-CAPITOLO 4-
“Nella mia mente irrompe il mare”
Il mattino seguente Ash partì alla ricerca di quell’unico
pokemon che non aveva trovato ad attenderlo la sera
prima.
Si premurò di passare a casa di Vera
per prendere Misty: la comunità aveva infatti affidato a lui l’ingrato compito di iniziarla
all’allenamento.
Quando Vera scese nel giardino
posteriore per chiamare la ragazza, fece in modo di comunicarle con poche parole tutto il suo disprezzo per la situazione.
«Ash ti vuole!»
Era molto più che un’affermazione o
un’informazione, detto da lei suonava come una pesante accusa. In quelle tre
parole si celava per Vera la fine dei suoi sogni.
«Temevo stessi dormendo!» disse Ash, indicandole la strada che dovevano percorrere.
Lei lo guardò poco convinta «Guarda
che è mezzogiorno!»
«Io mi sono svegliato adesso!»
Misty scoppiò a ridere e
si accorse effettivamente che il ragazzo aveva l’aria molto assonnata e che
sbadigliava ogni due parole.
«Qualcosa da ridire?»
«Per la verità… sì,»
obiettò Misty «mi hai costretta a svegliarmi
prestissimo durante il viaggio e ora scopro che sei un dormiglione!» Era
alquanto contrariata. «Sei una contraddizione vivente!»
«Forse non ti sei mai resa conto
della possibilità che ci seguissero,» replicò sarcastico.
«Non era il caso di passare il tempo dormendo!»
Misty non era
intenzionata a farsi battere in quel confronto verbale.
«Non mi sembra il caso neanche ora visto che mi devi fare da insegnante!»
Sentendosi ricordare il suo compito,
Ash fece una smorfia. «Quando mi ero offerto di
insegnarti non eri così entusiasta come ora che sono
stato obbligato» osservò.
Misty cercò in fretta
qualcosa con cui ribattere. «Adesso voglio imparare,»
disse convinta.
Ash lasciò cadere la
questione. Avevano da fare e stuzzicarla, per quanto divertente, non sarebbe servito a molto.
«Prima dobbiamo fare una cosa!» le
annunciò.
«Uh?» lei lo guardò interrogativa.
«Charizard»
si limitò a dire il ragazzo.
Per Misty
quella non era una spiegazione. Ignorava cosa fosse un charizard.
Ash aveva
perfettamente intuito il suo disagio. Lo capiva dallo sguardo stranito e
dall’espressione contrariata. Ma non intendeva
spiegarle nulla. Sul suo viso si disegnò un sorrisetto
soddisfatto. Umiliare la principessa lo divertiva.
Misty gli rivolse
un’occhiata furente. Portò le mani alla sfera che aveva al collo e il suo starmie si materializzò accanto a lei.
«Lottiamo!» disse «Ora»
La principessa desiderava
essere umiliata di nuovo, si disse Ash.
«Pikachu
vacci piano,» disse al suo pokemon.
«Pika!» lo
rassicurò il topo giallo.
«Principessa, ti lascio l’onore
della prima mossa»
Misty cercò di
trasmettere la propria determinazione al suo pokemon.
Starmie ricambiò lo sguardo sicuro della ragazza.
Avrebbero dimostrato a quello sbruffone che anche loro valevano
e meritavano rispetto.
«Mostra ciò di cui sei capace!»
Starmie eseguì l’unica
mossa di cui era a conoscenza: un saltello incerto e goffo.
Pikachu guardò perplesso
il suo allenatore, chiedendogli cosa dovesse fare.
«Misty»
chiese Ash con una certa rassegnazione nella voce «che
roba è quello?»
I patetici tentativi della stella
marina non si erano ancora esauriti.
«È uno Splash» replicò orgogliosa la
ragazza. Era fiera di quella mossa e non aveva idea di come allo sguardo
esperto dell’allenatore quella scena risultasse non
solo ridicola ma anche umiliante.
«Ero convinto che solo i magikarp fossero così inetti! Lasciamo perdere, pikachu»
«Come lasciamo
perdere!» si indispettì Misty. «Devi rispondere alla
mia mossa»
Ash fece un segnale al
suo pokemon. Pikachu si
avvicinò a Starmie ed eseguì la mossa schianto. Il pokemon
nemico vacillò e cadde all’indietro, ponendo fine ai saltelli.
«E ora possiamo andare?» ribadì Ash con una punta di
esasperazione nella voce.
Misty era troppo delusa per replicare.
«Avanti corri!» le disse Ash, scappando via, correndo sul sentiero bianco in mezzo
ai prati.
Un verde intenso. Solo questo vedeva
Misty mentre lo inseguiva.
Raggiunsero il mare. Un ponte di
pietra bianca si ergeva sull’acqua. Misty ebbe un
fremito guardando le onde che si infrangevano rapide e
violente sulla spiaggia. Accanto al ponte bianco, troppo malandato per poter
essere usato, ce n’era un altro, in ferro, solido, probabilmente sicuro.
Ash si era gettato a
terra, guardava le onde, Misty gli si era seduta
accanto.
«Quel ponte è sospeso sull’acqua.
Porta a sud. Un tempo arrivava molto più lontano. Ma
adesso è solo un rottame. Prenderemo quello in ferro»
La strana malinconia nella sua voce
contagiò anche lei. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla pietra bianca.
All’improvviso vide delle figure su
quel ponte, nette e distinte.
Riconobbe se stessa e un Ash più giovani. Ridevano.
Si stropicciò gli occhi. L’immagine
scomparve.
Cosa aveva visto? Diede un’occhiata ad Ash, sembrava
non si fosse accorto di nulla. Doveva averlo immaginato.
«Ash cos’è
la Lega pokemon?» chiese Misty,
ripetendo il nome della competizione di cui aveva sentito parlare la sera
prima.
«Ma cosa ti insegnavano
palazzo?» Non credeva che l’ignoranza del mondo esterno di spingesse a tal
punto «La lega è il più grande campionato di
allenatori pokemon esistente. Cinquecento anni fa
erano più numerose, oggi è rimasto questo. Si svolge
su un’isola al largo di Kanto e vi arrivano
allenatori dagli altri continenti»
«Esistono allenatori anche al di
fuori di questa regione?»
Ash annuì soddisfatto.
«Come vedi
non siamo così emarginati»
Nel corso della storia gli
allenatori erano stati allontanati dai piccoli regni come Cerulean
e avevano formato degli agglomerati in ogni continente. Vivevano come comunità
indipendenti, prive di un sovrano. Nessun regno aveva il coraggio di reclamarle
come proprietà. Per precauzione però gli allenatori tenevano nascosti i loro
centri, avvalendosi delle capacità dei loro pokemon
«Vieni!» Ash
si era alzato e si dirigeva verso un capanno malridotto, vicino alla spiaggia.
«Cosa c’è
lì?» domandò la ragazza.
«Bici»
Ash mosse il
lucchetto, tentando di farlo scattare. Scambiò un occhiata
con il suo Pikachu. Il pokemon
lo distrusse con un superfulmine.
All’interno il capanno era più sporco
e malandato di quanto sembrasse all’esterno.
«Vieni!» la chiamò di nuovo Ash.
Misty non aveva affatto
voglia di entrarci: sicuramente ci sarebbero stati degli insetti. A conferma
dei suoi sospetti un Surskit uscì dal capanno.
Misty urlò e guardò
impotente il pokemon.
Da dentro le
giunse la risata di scherno di Ash.
«Non ti farà nulla! Vuoi venire o
no?»
«Ehm, io passo!»
«Vieni!» ribadì
in tono imperioso.
La ragazza aggirò il grosso ragno ed
entrò titubante. C’erano numerose biciclette accatastate. Ne prese una: era
piena di polvere e aveva le ruote sgonfie, ma quella sembrava essere la
condizione generale.
«Ash!»
«Che altro
c’è?»
«Non sono sicura di saper andare in
bici!»
A dispetto delle sue preoccupazioni,
Misty riuscì a tenersi in equilibrio su quel ferro
vecchio. Era abbastanza sicura di non essere mai andata in bici neanche da
piccola, eppure le sembrava che quell’abilità le
appartenesse, quasi l’avesse sperimentata in un’altra vita.
Ash procedeva spedito.
Il cammino era lungo, il ponte seguiva la costa e ad ogni svolta sembrava
continuare all’infinito. Misty si chiese per quale
motivo costruire un ponte sul mare e non una strada sulla costa: probabilmente
era un altro dei misteri andati perduti con l’ultima era.
Il paesaggio le sembrava così
malinconico e selvaggio che, se Ash non avesse avuto
tanta fretta, si sarebbe fermata a contemplarlo, incapace di staccarne lo
sguardo. Se si fosse fermata o avesse prestato più attenzione, avrebbe visto
ciò che ad Ash non era sfuggito: a guardare fra i
cespugli sulla riva, vicino ai massi della scogliera, fra le fronde dei vicini
alberi si sarebbero potuti vedere centinaia di pokemon
selvaggi, non abituati alla presenza di allenatori,
liberi e ignari del mondo e dei guai che li circondano.
Fra questi pokemon
Ash non scorse il suo charizard.
Aveva una vaga idea di dove potesse essere: un ricordo
di un luogo che lui e il pokemon avevano amato. Il
ponte improvvisamente deviava verso costa, Ash imboccò quella strada, guidando la principessa
verso uno spiazzo erboso.
Lì, quando era ancora un charmender, lui e il suo pokemon
si erano conosciuti.
Guardò il cielo, senza distogliere
mai lo sguardo. Misty non capiva e teneva gli occhi
incollati su di lui, aspettando che qualcosa succedesse.
«Charizard
è un pokemon. Il mio pokemon.
Assomiglia a un grosso drago rosso. Quando
arriverà non potrai non accorgertene» la illuminò il ragazzo.
Pochi istanti dopo aver detto quelle
parole, l’aria ebbe un fremito. Una folata improvvisa di aria
caldissima gettò entrambi a terra. Un pokemon gigantesco
e molto arrabbiato era atterrato proprio davanti a loro.
«Charizard!»
lo chiamò felice Ash.
Il pokemon
non si mosse per venirgli incontro, si limitò a
scrutarlo.
«Resta indietro!» Ash avvertì Misty. Ad un cenno
del ragazzo, Pikachu si affiancò alla principessa,
pronto ad aiutarla.
«Non sembra molto contento di
rivederti» osservò la ragazza, velata dalla preoccupazione che il pokemon potesse decidere di attaccarli.
«Buono!» Ash
avanzò verso di lui. «Sta buono»
Il pokemon
fremeva, alzò la testa verso il cielo ed eseguì un potente lanciafiamme. L’aria
si riempì di fuoco, il caldo divenne insopportabile, respirare era impossibile.
Misty aveva le lacrime
agli occhi per il fumo e continuava a tossire senza interruzione. Eppure vide Ash avvicinarsi al pokemon. Vinse il suo istinto di allontanarsi da quella
scena, di scappar via, e si avvicinò. Strattonò il ragazzo per un braccio,
ingiungendogli di andar via. «Ti ucciderà!» gli disse. Ash
non replicò, si liberò solo della sua stretta e continuò a camminare verso
quello che era stato un suo amico.
«Ti ricordi di me?»
Gli occhi gialli e penetranti del pokemon incontrarono quelli di Ash.
«Sono io!»
Sì, lo riconosceva. Sapeva che
quello era il suo allenatore. Lo aveva saputo fin dall’inizio. Era il ragazzo
che lo aveva rifiutato, lasciandolo a casa, mentre portava i migliori a
combattere per lui alla Lega. Non poteva accettarlo. Urlò la sua disperazione
al vento, ma non attaccò di nuovo.
La sua attenzione fu attratta da un
guizzo rosso: una ragazza che piangeva accanto all’allenatore. Vedendoli
insieme, improvvisamente il pokemon seppe che quella
era la cosa più giusta che accadeva sulla terra da quando i leggendari
l’avevano abbandonata. Così giusta che poteva persino placare
la sua ira.
«Bravo, Charizard!»
Ash
festeggiava la fine delle ostilità da parte del pokemon. Ora poteva
toccarlo, accarezzarlo e fargli sentire fisicamente la sua presenza. Anche Pikachu andò a salutare il
suo vecchio compagno ma se negli occhi del piccolo topo giallo non c’era altro
che gioia, in quelli del drago dominava l’invidia.
L’aria era di
nuovo tersa e in quell’improvvisa calma sembrò
che tutto l’accaduto non fosse stato altro che una fantasia, una parentesi
insignificante.
«Purtroppo dobbiamo portare le bici
indietro, altrimenti avremmo potuto usare Charizard, però…» ragionava il ragazzo. «Misty ti va di volare? Possiamo fare un giro e poi tornare
qui a prendere le bici» le chiese improvvisamente pieno di entusiasmo.
Ovviamente Misty
non aveva mai volato.
Si diresse ugualmente spavalda verso
il pokemon. Charizard si
piegò il più possibile per permettere a quella ragazza che
lo aveva incuriosito di salire sul suo dorso.
«Regggiti!»
le ordinò Ash, davanti a lei.
«A cosa?» replicò la ragazza, non
vedendo punti di appoggio fra le scaglie perfettamente
lisce del pokemon.
«A me, stupida!»
«Cosa?»
fece un misero tentativo di replicare.
«Vuoi cadere, sfracellarti al suolo?
Io poi cosa racconto agli altri?»
«Io scendo!» annunciò Misty.
Ma era troppo tardi. Charzard si era già librato in volo. E
Misty fu costretta ad aggrapparsi, prendendolo come
un insulto personale e qualcosa da far pagare allo strafottente che aveva
davanti.
Volavano da pochi minuti quando
iniziò a sentire dolore. Era certa che non c’entrasse nulla con il trovarsi in
aria. Fino ad un istante prima del dolore fortissimo
alla testa si era sentita in paradiso, non esisteva nulla di più bello ed
entusiasmante che volare.
Quella sensazione era strana,
stranissima, le sembrava che un fiume le scorresse in testa, che un oceano
facesse sentire il suo rombo senza interruzione nella sua mente. Non si accorse
di aver smesso di respirare, di aver abbandonato la presa ed essere scivolata
totalmente addosso alla schiena di Ash.
Non si rese conto che a tenerla in vita in quel momento era solo il dolore e
quello straordinario richiamo verso l’acqua.
Sentire improvvisamente un contatto
così forte con la principessa fece comprendere ad Ash
che qualcosa non andava. La ragazza si era sempre tenuta alla
massima distanza, rischiando anche di cadere, quel contatto non poteva
che significare guai. Si volse per controllare cosa stesse
accadendo. Vedendola quasi del tutto incosciente cercò di girarsi per
sostenerla e fare in modo che non cadesse.
«Misty!»
la chiamò ripetutamente. Poiché non rispondeva e non
reagiva mentre lui la scuoteva in precario equilibrio, ordinò al pokemon di atterrare.
Erano di nuovo sul ponte. Ash la stese a terra, ma lei continuava a tremare, a
scuotere la testa e a tenere gli occhi serrati.
Ash fermò Pikachu, intenzionato a farla riprendere utilizzando
l’elettroshock. Ma il ragazzo non era certo che
avrebbe reagito positivamente ad una scossa elettrica, nonostante questo
rimedio avesse salvato lui più di una volta. A preoccuparlo maggiormente era
l’assenza di respiro.
Misty aprì gli occhi. Ma era uno sguardo strano, perso, distante e non cosciente.
Completamente blu. La pupilla era diventata un minuscolo foro nero, perso
nell’azzurro. Il che era strano: Ash
ricordava perfettamente il colore dei suoi occhi, un semplice verde. Quell’azzurro era strano e innaturale e invadeva
completamente l’occhio, come se una qualcosa di lucido e semi-trasparente ne occultasse il normale aspetto.
Guardò verso di lui, senza realmente
vederlo. Si alzò con lentezza infinita e si diresse verso il parapetto del
ponte. Fissava l’acqua, ne sentiva l’urlo nella testa.
Ash era stato colto di
sorpresa, ma riuscì comunque ad afferrarla quando si
accorse che lei aveva intenzione di buttarsi.
«Misty,
che cavolo stai facendo?»
Nessuna risposta.
Inspiegabilmente la ragazza scivolò
via dalla sua forte stretta come se non la stesse
tenendo affatto, come se fosse liquida. E andò
incontro al mare.
Il contatto repertino
con la superficie del mare, agitato in quel tratto e solcato da una miriade di
onde, la risvegliò all’istante. Come il suo corpo scivolò in acqua il dolore
scomparve e lei vide tutto di nuovo.
Stava affogando e inghiottendo acqua
salata. Non riusciva a nuotare, vinta da una stanchezza insopportabile e mai
provata prima. Le sembrava che ogni singola cellula del suo corpo fosse stata
svuotata dell’energia necessaria per continuare a vivere. Si stava spegnendo e
in quel mare sarebbe morta.
«Ash!» chiamò
con un filo di voce. Il rombo dell’acqua inghiottì il suono.
Per decidere di buttarsi ad Ash non fu necessaria quella richiesta di
aiuto non udita, si gettò in acqua pochi istanti dopo di lei, lasciando
sul ponte Charizard, che non sarebbe sopravvissuto al
contatto con l’elemento a lui avverso, e pikachu,
troppo piccolo per vincere le onde.
«Misty!»
la chiamò, nuotando attraverso le onde, cercando di raggiungerla.
La ragazza parve udirlo, ma non
aveva la forza per rispondere, non aveva la forza per nuotare verso di lui e
non aveva la forza necessaria per contrastare l’onda che la portò sottacqua.
Ash la vide andar giù.
Cercò di scendere anche li per raggiungerla. Nuotava
più forte che poteva. Maledisse il mare che proprio
quel giorno doveva essere mosso. Fu aiutato nel ritrovarla proprio da un’onda
che lo travolse. Superò lo stordimento del colpo, il dolore accecante provocato
dal sale negli occhi. La raggiunse. Chiuse gli occhi, non potendo sopportare
oltre il bruciore. Cercò a tastoni la sfera che Misty portava al collo. Dalla sfera emerse starmie. Senza quel pokemon
sarebbero morti entrambi. La stella marina li tenne a galla. Ash gli ordinò di eseguire rapidigiro
per volare il aria e arrivare direttamente sul ponte. Ma starmie non era capace.
«Allora surf» chiese Ash.
Neanche questa mossa poteva essere
eseguita.
«Ti prego, dimmi che sai fare
qualcosa di diverso dallo splash di prima»
Starmie scosse in segno di
diniego la punta a cui era aggrappato con una sola
mano Ash. Con l’altro braccio era impegnato a
sostenere Misty.
«E allora
nuota fino a riva-
Ad Ash
sembrò un’impresa impossibile, viste le onde, la corrente che li portava a
largo e la distanza, ma Starmie ce la fece e li portò
alla spiaggia. Poco dopo furono raggiunti, volando, dagli altri due pokemon.
Charizard accese un fuoco
con una fiammata per scaldarli. Ash riuscì a
trascinare Misty lì vicino. La ragazza rispondeva debolmente
a qualsiasi cosa l’allenatore le chiedesse.
«Stai bene?»
«Sì» disse in un lamento.
«Ce la fai a stare in piedi?»
-Che domanda idiota-
«Ehi, io ti salvo e tu mi tratti
così!» Stavano spendendo le ultime energie per litigare.
In effetti Ash si rese conto che la sua domanda era stupida, lui
stesso aveva appena la forza di respirare.
Restarono sdraiati, immobili e
addormentati sulla spiaggia fino al tramonto.
«Misty
dobbiamo andare» la chiamò dopo che entrambi ebbero aperto gli occhi. «Tutti si
staranno chiedendo dove siamo»
«No, se torniamo in questo stato ci chiederanno spiegazioni ed io non voglio!»
«Dimmi la verità, Misty, questo pomeriggio cosa è successo?»
Misty esitò.
«Vorrei saperlo anch’io»
Una vaga idea l’aveva, ma non era il
momento di comunicargliela.
«D’accordo, allora restiamo qui!»
Si addormentarono di nuovo sotto il
cielo stellato, con il rombo del mare nelle orecchie e la sabbia tra le dita.
Sembravano aver perso ogni capacità di restare coscienti o
ogni volontà di esserlo.
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Chiedo perdono per il ritardo, ma
questo capitolo è davvero importante per la storia e dovevo
rivederlo. Tra l’altro sto impazzendo per mettere le virgolette caporali, avevo scritto tutto con i trattini ma così mi piace di più! Purtroppo
con questo finiscono i capitoli
corretti, per cui non potrò assicurare una gran
puntualità, molto purtroppo dipende dalla scuola… neanche un mese e sono già
stressata.
Devo dire che le nuove puntate dei pokemon, lunghezza a parte, mi piacciono davvero molto. Lucinda
mi ricorda un po’ Misty quando litiga con Ash, ma ovviamente lei è insostituibile^^ Quand’è che lo
capiranno anche i produttori? Comunque odio Lucinda
quando è senza cappello, non si può guardare.
JuliRikaKira:
ma certo che andrò avanti! Sono troppo affezionata a questa storia, ad Ash e Misty (possibilmente
insieme) per non andare avanti!
_vivitheblackwizard_
come avrai letto il pokemon
non era aipom. Ho preferito scegliere un pokemon delle prime serie anche perché ho sempre
considerato il rapporto tra charizard e Ash molto particolare e bello. E poi Charizard
ha una motivazione per essere rimasto in disparte, se si fosse
trattato di aipom più che altro sarebbe stato
un dispetto. Per quanto riguarda le squadre… sono ancora in via di definizione!
Invece per Brock e Joy ci
sarà più spazio in seguito (ma niente di così macabro come ritrovare il corpo! Anche
se ce lo vedo troppo Brock
che le costruisce un mausoleo!)
Liu:
temo che in effetti la mediaste abbia diviso di
proposito le puntate, del resto era già stato fatto. Consoliamoci con le fanfiction!
Kogarashi, ila, Crazy dark queen: io adoro Brock, è uno dei
miei personaggi preferiti, sono contenta che lo
troviate divertente nella mia storia!
Fedina: non è che Violet
sia stata incoronata, è destinata al trono qualora Misty
non tornasse. Ash
innamorato? Uh, Ash è troppo ingenuo per ammetterlo o anche solo accorgersene.
Cosa è
successo a Misty? Cosa c’è
nel chip? Ad Ash piace Misty?
Al prossimo capitolo
*****StoryTeller*****