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Autore: SilviAngel    19/03/2013    2 recensioni
Universo Kitty Cass.
Dalla prima parte: Il moro alzò il capo dalla sua occupazione e lo osservai mentre cercava invano di ritornare alla posizione precedente.
“Reputo assai probabile che io sia rimasto incastrato tra te e il cruscotto”
“Oh per la miseria!” sbottai con l’eccitazione che drammaticamente scemava
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
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Seconda Parte
 
Tutto divenne d’un tratto buio e soffocante, nella mia smania di trasformarmi in un adorabile micetto, non avevo pensato a levarmi di dosso almeno parte dei vestiti che quindi mi erano crollati addosso, rendendo difficile ogni movimento.
Miagolii attutiti e scatti frenetici giungevano dallo spazio di fronte a me e pensai che anche  Cass si trovasse nella mia identica situazione.
“Ehi angioletto, dove sei finito? Tirami fuori”
Pochi attimi dopo, una lama di luce si infilò in uno spiraglio tra la stoffa e quando si allargò, spuntò il musetto marrone chiaro di Cass.
Riuscii a fatica ad avere la meglio su quel groviglio di pantaloni e camicia per poi saltellare spensierato verso il confine della coperta “Forza, andiamo in avanscoperta, seguimi”
Dette quelle poche parole, mi inoltrai nell’erba che in alcuni punti era così alta da superare quasi la mia testa.
“Dean” la voce del moro provenne da dietro di me con un tono in parte allarmato “non dovremmo allontanarci troppo”
“Tranquillo Cass”
“Ti prego rallenta, non ti vedo più”
Che mammoletta! Pensai, ora ha i superpoteri angelici e si preoccupa se mi allontano per qualche decina di centimetri di troppo “Calmati. Se non vedi me, guarda un po’ più in alto, forse puoi seguire la mia coda” e per rendere questa possibilità reale, rizzai la mia dorabile estremità dritta come un fuso.
Attirato da tutto ciò che mi circondava, presi a osservare i dettagli di qualunque cosa vi fosse accanto a me. Rabbrividii a causa del solletico che i fili d’erba procuravano lungo il corpo e urlai di dolore quando i miei morbidi e favolosi cuscinetti si poggiarono senza attenzione su piccole pietruzze acuminate.
Al mio grido, Cass accorse e strusciando il muso sul mio collo domandò cosa fosse accaduto, io mi limitai a calciare lontano quel dannato sasso e nel farlo, osservai il terreno. Appena davanti alla mia zampetta, che come ricordavo era bellissima e soffice, stava camminando un lungo verme rosa carne e lo guardai disgustato.
“Che schifo”
“È un semplice lombrico” mi fece notare l’angelo, ma la mia opinione non mutò.
“Non mi importa è viscido e bleah… non posso guardarlo” e sorpassandolo, stando bene attento a non sfiorarlo neppure per sbaglio, cercai qualcosa di più interessante e lo trovai esattamente davanti a me.
L’erba si diradava leggermente ed era anche meno alta, cosicché poteri scorgere in lontananza gli steli corposi di alcuni fiori colorati e incamminandomi mi ricordai che eravamo a febbraio e non avrebbero dovuto esserci fiori nei campi.
“Cass, si può sapere dove diavolo siamo? Fa caldo, è tutto verde e fiorito”
“Qui è fine estate, siamo in Sud America”
Cercando di non prestare troppa attenzione a tale scoperta, lo incoraggiai “Andiamo da quei fiori laggiù” e lui docilmente mi seguì.
Arrivati in prossimità di uno di questi, con fare saputo, mi posizionai accanto al gambo e quando l’angelo fu abbastanza vicino, alzai lesto una zampa e picchiettai più volte la corolla, cosi da far volare via tutti i piccoli ombrellini bianchi del soffione.
Castiel sollevò il capo, con gli occhioni blu spalancati, godendosi lo spettacolo e guardandoli muoversi leggeri nell’aria sopra le nostre teste, fino a quando uno di quei semini planò leggero sul suo naso ancora puntato all’insù verso il cielo.
L’angelo incrociò le proprie iridi per guardarsi il muso e, cercando di toglierselo di dosso, questo scivolò lentamente verso il basso solleticandogli la punta rosea del nasino e costringendolo a un potente starnuto che lo fece indietreggiare.
 
Risi a crepapelle, lasciandomi cadere a terra e rotolando addirittura sulla schiena, incurante del terriccio che si insinuava nella mia pelliccia.
“Smettila” piagnucolò Cass dandomi lievi buffetti sul petto e sulla testa, ma era più forte di me, quel micetto era uno spasso.
I suoi tocchi cessarono di colpo e mi riscossi cercando di comprendere il motivo di quel cambio repentino e mi resi conto che l’interesse dell’angelo era stato catturato da un piccolo cespuglio ricoperto di minuscoli fiori gialli verso il quale si stava incamminando.
Rimettendomi in piedi e affiancandolo immediatamente, mi accorsi che in realtà ciò che aveva suscitato la sua curiosità era ben altro e più ci facevamo prossimi, più diveniva palese.
Un ronzio sordo e fastidioso si levava da quell’arbusto e guardando meglio vidi parecchie api spostarsi di fiore in fiore.
Forse Cass non sapeva quanto potessero essere pericolose se disturbate e così cercai di fermarlo, accelerando il passo e portandomi davanti a lui “Frena angioletto. Quelle sono api, se vai a rompergli le palle mentre stanno lavorando, si incazzano e ci pungono”
“Lo so cosa sono Dean” puntualizzo il pignolo “ma voglio solo stare a guardarle un poco. Sono così belle e hanno un sistema sociale così sviluppato che”
“Ciò non cambia le cose, se gli gira male ci fanno a brandelli e io non voglio. Forza allontaniamoci” e a malincuore mi diede ascolto, anche se si voltò indietro fino a che fu possibile per osservarle ancora.
Rientrando nella nostra giungla di fili d’erba e, a logica, nella direzione dalla quale eravamo venuti, venni distratto da un rumore che non avevo sentito in precedenza.
Era acqua.
“C’è un ruscello da queste parti?” e il moro dopo aver chiuso per un attimo gli occhi annuì.
“Sì. Si trova da quella parte” indicando con il muso alla nostra destra “pochi metri più in là”
“Ok, allora andiamo in gita al ruscello” e senza attendere presi la direzione indicatami pochi prima.
Sbucammo su una minuscola insenatura, ricoperta da erba molto più rada punteggiata da moltissimi sassolini bianchi e poco oltre l’acqua limpida scorreva veloce.
“Vieni” avanzai verso la riva in cui il prato dolcemente scendeva per accogliere una tranquilla polla dove la corrente era praticamente inesistente.
Pochi attimi dopo avevamo entrambi le zampe in ammollo ed era fottutamente piacevole schizzare Cass che cercava di sottrarsi e di non bagnarsi del tutto, ma non ebbi pietà e fingendo di aver ceduto alle sue richieste, presi la rincorsa e mi buttai a peso morto su di lui, facendo cadere tutti e due nell’acqua.
 
Pochi minuti dopo eravamo entrambi stesi al sole, cercando di asciugare le nostre morbide pellicce e lì, con i musetti rivolti al cielo e completamente rilassati, Cass si fece sentire “Grazie Dean, è stato un bellissimo regalo” aprendo un occhio lo guardai “io non ho niente per te”
“Allora, ora sto per dirti una cosa sdolcinata, ma se mai ne farai parola a Sam, io negherò, negherò fino alla morte. Con tutti i casini che abbiamo sempre, passare una giornata con te è il migliore dei regali che potessi sperare di avere”
“Va bene”
“Che ne dici di tornare alla coperta?” proposi, ma pigramente continuai “Non ho voglia di camminare, puoi usare il tuo mojo?”
Una sua zampa calò tra la fronte e il naso e subito dopo mi ritrovai con la schiena poggiata sul plaid.
“Bene, ora possiamo passare alla seconda parte del regalo” e rotolando rapido su una fianco, prima che potesse anche solo cercare di capire cosa avessi in mente, gli fui sopra completamente.
Cass era in gabbia, le mie zampe erano ai lati del suo capo e il mio corpicino rossiccio aderiva al suo, ma non pago, mi piegai in avanti, arrivando a sfiorare il suo muso con il mio, prendendo a strusciarmi ovunque fossi capace di arrivare.
Ed eccole lì, pronte a farsi sentire e a farmi gongolare compiaciuto, le fusa del mio angelo mi riempirono le orecchie.
Il moro si riscosse immediatamente e rincorrendo il mio mosse il capo, cercando di aumentare il vigore e la passione delle carezze. Subito dopo però sentii qualcosa di umidiccio e ruvido, ma in modo familiare, lambire i lati della mia bocca e poi il naso.
“Cass che fai?” ma imperterrito quello continuò, impiastricciandomi per bene di saliva.
“Voglio fare l’amore con te” soffiò e dandosi una forte spinta ribaltò le nostre posizioni.
“Allora penso sia meglio tornare umani non credi?” non avevo ancora terminato la mia frase che essa era già stata tramutata in realtà e mi ritrovai schiena a terra con Cass nudo piacevolmente spalmato su di me.
“E ora che pensi di fare?” domandai suadente baciando le sue labbra, ma senza approfondire il contatto.
“Io vorrei, vorrei” il mio micetto era diventato tutto rosso e fuggendo il mio sguardo cercava di trovare il coraggio di dare voce alla richiesta che premeva sulla punta della sua lingua e che io sarei stato ora felice di cogliere.
“Sì, Cass” e circondandogli il viso con le mani, così da guardarlo negli occhi, specificai “Voglio averti dentro di me, solo fai piano. Io non ho mai, beh, lo sai e poi non è che tu sia proprio senza forza”
“Non potrei mai farti del male”
“Lo so, però nella foga del momento… cerca solo di non ridurmi in mille pezzi” e sorridendo cercai di trovare la forza di spingerlo a muoversi “Sai cosa ci serve?”
L’angelo annuì e nel suo palmo apparve un tubetto di lubrificante che per il momento venne dimenticato, dato che Cass si avventò sulle mie labbra mozzandomi il respiro.
Senza interrompere il bacio, sollevai il bacino, scontrandomi con la sua erezione e acchiappando il tubetto, allontanai il moro e mi versai una dose generosa di gel sulle dita.
Quel liquido viscoso colò un poco lungo le falangi e muovendole, lo aiutai fino a che non raggiunse il centro e riuscii a spargerlo per bene.
Il mio compagno, in ginocchio in mezzo alle mie cosce, mi osservava compiere per l’ennesima volta quel gesto, conscio però che quel giorno avesse un significato nuovo e diverso. La mano infatti non si diresse al mio membro, ma al suo e a causa delle mie dita fresche sulla sua carne dura e già bagnata, un innocente gemito attraversò l’aria.
 
“Oh per la miseria cosa sono costretto a vedere, avrò gli incubi per millenni!” la voce fintamente sconvolta di Gabriel ci costrinse a voltare lo sguardo a sinistra dove a pochi passi da noi era appena apparso quell’impiastro di arcangelo.
“Gabriel, dannazione” urlai, agguantando un indumento a caso e cercando di coprire entrambi.
“Fratello” la voce di Cass tradiva una certa dose – assai poco angelica – di fastidio e collera “cosa ci fai qui?”
“Mi serve il suo aiuto” disse indicando me “Noto con piacere Cassy che stai facendo passi da gigante, stavi addirittura per deflorare un Winchester, che fortuna sfacciata! Ma veniamo a noi: dove diavolo si è nascosto tuo fratello?”
“Sei qui per chiedermi dove Sam? Che cazzo vuoi che ne sappia. Questa mattina dopo aver trovato il tuo sobrio regalino, l’ho mollato al motel e sono andato in cerca di Cass” vedendo che però il castano non voleva andarsene, mi convinsi che aiutarlo sarebbe stato il modo migliore per levarselo dalle palle e così dopo essermi ripulito le dita, cercai tra i miei vestiti il cellulare e composi il numero di mio fratello.
“Ehi, Sammy, dove sei? Come perché… semplice ho finito, ti passo a prendere”
Chiusa la conversazione, mi rivolsi a Gabriel “È davanti al cinema, voleva vedere cosa proiettassero, non penso che faticherai a trovarlo e ora vattene e guai a te se torni”
“Volo e buon divertimento” ma prima di sparire, facendo l’occhiolino all’angelo gridò “Fatti valere stallone”
“Mi dispiace” mormorò quel pezzo d’angelo che avevo la fortuna di trovarmi di fronte “Ha interrotto tutto e”
“Non preoccuparti micetto, mi ricordo perfettamente a che punto eravamo arrivati” e avvolgendo un braccio attorno alla sua vita me lo tirai contro, riprendendo a massaggiare la sua erezione che in un lampo riprese turgore e facendolo mugolare nel bacio che gli strappai.
Oh sì, quello sarebbe stato un San Valentino memorabile.
   
 
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