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Autore: Athwen    06/10/2007    2 recensioni
Questa è una raccolta di scritti brevi in onore della figura del Licantropo, che amo come fa la luna piena.
Ogni scritto cambierà tono ed ambientazioni, raccontando modi diversi di vedere questa creatura che in fondo è la più umana di tutti i mostri.
Genere: Dark, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Perché mi guardi così, amore mio? Hai paura di me?
Come biasimarti, ho fatto crollare il tuo credo, hai scoperto che non sono l’uomo che conoscevi. Non sono solo la persona irritabile e taciturna che ami, non sono solo quello.
Guardi i miei occhi folli e primitivi con una nuova luce. Hai scoperto chi sono: un licantropo.
Sono un mostro. Non uno zombie che non ha coscienza, non un fantasma che è solo un impronta di un’anima morta, non uno demone che è nato con questa natura, e nemmeno un vampiro che è un cadavere senz’anima e imbottito dal male. Io sono vivo e cosciente di tutto, sono un mostro ma non per mia scelta e non posso cambiare questa realtà. Sono infettato da una malattia incurabile o maledetto in modo immutabile, scegli tu. Io ce l’ho un’anima, e quando morirò, dove finirà? All’inferno non c’è dubbio.
Non posso controllare la belva che c’è in me, non posso fare a meno di annusare il tuo profumo e chiedermi come sarebbe assaggiare la tua carne. La carne della donna che amo.
Segui il mio corpo tremante fino alla mia alcova, impietrita dal terrore. Dici di non avere paura, non sai che la riesco a fiutare e che ti avvolge come un vestito seducente.
Scendiamo le scale di pietra senza dire una parola, accompagnati solo dal rumore dei nostri passi il cui eco rimbalza sulle umide pareti. Infine arriviamo davanti a delle sbarre, formate da argento puro, e ci fermiamo. Senza toccare quel materiale prendo una chiave di ferro e apro la serratura. E’ un crudele scherzo del destino che il materiale a me nemico sia dello stesso colore della mia persecutrice: la luna.
Non ti permetto di entrare, sarebbe troppo pericoloso. Richiudo le sbarre con perizia e nascondo la chiave in una frattura della parete. Mi giro verso di te e ti prego per l’ennesima volta di cambiare idea. Il tuo diniego non fa che aumentare il mio dolore. Dopo questa notte non mi amerai più. Eri l’unica persona a dare un po’ di luce nella mia dannata esistenza ed infine perderò anche te.
Mi siedo in mezzo alla stanza, ad aspettare. Quando mi chiedi cosa sto aspettando ti rispondo che la luna sta arrivando e accenderà la mia maledizione.
Ed infatti eccola fare capolino da una piccola fessura. Il mio corpo comincia a sussultare, sotto i tuoi occhi sorpresi, pieni di timore e preoccupazione.
Un basso ringhio esce dalle mie labbra mentre una folle ira si impossessa di me. Sta cominciando. Ti spaventi quando urlo di andartene, la mia voce non è quella che ti sussurra dolci parole nell’orecchio, è una voce cavernosa, primitiva, animale e piena di furia cieca. Cominci a tremare e scuoti la testa con gli occhi pieni di lacrime. Non te ne vuoi andare. So che hai paura, è inutile che fingi, non mi commiserare. Vattene.
Le convulsioni sono sempre più forti, ormai la trasformazione è iniziata. Con le pupille color dell’ambra non stacco gli occhi da te mentre comprendi ciò che sono, mentre le mie ossa si spezzano per ricomporsi in maniera diversa. Tu non sai che sofferenza è dover ricostruire il proprio corpo.
Cado a bocconi e quando il mio corpo cambia cominci ad urlare. Dai miei piedi la pelle comincia a rivoltarsi riempiendosi di pelliccia, prima che arrivi alla testa fai in tempo a vedere come il mio cranio si allunghi, diventando quello di un lupo, un enorme lupo.
Ho ancora un briciolo di coscienza, ma non posso controllare la furia che mi scuote. Con un ringhio mi lancio contro le sbarre, tu fai un salto indietro, per puro istinto. Non preoccuparti, non posso toccare l’argento.
Ormai il tuo viso è inondato di lacrime. Hai scoperto che l’uomo che amavi è un mostro, e non puoi sopportarlo, è troppo per te. Se sei stata tu ad insistere per vedere il mio vero io, ora non scappare, penso con amarezza.
E allora affoga nel tuo dolore, sguazzaci dentro fino a non poter più tornare in superficie, perché nessuno può mitigare il mio, di dolore. Mi hai fatto comprendere una cosa, stanotte.
Nessuno, a parte l’inferno, accoglierà la mia anima maledetta, sono condannato ad un eterno e solitario dolore condivisibile solo con i miei simili. Questo è il nostro destino, il destino del più vivo e patetico dei mostri.
 
NdA:
Oggi vi diletto con un licantropo amaro e pessimista che svela alla sua donna il suo segreto. Purtroppo, per colpa delle pagine ridotte non ho potuto esprimere bene i suoi sentimenti (ad esempio avrei voluto soffermarmi di più su ciò che prova vedendo la sua donna scappare da lui… si lo so, sono sadica!). Spero vi accontentiate di questo, e che vi piaccia come gli altri. Come al solito ringrazio Dark Aillbhe che mi commenta sempre, e prego agli altri lettori di lasciarmi un commentino, anche piccolo piccolo. Mi farebbe molto piacere!
Arianrhod
 

  
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