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Autore: Dave1994    17/03/2013    3 recensioni
Skyrim, poco prima della resurrezione dei draghi e del ritorno di Alduin.
Una terra immersa nel mistero e nella magia...talvolta così antichi da trascendere persino il tempo stesso.
Due universi che si incontrano,per ridipingere un passato sconosciuto e incredibile.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ashlotte avanzò lentamente verso il corpo dello stregone riverso per terra, le braccia spalancate come per farsi notare da qualcuno sopra di lui da qualche parte lassù nel cielo. I suoi erano passi malfermi, insicuri, come di chi non sa bene come scaricare il proprio peso sul piede giusto per evitare di stramazzare svenuto al suolo. La spalla non aveva cessato di mandare ogni tanto sporadiche ondate di un dolore sordo, penetrante come la lama di un pugnale dalla quale però differiva su un solo aspetto. Non provava una sensazione di gelo come quello trasmesso dal metallo, ma un pulsare caldo e rivoltante proveniente da qualche centimetro sotto l'attaccatura tra clavicola e scapola: mosse il braccio destro fino a formare un angolo di novanta gradi con la spalla affianco e ringhiò di dolore al pari di una bestia, avvertendone una scarica pungente come se mille frammenti di vetro le fossero stati posti in quel punto. Il mago doveva averle spezzato sicuramente qualche osso, altro che lussazione!

Intanto attorno a lei la nave stava rapidamente bruciando. Lingue di fuoco sempre più alte si alzavano progressivamente dagli alberi di mezzana, di tronchetto e da quello maestro, alimentandosi del legno e delle vele soprastanti come un demone famelico e crudele dai riflessi rossastri e sinistri. Tra poco l'incendio avrebbe lambito anche il ponte, per poi divorarlo interamente assieme a carena e chiglia. Della nave non ne sarebbe rimasto niente di più che uno scheletro annerito e bruciato, condannato a vagare alla deriva per il mare fino a schiantarsi contro gli scogli di una costa dal nome sconosciuto.

Doveva fare in fretta. Non era odore di polvere da sparo quello che sentiva permeare l'aria? Quei due scellerati avevano rubato un brigantino da trasporto di armamenti imperiali e lei non si era data nemmeno la briga di controllare. Sarebbero saltati in aria, se non avesse fatto in fretta.

Ma come diavolo poteva trasportare il prigioniero, prima fuori dall'imbarcazione in fiamme e poi fino a Solitude, in quelle condizioni?

Non avrebbe mai dovuto accettare quel lavoro. Si era rivelato un'autentica fregatura fin dal primo momento, e la paga non valeva assolutamente tutto quel trambusto.

...beh, forse non era del tutto vero. E in fondo, a lei del denaro non interessava granché: preferiva darne un po' a chi, come lei un tempo, ne aveva un gran bisogno e non poteva fare nulla per cambiare la sua condizione.

Forse si era stancata di quella vita, pensò, mentre osservava Tevinias accasciato sul freddo pavimento in legno del ponte di poppa. L'elsa del suo pugnale sporgeva dal petto dello stregone, immerso in una pozza di sangue.

Si chinò e lo estrasse dal corpo dell'avversario, ammettendo a sé stessa come in realtà si fosse rivelato un avversario terrificante. Poche volte in vita sua aveva affrontato un avversario capace di lanciare incantesimi e ogni volta era rimasta delusa, ripensando ai leggendari stregoni delle favole, dai poteri eccezionali e smisurati. Quell'uomo aveva saputo mostrarle il lato di verità nascosto dietro la leggenda, il vero volto della magia. Selvaggio, prorompente e brutale.

Con la coda dell'occhio vide il suo bastone magico poco distante, rotolato fino al corrimano della nave. Festus l'avrebbe sicuramente gradito moltissimo, c'era tanta di quella magia là dentro che ad Ashlotte formicolava la pelle solamente a trovarcisi vicino.

La donna fece per allungarsi e raccoglierlo, quando una stretta d'acciaio le cinse il braccio. Il suo cuore fece un tuffo e quando si rese conto che il braccio aggrappato al suo era quello dello stregone, redivivo e con un ghigno terrificante stampato sul volto, ebbe davvero paura come mai l'aveva provata prima.

 

 

Accadde tutto in un secondo. Quando vidi Tevinias afferrare il braccio dell'assassina e alzarsi mantenendo salda la presa, rimasi semplicemente senza parole. Ero paralizzato da quella visione, certo che il cuore mi si fosse fermato dentro al petto.

Guardai il mio compagno di viaggio poco distante negli occhi e la scorsi ancora una volta.

Quella luce terribile, nera come l'oscurità più fitta, paragonabile soltanto ad una notte senza stelle e senza luna. Cercai disperatamente di distogliere lo sguardo da quell'abisso

che minacciava quasi di ingoiarmi, senza che potessi fare nulla per impedirlo

ma non ci riuscii. L'espressione dipinta sul volto dello stregone mi sconvolse profondamente, tinta di una crudeltà che mai avrei pensato un singolo uomo potesse provare in vita. La donna dai capelli biondi, ancora agghiacciata dall'improvvisa reazione dell'uomo, non sembrava in grado di muoversi o di rispondere in alcun modo a quell'evidente violazione di ogni legge naturale. Dopo qualche secondo di inerte terrore tentò di divincolarsi dalla stretta dell'uomo, senza successo. Tevinias si mosse e con una rapidità sovrannaturale le affondò un tremendo pugno nello stomaco che le strappò in grido e la buttò all'indietro.

Feci per raggiungere il mago, ma la naturalezza dei suoi movimenti mi terrorizzava. Come se non fosse successo assolutamente nulla l'uomo raccolse il suo bastone magico da terra che al suo tocco crepitò di un'energia sinistra e malvagia, quel sorriso terribile ancora impresso sul viso: lo sollevò al cielo, come in una silenziosa preghiera diretta verso di esso.

E le nuvole risposero.

Un fulmine si abbatté su Tevinias, attratto dalla decorazione posta sulla cima del bastone. I due serpenti dai corpi finementi intrecciati tra di loro parvero muoversi alla luce di quel lampo inaspettato, come se avessero acquistato vita propria, e risplendettero proiettando mille ombre diverse e sinistre sul pavimento in legno della nave. Linee appartententi ad una fitta trama a forma di cupola scintillante avvolsero lo stregone, scaricando per terra tutto la loro enorme differenza di potenziale.

Passarono pochi secondi e al fulmine seguì il tuono: fu un rompo squassante, che mi fece tremare i denti nelle gengive e davanti al quale avrei solamente voluto rannicchiarmi in un angolo con la testa stretta tra le braccia. L'emozione terribile sul volto del mago si incupì ancora di più, se possibile, e i suoi occhi tradirono ancora quella paurosa luce

di follia e morte

che avevo appena incominciato a conoscere, o meglio a temere.

Con l'energia di un fulmine vero e proprio e il roboare di quello sfrigolante vortice azzurrino di scintille magiche, l'aria vibrò appesantendosi di colpo e crepitò come braci sul fuoco attorno ad un Tevinias che ora stava ridendo di una tremenda felicità. Puntò il bastone contro l'assassina, ancora incapace di reagire e scioccata dalla piega che avevano preso gli eventi. L'apparizione di quella splendente e maestosa saetta non aveva fatto altro che sconvolgerla ancora di più.

Una voce ruggì in mezzo a quella tempesta e solo dopo qualche secondo mi resi conto appartenere a Tevinias. Vedevo la sua bocca muoversi ma mi parve quasi una visione, come quella che mi aveva mostrato qualche giorno prima in quella locanda. Questo doveva essere un sogno, per forza.

- Benedetti coloro che si ergono davanti alla malvagità e alla corruzione senza vacillare! Possa il Creatore guidare la mia mano! - ruggì la voce, tanto spiritata e profonda che mi sembrò provenire da un altro mondo. Poi il bastone in mano a Tevinias splendette come il sole stesso e linee di energia magica lo attraversarono dalla base fino alla punta.

No.

Dovevo impedire a quel mostro dentro Tevinias di prenderne il controllo. Perché oramai poteva trattarsi solo di questo: qualunque cosa fosse davvero successa a quell'uomo, c'era qualcosa dentro di lui che lottava per uscire ogni volta che la forza di Tevinias vacillava, stanca ed esausta. Quella luce così sinistra che ogni tanto i suoi occhi tradivano ne era la prova, l'ombra di quell'aberrazione celata negli angoli più oscuri della sua anima.

Dovevo fermarlo, ad ogni costo. Non avrei permesso che consumasse il mio amico, il mio compagno di sventura. Così, incurante del mio stesso gesto, mi lanciai frapponendomi tra Tevinias e l'assassina mentre l'odore sempre più penetrante della polvere da sparo mi permeava le narici.

Allargai le braccia, cercando di assumere un aspetto imponente. Dubito ci fossi davvero riuscito: il crepitare di quel bastone puntato contro di me, come un parafulmine carico di energia elettrica, mi terrorizzò ulteriormente e sentii lunghi brividi freddi percorrermi la spina dorsale nonostante il calore delle fiamme stesse avvolgendo la nave intera, divorandone il legno vivo.

- No. -

Solo dopo qualche secondo mi resi conto di essere stato io a parlare. La mia voce era stata in gran parte contrastata dal ruggire della tempesta elettrica attorno a noi e dal crepitare del legno inghiottito dalle fiamme, ma risuonò indubbiamente perentoria, forte e sicura. Capii che Tevinias mi aveva sentito dalla smorfia di disagio che comparve improvvisamente sul suo volto. L'uomo digrignò i denti, senza accennare ad abbassare il suo bastone magico.

- Ti prego, Tevinias. Torna in te, o finirai con il distruggere tutto quanto. -

- Me incluso. -

Non seppi mai se a spezzare quell'alone di dubbio fu il tono della mia voce, ora elevatosi a ruggito imponente, oppure le mie stesse parole. Vidi i primi sintomi di un tremendo sforzo affacciarsi sul volto dello stregone: minuscole gocce di sudore gli imperlarono le sopracciglia e le tempie, lasciandomi intuire quanto grande fosse il suo tentativo di resistenza

verso chi, o che cosa?...

e di forza di volontà. L'assassina dietro le mie spalle era rimasta nella sua stessa posizione, un'espressione indecifrabile in viso. Sembrava che il suo spirito ci avesse lasciato per fuggire altrove, lasciando là il corpo a farne le veci.

- Coraggio, Tevinias! Puoi FARCELA! - urlai e un ruggito bestiale proruppe dalla bocca dello stregone, che con un violento strattone agitò il bastone sprigionando gran parte l'energia contenuta in esso e disperdendola disegnando un arco invisibile con il suo movimento: la nave intera tremò e con un boato si spezzò in due per il largo, cedendo sotto la forza unita delle fiamme e dello squilibrio magico provocato dalla brusca interruzione dell'incantesimo che avrebbe distrutto completamente me e la donna dai capelli biondi, insieme probabilmente a tutta la nave e a quella zona del mare. L'aria attorno a noi vibrò nuovamente e infinite spire di magia ci avvolsero provenienti da ogni parte per poi dirigersi verso il cielo, come per ritornare dal luogo dal quale erano venute; come se non bastasse, seppi che l'incendio aveva lambito i barili di polvere da sparo sotto di noi nel momento in cui un fiume di fuoco e legna carbonizzata eruttò dal ventre squarciato dell'imbarcazione.

Mi coprii gli occhi, desiderando di essere intangibile, e come se i miei desideri fossero stati realizzati non una minuscola favilla mi toccò, deviata da un invisibile muro di forza. Incredulo, solo dopo qualche secondo mi resi conto di due braccia avvinghiate ciecamente a me: l'assassina piangeva, rannicchiata dietro le mie spalle. Le sue unghie mi ferirono la pelle lasciandomi lunghi graffi e con uno strillo di dolore tentai di scacciarla, mentre la metà della nave sulla quale ci trovavamo stava cominciando a sprofondare nelle acque gelide del Mare dei Fantasmi.

Mi guardai intorno cercando con lo sguardo Tevinias e quando lo vidi restai a bocca aperta. Lo stregone era sospeso a mezz'aria, con la testa china intenta a guardare verso la superficie liquida e increspata dal naufragio della nave sotto di lui: per un attimo, solo uno soltanto, ebbi come l'impressione di un movimento fugace alle sue spalle, una presenza invisibile e sfuggente. Cercai di mettere maggiormente a fuoco, ma non riuscii a vedere nulla oltre che l'orizzonte solcato da nubi nere e minacciose.

Eppure, avrei giurato di aver visto qualcosa.

Scorsi Tevinias muovere lentamente le labbra, sussurrando qualcosa noto soltanto a lui. Un secondo dopo, l'incantesimo attorno a lui si spezzò definitivamente e la barriera magica attorno a me si dissolse nel nulla. L'uomo cadde in mare precipitando sgraziatamente, sparendo infine tra le acque.

Gridai il suo nome, senza tuttavia avere alcuna risposta. Solo la cima del ponte di prua separava dal mare me e la mia inaspettata compagna di disgrazie, ora intenta a...pregare.

Tesi le orecchie, cogliendo tra le sue parole i nomi “Tsun” e “Akatosh”.

Un'assassina che prega? Segnai mentalmente quella stranezza aggiungendola alla lista di cose che mai mi sarei aspettato di vedere, poi tornai a posare gli occhi sul lembo di mare dove era scomparso Tevinias.

Sarebbe mai più tornato?

 

 

Nel bel mezzo dell'infuriare di quella tempesta magica, Ashlotte aveva provato per la prima volta cos'era davvero la paura di morire. Era una sensazione opprimente, asfissiante, che avrebbe voluto stracciare e buttare a terra continuando a pestarla con i piedi. L'aveva ingabbiata all'improvviso, mentre lo stregone puntava contro di lei l'equivalente di un ruggente inferno in miniatura, con tanto di fiamme e fulmini. Le orecchie le avevano ronzato per minuti interi, rendendola quasi sorda: quando si era ripresa, aveva visto quell'uomo frapporsi tra lei e il mago. Aveva urlato qualcosa, ma Ashlotte non lo ricordava più ormai. Avrebbe voluto soltanto dormire per una settimana intera e il torpore che pian piano l'aveva assalita ne era la prova.

E invece era lì, rannicchiata contro il parapetto di prua della nave quasi completamente affondata.

Le fiamme erano scomparse, sostituite dal fumo e da un ronzio indistinto che ancora permeava l'aria. Tossii convulsamente più volte, mentre una goccia le cadeva sul naso. Poi un'altra, e un'altra ancora.

Stava piovendo. Una vocina dentro la testa della donna le suggerì che quella pioggia non era naturale, ma bensì era causata dall'enorme quantità di calore e di elettricità salita nel cielo dopo l'esplosione incontrollata di magia per mano di quell'uomo, Tevinias. Tuttavia non vi fece troppo caso e socchiuse le palpebre, godendosi quel dono divino che pareva rinfrescare il mondo intero e spazzar via la sua paura di morire, il suo istinto di mera sopravvivenza.

A dispetto di tutto, un profondo senso di pace la pervase.

 

 

Quasi non mi resi conto del tonfo attutito causato dell'impatto tra il legno del parapetto, spezzato e annerito dal fuoco, sul quale eravamo aggrappati io e la donna e la roccia di uno scoglio. Mi ridestai dal mio profondo torpore e aguzzai lo sguardo senza degnare neanche minimamente di un'attenzione l'assassina accanto a me, che doveva essere profondamente addormentata o svenuta. C'era una spiaggia, poco distante da noi: riverso sulla sabbia dorata giaceva il corpo di Tevinias, trascinato fin là dalla corrente e sospinto sulla terraferma dalle onde. Il Mare dei Fantasmi si stagliava lontano all'orizzonte, inquieto e spumeggiante. Una tempesta dagli strani, inquieti colori lo agitava, infilzando le acque con fulmini e saette.

Presto sarebbe giunta fino a noi. Dovevamo trovare un riparo, al più presto.

  
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