ho cominciato ad odiarla.

I miei compagni hanno ragione, i miei compagni hanno ragione su tutto, ed io non voglio davvero essere toccata da lei.

Tanto per rubare una frase a George Weasley “non voglio che quel puttanone della Halliwell posi su di me quelle mani con cui probabilmente poco prima ha fatto una sega a quello stronzo Lestrange”.

Detta in maniera un attimino meno volgare, non voglio che a vestirmi sia chi si sveste dinnanzi a Lestrange. Wow, i parallelismi mi riescono davvero bene, ma andiamo avanti.

Noi Grifondoro siamo andati subito a lamentarci dalla McGranit, seguiti dai nostri compagni Tassorosso e Corvonero per solidarietà.

Dovevate vederci come camminavamo per i corridoi, tutti insieme, tutti affiatati, tutti uniti. Mi chiedo davvero quando entreremo finalmente nell’ottica del gioco, quando capiremo di doverci uccidere.

Siamo stati a discutere con Minerva per ore, ma a nulla è servito, perché questa volta la mia insegnante preferita non si è schierata dalla nostra parte, e nemmeno gli altri due.

A quanto pare Melena è stata, ai suoi tempi, una loro allieva, e tutti loro sembrano ben convinti del fatto che non ci sia nulla di cattivo in lei, a parte il suo gusto in fatto di uomini. Pensano che dovremo dar lei una possibilità, ed ci hanno perfettamente fatto capire che per loro il fatto che quella tizia se la faccia con Lestrange non è un motivo sufficiente per disegnare occhiali e baffi a la sua foto su un manifesto, mentre a noi basta per desiderarne una morte dolorosa.

Oggi tutti noi tributi, divisi per case, avremo il primo incontro con i propri stilisti. Come ci è stato ampiamente spiegato dai Pacificatori, l’appartamento del nostro Stilista sarà uno dei pochi posti in cui ci verrà concesso di recarci durante tutta la settimana che rimarremo in capitale.

Comunque, oggi c’è il primo incontro generale, domani mattina gli Stilisti ci parleranno uno ad uno per concertare i nostri abiti, e domani sera ci sarà la parata.

Questo vuol dire che abbiamo davvero poco tempo per rendere alla Halliwell la vita talmente difficile da farle abbandonare l’incarico.

Il piano è stato abilmente articolato dal caro vecchio George, e consiste nel darci man forte a vicenda, in modo da trovarci otto contro una, trattarla così male da farle dare le dimissioni.

Ovviamente, la cosa funziona solo se noi otto restiamo tutti uniti, se nessuno accetta di farsi progettare un vestito da lei è chiaro che dovrà dimettersi, ma ci basta che solo uno di noi barcolli sulla sua decisione per essere fregati tutti.

È per questo che è da circa un’ora buona che andiamo avanti a sparare parolacce su quella gattamorta della Halliwell, cercando di gasare il massimo anche i meno convinti in modo da poter, tanto per citare nuovamente George, “spaccarle quel culo che tanto piace a Lestrange”.

Tanto per informazione, questo è il commento più raffinato che è uscito durante quest’ora circa il didietro della Halliwell, lascio a voi immaginare gli altri.

Ora l’unica cosa che mi dispiace un po’ è il fatto che probabilmente la McGranit non la prenderà troppo bene quando tratteremo la sua ex studentessa a pesci in faccia, ma francamente la situazione non  ci lascia scelta, e, sapete come si dice, a mali estremi…

Sono stati come al solito i Pacificatori ad accompagnarci fino all’appartamento di Melena. Per il tragitto abbiamo potuto usufruire di una limousine volante color verde petrolio, e, dopo averci lasciato sul pianerottolo della (ancora per poco) signorina Melena Halliwell, i Pacificatori se ne sono andati, lasciandoci soli lì.

È stata la professoressa McGranit a suonare il campanello, e ad aprire è stata una donna più bella ancora di quella che la tv mi aveva mostrato.

I suoi liscissimi capelli biondi le ricadono sulle spalle, gli occhi azzurri brillano come flebili stelle, non indossa neppure un filo di trucco, è scalza, ed al posto del raffinato abito con cui l’ho vista in televisione stavolta pare aver semplicemente allacciato una piccolissima vestaglia color ciclamino sopra degli strettissimi jeans. Tiene in mano una mela morsa.

- Per Morgana da quanto tempo! – esclama prima di subito lanciandosi fra le braccia della McGranit.

Nel momento in cui la mia professoressa corrisponde a quell’abbraccio con fare emozionato e materno sento un profondo sentimento d’odio risalire fino alla mia gola per trasformarsi in un conato di vomito.

La McGranit è la mia professoressa. Mia e basta. Lei mi vuole bene. Vuole bene solo a me. Può abbracciare solo me. Quella Melena non ha alcun diritto di condividere un momento simile con lei.


Perfetto, mi sto trasformando in una capricciosa bambinetta di cinque anni invidiosa delle attenzioni che la sua mamma riserva alla sorella maggiore. Non è colpa mia però, se la mia “sorella maggiore” è una troia simile.

Comunque, mentre la Halliwell si stringe forte alla mia professoressa, a venirci incontro passando per la porta aperta è un grosso cane nero a pelo lungo, che si fionda fra le gambe di George provocando un sussulto da parte della Patil e un risolino divertito da parte della piccola Natalie.

Io faccio un passo indietro guardando il grosso animale, e la prima cosa che mi verrebbe da pensare è… è così ridicola che non voglio spenderci neppure una parola.

- Oh, no, Sir John Thomas, no! – fa Melena Halliwell staccandosi dalla McGranit, cosa che mi risveglia dal mio assurdo pensiero – Vieni qui, tesoro, dai, che mi spaventi i ragazzi!

Scodinzolando, il cagnolone nero torna di corsa verso le braccia di lei, che nel frattempo si è piegata a terra per accoglierlo.

- Bravo, piccolino, bravissimo! – fa accarezzandolo.

- John Thomas? – domanda accigliato Seamus – Che nome è per un cane?

- Oh no, - lo corregge Melena, alzando per la prima volta gli occhi su di noi – è Sir John Thomas. - fa ammiccando complice verso noi studenti più grandi.

- Hum, Melena, - fa la McGranit guardandola in modo materno – non credo che abbiano afferrato il tuo acuto riferimento.

- Ma come? – fa lei voltandosi incredula contro di noi – L’amante di Lady Chatterley!* – fa come guardandoci come se fosse impossibile per lei credere che noi possiamo non conoscere ciò di cui sta parlando - Lawrence! – aggiunge senza provocare ancora nessun tipo di reazione da parte nostra – No? Davvero? Per Merlino, - fa voltandosi sconvolta verso la McGranit – che cosa diamine fate leggere ai ragazzi al giorno d’oggi?

La mia professoressa ride, dandole una pacca sulle spalle.

- Non credo che te l’avessimo consigliata noi insegnanti quella lettura! - fa guardandola con un’aria che è un misto fra un sorriso e un rimprovero.

- E’ comunque una colonna portante della letteratura britannica, - replica la Halliwell gesticolando – e trovo assolutamente inaccettabile che questi ragazzi non l’abbiano letto! Insomma, posso prestarvelo io, dico davvero, questo è il genere di lettura che uno deve per forza fare prima di…

- Morire? – la interrompe George Weasley, guardandola spavaldo – davvero molto delicato, signora Lestrange, da parte sua.

- E’ Halliwell, - lo corregge Melena, il brillante sorriso iniziale si è eclissato sul suo bellissimo volto, ed un altro, molto più piccolo, quasi insignificante e palesemente finto è andato a sostituirlo – e sono ancora signorina. Ma noi non ci siamo ancora salutati, davvero maleducato da parte mia, peto venia.

Ciò dicendo la bionda muove alcuni passi verso di noi, in primis verso George, facendo per salutarlo con un abbraccio.

Lui indietreggia di due passi, disgustato.

- Avete appena finito? – domanda in tono schifato – Beh, potevi almeno farti una doccia, o indossare un reggiseno… Rabastan è ancora là dentro?

Vedo Melena farsi accigliata al suono di quelle parole, poi la donna dà un morso alla mela rossa che ha in mano e torna a sfoggiare un sorriso.

- Rabastan non c’è, sono sola. – risponde semplicemente. – A dire il vero stavo dipingendo, e sono solita farlo a petto nudo, favorisce l’ispirazione.

Ciò detto strizza l’occhio al rosso, e passa a salutare uno ad uno anche noi altri.

Dopo la trovata geniale di George, tutti noi stiamo cercando qualcosa di altrettanto buono per insultarla velatamente.

Noto che la McGranit è già abbastanza arrabbiata, scommetto che non ci ha messo nulla a capire che la frecciatina di George era pienamente voluta, e che non ci fermeremo certo qui.

Intanto, in conformità con il nostro movimento di protesta, Seamus ha starnutito nel momento in cui Melena si è avvicinata per salutarlo, dicendo che probabilmente doveva essere allergico all’odore del dopobarba di Lestrange, mentre Calì si è inventata un’usanza indiana secondo cui una persona che sia ufficialmente fidanzata la si può salutare solo a un metro e mezzo di distanza.

- Mi dispiace davvero, signora, – sta rispondendo proprio adesso Natalie, indietreggiando di tre passi dinnanzi a Melena che le viene incontro, - ma mia mamma mi dice sempre di non dare confidenza agli sconosciuti.

Scoppio a ridere, mentre vedo il sorriso sulla faccia di Melena eclissarsi di saluto in saluto, morso dopo morso alla sua mela rossa.

Eccola, è appena arrivata dinnanzi a me.

Perfetto, non ho neppure pensato a qualcosa di sarcastico ed acuto da dire.

- Hermione Granger, - fa quando mi è davanti, mentre il suo sorriso torna ad essere luminoso, diventando quasi materno, sincero. – ho sentito così tanto parlare di te.

- Tuo marito? – domando io – Perché non devo stargli molto simpatica, abbiamo incrociato le bacchette un paio di volte, prima che la mia venisse requisita, ovviamente.

- No, - mi risponde stranita la Halliwell – no, non è stato Rabastan, è stato…

- Un altro dei suoi amichetti mangiamorte? – domando io – Beh, sì, immagino che siano quelli i tuoi ambienti, probabilmente le persone che hanno cercato di uccidermi un giorno sono quelle con cui ti piace prendere un tè. Lo trovo così frustrante…

- Non è stato alcun mangiamorte, ok? – fa ancora Melena.

- Allora è stata la professoressa McGranit? – chiedo ancora – Che cosa può averti detto su di me? Che sono la studentessa più brillante della sua generazione, strano, per una con il sangue sporco come il mio, giusto? Per una purosangue come te deve suonare quasi come un insulto…

- Il sangue non mi ha mai creato problemi, davvero. – fa ancora lei, dando l’ennesimo morso alla sua mela – E le storie che so sul tuo conto non me le ha raccontate Rabastan, né un qualche mangiamorte, né la professoressa McGranit. È stata una… fonte non ufficiale, diciamo così…

Forte non ufficiale, sento che sto sudando a freddo. Draco?

- Chi? – interviene George – Uno dei tanti che ti sei portata a letto, magari?

- GEORGE! – fa la McGranit, esplodendo per la prima volta, fin ora la sua disapprovazione ce l’aveva mostrata solo attraverso truci occhiate.

- Quel silenzio sta per un sì, Melena? – continua George.

- Ok, si può sapere qual è il vostro problema? – sbotta la Halliwell.

- Sei tu il nostro problema, cara, - rispondo io – credevo ci fossi arrivata.

- Credo che tu l’abbia sopravalutata, - commenta Ritchie – del resto Lestrange l’ha scelta per il culo, non per il cervello.

- Quindi sarebbe Rabastan il problema? – fa Melena. – Perché francamente credo che la mia vita privata non vi riguardi affatto.

- Certo che ci riguarda, dolcezza, - risponde George – visto che te la fai con il tizio che sta per ucciderci!

- Rabastan non sta per uccidervi. – replica la Halliwell – lui è solo il…

- Boia? – suggerisce George.

 - Primo Stratega, - scandisce la bionda – ed io non mi prenderò responsabilità o insulti perché non gradite il lavoro di Rab, no davvero. – protesta Melena – Io sono una grande stilista, una delle migliori in circolazione, la punta di diamante dell’industria della moda, per Morgana, e non vi permetto di trattarmi in questo modo!

- Credi di essere qui perché sei brava? – le domanda George – Tu sei qui perché a Lestrange piace vederti girare per casa senza reggiseno.

- Io sono qui perché ho talento da vendere, ragazzino. – risponde la Halliwell – E pretendo delle scuse. Adesso.

Dà l’ennesimo morso alla sua mela e riprende fiato. Sia lei che George sono fermi immobili, lividi in volto, muti.

- Quando l’inferno gelerà. – risponde una terza voce.

Ci giriamo.

A parlare è stato Neville, queste sono le prime parole che pronuncia.

- Non è… - balbetta stupefatta la Halliwell – non è possibile…

Vedo i suoi occhi sgranarsi, il suo sorriso risorgere di nuova bellezza, mentre tutta la rabbia accumulata fin ora pare dissolversi nel nulla, e la mela le cade di mano per la meraviglia.

- Tu devi essere… - commenta muovendo qualche passo verso di lui – tu non puoi essere altri che Paciock.

Per quanto tenti di mostrarsi duro, inflessibile, vedo che Neville è in profondo imbarazzo.

Il comportamento di Melena, il modo in cui quella donna è completamente mutata quando lo ha vista non riesce incomprensibile solo a noi, ma credo che anche lui se ne stia chiedendo il perché.

Melena si volta raggiante verso la McGranit.

- E’ uguale, – dice sorridendo – è impressionante, è uguale davvero!

- A cosa sono uguale? – chiede lei Neville – Uguale a cosa?

- A Frank. – si limita a rispondere Melena – Sei tale e quale a Frank.

Nel momento in cui la donna scandisce queste parole, sento che il nostro piano, nella persona di Neville, comincia a vacillare.

Cosa c’entra la Halliwell con Frank Paciock? Che tattica sta utilizzando? Neville non sarà così stupido da credere a quella troia, vero?

- Avanti, - fa lei posandogli una mano sul viso – non dirmi che non te l’ha mai detto nessuno. Non ci crederei. Credo di essermi espressa male, - continua, lui è fermo immobile, come ipnotizzato – deve essere stato lo stupore a farmi parlare, non è che siate proprio due gocce d’acqua voi due, è solo che uno, guardandoti, non potrebbe assolutamente fare a meno di pensare a lui. Tu sei più bello però. – fa ridendo – E questa parte qui, - fa arrivando ad accarezzare i suoi occhi – questa è di Alice.

- Conoscevi mio padre? – le chiede Neville. – I miei genitori?

- Io e Alice eravamo dello stesso anno, - risponde lei – per un periodo siamo anche state amiche ma poi… beh, non sono mai stata brava a tenermi un’amica. Con tuo padre ci conoscevamo appena. Era solo un ragazzo di un anno più grande a cui riusciva perfettamente l’imitazione del professor Ruf. Ti prego, dimmi che la sai fare anche tu!

- Non… - balbetta Neville – non ci ho neppure mai provato…

- Oh beh, dovresti, - commenta la Halliwell – credo che certe cose siano ereditarie. Merlino, era così divertente quando ci riunivamo tutti nel dormitorio, davanti al camino, per fare i versi ai professori, noi…

- Ctm, ctm… - due forzati colpetti di tosse da parte di una divertita Minerva McGranit inducono Melena a fermarsi – E chi faceva il mio, di verso, Mel?

- Credo che lei lo sappia bene, professoressa, - risponde la bionda voltandosi un momento divertita verso di lei – se non sbaglio al sesto anno mi tolse tipo venti punti dopo avermi beccata a imitarla nei corridoi, ricorda?

- Come fosse ieri. – risponde la mia insegnante – Non credo di aver mai avuto un’imitazione così perfetta, fu davvero molto difficile fingere d’arrabbiarmi, tanto mi veniva da ridere!

- E mia madre? – le interrompe Neville. – Che faceva mia madre?

- Alice? – fa Melena – Alice era un tipo tranquillo. Durante il suo terzo anno portava sempre i capelli acconciati in una treccia, che teneva di lato, e per un poco portò l’apparecchio. Aveva un po’ di lentiggini attorno al naso, e le odiava, così per nasconderle le prestavo il mio fard. Aveva una pianta di fiordalisi, bellissimi, azzurri, credo se ne fosse innamorata durante una gita da Hogsmeade e l’avesse comprata, ed era sempre in fiore, lei se ne prendeva assiduamente cura, ed una volta Potter ne staccò un solo fiore per regalarlo alla Evans ed Alice se ne accorse subito e gli lanciò una fattura orcovolante! Fu una cosa così divertente…

- Potter? – domando io – James Potter? James Potter e Lily Evans, dici? Li conoscevi?

- Un anno più grandi di me, - mi risponde – conobbi la Evans tramite Potter, mentre lui… sai come si dice, amici di amici.

- Ti prego, Hermione, - fa George in modo seccato – non farti abbindolare anche tu, non vedi che son tutte balle?

- Non sto mentendo, conoscevo quelle persone, - gli risponde la Halliwell – andavamo a scuola insieme, erano miei amici!

- Sì, disse la moglie di Lestrange, - commenta George – non sei neanche lontanamente credibile!

- Rabastan non è tutta la mia vita, non sputare sentenze come se mi conoscessi, per favore, perché non è affatto così. – fa Melena.

- Stai cercando di abbindolare un ragazzo che sta andando a morire tirando in ballo i suoi genitori impazziti, - ribatte George – causa della cui malattia non è altri che la cognata dell’uomo che stai per sposare, ma non ti fai schifo neppure un po’? E devo dire che la cosa ti riesce davvero bene, quanto, quanto c’è in te, un quarto, un terzo di Veela? O magari sei solo una grandissima stronza?

- George, hai oltrepassato il limite, dovresti davvero… - comincia arrabbiata la McGranit.

- No, Minerva, no davvero, non intrometterti. – la interrompe Melena – Ora se non ti dispiace tu aspetterai fuori, – continua rivolgendosi alla mia insegnante, prima di voltarsi nuovamente verso di noi – mentre i ragazzi verranno nel mio appartamento con me.

- Io non vado proprio da nessuna parte. – fa Calì.

- Neppure io. – la appoggio.

- Indovina chi non eseguirà i tuoi ordini… - fa George alla Halliwell.

- Indovina chi ha una bacchetta, il permesso di usarla e non è perseguibile per legge! – risponde lui Melena. – Attento, ragazzino, posso farla davvero la stronza, quindi muovetevi ed entrate, prima che io vi sbatta dentro a suon di incantesimi. Adesso.
Sì, direi che la Halliwell sa essere davvero persuasiva.

Rimango ferma immobile, ma vedo anche qualcuno intorno a me abbia cominciato a incamminarsi verso il suo appartamento, la Patil, mi sembra, e poi Natalie, e Katie, e Ritchie. Neville e Seamus si stanno guardando l’un l’altro come a chiedersi a vicenda cosa fare, mentre George continua a sostenere lo sguardo della Halliwell.

Mi ricorda tanto i pomeriggi passati a giocare con mio cugino a chi ride per ultimo. Cavolo, ero davvero bravissima in quel gioco.

Ora siamo tutti voltati verso George e Melena, e per tutti intendo io, Neville e Seamus, visto che gli altri ormai sono entrati.

È come se George fosse la nostra colonna portante, probabilmente lo è stato per tutta la giornata, è come se la Halliwell non avesse ancora vinto finché non riesce a far muovere lui.

Ora, non so se lui l’abbia notato, ma vedo la mano destra di Melena abbassarsi sulla tasca dei suoi jeans come ad afferrare qualcosa.

Devo ammettere di non aver preso in seria considerazione la minaccia della Halliwell, ma da una donna che sta per sposare un mangiamorte non dovrei forse aspettarmi di tutto?

Se c’è qualcosa che non voglio è che faccia del male a George, quindi scatto verso di lui, prendendo la sua mano.

- Non ne vale la pena. – gli dico – Andiamo.

Ciò detto muovo qualche passo in avanti, con George attaccato a me, e Neville e Seamus ci seguono.

- Brava ragazza. – commenta la Halliwell con un sorriso maligno sfilando dalla tasca l’oggetto che era andata ad afferrare.

Non è una bacchetta. Non è assolutamente una bacchetta. È solo un pennello sporco di vernice verde.

Troia.

 
Appena siamo entrati nel suo appartamento Melena Halliwell sigilla con un incantesimo la porta dietro di noi.

- Anni e anni di lavoro, di esperienza, per essere umiliata così da dei bambini, è davvero assurdo… - borbotta sorpassandoci per prendere dalla fruttiera sul tavolo bianco un’altra mela ed addentarla.

L’appartamento si apre direttamente sul suo soggiorno, fornito di un angolo cottura sulla sinistra. Sulla destra invece si apre l’ampio salotto, appunto, con un enorme divano a cuscini verdi, e per tutta la stanza, dalle finestre spalancate, sono appese strane tele colorate, mentre una, ancora sul cavalletto, è fissa al centro della stanza. Deve essere quella a cui stava lavorando prima che noi arrivassimo.

- Tu quanti anni hai? – fa Melena a Natalie, subito dopo aver dato il primo morso.

- Ne ho dodici. – risponde quella.

- Bene, - commenta la Halliwell – allora giù gli occhi dai quadri, ok?

Mentre il suono delle sue parole acquista un senso nella mia mente anche i miei occhi mettono meglio a fuoco le immagini.

Quelle non sono delle macchie di colori.

Quelli sono dei nudi. Nudi astratti.

- Quanti di quelli ritraggono Lestrange? – domanda George.

- Meno di quanti pensi, dico davvero. – risponde Melena. – Ed ora cominciamo. Allora, ci sarà la parata domani, ognuno di voi sfilerà su un carro, partiranno i vostri compagni Corvonero, seguiranno i Tassorosso, chiuderete voi, chiaro?

- Non mi sembra che abbiamo accettato di averti come stilista – commenta Seamus.

- Non mi sembra che qualcuno abbia chiesto il vostro parere a riguardo, - risponde lui la Halliwell – io sono la vostra stilista, fine della storia. Come prima cosa dobbiamo decidere l’ordine della sfilata. Con i miei colleghi abbiamo concordato che sia un ragazzo a partire, per poi alternare maschi e femmine. Quindi mi serve uno di voi ragazzi che vada per primo… Neville, che ne dici?

- Dice di no, - rispondo io al suo posto – perché non vogliamo essere preparati da te, e tu non hai nessun diritto di chiamarlo Neville.

- Credimi, dolcezza, - mi risponde Melena – al momento ho molti più diritti di te, e non ti immischiare. Poi, poi, poi, ci servirà una ragazza. Tu, - dice guardando in direzione di Katie – Bells, giusto?

- E’ Bell, - risponde lei.

- Bell, perfetto, - si corregge la Halliwell – tu andrai per seconda. Per il terzo invece… tu, tu andrai bene. – fa alludendo a Seamus, che starebbe per ribattere qualcosa, ma lei va avanti senza dargli possibilità di obiettare – E tu devi assolutamente andare per quarta, tesoro, - dice a Natalie – sei la più piccola in gara, e tenerti al centro del gruppo darà un senso di protezione. Mi piace. Mentre per quinto… no, tu no, ti vorrei tenere per ultimo – fa guardando George – quindi per esclusione andrai tu, hum, non ricordo il tuo nome, in realtà faccio davvero schifo con i nomi, saresti…?

- Ritchie – risponde il quattordicenne.

- Sì appunto, Ritchie. – riprende la ragazza di Lestrange – tu andrai per terzo, il terzo dei ragazzi, così la gemellina, sì, tu, tesoro, - fa rivolta a Calì – Padma, giusto?

- Padma è mia sorella, io sono Calì – risponde lui.

- Sapevo che mi sarai sbagliata, tipico, – commenta la Halliwell – comunque mi sono già messa d’accordo con Rupert affinché sia tu che tua sorella andiate per terze, vogliamo evidenziare il più possibile, potrebbe essere una carta a vostro favore, o almeno a favore – si blocca – di una delle due…

Strano come una frase simile suoni tragica addirittura fra le sue labbra, fra le labbra della donna di Lestrange. Mi chiedo come sarebbe se a dirlo fosse lui.

- Infine, - conclude Melena – tu e tu, - fa indicando prima George e poi me – voi due chiudete la sfilata.

- Noi due non faremo un bel niente – rispondo io.

- Oh sì, invece. – fa lei.

- Scommettiamo?

- Davvero conoscevi mia madre?

Con quattro parole Neville Paciock interrompe il nostro battibecco.

Ok, era una cosa prevedibile, un ragazzo che non ha mai visto i suoi genitori in uno stato mentale accettabile che pende dalle labbra di una tizia mozzafiato che racconta di conoscerli, vorrei solo che non credesse a tutte le boiate che lei va dicendo.

- Sì, certo che la conoscevo. – risponde Melena voltandosi dolcemente verso di lui – Siamo state amiche per la pelle per tipo un anno e mezzo, dal quarto fino a metà del quinto, , eravamo un gruppetto di sei ragazzine allora. Eravamo compagne di dormitorio, per i primi tre anni non me le ero filate granché, ma poi abbiamo fatto amicizia. È cominciata così.

- Balle. – commenta George. – Non dirmi, - fa rivolgendosi a Neville – non dirmi che credi davvero a quello che dice? Sveglia! Vuole solo fregarti, portarti dalla sua parte!

- Questo non è vero. – risponde Melena. – E posso dimostrarlo.

Posata la mela ormai ridotta a un torsolo sul tavolo si avvia verso la parete che ospita tre scaffali di libri. Noto solo ora che sono tutti libri babbani.

Tira fuori un volume di Piccole Donne e vi estrae una foto.

Girando i tacchi torna da noi, sbandierandola soddisfatta davanti a Neville e George.

- Da destra Elizabeth Roth, - fa spiegando la foto, che ritrae sei ragazzine di quattordici o quindici anni intente a sorridersi l’un'altra e a quanto pare incapaci di star ferme in posa – e poi Alyssa Laury, Conni, cioè Constance Raddcliffe, se non sbaglio, e infine Alice, ed io.

Neville afferra la foto dalla sue mani.

Ne ha già viste tante, di foto di sua madre, ed è in grado di riconoscerla, e quella lì è proprio lei.

Ha i capelli lunghi, mossi, di un castano chiaro che sfuma sul biondo, e due grandi occhi scuri ma luminosi. Ha davvero le lentigini come diceva la Halliwell, le cospargono le guance nei pressi del naso, ed indossa un cerchietto color arancio, ed indossa la camicia dell’uniforme lasciando slacciato un solo bottone. Ride di un sorriso gioioso, sincero, il sorriso con cui ogni ragazza dovrebbe ridere a quattordici, quindici anni, il sorriso che un tempo era il mio, quello con cui sono ritratta in tutte le mie vecchie foto con Ron, e con Harry, e con tutti gli altri, quel sorriso con cui credo che non riuscirò a ridere mai più.

- La foto l’ha scattata il mio ragazzo dell’epoca. – continua Melena, anche se lui ormai non le presta più attenzione – Mi pare che fosse Corvonero, si chiamava Marcus, o Mark, o…

- Perché avete rotto? – la interrompe Neville.

- Con Mark, dici? – fa Melena – E’ passato così tanto tempo, non ricordo, forse…

- Intendevo con mia madre. - la ferma Neville – Perché avete smesso di essere amiche?

- Oh, hum, ok, d’accordo. – risponde Melena – Come ho già detto non sono mai stata brava a tenermi un’amica. Ero solo una stronzetta di quindici anni consapevole del suo corpo mozzafiato che ha rovinato l’ennesima delle sue amicizie nel solito modo. Io e tua madre eravamo davvero molto amiche, di quell’amicizia strana di cui si può essere amiche solo a quindici anni, e si avvicinava il ballo di Natale, e lei era finalmente riuscita a farsi invitare da un ragazzo più grande per cui aveva una cotta da sempre. Il vestito che le aveva mandato sua madre era un tale disastro! Io le promisi di risistemarlo per lei… E poi, due settimane prima del ballo… L’ho già detto, ero una presuntuosa quindicenne davvero molto stupida, ed il tempismo di tua madre fu davvero molto discutibile, e insomma mi trovò imboscata nell’aula di Astronomia mentre m baciavo con il suo cavaliere. Non mi rivolse mai più la parola.

- Tu hai baciato mio padre!! – fa Neville sconcertato.

- No, no, certo che no! – risponde lui la Halliwell – Per Merlino, non era Frank il ragazzo per cui Alice aveva una cotta da sempre, no, Frank fu quello che la invitò quando la trovò in cima alle scale a piangere dalla rabbia e che non ebbe il cuore di non offrirle un fazzoletto, per poi invitarla al ballo a sua volta. È cominciata così, fra di loro: lui l’aveva invitata per compassione, e si innamorò di lei quella sera, mentre lei s’era già innamorata del suo fazzoletto. – conclude – Sai, - aggiunge dopo una brevissima pausa – si potrebbe anche dire che se io non avessi limonato con il ragazzo che le piaceva lei e Frank probabilmente non si sarebbero mai messi insieme, che ho contribuito a creare la loro felicità ventura, ma non mi hanno inviato una bomboniera per questo, né l’invito al matrimonio, o un biglietto con su scritto “ti abbiamo perdonata”, o qualcos’altro… Probabilmente non lo meritavo… - commenta amareggiata. – La foto puoi tenerla tu, dico davvero.

- Ma è tua. – tentenna Neville.

- Credimi, Alice vorrebbe che l’avessi tu. – risponde lei strizzandogli l’occhio. – E poi io ce li ho già quei momenti, li conservo tutti nella mia memoria, nel mio cuore, e mi fa piacere condividerli con te, dico davvero.

- Beh, allora grazie. – fa Neville sorridendo, mentre infila la foto nella tasca dei pantaloni.

- Sai, - fa Melena sorridendo – glielo avevo promesso. Quel vestito era orribile, ed io dovevo risistemarlo, glielo avevo promesso, ed avevo cominciato a lavorarci, ma poi… - si interrompe, non serve finire la frase, è chiaro che dopo la loro rottura del vestito non si sia più fatto nulla. – Ti prego, Neville, permettimi di mantenere la sua promessa. Permettimi di fare per te quello che non ho mai potuto fare per Alice, permettimi di chiederle scusa più di quanto non ho fatto allora. Non ho potuto ultimare il suo vestito. Neville, ti prego, permettimi di fare il tuo.

Cazzo.

- No, Neville, - interviene George infrapponendosi fra lui e la Halliwell – ti sta manipolando, non cascarci.

- Quale altro modo per farmi perdonare da lei, se non dare a suo figlio la sua migliore opportunità per sopravvivere? – insiste Melena.

Neville sta tentennando, è evidente.

- Neville, no, pensa al piano. – faccio io.

- Si fotta il piano, Hermione, - mi risponde lui – non capite quanto sia assurda questa storia? Vogliamo davvero presentarci in jeans e camicia alla parata? Perché i nostri compagni Tassorosso e Corvonero avranno degli abiti stupendi, ed io vorrei almeno provare a sopravvivere, quindi fate come vi pare, ma io ho intenzione di collaborare con lei. Melena, - fa poi tornando a rivolgersi a lei – se io avessi un’idea, un piccolo progetto per l’abito, mi aiuteresti a realizzarla?

- Sarebbe un’immensa gioia. – risponde Melena, mentre sul suo volto si accende un sorriso enorme.

- E se qualcuno non avesse la minima idea di quello che vuole? – chiede timidamente Natalie. – Ti inventeresti da sola qualcosa di buono?

E così il numero dei disertori sale a due.

- Per te ho già buttato giù sette bozzetti, tesoro, ne rimarrai sbalordita. – le risponde la Halliwell.

- Io avevo pensato a qualcosa di indiano, per rimanere fedele alle mie origini.

- L’oro e l’Irlanda si abbinano alla perfezione, giusto?

Calì, Seamus, ora siamo a quattro, e possono solo aumentare.

Eccolo il nostro brillante piano, il nostro ammutinamento che va in fumo.

- Perfetto, - si intromette George – allora e ti dico anch’io cosa ho intenzione di indossare: il maglione che mia madre mi ha fatto l’altr’anno per Natale.

- Smettila di fare lo stupido, così ti comprometti da solo, ti converrebbe fare come i tuoi compagni, collaborare. – risponde la Halliwell.

- Oh, no, starà benone. – lo appoggio io – Insomma, la signora Weasley è un genio coi ferri, e un bel maglione di laniccio è un ever green, sai come si dice, il grigio topo è il nuovo rosa… E poi la grande “G” rosso carminio al centro, un tocco di classe!

- Sarebbe una “F”, in verità. – mi corregge George.

Il chiacchiericcio dei miei compagni, che stavano amabilmente parlottando fra di loro su piccole idee in relazione agli abiti da indossare, tace all’istante.

Siamo come pietrificati.

- Sai, - fa rivolgendosi a Melena, ma poi abbassa gli occhi sul pavimento per continuare a parlare, come se non riuscisse a guardarla in faccia, o a guardare nessuno di noi – doveva essere quello con la “G” il mio, mia madre ce li faceva per distinguerci, lo ha sempre fatto, ma noi ce li siamo scambiati, io e mio fratello Fred, perché era più divertente così.

La sua voce è rotta dal pianto, ed è probabilmente una delle cose più strazianti che io abbia mai visto da quando tutta questa situazione è cominciata.

Sento le lacrime colarmi giù dagli occhi, e noto che intorno a me nessuno sta rimanendo indifferente a quella confessione, che le altre ragazze piangono come me, e che anche qualcuno dei ragazzi trattiene le lacrime.

Mi pulisco il viso con una manica della giacca e raggiungo George per stringerlo in un abbraccio.

- Lui è morto, - continua George in un ringhio che è un misto di dolore e rabbia – e ciò che mi fa più incazzare è che tutto ciò che mi rimane di lui è un maglione di un colore orrendo e la sua immagine che piange con me dal riflesso dello specchio. E questo, dolcezza, è il motivo per cui non permetterò mai, mai e mai che una donna come te, una donna che si fa sbattere da uno degli uomini che hanno contribuito alla sua morte, mi metta le mani addosso. I tuoi possono essere anche i migliori ideali del mondo, tesoro, ma non voglio accettare alcun aiuto da te, da persone come te, perché le vostre mani sono sporche del suo sangue e lo saranno per sempre, e non voglio esserne sporcato anch’io.

C’è silenzio. George si scioglie in lacrime fra le mie braccia e tutti quanti ci fanno il favore di tacere. Ogni singola parola sarebbe inadeguata, sarebbe fastidiosa, nauseante e fuori luogo.

Anche Melena Halliwell tace, lasciando spazio alle sue lacrime.

- E credi, - fa la donna quando lo vede rialzare il viso verso di lei – credi davvero che morire risolva la situazione? Che non provarci neppure sia il modo migliore per onorare la sua morte.

- Non permetterti di parlare di lui, né di me – risponde George – tu non hai la più pallida idea di quello che ho intenzione di fare.

- No, non ce l’ho, - afferma la Halliwell – eppure sento comunque di poterti aiutare.

- Non voglio il tuo aiuto.

- Lo vorrai.

Dopo aver sorriso enigmatica la Halliwell allunga una mano sulla fruttiera e prende divertita una mela rossa, piantandola fra le sue mani.

- Avanti, mordila. – dice.

- Chi mi assicura che non sia avvelenata? – domanda sarcastico George rigirandosela fra le mani.

- Se lo è ti risveglio con un bacio. – gli risponde lei strizzando l’occhio.

- Andata. – commenta George ponendo la bocca sulla mela.

Fin da quando stacca il primo morso, vedo la sua espressione dubbiosa e divertita mutarsi in una di estremo stupore e piacere.

- Ma questa è… - fa masticando.

- Mia! –fa Melena togliendogli il resto del frutto dalle mani. – Ma se accetti di tornare domani per preparare il tuo vestito giuro che ne avrai una tutta tua, e che ti insegno il trucco. Come puoi immaginare, potrebbe essere una mossa molto astuta, in Arena…

- Signorina Halliwell, - fa lui divertito – ma non è illegale? Potrei denunciarti.

- La mia parola contro la tua, bello, a chi crederebbero? Posso farle sparire in un attimo, e tu ti sei fatto già una pessima reputazione davanti alla McGranit, non stenterebbe a credere che tu stai semplicemente provando a diffamarmi. – domanda lei. – Lo abbiamo scoperto per caso, ai tempi della scuola, mi sorprende davvero che sia svanita come tradizione. Dico davvero, ragazzo, ti insegno il trucco. Allora, affare fatto? – domanda tendendo la destra verso di lui.

- Un altro morso. – fa George.

- Neanche per sogno, sono mie le condizioni. – risponde Melena – Domani potrai averne quante ne vuoi, affare fatto?

Il mio sguardo saetta da lei a George, da George a lei.

Cosa sta succedendo? In che modo può quella donna, in che modo può una mela, trascinare dalla sua parta anche la colonna portante della nostra resistenza?

Ed, ecco, sotto i miei occhi stupefatti, la destra di George che va a chiudersi intorno a quella della ragazza di Lestrange.

- Affare fatto.



* Per chi non avesse letto quel libro, e spero davvero che qualcuno ABBIA letto quel libro, Sir John Thomas era il nome che l'amante, appunto, della protagonista, dava al suo pene. Trattandosi del cane di Melena, non avrei mai potuto trovare nome più adatto.







*Angolo Autrice*

Ciao! Sapete, ho scoperto di essere alquanto lenta ad aggiornare, potrete mai perdonarmi?? Spero di sì!
Questo capitolo mi ha preso più pagine del dovuto (bel 16!), perchè era pieno di dialoghi, ed io ho un complicato rapporto con dialoghi, dato che DEVONO essere ultrarealistici, e questo vuol dire che ci impiego le ore per immaginarli alla perfezione, e poi per renderli, alla perfezione, e comunque poi non vengono mai come volevo io. E' frustrante.
Parliamo del capitolo adesso.
Punto primo, se Harry fosse stato in vita probabilmente la scena di Melena sul sei uguale a tuo padre sarebbe stata rivolta a lui, mi serviva più che altro per inquadrare il periodo scolastico di Melena, ma ho dovuto ripiegare su Neville, e così avete anche un bello scorcio dedicato a lui :-) Ho cercato in tantissimi siti l'anno di nascita di Alice e Frank Paciock, ma non li ho trovati da nessuna parte, e quindi ho inventato. Penso che la maggior parte delle persone se li immagini appartententi allo stesso anno, quello dei Malandrini e di Lily, io ho voluto rendere lei un anno più piccola perchè stesse nello stesso anno di Melena.
In questo capitolo vi ho dato un ENORME indizio sull'ex di Melena di cui vi avevo parlato, qualcuno di voi c'è arrivato? No? Sicuri? Fatemi sapere.
DITEMI CHE QUALCUNO HA LETTO QUEL LIBRO, vi prego! Lady Chatterly è da urlo, ed è un libro importante, LEGGETELO!!!
Poi poi poi... Ah, sì, l'ordine delle sfilata è congeniale, e vorrei davvero che chi ha scelto di partecipare all'iniziativa interattiva mi inviasse tutta la descrizione del vestito o la parte del capitolo, se ha deciso di scriverla lui, con la pubblicazione del prossimo capitolo. Avete ancora un po' di tempo, quindi, ma sbrigatevi! ;-)
Forse quando i ragazzi entreranno in Arena lancerò una seconda iniziativa, ma sarà un pò più complicata della prima, Boh...
Poi ci sono due cose che mi riprometto sempre di scrivere e che dimentico ogni volta, Allora, visto che la storia è scritta in prima persona, ovviamente quando saremo nell'Arena potrò seguire solo corso e percorso di Hermione. Quindi, dato che la ragazza si caccia in un sacco di guai ma non è comunque onnipresente, per mettervi al corrente degli avvenimenti più importanti che accadono agli altri concorrenti userò lo strataggemma usato nel film, ossia quello di presentarvelo tramite il commento di due telecronisti che descrivono o parlano di quello che è successo. Le loro parti saranno scritte in corsivo, per non confondermi. E così arriviamo al secondo problema, ossia i DUE telecronisti. Ovviamente il primo sarà Rita Skeeter, ma per il secondo non so davvero cosa fare, non voglio inventare un personaggio, ma di quelli della Rowling so che uno soltanto sarebbe adatto all'incarico ma... se usassi GILDEROY ALLOCK, la cosa darebbe problemi a qualcuno? No, sapete, perchè lui sarebbe PERFETTO per quella parte! Non so ancora cosa inventarmi per giustificare la sua presenza, ditemi semplicemnte che ne pensate dell'idea.
Poi, che altro dire... Ah, sì, scoprirete il segreto delle mele di Melena nel prossimo capitolo, ma penso che fosse comunque facilmente intuibile. 
Non mi viene davvero in mente altro, ma probabilmente ho comunque dimenticato qualcosa. Fa nulla!
Ci si vede nel prossimo capitolo! Baci, cari, e grazie per l'attenzione!

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