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Autore: Kim WinterNight    14/03/2013    1 recensioni
Altro breve spin off dalla mia long 'Jemy', stavolta dedicato a Grace.
La ragazza si ritrova a buttar giù le sue sensazioni, dopo aver rivisto Jeremy dopo tanto tempo. Pensa di scrivergli una lettera che non è sicura di volergli far leggere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Jemy'
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Caro Jeremy,

 

          non so perché ti sto scrivendo questa lettera e non so se tu la leggerai mai, però ho davvero bisogno di mettere nero su bianco ciò che provo.

Io e te ci conosciamo da tanto tempo, eppure ora come ora non ci sono parole per noi. Oggi ti ho rivisto per la prima volta dopo anni e non sono riuscita a far altro che mormorare un flebile ‘ciao’, imbarazzata come mai mi era accaduto con te. Siamo sempre stati così affiatati, abbiamo combinato di tutto durante gli anni dell’infanzia e preadolescenza. Ti ricordi quando facevamo il mercatino dell’usato per strada? Avevamo venduto tutti i nostri fumetti! Incredibile, col senno di poi ho rimpianto infinitamente quel momento. Vorrei averli indietro, quei giornaletti. E quel giorno in cui ce l’eravamo presa con Jorge Burnt? Aveva una faccia da idiota quando scoprì che avevamo gettato nella spazzatura la sua fionda! E la signora Beatrice Malone? Lei sì che sapeva come farsi rispettare, vero?

Tutto era fantastico, allora, non credi anche tu?

Ma adesso, certo, adesso è diverso. Adesso per noi sono rimasti solo dei saluti che non so se, da parte tua, siano sinceri o solo di circostanza. Potresti pensare che devi salutarmi, che ti tocca perché comunque ci conosciamo, che comunque tra noi c’è stato qualcosa.

Ma cosa?

Non lo so, non lo so più. A quei tempi mi sembrava che fossimo amici, che tra noi ci fosse un rapporto di complicità e che nutrissimo un certo affetto l’uno per l’altra, nonostante ci fosse April che faceva da pacere ai nostri continui battibecchi. Ti vedevo come un fratello minore, perché allora non eri certo come sei adesso, tu lo sai bene.

Sei cambiato, sei diventato un ragazzo, quasi un uomo. E io, impacciata come sono, non riesco a nascondere del tutto l’imbarazzo che provo nel rivedere il tuo viso, quei capelli che ti rendono bellissimo e affascinante. Mi sento bruciare dentro quando la tua risata mi è giunta alle orecchie, quando il tuo saluto ha spezzato la monotonia dei miei giorni. Non mi aspettavo assolutamente di provare certe sensazioni, non per te, almeno.

Dal giorno che quella stronza di Cassandra mi ha fatto credere che tu le avessi fatto un torto, da quel preciso – fottuto – giorno, tu non sei mai più stato lo stesso, con me. Sei diventato freddo, hai evitato accuratamente di giocare o parlare troppo con me, nonostante fossimo legati da April e gli altri. E allora, per me, fu un duro colpo. Solo ora me ne rendo conto, solo ora che non abbiamo niente da dirci, che non abbiamo più niente su cui battibeccare, nessuno da schernire…

Siamo solo Grace e Jeremy, due ragazzi che non hanno più nulla a che vedere, se non qualche vago ricordo di infanzia che li ha – a mio avviso e solo mio avviso – legati, almeno per un po’.

Oggi, dopo tanto tempo, mi sono accorta che è stata tutta colpa mia, che Cassandra è sempre stata odiosa e falsa nei nostri confronti, credo che fosse gelosa del rapporto che noi tutti avevamo, del fatto che non la volessimo tra i piedi. E, invidiosa com’era, ha pensato di colpire noi due e ci è riuscita.

Ho sbagliato tutto, ero così stupida e idiota, una vera e propria imbecille!

Se solo ci ripenso, mi prenderei a schiaffi. È stato doloroso starti antipatica per tanto tempo, mentre April continuava a frequentarti perché lei era sempre stata dalla tua parte, giustamente.

Forse ero gelosa, non so precisamente cosa provassi, ero solo un’insulsa ragazzina deficiente, non potevo comprendere tanti dei sentimenti che ora mi appaiono così chiari e ben definiti.

In primis, c’è il rimpianto. Avrei voluto comportarmi diversamente, avrei voluto non credere a Cassandra, avrei voluto essere diiversa, magari come April. O forse non come lei, ma meglio di lei. Ma ormai, quel che è fatto è fatto, non si può più tornare indietro.

Poi, c’è l’imbarazzo, quello che oggi non mi ha permesso nemmeno di chiederti come stai.

Al seguito, il desiderio irrefrenabile di poter ancora recuperare – o meglio, ricostruire – quel rapporto che io stessa ho distrutto.

Eravamo dei bambini, è vero, eppure quell’episodio è bastato ad allontanarci, probabilmente per sempre.

E io, Jeremy, non voglio che questa sia realtà, voglio che il futuro possa avere in serbo per noi qualcos’altro, qualcosa di diverso e maturo, qualcosa che potrebbe assomigliare all’amicizia che non abbiamo mai coltivato, quell’amicizia acerba che si basava su giornate infinite passate a combinarne di tutti i colori, come solo gli infanti sanno fare.

Ripeto, non so se queste parole arriveranno alla tua attenzione, ma se mai dovesse accadere, sappi che io ci sono, sono pronta a riprendere da dove abbiamo interrotto o, se preferisci, ricominciare daccapo e vedere come va. Ma forse tu non hai lo stesso interesse, non lo so e non ho nemmeno il coraggio di chiedertelo, entro nel panico più totale al solo pensiero di dirti più del solito ‘ciao’.

Non so cos’altro dire, perciò ti lascio.

Con affetto,

 

Grace

  
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