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Autore: Mary vs Kiara    06/10/2007    11 recensioni
Shampoo fa un patto con un'orrenda creatura per far sparire Akane. La ragazza viene trasportata in una strana dimensione, abitata da leggendarie figure, e dimora di orribili segreti.. Sulla terra, intanto, Ranma cerca disperatamente un modo per salvare la sua fidanzata, ma stavolta sarà davvero in grado di riuscirci?
Una storia di sentimenti e avventura, mito e magia, amore e vendetta.
WARNING: This ff belongs to Krista Perry and it's translated by Mary and Kiara with author's permission.
ATTENZIONE: Questa ff appartiene a Krista Perry ed è tradotta da Mary & Kiara con il permesso dell'autrice.
Aggiornamento del 24/12/10 - **Online l'undicesima parte**
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un immenso grazie per i commenti che avete lasciato, e grazie anche a quanti hanno letto senza commentare. Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto. Come sempre le risposte sono sul topic di Hearts of Ice. Fateci un salto per dire la vostra o fare domande, ci farà piacere! -__^
E adesso il capitolo! Buona lettura!


NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte decima: Amore e follia




Capitolo 2



Ranma si svegliò di soprassalto, grondante di sudore, con il mormorio delle voci che cresceva nella sua testa. Emise un gemito e si premette i palmi delle mani contro le tempie, mentre si alzava intontito. “Le voci dell’incantesimo” comprese. Mentre dormiva, quelle erano gradualmente riemerse dai recessi della sua mente, dove le aveva confinate la notte precedente.

Digrignando i denti, si concentrò a respingerle nuovamente indietro, poiché solo così avrebbe potuto pensare limpidamente. Già allora la sua mente era stordita per la mancanza di sonno. Era successo qualcosa la notte prima, qualcosa di strano e terrificante. Ma il suo cervello offuscato dal sonno non riusciva a ricordare cosa fosse. Qualcosa che riguardava Akane. Una cosa ben peggiore della sua sparizione…

Dal piano di sotto si diffuse il profumo della cucina di Kasumi, e lo stomaco gli brontolò rumorosamente. Quando era stata l’ultima volta che aveva toccato cibo? Si mise in piedi e barcollò assonnato fino al corridoio.

Si fermò fuori dalla camera di Akane, guardando con sconforto la paperella di legno col suo nome. Per un istante fu tentato ad entrare, soltanto per assicurarsi che lei fosse seduta alla scrivania o sdraiata sul letto, e tese la mano verso la maniglia. Ma nella sua testa, le voci dell’incantesimo sussurravano con insistenza che Akane era andata via, che non l’avrebbe rivista mai più…

Sbatté gli occhi e scrollò la testa, lasciando cadere la mano vicino al fianco. Sapeva che la stanza oltre la porta era vuota. Abbattuto, si voltò e scese le scale.

« Ah, Ranma, ragazzo mio! È bello vederti in piedi! Ti senti meglio questa mattina? »

Ranma sollevò lo sguardo e vide Soun Tendo inginocchiato al tavolo della colazione accanto a Genma-panda, che era occupato a rimpinzarsi di cibo a velocità soprannaturale. Anche Kasumi, Nabiki e Ryoga stavano mangiando. Kasumi gli sorrise. « Buongiorno, Ranma. Ti ho messo la colazione da parte ». Ranma osservò perplesso il gruppo. « Grazie, Kasumi » rispose meccanicamente. Guardò Soun, che non vedeva dalla sera dell’Incantesimo di Sangue, quando il dolore per la scomparsa di Akane lo aveva costretto a letto. « Sto meglio » mentì. « Lei come sta, Tendo-san? »

« Oh, bene, bene. Non è vero, Saotome? » Soun diede una gomitata nelle costole al panda, che smise rapidamente di ingozzarsi e sorrise. « Già » riprese Soun, « è stato un bruttissimo raffreddore, ma nemmeno la malattia può abbattere tanto a lungo un artista marziale ».

Ranma cominciò ad avvertire una strana sensazione allo stomaco, come un deja vu della notte precedente. « Raffreddore? » chiese. Ma nessuno gli prestò attenzione.

« Per favore, Ranma » fece Kasumi. « Siediti e mangia qualcosa. Devi essere affamato ».

Ranma obbedì turbato, mettendosi in ginocchio di fronte a Ryoga e accanto a Nabiki. Non notò gli sguardi estatici che si scambiarono suo padre e Soun.

« Sul serio stai meglio, Ranma? » domandò Ryoga, guardandolo al di sopra dell’orlo della sua ciotola di zuppa di miso. « Sei riuscito a controllare le voci dell’incantesimo? »

Ranma annuì, raccogliendo distratto il cibo con i bastoncini.

« Bene. Per un po’ mi hai fatto davvero preoccupare, amico ».

Ranma corrugò la fronte. « Amico? » Da quando Ryoga lo chiamava amico? Di solito lo chiamava “nemico delle donne”, o qualcosa di simile.

« Passami la salsa di soia, per piacere » disse Nabiki. La salsa di soia era davanti a Ranma, ma lui stava fissando Ryoga. « Ehi, Ranma, svegliati. Vorrei la salsa di soia ». Poiché lui ancora non rispondeva, gli diede un colpetto al braccio. « Oggi, se possibile ».

Ranma batté gli occhi, come se si stesse risvegliando da un sogno, e le porse la bottiglia.

« Ehi, che ti prende? Sei certo di star bene? »

« Io… non lo so » rispose sincero, con scarso entusiasmo, portandosi il cibo alla bocca con le bacchette. « C’è qualcosa che non mi quadra… »

« Be’, non è tempo per preoccuparsi di questo ora » disse Soun, con un sorriso che si allargava fino alle orecchie. « Ranma, dato che al momento riesci a controllare le voci dell’incantesimo, e dato che siete tutti qui » aggiunse, guardando tutti gli altri seduti a tavola, « Genma ed io vogliamo fare un annuncio. Ranma, tu vivi con la nostra famiglia da un anno ormai, così abbiamo deciso che è tempo per te di rispettare l’accordo che facemmo quando nascesti ».

Ranma guardò Soun scioccato, bloccando a metà il tragitto delle bacchette alla bocca. « Cosa?! Non starà dicendo sul serio! Come posso farlo se lei non è nemmeno… »

« Su, Ranma, sapevi che prima o poi sarebbe successo, quindi non c’è ragione di essere sorpreso. Sì, abbiamo deciso che sposerai la mia figlia minore Nabiki. A partire da oggi, lei è la tua fidanzata ».

Ranma spezzò le bacchette a metà. Nabiki si soffocò con la zuppa di miso.

« Oh, ma che bello » fece Kasumi, sorridendo radiosa. « Ora fai anche tu parte della famiglia, Ranma! »

Ryoga sorrise compiaciuto al vedere le espressioni inorridite della coppia novella. « Ehi, congratulazioni, voi due! » esclamò.

D’improvviso la mente di Ranma fu più lucida che mai. Il ricordo della notte precedente e della conversazione con Nabiki e Ryoga gli sovvenne chiaro e doloroso. « Voi… Voi non potete farlo » disse con voce roca. « E Akane? É lei la mia fidanzata! »

Soun si fece scuro in volto. « Akane? » chiese. Si voltò verso Genma, con la grossa testa demoniaca. « E chi è, esattamente, Akane? Non dirmi che hai di nuovo venduto Ranma in cambio di cibo, Saotome! » Il panda scosse freneticamente il capo.

Ranma balzò in piedi e afferrò Soun per il davanti del gi. « Si dia il caso che Akane sia sua figlia, idiota! Me l’avete imposta come fidanzata, e adesso lei è sparita, intrappolata sulla Piana degli Dei da questo stupido Incantesimo di Sangue! Come può avere dimenticato la sua stessa figlia?! »

Soun si fece piccolo alla vista dell’aura rossa di Ranma ardente intorno a lui. « Su, su, rilassati, figliolo… »

Nabiki sospirò. « Ranma, credevo avessi detto che stavi meglio ».

Ranma lasciò andare Soun e si girò verso Nabiki. « Infatti mi sento meglio! Siete voi i matti! » Si voltò in direzione di Kasumi, con gli occhi lucidi di disperazione. « Kasumi, tu ti ricordi di Akane, vero? È la tua sorella minore, ha la mia età e corti capelli scuri, ed è un vero maschiaccio, eccetto quando sorride, e la sua cucina è intossicante, ed io sono fidanzato con lei da un anno ormai, e… » Incespicò vedendo il suo sguardo inespressivo.

« Mi dispiace, Ranma, ma non so di cosa parli » dichiarò. Corrugò la fronte preoccupata. « Forse avremmo dovuto chiamare il dottor Tofu ieri notte ».

Ryoga scosse la testa, guardando Ranma costernato. « Io penso che abbia bisogno di uno strizzacervelli, non di un chiropratico ».

Il ragazzo col codino era troppo sconvolto per rispondere. Guardava impietrito le persone intorno al tavolo, i suoi amici, la sua famiglia. “No, no, no, non ci credo. Non si ricordano davvero di Akane, nemmeno il signor Tendo…” « Fa parte dell’Incantesimo di Sangue » disse finalmente. « Non so come, ma ha fatto in modo che voi la dimenticaste… »

« Di cosa sta parlando? » domandò Soun confuso.

[Non ne ho idea,] fece Genma-panda, scrollando le spalle.

Nabiki guardò Ranma mentre fissava incredulo le persone intorno al tavolo, una dozzina di contrastanti emozioni lottavano dentro di lei, sebbene continuasse a mantenere un’espressione accuratamente indifferente. Era tutto sbagliato, non era così che sarebbe dovuta andare. Sospettava che suo padre se ne sarebbe uscito con la faccenda del fidanzamento suo e di Ranma per onorare il cosiddetto accordo che lui e Saotome-san avevano stipulato tanti anni fa. Solo non credeva che fossero così stupidi da tirare fuori quella storia in mezzo a tutto il casino dell’ Incantesimo di Sangue. Con il loro modo di pensare semplice e limitato, forse erano convinti che il problema delle voci dell’incantesimo nella testa di Ranma si sarebbe risolto o sarebbe divenuto irrilevante se i loro due figli si fossero sposati.
Nabiki aggrottò lievemente la fronte a quel pensiero. Ricordava che una volta lei e Ranma avevano finto di essere fidanzati, dopo che lei lo aveva raggirato dicendogli di amarlo. Era rimasto così scioccato, ed era così spaventato di ferire i suoi sentimenti, che aveva accettato il fatto e aveva recitato il ruolo del fidanzato devoto. Fino a quando non si era stancato e arrabbiato perché lei continuava ad affittarlo a ore alle altre fidanzate, o a sfruttarlo per duri lavori manuali che richiedevano ridicoli sprechi di forza e agilità. Era stato molto redditizio però, finché era durato…

Malgrado ciò… Si chiese come sarebbe stato essere davvero una delle fidanzate di Ranma. No, la sua unica fidanzata. Aveva un milione di ragazze intorno, a quel che sembrava. Ma… Era uno dei ragazzi più attraenti della città, con un viso bellissimo ed un corpo magnifico. Aveva coraggio e senso dell’onore, e le sue abilità marziali erano impareggiabili. Tutto questo, insieme alla sua ingenuità e a quel qualcosa di affascinante nella sua goffa inesperienza con le donne, lo rendeva innegabilmente desiderabile. Okay, spesso si trasformava in una ragazza a causa della sua maledizione. Per non parlare del fatto importantissimo che era povero quanto un topo di chiesa. Ma allora ciò importava poco dato che, a sua insaputa o meno, lei riusciva sempre a fare considerevoli guadagni grazie a lui…

Nabiki interruppe il filo dei suoi pensieri quando Ranma si voltò e i loro occhi s’incontrarono. Si irrigidì un po’ quando lui parve scrutarla in viso e, non trovando quello che cercava – segni di riconoscimento della ragazza di nome Akane, a quanto pareva – abbassò lo sguardo sul pavimento. Sembrava così… così smarrito. Nabiki avvertì una lieve fitta di… qualcosa… dentro di lei. “Quelle voci dell’incantesimo devono proprio avergli danneggiato la mente” pensò. “Okay. Al fidanzamento penseremo dopo. Adesso aiutiamo Ranma”.

Si alzò da tavola per guardarlo faccia a faccia. « Ranma » cominciò. « Ascolta. L’Incantesimo di Sangue è stato lanciato solo su di te, e su nessuno di noi. Lo ricordi, vero? »

Ranma non rispose. Si limitò ad annuire impercettibilmente mentre continuava a fissare il pavimento, i pugni stretti ai fianchi, frustrato.

« Quindi non ha senso che siamo noi ad avere la mente alterata, no? »

Silenzio. Poi un sussurro basso: « Te l’ho detto, Akane è reale. Non è frutto della mia immaginazione o dell’Incantesimo di Sangue ».

« Allora perché nessuno di noi, che non siamo stati toccati dal suddetto incantesimo, non la conosce? » domandò calma. « È come ha detto Cologne. L’incantesimo avrebbe dovuto portarti al punto di odiare Shampoo facendoti credere che lei ti aveva sottratto il tuo bene più prezioso – dal momento che non possiedi niente del genere che possa farti arrabbiare abbastanza da odiare Shampoo, l’Incantesimo di Sangue ha creato qualcosa e te l’ha messa in testa con queste voci, ed ecco spiegato da dove viene questa ragazza. Akane non esiste. Non è mai esistita. È solo parte dell’Incantesimo di Sangue ».

Strano però” rifletté subito Nabiki, “che l’Incantesimo di Sangue abbia fatto in modo che fosse una ragazza la cosa che Ranma ama di più. Forse non è poi così timido con le donne come pensavo…

All'improvviso Ranma alzò la testa. « La sua camera! » gridò, e afferrò il polso di Nabiki.

Lei sobbalzò quando, con uno strattone, il ragazzo prese a trascinarla in corridoio verso le scale. « Ranma, che stai facendo? »

« Coraggio, venite » si rivolse agli altri nella sala da pranzo. « Akane è reale! Posso dimostrarvelo! »

Kasumi, Soun, Genma-panda e Ryoga si scambiarono degli sguardi perplessi. Poi si alzarono e lo seguirono.

« Là! Vedi? » Ranma si fermò davanti a una porta del corridoio. « Guarda tu stessa. L’Incantesimo di Sangue è stato fatto solo su di me, giusto? Bene, allora come spieghi questa stanza? »

Nabiki fissò il nome sulla paperella di legno, identica alla propria e a quella di Kasumi, ad eccezione del fatto che recava il nome “Akane”. Si voltò verso Ranma e inarcò un sopracciglio.

« Avanti » la incitò. « Apri e guarda con i tuoi occhi ».

Scrollando le spalle, Nabiki girò la maniglia e aprì la porta.

Rimase senza fiato. Dall’altro lato della porta c’era la camera di una ragazza. Le coperte a fiori sul letto, l’uniforme scolastica e i fiori secchi sulla parete la dicevano lunga. Accanto alla finestra c’era una scrivania, sulla quale c’erano dei fogli sparsi come se qualcuno avesse lasciato a metà i compiti. Sul pavimento accanto a letto giaceva una serie di pesi. “Be’” pensò Nabiki sarcastica nonostante lo stupore, “sembra che la donna della fantasia di Ranma sia una sollevatrice di pesi”.

« Santo cielo » esclamò Kasumi quando lei e gli altri li ebbero raggiunti. « Ranma, che cosa ne hai fatto del ripostiglio? »

Ranma la osservò turbato. « Che cosa ne ho…? Io non ho fatto niente! Questa è la camera di Akane! »

« Ranma, dove hai preso tutto questo? » lo interrogò Soun, leggermente accigliato. « Lo so che sei arrabbiato per questa faccenda dell’Incantesimo di Sangue, ma tutto ciò è un po’ esagerato, non credi, figliolo? »

Ranma strinse i denti, e il suo ki prese a sfavillare intorno a lui. « Glielo sto dicendo, non sono stato io a fare tutto questo! Guardate! » Si avvicinò alla scrivania. « Questi sono i compiti di Akane! Credete che avrei fatto io i suoi compiti? »

Gli altri si limitarono a guardarlo sbattendo le palpebre.

Ranma si guardò intorno disperato, cercando qualcos’altro che potesse ridestare i loro ricordi. Gli occhi gli caddero sulla foto appena sopra il letto di Akane, nella cornice che le aveva regalato per Natale. La staccò dalla parete. « Guardi » supplicò, « lei è questa qui. Questo dimostra che è reale! Vedete? » La tenne davanti al viso di Soun, ma lui la osservò con sguardo assente. Nabiki prese la foto dalle mani di Ranma e la esaminò.

Corrugò la fronte. Era la foto di gruppo che avevano fatto dopo il loro naufragio e l’avventura sull'isola fluttuante del Principe Toma. « Mi dispiace, Ranma, non la riconosco » ammise. « Accanto a te ci sono Ukyo e Shampoo. Ma se questa ragazza è quella che ami, perché sta apertamente lontana da te? »

Ranma batté gli occhi, con espressione ferita. « Io… Io… »

Nabiki scrollò la testa. « Senti, Ranma, non so da dove vengano tutte queste cose. Forse le hai sistemate qui sotto l’influenza dell’Incantesimo di Sangue. Forse l’incantesimo stesso ha creato una sorta di evidenza materiale per persuaderti. Non ha importanza. Non cambia il fatto che nessuno di noi è stato toccato dall’Incantesimo di Sangue, mentre tu sì. Devi accettarlo, o finirai col diventare matto preoccupandoti di una ragazza scomparsa che nemmeno esiste ».

Ranma osservò i visi preoccupati dei suoi amici e familiari, e sentì la sua determinazione frantumarsi. “No, non può essere! Ma… e se avesse ragione? Se Akane non fosse mai esistita… Se fosse tutta opera dell’Incantesimo di Sangue… No, Akane…” Ranma fu attraversato da un brivido. Se Akane non era reale, allora tutti i ricordi di quell’anno della sua vita erano falsi. Cercò di ricordare come fosse stata davvero la sua vita senza Akane da quando era arrivato al Tendo Doujo. Ma non ci riuscì. Akane era una parte fissa di quasi tutto ciò che aveva fatto, dalla primissima volta che aveva lottato in versione femminile con lei nel doujo, attraverso il turbolento fidanzamento, fino all’esatto momento in cui pensò a lei intrappolata sulla Piana degli Dei.

Ma Nabiki poteva aver ragione. L’Incantesimo di Sangue poteva aver modificato i suoi ricordi. Forse Akane non era altro che un’influenza magica nella sua mente; una creazione fatta con il fine specifico di diventare il solo scopo della sua vita, del quale era stato privato…

Aveva senso in un certo qual modo. Di certo non ricordava di aver mai provato dei sentimenti così… forti per qualcuno fino a quando non aveva incontrato Akane. Sia che lo picchiasse violentemente o che gli sorridesse in quel modo che lo faceva sentire tutto strano dentro, nessuno aveva mai suscitato in lui le emozioni che Akane gli provocava.

Non era magico?

Che fosse o meno frutto dell’Incantesimo di Sangue, Akane era una parte di lui che non voleva perdere.

Le voci dell’incantesimo sussurravano nella sua mente. «« Akane è viva, Akane è viva… »»

«« Non la rivedrai mai più… »»

Suo padre, i Tendo e Ryoga lo guardavano tutti con espressione preoccupata.

Era troppo da sopportare. Le spalle di Ranma si accasciarono, e lui si voltò e lasciò la stanza.

« Ranma? » La voce di Ryoga, esitante e angustiata, lo seguì fino in corridoio. Era divertente come, senza Akane per la quale combattere, Ryoga sembrava essere diventato il suo migliore amico adesso. Era una cosa buona, e Ranma si chiese come erano diventati amici. Non riusciva a ricordarlo. Entrò nella sua camera e si chiuse la porta alle spalle.

Gli altri rimasero in un imbarazzante silenzio. Infine Soun si schiarì la gola: « Nabiki, tu sei la sua fidanzata adesso, e sembri essere l’unica che sappia trattarlo. Forse dovresti andare a parlargli ».

Nabiki fissò la porta chiusa di Ranma e scosse il capo, mentre una strana sensazione sembrava divorarla dall’interno. « Non credo, papà. In questo momento Ranma ha bisogno di stare da solo a pensare. E tu ed io dobbiamo parlare del fidanzamento ». Soun si guardò intorno nervoso, e Nabiki ruotò gli occhi spazientita. « Ma non adesso » aggiunse.

Adesso voglio solo andare in camera mia a sdraiarmi, fino a quando questo mal di testa che mi è appena scoppiato non mi sarà passato”.

Sospirò e si diresse in camera propria, chiuse la porta e vi si appoggiò stancamente. Sentì gli altri scendere lentamente le scale.

Rimase a guardare il letto per un istante. Poi cambiò idea e si sedette alla scrivania, che era ricoperta di varie apparecchiature elettroniche. Inserì gli auricolari in un sistema elaborato, poi pigiò un piccolo tasto scuro e ascoltò attentamente.

Non sentì nulla. Non che si fosse aspettato il contrario. “Povero Ranma” pensò. “Probabilmente è sconvolto. So di essere stata dura, ma era l’unico modo per convincerlo. Immagina, pensare di essere fidanzato con una ragazza che non esiste e che si chiama Akane…

Allora udì qualcosa, un suono così debole che pensò di averlo immaginato. Fino a quando non lo sentì di nuovo.

Un singhiozzo sommesso.

Nabiki sbatté le palpebre. “Sta… piangendo?

Si tolse gli auricolari, col cuore che le martellava nel petto, e si alzò dalla sedia. “Accidenti. Perché, perché l’ho fatto?” si chiese frustrata. “Che cosa stupida, non riesco a credere di averlo fatto. Nabiki, idiota, cos’altro ti aspettavi di poter sentire, dopo quello che gli hai detto? Come se non dovesse già sopportare abbastanza al momento…

Ranma…

Rimase per qualche attimo indecisa sul da farsi, poi uscì dalla propria camera e percorse il corridoio, fermandosi fuori dalla porta di lui. Sollevò un pugno e bussò piano. « Ranma? »

Nessuna risposta.

Aprì la porta senza il minimo rumore. Ranma era seduto in un angolo vicino al cassettone, con la schiena verso l’entrata. Il cassetto più basso era aperto. Le spalle curvate furono scosse da un altro singhiozzo silenzioso. Deglutendo, Nabiki chiuse la porta dietro di lei.

« Ranma » iniziò, con la voce stretta in gola. « Mi… mi dispiace. Lo so che è difficile con quest’Incantesimo di Sangue, e sono stata dura prima… »

Lui non rispose. Rimase seduto a terra, ingobbito, col codino che gli ricadeva molle sulla schiena. Lentamente gli si avvicinò e guardò oltre le sue spalle.

Nelle mani Ranma teneva una spessa chioma di capelli scuri legati con un fiocco. Mentre osservava, le lacrime di lui caddero sulle morbide ciocche e vennero assorbite, svanendo completamente.

« Accidentalmente Ryoga le tagliò i capelli mentre combattevamo » mormorò. « Era arrabbiata perché le ci era voluto tanto per farli crescere quanto quelli di Kasumi. Non pensavo che avrebbe potuto perdonarmi. Ma quando Kasumi glieli ha sistemati era così… carina… che quasi… non l’ho riconosciuta… all’inizio… » La sua voce diminuì gradatamente fino al silenzio anche se un’altra lacrima scintillante cadde sulla massa di capelli.

Nabiki non sapeva cosa dire. Tutto ciò andava oltre le sue esperienze, e lei non era mai veramente stata il tipo che sa consolare. Si sentì a disagio, improvvisamente desiderosa di possedere un po’ dell’abilità di Kasumi con questo genere di cose.

« Io so che è reale, Nabiki » continuò Ranma tranquillo. Ma il timore e il dubbio nella sua voce contraddicevano la fermezza delle sue parole. « Non importa se credi che sia solo parte di questo dannato incantesimo… »

Nabiki batté gli occhi per la sorpresa quando sentì le lacrime pungerle gli occhi. « Va… tutto bene, Ranma » lo rassicurò impacciata. “Va bene un corno!” si disse, incapace di attenuare il dolore che le cresceva nel petto. “Ti sto vedendo perdere la testa a causa di questo stupido Incantesimo di Sangue…

Ranma s’irrigidì, e per un istante Nabiki quasi si pentì di aver aperto bocca. In fondo, lui non faceva che ribadire che era un ragazzo, e che i ragazzi non piangono, e forse odiava farsi vedere così…

Poi Ranma alzò un poco la testa. Nabiki vide il suo viso di profilo, adombrato dalla frangia scura. Rimase di stucco quando riconobbe un’emozione che non aveva mai visto prima sul volto di Ranma; un’emozione che non avrebbe mai pensato di vedergli in viso…

Disperazione. Sembrava permeargli per intero il volto rigato di lacrime…

Nabiki sentì improvvisamente freddo. Aveva già visto Ranma provare angoscia… Il disastro dello Chiisuiton, per esempio… Ma non l’aveva mai, mai visto… arrendersi.

I suoi occhi blu, ancora umidi di lacrime, erano colmi di uno sconforto intenso, in grado di estinguere le fiamme di determinazione che normalmente ardevano in quello sguardo che ora fissava il vuoto… Eppure, anche se il suo viso mostrava la sua tristezza interiore, le sue dita si stringevano intorno alla spessa ciocca di capelli scuri come se fosse un’ancora di salvezza; come se lasciarla andare significasse la fine della sua stessa esistenza…
Nabiki sentì il cuore contrarsi dolorosamente. Doveva essere fuori di testa. Cosa l’aveva spinta a venire lì? Che cosa… Cosa poteva fare per farlo star meglio?

Abbracciarlo? No. Non era una persona fisicamente espansiva per natura, e sapeva che Ranma non era da meno. Inoltre, l’unica che avesse mai abbracciato Ranma era Shampoo, e quella era una persona alla quale non aveva voglia di pensare al momento.

Eppure… non poteva semplicemente starsene lì senza far niente. E Ranma aveva bisogno di qualcosa

Raccogliendo il coraggio, Nabiki diede alla spalla di Ranma un’esitante stretta gentile. « Ranma… »

Il tocco di Nabiki fu come una scintilla nell’oscurità, che fece arretrare Ranma dalla pericolosa sporgenza nella quale vacillava precariamente. Non si mosse, ma i suoi occhi riacquistarono concentrazione, con grande sollievo di lei…

« Cosa devo fare, Nabiki? » La voce di Ranma tremava, era appena un bisbiglio. Abbassò lo sguardo sulla ciocca di capelli. « Io… amo… Akane ».

Quelle parole parvero rimanere sospese in aria, quasi tangibili. Nabiki non sapeva cosa rispondere. Era come se la semplice e imbarazzata confessione d’amore di Ranma per la ragazza immaginaria dell’Incantesimo di Sangue impedisse alla sua mente di pensare coerentemente.

Ranma sollevò lentamente il capo, guardando dritto di fronte a sé. Uno sguardo stupito ma spaventato brillò nei suoi occhi spalancanti, come se egli stesso si fosse reso conto solo adesso di ciò che gli era sfuggito dalle labbra.

In quel momento Nabiki si sentì come se non fosse più in quella stanza. C’era solo Ranma. Ranma e l’improvvisa rivelazione che riempiva i suoi occhi blu di un milione di emozioni differenti, ciascuna più forte della precedente…

…finché lei non lo vide crollare di fronte ai suoi occhi. Ranma curvò le spalle e si strinse la massa di capelli al petto emettendo un singulto basso.

« Nabiki » sussurrò disperato. « La amo… e non gliel’ho mai detto… Lei non lo sa… E ora è intrappolata sulla Piana degli Dei dove non posso raggiungerla, e tutti si sono dimenticati di lei eccetto me, o forse lei esiste solo nella mia testa ». Una lacrima lasciò i suoi occhi umidi e gli scivolò giù sulla guancia nascosta. « Non gliel’ho mai detto… »

Gli occhi di Nabiki bruciavano, e la sua gola era secca. Odiava tutto questo. Detestava vedere Ranma in quello stato. La parte razionale di lei, quella parte che sapeva che Akane non esisteva davvero, voleva costringere Ranma ad accettare la realtà. Voleva schiaffeggiarlo in viso e dirgli di farla finita e di tornare nel mondo reale.

Ma osservandolo... vedendo il suo reale dolore e la sua disperazione… non ci riuscì.

Perché sapeva che non sarebbe servito a nulla.

Ranma era convinto che Akane fosse reale. E… l’amava. Quella non era la vera tragedia, era solo la prova della tragedia. La tragedia vera e propria era l’Incantesimo di Sangue che ora governava la mente di Ranma, la sua memoria, la sua anima. Tutta la sua vita adesso si basava su una menzogna. Tutta la sua vitalità e la sua determinazione sembravano essere svanite nel giro di pochi giorni. E tutto per colpa dell’Incantesimo di Sangue che Shampoo aveva fatto per poter reclamare Ranma come un trofeo da portare nel suo villaggio Amazzone.

Nabiki strinse i pugni ai fianchi, e ripensò ad una certa cassetta che aveva in possesso. “Cologne, lo giuro, se non farai ritorno entro due giorni, tu e la tua nipotina cinese siete finite”.

Ma cosa poteva fare per Ranma adesso? Non poteva lasciarlo lì e aspettare che Cologne tornasse con una cura. Ranma si stava deteriorando, precipitando nelle delusioni indotte dall’Incantesimo di Sangue. Poteva affermarlo dal modo in cui le sue mani stringevano convulsamente la ciocca di capelli che a detta di lui erano appartenuti ad Akane.

Ciò di cui Ranma aveva bisogno era uscire e stare con altre persone. Aveva bisogno di ritornare nel caos che era la sua vita prima dell’Incantesimo di Sangue. Altrimenti, sarebbe impazzito…

« Ranma » disse Nabiki con calma. « Perché... non ti dai una sistemata e vieni a scuola con me stamattina? Sei stato assente per quattro giorni a causa di tutta questa storia, e penso che ti farebbe bene cercare di non pensarci per un po’… »

Ranma alzò lentamente la testa e batté le palpebre, come se si fosse appena accorto che lei era lì. Piano piano lo sguardo gli si schiarì. « A scuola? »

« Sì, a scuola » ripeté, sorridendo appena, cercando di ignorare l’espressione tormentata sul suo viso. « Sai, quel grande edificio dove un sacco di ragazzini e un paio di adulti ti guardano lottare con Kuno? Sono passati un paio di giorni. Scommetto che muore dalla voglia di ucciderti per aver tenuto la sua ragazza con il codino tanto a lungo lontana da lui ».

Ranma la guardò con espressione sbalordita quando comprese che lei stava cercando di tirargli su il morale. Quello era un lato di Nabiki che non aveva mai visto prima. « Nabiki? »

« Che cos’hai da guardarmi a quel modo? » chiese lei, simulando indifferenza. « I miei margini di guadagno sono scesi del cinque percento perché non ci sei più stato tu a battere Kuno nel vostro abituale combattimento mattutino ». Mantenne il tono di voce leggero abbastanza perché lui capisse che stava scherzando… solo un pochino. A causa di tutta quella storia aveva davvero perso e speso più denaro di quanto avesse messo insieme nei ultimi sei mesi.

Ranma sbatté le ciglia. Poi, lentamente, l’angolo della sua bocca si curvò nella pallida ombra di un sorriso. « Io… Okay, Nabiki. Mi sembra una buona idea ».

Lei sorrise. Un sorriso vero, di quelli che raramente le illuminavano il viso. « Ottimo » replicò. « Pensi di poter essere pronto in tempo? Dobbiamo andarcene presto ».

Ranma annuì, come se un barlume della sua vecchia vita si fosse riacceso nella sua espressione. Ma con le mani stringeva ancora la massa di capelli scuri. « Sarò pronto » disse.

Nabiki non si mosse e lo guardò con aria seria, non del tutto disposta ad andarsene per il timore che lui la stesse solo assecondando per farla andar via.

Ranma parve carpire i suoi pensieri. « Sul serio » ripeté, con una chiara nota di gratitudine nella voce. « Sarò pronto tra poco ».

Nabiki lasciò la camera di Ranma con una strana sensazione di leggerezza nel petto e l’ombra di un sorriso ancora sul volto.


FINE PARTE DECIMA
   
 
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