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Autore: Marty Evans    17/03/2013    3 recensioni
Dimenticate tutto quello che sapete di Doctor Who dal episodio 5x01.
Cosa sarebbe successo se per Amy Rory fosse stato solo un ricordo della sua vecchia vita a Leadworth? Cosa sarebbe successo se il Dottore avesse scoperto che durante il processo di rigenerazione, un anima umana si era infilata dentro di lui e abitava il suo corpo? Chi è quest’anima? Perché ha scelto proprio il corpo del Dottore? Perché pare che quest’anima sia connessa e legata ad Amy, al suo destino, al suo misterioso passato e ai suoi terribili incubi? Cosa rappresenta il ciondolo che Amy ha al collo fin da bambina? Come mai Amy e il Dottore iniziano a provare una forte attrazione l'uno verso l'altra?
Una mia rivisitazione della 5 stagione. Questa storia è uno Spin-off della mia serie su Lily Evans e i Malandrini. Cosa lega questi universi completamente diversi?
Eleven/Amy
Crossover:Harry Potter/Doctor Who
Leggete e per favore recensite!
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Amy Pond, Doctor - 11
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

Vieni con me Amelia

 Ciao a Tutti! Eccomi di nuovo qui con Amy  e il Dottore! Visto che alcuni mi chiamano il Dottore come lo spirito. devo chiarire un punto: Lo spirito e il Dottore non sono la stessa persona. condividono il corpo e sono molto simili carraterialmente ma sono due persone diverse! Devo ringraziare samuela, Joasteroide42 e Bigmouth per le recensioni!

Buona lettura

Baci Marty Evans

 

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Quella notte nel paesino di Leadworth in Inghilterra,( Un posto di 100 anime, ormai noto ai miei lettori) tutti stavano dormendo. Anche la dolce e bellissima rossa  che in questa vita rispondeva al nome di Amelia Pond  Stava sognando tranquilla nel suo letto. Stava sognando di avere ancora 7 anni, di essere in giardino, seduta  su una valigia, il sole che le stuzzicava la pelle mentre aspettava il suo Dottore Stropicciato. Il suo amico immaginario venuto dallo spazio e mai dimenticato. Quando ad un tratto sentì il suono della cabina del Dottore.  Quella specie di “uahh” che caratterizzava l’arrivo e la scomparsa di quella cabina blu. Una cabina magica per Amelia  Pond. Il suono che aveva udito era un suono magico, per lei rappresentava tutto.

Un suono che simboleggiava il suo ritorno. Il ritorno del suo dottore Stropicciato. Ma quel rumore che lei pensava  non avrebbe mai più sentito sembrava così reale. La speranza ebbe la meglio sul dubbio e Amy corse alla finestra. Come quella notte di 14 anni prima, quando la cabina blu era caduta nel suo giardino. Scostò le tende con gesto deciso e sorrise. La cabina blu era li. Non aveva sognato. Lui era li. Lui era tornato a prenderla. Ancora in ciabatte e camicia da notte corse fuori dalla stanza. Spalancò la porta di casa e corse fuori. Si fermò un attimo sul portico. Non ci poteva ancora credere era li.

POV Amy

 Ero andata a dormire come tutte le sere, anche se quella sera era diversa dalle altre. Mi ero ritrovata a sognare che lui tornasse. Ed eccolo qui. nel giardino di casa mia con la sua cabina blu volante. I miei pensieri furono interrotti proprio da lui. L’oggetto indiscusso dei miei sogni di bambina e ragazza. ( oltre al ragazzo moro con gli occhiali s’intende)  

«Scusa se sono scappato prima» disse con tono di scusa. Non l’ avevo ancora notato. Era poggiato a una delle porte della cabina ed era in penombra.

«Un TARDIS nuovo di zecca. Molto eccitante» mi  spiegò. Gli corsi incontro. Me ne fregai di essere in camicia da notte. Lui era li. Era reale.«Ho fatto un salto fino alla Luna per rodarlo. Ora è pronto per i grossi viaggi» disse battendo ua mano sulla cabina.

«Sei tu!Sei tornato!» esclamai ancora incredula. Non era possibile! Era li, davanti a me, sorridente. Come se niente fosse successo. Era nel mio giardino. Era tornato  

«Certo che sono io. Torno sempre. Tornerò sempre da te Amy. Qualcosa non va?» Quella frase era talmente dolce che stentavo a credere che l’avesse pronunciata per me. Era tornato. Notai che portava gli stessi vestiti che aveva rubato al ospedale.

«Hai tenuto i vestiti?» chiesi stupita.

«Ho appena salvato il mondo. L’intero pianeta per la milionesima volta gratis. Si,sparami! Mi sono tenuto i vestiti!» esclamò lui indignato. Constatai con sgomento che si era tenuto quel orribile papillon. Che faceva dannatamente damerino inglese del ottocento. Gli mancavano solo il cappello a cilindro e il bastone da passeggio. Ha dei gusti orribili in fatto di moda.

«Compreso il cravattino» dissi scioccata indicando l’orribile farfallino rosso che portava. Il suo nuovo look era abbastanza semplice: pantaloni neri,mocassini neri,una camicia bianca, sopra una giacca di tweed beige e per finire l’orribile papillon rosso. Lui assunse un aria orgogliosa e mi disse toccandosi il cravattino (come se fosse la più sacra e preziosa  delle sue reliquie) «Si,mi piace. Mi da classe»  beh se quello ti da classe allora non capisci niente di moda.

Poi formulai la domanda a cui aspettavo una risposta da almeno 14 anni. La domanda a cui avevo paura di dare una risposta:

«Tu vieni da un altro pianeta?» Ero incerta su come avrei reagito se mi avesse risposto di si. Ma non m’importava. Volevo sapere. Per me lui era ancora uno sconosciuto e volevo conoscerlo.

«Si» mi disse lui come se la risposta fosse ovvia.

«Okay» riuscii solo a dire. Ero stupita. Avevo un amico immaginario, che possedeva un cabina blu volante  e veniva da un altro pianeta!Wow! Incredibile! Io conoscevo una persona così! Iniziavo a voler bene a quel uomo un po’ pazzo che appariva sempre in ritardo. Fu proprio lui a riportarmi alla realtà. Era un po’ indignato siccome non lo stavo ascoltando . (E lui odia che gli altri non li prestino attenzione. Ma allora ero troppo giovane, lo conoscevo da troppo poco tempo per sapere cosa lo irritasse o cosa no)

«Allora cosa ne pensi?» chiese

«Di cosa?» chiesi cadendo dalle nuvole dei miei pensieri.

«Gli altri pianeti li vuoi vedere?» chiese un po’ indignato dal fatto che non lo stessi ascoltando. (E lui odia quando la gente non lo ascolta e fa di testa sua. Infatti, ce l’ha sempre con me perché sono di carattere testardo, combattivo , non mi lascio spaventare da niente e da nessuno.) Comunque tornando a noi. Non capivo di cosa stesse parlando.

«Che vuol dire questo?» chiesi. Speravo, anzi agognavo che mi chiedesse di scappare con lui. Li, quella notte in quel giardino. Mi facesse montare su quella cabina. E mi facesse sentire almeno per una volta, per un ultima volta,libera e felice. Ma non osavo sperare tanto. L’indomani avrei dovuto fare un passo decisivo. Avrei dovuto essere felice. Domani  doveva essere il giorno più bello della mia vita. Ma, ora che lo avevo rivisto. Sapevo che non era quello il mio destino. Il mio destino non era li, a Leadworth, con due bambini, un cane e un marito che mi baciava quando tornava a casa la sera. Il mio destino era li, con l’uomo che avevo davanti, su una cabina blu volante a esplorare l’universo. Quello era quello che sognavo.  Non una vita normale   Ma una vita avventurosa con lui.«Vuol dire.. beh.. Vuol dire.. Vieni con me» sembrava più un ordine che una richiesta.

«Dove?» chiesi ancora stupita. Quel uomo era straordinario

«Ovunque, Tu, voglia» disse sorridendo.

«Quello che è successo.. L’ospedale, le navi, il Prigioniero Zero..» non riuscii a terminare la frase perché mi anticipò e m’interruppe.

«Oh non ti preoccupare. Era solo l’inizio» disse lui.

«Già,ma quelle cose.. incredibili. Tutta quella storia..» m’interruppi e lo presi per il cravattino urlandogli «é successo 2 anni fa!» Lui aprii la bocca incredulo ed esclamò

«Uh!Oh OPS!»

«Già»

«E così fanno..» cercò di dire mortificato lui.

«14 anni» lo interruppi io arrabbiata. Era di nuovo in ritardo.

«14 anni dal pesce con la crema. Amy Pond, una bambina che ha aspettato abbastanza» lo ignorai. E guardai la cabina sembrava così piccola.

«Quand’ero piccola dicesti che c’erano una biblioteca e una piscina. E che la piscina era nella biblioteca»

«Si,non so bene dove sia,rispunterà fuori. Allora vieni?» sembrava un ordine, e io odiavo le persone arroganti che mi davano ordini. Così risposi secca:«No»

«Volevi venire 14 anni fa» constatò lui.

«Sono diventata grande!» dissi con tono di superiorità. Avevo 21 anni non 7 cavolo! Mi vedeva ancora come  la piccola Amelia Pond, la ragazzina scozzese che sentiva le voci nel muro della sua stanza. Ma io ero cresciuta. Ero una donna e glielo avrei dimostrato. Odiavo essere considerata una bambina. Sopratutto da lui. Volevo che mi considerasse un adulta forte e combattiva. Non una bambina da difendere accidenti!

«Rimedierò a questo» mi disse lui schioccando le dita. Immediatamente le porte della cabina si aprirono  come per magia verso l’interno da cui usciva una calda luce gialla. Quel luogo sapeva di casa, affetto e amore. Lui mi sorrise. Mentre  il mio viso si apriva in un sorriso stupefatto. Lui mi fece l’occhiolino. E io non potei non sfogare tutta quella meraviglia in un «Ah!» di stupore. Entrai curiosa. Lui entrò subito dietro di me  e richiuse la porta alle spalle. Non ho parole per descrivere il TARDIS. é magnifico. Era è gigantesco. È una cabina più grande al interno. POV Dottore

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 Ero felice di  averla stupita. Dell’ espressione rapita e incredula che aveva sul viso mentre osservava la mia cabina. Quella che per 905 anni era stata la mia casa. Non ero stato così felice di mostrare la mia cabina a qualcuno da quando Rose.. beh da quando era successo. Finalmente sentivo di poter ricominciare. Con Amy. Quella ragazza, quella bellissima ragazza. Quella ragazza umana dai lunghi capelli rosso scuro e dagli incredibili occhi color smeraldo. Che allo spirito ricordava tanto sua moglie per me poteva essere un’altra possibilità . e non soltanto perché lo spirito voleva che io la proteggessi. Ma anche perché mi stavo affezionando a lei. Mi stavo innamorando di lei. Anche se non me ne rendevo ancora conto. Con il Passare del tempo Amy Pond sarebbe diventata la mia ragione di vita. Lei mi stava ridando la voglia di vivere. Lei sarebbe  stata il cuore pulsante del TARDIS. Senza di lei per me non esiste alcuna vita. Amy mi è indispensabile come l’aria per respirare. Amy  è diventata tutto per me. Ma allora lo ignoravo.

Mi posizionai di fronte a lei .«Allora,vuoi dire qualcosa, qualche commento interessante. Già sentito»

«Assurdo» fu la sua risposta incredula. Attraversai il breve spazio che mi separava  dalla cabina di comando. Salii i tre gradini che mi separavano dalla console mentre Amy rimaneva li basita e incredula.

«Sono in pigiama» constatatò stupita.

«Oh non ti preoccupare. Ho un sacco di vestiti qui e forse anche una piscina» dissi guardando verso l’alto e perdendomi nella mia nuova cabina.

«Allora, tutto lo spazio e il tempo. Tutto quello che è accaduto e che accadrà. Da dove vuoi iniziare?» chiesi sapendo che sarebbe venuta con me

«Tu sei così sicuro che io verrò» disse attraversando lo spazio che la separava dalla console.

«Si lo sono» risposi con una puntina di arroganza nella voce.

«Perché?» mi chiese incuriosita e irritata. Adoro quando si arrabbia

«Perché sei una ragazza scozzese in Inghilterra. Credimi, so cosa si prova» dissi e un ondata di nostalgia mi travolse. Nonostante tutti gli anni passati in giro per l’universo Galifry mi mancava terribilmente. Mi mancavano gli alberi argentei e i due soli che lo riscaldavano e la mia casa. il palazzo dei Signori del Tempo i miei amici e la mia famiglia. Purtroppo però non sarei mai potuto tornare. Era tutto perduto. Erano tutti morti . Per colpa mia. Il mio pianeta non esisteva più da molti  secoli ormai. Era la colpa più grave di cui mi ero macchiato. La colpa per cui provavo più rimorso. Avevo condannato il mio pianeta e la mia razza a morte. Non avevo più nessuno. A parte uno spirito che si divertiva a infestare i miei pensieri nella mia attuale rigenerazione. Ero un traditore e meritavo di essere solo. 

«Davvero?» mi chiese interrompendo i miei ricordi. Picchiettai su un orologio girai una manovella e poi puntai l’indice su di lei.

«Tutti gli anni vissuti qui, tutta la tua vita.. ma conservi la grinta. Si, verrai»  feci suonare un campanello. Mentre osservava incuriosita gli strumenti che aveva davanti. Sbucò da dietro il catalizzatore.

«Puoi riportarmi per domani?» mi chiese preoccupata

«È una macchina del tempo. Ti riporto quando vuoi. Che c’è domani? » chiesi curioso e un po’ preoccupato.

«Niente. Solo delle cose»

«Bene allora, di ritorno, in tempo, per delle cose» la schernii

Proprio in quel momento spuntò un cacciavite sonico nuovo.

«Oh uno nuovo!Perfetto» esclamai contento provandolo. Questa volta emetteva una luce verde. Come gli occhi di Amy

”ti stai innamorando”

no

“si!”

no!

”si invece”

Piantala spirito o giuro che ti ammazzo

“il problema, mio caro Dottore è che sono già morto!” disse scoppiando a ridere. 

Spinsi le leve nere avanti e indietro. Impostai le coordinate sullo scanner,

«Perché io?» mi chiese Amy dubbiosa  al‘ improvviso

«Perché no?» risposi divertito dalla sua irritazione

«Dico sul serio. Perché mi stai chiedendo di scappare con te nel bel mezzo della notte? É una domanda lecita. Perché io?»

«Non lo so. Mi diverte. Devo avere una ragione?»

«Tutti hanno un motivo» disse decisa lei

«Io ti sembro tutti?» chiesi divertito

«Si» ribatté testarda  e orgogliosa lei. Adoro questo lato del suo carattere. da guerriera da vera scozzese qual’è.

 Riflettei sulla risposta alla sua domanda. Riflettei sulla risposta migliore da darle. Non potevo ancora dirle di Rose. Non sarebbe stato giusto nei confronti di Amy. Non potevo dirle che volevo amare di nuovo qualcuno. Che volevo che qualcuno mi aiutasse a dimenticare Rose. Sarei stato egoista. E non volevo esserlo. Non più. Volevo guadagnarmi la fiducia e l’amore di Amy. Così optai per una mezza verità. Era il meglio che potessi offrirle in quel momento. La risposta che avrebbe accettato con più facilità Avrei rivelato  tutta la storia a tempo debito

«é un po’ che giro da solo. è una mia scelta. Ho iniziato a parlare con me stesso. Ho il mal d’orecchie»

ti faccio venire il mal d’orecchie per caso? Guarda che potrei offendermi!”

se non la pianti  me lo farai venire sul serio il mal d’orecchie

«Ti senti solo? é così? Tutto qui?» chiese lei sospettosa

«Tutto qui. Promesso» assicurai anche se non era vero.

«Okay» rispose lei convinta. Ci mettemmo uno accanto al altra  al parapetto della sala comandi

«Sei d’accordo? Perché questo posto..a volte ti fa sentire un pochino..Ecco.. Si insomma..»  non riuscivo a trovare le parole. In verità volevo sapere se la faceva sentire un estranea.  Come Rose le prime volte che viaggiava con me nella mia nona incarnazione ( Ero orribile allora)

«No, sto bene. É solo che.. Qui c’è un mondo intero come dicevi. Pensavo..Iniziavo a pensare..Pensavo che fossi solo un pazzo con una cabina» la interruppi

«C’è una cosa che dovresti sapere di me. Perché è importante. Un giorno la tua vita potrebbe dipenderne.. Io sono assolutamente, totalmente, un pazzo con una cabina» Lei mi guardò stranita e vedendo la sua espressione scoppiai a ridere. Lei rise con me. Poi  mi avvicinai alla leva di comando e dissi «Ah Ah Si! Addio Leadworth. Buongiorno a tutto il resto»  Lei al mio fianco rise mentre il TARDIS iniziava a fare il suo tipico rumore. Libera e felice e io con lei. Lei scoppiò a ridere e io la seguii spensierato. Come non mi sentivo da anni. Mentre la cabina svaniva dal giardino di Amelia Pond sentivo che potevo di nuovo vivere.

 

Image and video hosting by TinyPic Mentre il TARDIS se ne va portando con se la felicità del Dottore . Entriamo nella stanza di Amelia “Amy”Pond. La ragazza che a quanto pare  ha conquistato il cuore del nostro Dottore e del nostro spirito. Per ragioni diverse certo ma l’ha fatto. Tra i pupazzetti del Dottore di quando era piccola , i libri e lo zaino. Colpisce l’armadio. Su una gruccia c’è un abito bianco. Un abito da sposa. Amelia Jessica “Amy”Pond l’indomani mattina avrebbe dovuto sposarsi.
  
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