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Autore: Friedrike    16/03/2013    3 recensioni
"La Ballata dell'Amore Cieco" (O della Vanità) di Fabrizio De André.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Un uomo onesto, un uomo probo, 
s'innamorò perdutamente,
di una che non lo amava niente." 
 
Aveva lunghi capelli biondi e gli occhi color del mare, lo stesso mare che si divertiva a guardare per delle ore, per poi ridere correndo vicino la riva, bagnandosi i piedi scalzi e scappando via. Ed intanto allontanava una ciocca di capelli dalla guancia, ché il vento glieli aveva scompigliati ed il suo sorriso si faceva più ampio e le lasciava scoprire i denti bianchissimi, le labbra rosee e carnose, ma mai volgari.
Lui la osservava da lontano, non osando avvicinarsi, lei non avrebbe mai potuto ricambiarlo, erano troppo diversi. Inoltre, non lo conosceva nemmeno un po'.
E lui la guardava, giorno e notte, scorgendola di tanto in tanto dormire, abbandonata su una coperta sulla spiaggia, le onde che le cullavano il sonno.
Quando s'accorse di lui, arretrò spaventata, mettendosi seduta, suo malgrado. 
Lo guardò negli occhi.
 
"Gli disse: 'Portami domani 
il cuore di tua madre per i miei cani.'" 
 
Gli sorrise ed accarezzò l'enorme cane nero seduto alla sua sinistra.
Lui s'alzò annuendo, non riuscendo a capire come cotanta bellezza potesse rivolgere a lui la sua attenzione. Subito capì di dover ubbidire. 
Scappò via dalla spiaggia e arrivò in fretta e furia nella casa, nella quale abitava con la madre e nessun altro. La povera vecchia lo guardò col terrore negli occhi mentre lui brandiva il coltello da cucina come una spada e la pugnalava. Ormai esanime, la donna cadde per terra e in qualche minuto la vita abbandonò il suo corpo. 
Lui le strappò il cuore e lo mise in uno scrigno, le mani sporche del sangue della donna che gli aveva dato tutto, sul viso un piccolo sorriso nervoso. E quel tic di chiudere con fare ossessivo gli occhi un paio di volte consecutivamente non l'abbandonò mai. 
Tornò dal suo sole, dal suo cuore, dal suo tutto il giorno dopo e s'inginocchiò con umiltà porgendole lo scrigno. 
 
"Gli disse: 'Amor, se mi vuoi bene, 
tagliati dei polsi le quattro vene.'" 
 
Il coltello l'aveva ancor con sé, non gli fu difficile appoggiarlo sui polsi, ma non volle fallo davanti a lei, aveva un po' paura. Lei non avrebbe mai amato un codardo. Lo stava sfidando e lui avrebbe accettato. Allora se ne ritornò alla sua piccola e grama abitazione, poco distante, e si tagliò le vene, appoggiando poi la nuca alla parete, chiudendo gli occhi scuri, dolci ed insicuri. 
Prima che le forze l'abbandonassero, tornò da lei e cadde ai suoi piedi. 
 
"Gli disse lei ridendo forte: 
'l'ultima tua prova sarà la morte.'"
 
Lei continuò a ridere quasi convulsivamente, volteggiando a piedi nudi sulla sabbia, il vestito leggero svolazzava al ritmo del vento. 
Lui non capì, ma non seppe disubbidire. 
Continuava a dirsi che, forse, se l'avesse assecondata ancora, prima o poi lei lo avrebbe fermato e l'avrebbe amato per sempre. 
Sentì sempre più lontana la vita e sempre più vicina la morte, ma gli angoli delle sue labbra sottili erano ancor rivolte all'insù. 
Si mise su un fianco e tese la mano verso la sua, ma lei arretrò e continuò ad osservarlo divenire sempre più pallido e debole, con le labbra appena schiuse e lo sguardo incredulo.
 
"Ma lei fu presa da sgomento,
quando lo vide morir contento."
 
Il sangue macchiò irreparabilmente la coperta di seta leggera sulla quale lei dormiva e lui era ormai divenuto silenzioso ed immobile, col volto sereno, del tutto lontano da quella coperta che non voleva contaminare col suo sangue sporco.
E lei non seppe che fare per diversi minuti, lo studiò prima con perplessità, poi stupore, poi dolcezza, infine indifferenza. 
Si piegò sulle ginocchia ed appoggiò una mano sulla sua guancia, poi si voltò e dandogli le spalle si mise ad osservare il mare. 
Su di lui rimase di lei soltanto un petalo di fiore, caduto dalla sua corona. 
  
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