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Autore: Nikki Potter    17/03/2013    0 recensioni
"E' successo qualcosa, Sherlock".
Rimase zitto in attesa di altro. Perchè aveva un brutto presentimento? Centrava forse Moran?
"Non so come dirtelo, ma tanto se non lo faccio io presto lo saprai dai giornali..." Mycroft sospirò di nuovo. "Si tratta di John".
Non si rese nemmeno conto di aver trattenuto il respiro. Allora aveva ragione, era successo qualcosa a John...
"L'ispettore Lestrade mi ha appena chiamato dal S. Mary Hospital...John è morto, Sherlock"
___________________________________________________________________________
"Vogliamo che lei torni in Afghanistan a servire il suo paese, ovviamente sotto una falsa identità" rivelò Patterson.
"E se rifiutassi?" domandò per curiosità più che altro.
"Non credo che abbia molta scelta visto che tutti la credono morto" aggiunse Patterson.
Gli ci volle qualche secondo per comprendere appieno quelle parole prima di esplodere in un rabbioso "COSA?!"
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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S&J4
4. MYCROFT INDAGA: CHI DIAVOLO E' JOHN HOLMES?

Run away, run away, I'll attack
Run away, run away, go change yourself
Run away, run away, now I'll attack
I'll attack, I'll attack, I will attack
(30 Seconds To Mars - Attack)

Più di due mesi dopo...

Quel giorno tanto temuto era arrivato. L'anniversario della morte di John.

Erano due mesi che ormai era ritornato alla sua vita, che tutti sapevano che era vivo, ma sentiva che mancava costantemente qualcosa. Quel qualcosa era il sorriso rassicurante di John, la sua piacevole compagnia.

Gli mancava ogni minuto di ogni giorno e non ci poteva fare niente. Persino risolvere i casi non lo entusiasmava più, perchè con John era stato tutto molto più divertente e appassionante.

Tuttavia aveva promesso davanti alla tomba di John che non avrebbe più assunto nessuna droga, ed erano ormai più di otto settimane che era completamente pulito.

Mycroft non lo mollava un attimo, sapeva che era sempre costantemente preoccupato di una sua possibile ricaduta, ma non c'era pericolo. Lo aveva promesso a John, e sarebbe morto piuttosto di infrangere quel giuramento.

Non era tornato a vivere al 221B, nonostante Mrs Hudson avesse particolarmente insistito, ma non se la sentiva di entrare lì e non vedere in giro le cose di John. E poi quello era il nido di loro due, non poteva tornare lì senza di lui.

Per cui viveva ancora insieme a Mycroft nella sua immensa villa appena fuori dalla città.

E quasi tutti i giorni, come John aveva fatto con lui, andava al cimitero, davanti a quella lapide e gli raccontava dei suoi nuovi esperimenti e dei casi e di quanto gli mancasse non averlo lì con lui.

*

Mycroft andò a ritirare il suo laptop dal miglior tecnico informatico che lavorava per lui che lo aveva completamente riformattato aggiornandolo delle protezioni più nuove e sofisticate.

Per questo si stupì parecchio quando Trevor gli riferì che il suo laptop era stato hackerato un paio di mesi prima.

"La cosa strana è che è rimasto nel suo pc solo per circa mezz'ora, poi ha chiuso tutto. Ma si sa, queste cose lasciano sempre dei segni" spiegò Trevor.

"Sai chi è?" domandò Mycroft agitato.

"Uno dei migliori informatici sulla piazza, persino io lo conosco di vista, Robert Paxton. Al momento è da parecchi mesi di stanza in Afghanistan. Infatti si è collegato dalla base militare a Lashkar Gah" rispose Trevor con ammirazione.

Sapeva benissimo chi era Paxton, gli aveva chiesto un paio di volte di lavorare per lui prima che si arruolasse più di un anno fa. Ma per quale assurdo motivo era entrato nel suo laptop? Quello non riusciva proprio a capirlo.

"Trevor cercami tutte le informazioni possibili su Paxton. E quando dico tutto intendo tutto" ordinò Mycroft.

Trevor annuì. "Sarà fatto signore".

*

Sherlock rise come non faceva ormai da parecchio tempo. Suo fratello era stato preso per il naso da un soldato, davvero divertente.

Mycroft lo fissò dalla sua poltrona stizzito. "Non c'è nulla da ridere".

"Probabilmente il tuo laptop è il più protetto di tutta la nazione e quel tizio dall'Afghanista è riuscito ad entrarci...ammetterai con me che non è una cosa possibile a tutti, deve essere davvero un genio per esserci riuscito ed essere anche stato in grado di fare in modo che tu non te ne accorgessi" notò Sherlock con tono divertito e ammirato insieme.

"Non per niente gli ho proposto di lavorare per me, ma mi ha sempre detto di preferire l'azione militare" replicò Mycroft irritato.

"Ha intuito subito che sei insopportabile" commentò Sherlock convinto.

"Senti chi parla" replicò Mycroft con divertimento.

"Touché" rispose Sherlock sorridendo.

Quel tizio era un miscuglio tra lui e John. Mente geniale come la sua ed era un soldato in Afghanistan e aveva senso del dovere come John.

*

Dopo una settimana Mycroft trovò sulla sua scrivania una penna USB con attaccato un post-it giallo.

Qui dentro c'è tutto quello che ho trovato. T.

Con curiosità crescente inserì la chiavetta nel laptop e subito gli si presentò davanti agli occhi l'intera vita di Robert Paxton, vita, morte e miracoli, persino che era allergico alle fragole e i ruoli che aveva interpretato nelle recite della scuola alle elementari.

Trevor aveva fatto davvero un ottimo lavoro.

Lesse del suo lavoro in Afghanistan, aveva partecipato a parecchie missioni, e il plotone di cui faceva parte era composto da altri cinque soldati, due cecchini, Thomas Bradley e Rupert Putton, altri due soldati d'assalto, Michael Pratt e Alex Stevens che era il capo e poi un medico, tale John Holmes.

John Holmes...no, non era un suo parente da quello che ricordava, poi del resto il cognome Holmes era molto diffuso.

Cliccò sul link di John Holmes e con suo enorme disappunto comparve una finestra con scritto in stampatello TOP SECRET (fare riferimento a M. Patterson, SIS).

Corrugò le sopracciglia. Di solito in quei casi la persona era sotto la protezione del governo, tuttavia scandagliò a fondo il suo hard-disk mentale ma niente, non era a conoscenza di questo John Holmes e nemmeno di quale fosse la sua vera identità. La cosa gli puzzava, perchè lui sapeva tutti i progetti, o almeno così credeva fino a quel momento. Per di più Patterson non era nemmeno un suo superiore e la cosa lo irritò parecchio.

Perchè diavolo lui non sapeva chi fosse John Holmes?

Guardò l'orologio, non erano nemmeno le sette e mezza e sapeva per certo che Patterson entrava nel suo ufficio alle otto tutte le mattine, con in mano, a giudicare dall'odore, un caffé nero e stretto di Starbucks senza zucchero.

Si alzò e uscì dal suo ufficio salendo di un piano le scale, poi svoltò a destra ed entrò senza preamboli nell'ufficio di Patterson chiudendosi la porta alle spalle.

Si guardò intorno, era abbastanza piccolo, per cui non gli ci sarebbe voluto molto per trovare ciò che cercava.

Dove avrebbe nascosto Patterson un documento top secret? A passo sicuro andò dall'altra parte della scrivania e osservò i tre cassetti, ognuno dotato di serratura. Di sicuro quello più in basso, che ovviamente era chiuso a chiave.

La chiave doveva essere lì nascosta da qualche parte, non potevano uscire dallo stabile con chiavi o qualsiasi cosa avesse a che fare con progetti top secret e governativi, altrimenti si rischiava che finissero nelle mani sbagliate.

Patterson era un uomo all'antica, parecchio serio e dedito al lavoro, di sicuro aveva lasciato la chiave in un posto nascosto all'interno dell'ufficio per averla sempre a portata di mano e di occhio.

Si sedette sulla sua sedia di pelle girevole e si guardò attorno. Doveva essere qualcosa che vedeva tutti i giorni, qualcosa di comune in un ufficio che non avrebbe destato sospetti.

Ghignò, il vaso di ceramica cinese posto sul terzo piano della libreria alla sua destra. Si alzò, prese il vaso e lo rovesciò. Si ritrovò una piccola chiave di ottone in mano e assunse un'espressione compiaciuta.

Decisamente facile. Tornò a prestare attenzione al cassetto della scrivania e il suo sorriso aumentò quando sentì la serratura scattare. Senza esitare aprì il cassetto e vide quattro o cinque cartelle ocra, ma lui ne cercava solo una, l'ultima, su cui c'era scritto in stampatello con l'indelebile nero JOHN HARRY HOLMES.

Si rimise dritto in piedi fissando il nome con le sopracciglia aggrottate e poi aprì il fascicolo. Mano a mano che leggeva i suoi occhi si assottigliavano e le sue labbra assumevano un taglio duro per la rabbia. Patterson era nei guai.

*

Quando quella mattina Patterson entrò nel suo ufficio non si aspettava di certo di trovare seduto davanti alla scrivania Mycroft Holmes, apparentemente tranquillo. Ma se lo si guardava negli occhi si poteva chiaramente leggere quanto fosse furioso.

"Holmes, che ci fai nel mio ufficio?"

"Non lo so Patterson, dimmelo tu. C'è qualche motivo per cui dovrei essere qui?" replicò Mycroft con sarcasmo.

Notò Patterson fissarlo confuso. Comprese tutto quando notò una cartella sulla sua scrivania, una cartella che non avrebbe mai dovuto essere lì e che Holmes non avrebbe mai dovuto vedere.

"Come diavolo hai fatto a trovare la chiave?"

"Voi comuni esseri umani siete tutti così prevedibili..." fu l'odiosa risposta di Mycroft, ormai non cercava nemmeno più di nascondere la rabbia.

"Holmes non eri autorizzato..." esordì Patterson.

"Tu non eri autorizzato a fare tutto questo senza dirmelo!" lo interruppe Mycroft alzandosi in piedi.

Si fissarono negli occhi, era chiara la tensione tra di loro come l'astio. Patterson non aveva mai sopportato che Holmes fosse più intelligente di lui e l'altro lo sapeva perfettamente.

"E comunque questa protezione nei confronti del dottor Watson sarebbe già dovuta terminare quando abbiamo catturato Moran, ma immagino che sia stato tu a bloccare in Afghanistan tutti i siti internet sul ritorno di mio fratello, in modo che John non potesse sapere nulla, vero?" lo interrogò Mycroft.

La non risposta di Patterson per lui fu sufficiente.

"Dimmi un po' Patterson" calcò bene il suo disprezzo sul cognome "non hai fatto tutto questo per proteggere un civile, ma perchè mi odi...ma la tua azione non ha avuto ripercussioni su di me ma su qualcuno a me molto vicino e sta pur certo che te la farò pagare".

"Dovrei tremare di paura?" lo schernì Patterson.

"Adesso scusami ma devo andare a recuperare un civile e riportarlo alla sua vita" disse Mycroft gelido prendendo in mano la cartella.

"Non puoi farlo..."

"Lascerò decidere al dottor Watson cosa fare, dopo che avrà saputo tutta la verità. Ma non ho dubbi che tornerà a Londra, dopo che avrà scoperto di mio fratello. E per tua informazione sì, io al posto tuo tremerei di paura" detto questo Mycroft, con la cartella di John Holmes sotto braccio, uscì dall'ufficio lasciando lì Patterson sconvolto per il confronto appena avvenuto.


ANGOLO AUTRICE

Nel caso non si fosse notato Mycroft è uno dei miei psg preferiti, che ci posso fare??? Del resto figuriamoci se poi uno come Mycr non veniva a scoprire tutto, è pur sempre un Holmes anche se non è un consulente investigativo...

Ringrazio carelesslove per aver recensito e tutti quelli che hanno messo la mia ff tra le preferite, seguite o ricordate.

Grazie, un bacio e a presto

Nikki Potter

  
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