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Autore: demi93    20/03/2013    1 recensioni
Tante ragazze l'hanno fatto, per cui mi sono detta "Perché no?". Così ho dato sfogo alla mia immaginazione. Mi perdonerete se non mi sono rassegnata alla parola "FINE" per una storia così bella, ma davvero non ho potuto fare a meno di immaginare nuovi eventi e nuovi arrivi nelle vite dei nostri amati Cullen... Spero vi piaccia!
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie, Jacob/Renesmee
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Capitolo 4
 
Bella
 
Ovviamente i preparativi per il matrimonio di Tanya, cominciarono immediatamente. Hans e Tanya avevano deciso che si sarebbero sposati a Forks, a casa Cullen.
Non appena arrivammo lì, venimmo travolti dal “ciclone Alice”. Afferrò me ed Edward per un braccio e ci trascinò con sé mormorando a bassa voce.
“Avrò bisogno anche dell’aiuto di voi due e di Nessie…”.
“Buongiorno a tutti”, salutò Jacob, entrando.
Alice si voltò e lo fissò per un momento, prima di parlare. “Hey, lupo! Ho bisogno anche di te, muoviti!”.
Jake mi guardò interrogativo.
Lo guardai supplichevole. “Jake, ti prego, non fare domande. Ti spiego tutto più tardi. Ora seguici”, dissi.
Si strinse nelle spalle e ci seguì nel giardino posteriore, dove c’erano Emmett e Jasper intenti a montare il baldacchino di fiori.
“Alice, quando si terrà il matrimonio?”, chiesi.
“Sabato. Tanya ha chiamato Kate, Garrett, Carmen ed Eleazar. Verranno dopo domani mattina”. Quindi giovedì.
“Edward, Jacob, voi andate ad aiutare Em e Jazz. Vi diranno loro cosa fare. Quanto a voi due”, aggiunse, indicando me e Nessie, aggrappata alle mie spalle. “Seguitemi”.
Tornammo in casa e salimmo in camera di Alice, dove trovammo Tanya appollaiata su uno sgabello con un vestito da sposa indosso. Io e Renesmee restammo a bocca aperta. Era bellissimo. Il vestito era bianco come la neve. Aveva un bustino decorato con motivi floreali e con stringhe sulla schiena, che si allacciavano incrociate. Le maniche erano staccate e andavano da sotto il braccio, fino al polso; anche quelle decorate con gli stessi motivi floreali del bustino. La gonna scendeva in morbide balze drappeggiate, con uno strascico di almeno un metro.
Tanya si girò verso di noi e ci guardò ansiosa, in attesa di un verdetto.
“Tanya, sei splendida!”, le dissi, sorridendole.
“Lo pensi anche tu, Nessie?”, chiese, ansiosa.
Renesmee la raggiunse e l’abbracciò. “Certo che si! Sei così bella!”.
“Se vi piace il vestito di Tanya, non potranno non piacervi quelli delle damigelle!”, esclamò Alice. “Certo, non sono ancora pronti, ma presto li vedrete!”.
“Chi saranno le damigelle?”, chiesi. Di sicuro mia figlia, Alice e Rosalie.
“Tu, Nessie, Alice e Rose”, disse Tanya.
Spalancai gli occhi, incredula. “Io?”.
“Ehm… Si. Cioè, sempre che ti faccia piacere”, mormorò Tanya, imbarazzata.
“Oh… ehm… certo! Ne sarei felice!”, risposi, abbozzando un sorriso.
Lasciammo Tanya nelle mani di Alice e tornammo in giardino. Edward ed Emmett stavano spostando il baldacchino.
“Un po’ più a destra… no, no! Sinistra!”, diceva Jake.
“Lupo! Cerca di deciderti!”, ringhiò Emmett. “Mi sto stufando di fare questo balletto”.
Jake ridacchiò.
Alice si precipitò in giardino, furiosa. “Sei degli incapaci! Non sapete mettere un semplice baldacchino?”, sbottò.
“Hey, non incolpare me ed Edward! È colpa tua! Sei stata tu a dire al lupo di aiutare coi preparativi!”, disse Emmett, mollando la presa sul baldacchino.
Edward vacillò. “Emmett”, lo richiamò.
Cadde per terra. Mi aspettavo che gli cadesse addosso il baldacchino, frantumandosi in mille pezzi, ma non accadde. La struttura rimase sospesa per aria.
Dall’interno della casa, sbucò Hans. Teneva la mano aperta con il palmo rivolto verso Edward. Capii all’istante che quello era il suo potere.
Avanzò e spostò la mano. Automaticamente il telaio del baldacchino si spostò e si posò gentilmente per terra.
Tutte le nostre teste scattarono verso di lui che sorrise. “Telecinesi”, disse, facendo spallucce.
“Straordinario”, sussurrò Jasper.
“Che bello!”, disse Renesmee, eccitata. “Come si fa? Voglio farlo anch’io”.
Sorrisi, scuotendo la testa. Sempre la solita.
Poco dopo eravamo tutti in giardino per osservare meglio il potere di Hans. Mise il baldacchino nel posto giusto, ovviamente Alice ne fu molto contenta, anche se ebbe una reazione un po’ troppo… esuberante nei confronti di Hans (gli aveva buttato le braccia al collo, ringraziandolo di aver salvato i preparativi).
“Grazie”, trillò, con la sua vocina squillante.
Hans ne rimase sorpreso ma ricambiò l’abbraccio. “Non c’è di che, Alice”.
Jasper non guardò di buon occhio questa cosa e – probabilmente per non combinare guai – corse nella foresta. Poco dopo si sentì un boato provenire da lì.
Alice sbuffò. “Stupido gelosone!”.
“Alice dovresti conoscerlo meglio di tutti noi”, la rimproverò Esme.
“Oh insomma! Si comporta da bambino!”, protestò Alice.
“Beh… Non è il solo”.
“Scusate, ma devo raggiungerlo”.
Alice spiccò una corsa e s’inoltrò nella foresta.
Libera dai miei doveri organizzativi – almeno per il momento – lasciai Renesmee ad Esme e corsi verso la radura mia e di Edward. Avevo bisogno di un po’ di tregua dai preparativi del matrimonio.
Arrivata lì, mi sedetti sul prato e chiusi gli occhi, ascoltando la natura che mi circondava. Poco più di due anni prima, Edward mi aveva portata lì per la prima volta. Lì dove era cominciato tutto: dalle cose belle a quelle brutte.
Non sentii arrivare nessuno, finché Hans non mi si sedette di fianco – ne ero sicura, lo riconobbi dall’odore. Restò in silenzio, forse aspettando che aprissi bocca.
“È bello qui”, commentò.
Aprii gli occhi e mi guardai intorno. “Si, è davvero stupendo questo posto”.
“È il tuo posto segreto?”, mi chiese, portando lo sguardo su di me.
Annuii. “Una specie. Ci vengo spesso… è il posto in cui mi ha portata Edward, quando ero ancora umana. È qui che è cominciato tutto”.
“Raccontami la vostra storia, deve essere affascinante”.
“Oh è troppo lunga!”, sospirai.
“Dai, Bella! Per favore!”, mi pregò. “Ormai sto per diventare ufficialmente uno di famiglia. Voglio conoscere i miei cugini”.
Sbuffai e lui rise.
“D’accordo. Dunque… Io ed Edward ci siamo conosciuti a scuola due anni fa…”, cominciai. Gli raccontai tutto, tutto quello che riuscivo a ricordarmi della mia vita umana – sorvolando sui particolari più intimi. Poi gli dissi del quasi scontro coi Volturi di alcuni mesi prima. Lui rimase serio, in silenzio. Ascoltò le mie parole con attenzione e, quando finii, disse: “Così tu e il cane puzzolente eravate molto più che amici, un tempo”.
Annuii tristemente. “Non oso pensare a quanto abbia sofferto Edward per colpa mia e di Jacob”.
“Bella, tu non devi rimproverarti di niente. Sbaglio o è stato lui a farti soffrire per primo?”.
“Si, è vero. Ma ciò non significa che io avessi il diritto di farlo soffrire… Io lo amo tantissimo, più di ogni altra cosa al mondo. Non potrei mai farlo…”.
Meditò sulle mie parole per qualche secondo. “Hai ragione”.
“Lo dici per farmi contenta o perché lo pensi veramente?”, chiesi, scrutandolo ad occhi socchiusi.
“Va bene, lo ammetto. Ti ho dato ragione per farti contenta”.
Ringhiai scherzosamente e lui fece lo stesso. Mi alzai e dissi: “Io torno a casa”.
“Aspetta, vengo con te”.
E subito corremmo attraverso la foresta. Arrivammo in pochi secondi a casa Cullen. Non appena entrammo in casa, Alice prese Hans per il polso e lo trascinò su per le scale.
“Devo provarti il vestito”, borbottò.
Alzai gli occhi al cielo. Alice diventava davvero irritante e frettolosa quando c’erano dei preparativi di mezzo. Alzai lo scudo dalla mia testa per chiamare Edward.
Edward?, lo chiamai.
Immediatamente due braccia mi circondarono e mi strinsero. Posò le sue labbra sul mio collo.
“Bentornata, amore”, mi sussurrò.
“Dov’è Renesmee?”.
“Jacob l’ha accompagnata da Charlie. Restano lì per pranzo e per tutto il pomeriggio”.
“Dove sono tutti?”, chiesi. Mi ero accorta solo in quel momento che eravamo soli.
“Esme, Carlisle, Rose, Em e Tanya sono usciti. Alice, Jazz e Hans sono di sopra per prova vestiti”.
Sentii Alice sbuffare al piano di sopra e Hans e Jasper ridere.
Mi prese per mano e mi portò fuori. Ci sedemmo sul prato, osservando il sole e la nostra pelle illuminata da esso.
“Dove sei stata prima?”, mi chiese.
“Sono stata alla nostra radura…”, risposi, voltandomi verso di lui e sorridendogli. “Avevo bisogno dei miei ricordi, anche se un po’ offuscati”.
Mi sorrise, mi prese il viso fra le mani e mi baciò leggero sulle labbra. “Ti va di tornarci? È tanto che non ci andiamo”.
“Certo”. Corsi in casa e presi una coperta su cui poterci stendere. Non appena arrivammo, la stesi e mi ci lasciai cadere sopra e lui con me. Mi strinse, cullandomi sul suo petto. Canticchiava a bocca chiusa la mia ninna nanna.
“Sai prima Hans è venuto qui, mentre ero da sola, e mi ha chiesto di raccontargli la nostra storia”.
“E tu gliel’hai raccontata?”, mi chiese, accarezzandomi la schiena.
“Certo”. Alzai la testa e lo guardai.
Mi fissò e mi accarezzò i capelli. “Sai, a volte mi chiedo come sarebbe andata fra di noi se io fossi stato un umano qualunque”.
“Probabilmente mi sarei sposata con Jacob e avrei sfornato una quantità enorme di figli dai capelli neri e lisci che prima o poi si sarebbero trasformati in lupi… No, neanche in quel caso avrei avuto una vita normale, non credi?”.
Rise e attirò a sé il mio viso. Mi baciò dolcemente, infilando le dita fra i miei capelli. Poi si girò, facendomi stendere sulla schiena, e si mise su di me. La sua fronte era attraversata da una riga pensierosa.
“A cosa pensi?”, chiesi, passandogli una mano fra i capelli.
“Come fai ad essere sempre più bella, ogni giorno che passa?”.
Scoppiai in una squillante risata che risuonò in tutta la foresta. “Sei solo tu che mi vedi così”.
Scosse la testa sorridendo. “Sei davvero assurda”.
“Forse”, concordai.
“Potrei farti la lista di tutte le persone di cui attiri l’attenzione, e ti assicuro che sono molte… troppe!”.
Gli strinsi le braccia al collo e lo baciai. Rotolò nuovamente sulla schiena ed io mi ritrovai sopra di lui. Con una mano mi accarezzò il collo, mentre l’altra premeva alla base della mia schiena. Le sue dita veloci sbottonarono il mio gilet nero, me lo tolsi e mi sfilai la t-shirt che indossavo sotto con un solo fluido movimento.
In quel momento il cellulare nella sua tasca prese a squillare, ma noi non ci lasciammo distrarre.
Purtroppo, però, la suoneria continuava imperterrita, così mi tolsi da dosso a lui e recuperai la t-shirt e il gilet.
“Spero sia una cosa importante, Alice”, disse Edward, severo.
“Edward è una cosa importante. Dovete venire subito a casa per la prova vestiti”, disse, irritata.
“Alice non mi sembra proprio il momento opportuno per fare la prova degli abiti”, rispose Edward, irritato anche lui.
Gli feci segno di lasciar perdere e di andare. Sospirò e disse: “Arriviamo”.
Ripiegai la coperta e la misi sotto braccio. Edward mi si avvicinò prendendomi per mano.
Non appena arrivammo a casa, fui letteralmente rapita dalla mia pazza sorella e trascinata al piano di sopra.
In camera di Alice trovai Tanya seduta sullo sgabello. Mi salutò con la mano.
“Ti ha rapita?”, chiese, scocciata.
Annuii sbuffando.
“Bella, abbi pazienza. Ci vorrà solo un minuto, giusto il tempo di prenderti le misure”, disse Alice, frugando in un cassetto del suo immenso armadio.
“Alice un tuo minuto, è un’ora d’orologio!”, dissi, alzando gli occhi al cielo.
Quasi un’ora dopo, riuscii a sottrarmi dalle torture di Alice. Fuori la porta trovai Edward. Mi accarezzò i capelli.
“Ho visto nella mente di Alice il vestito… Sarai stupenda!”.
Gli circondai il collo con le braccia e lo baciai sulle labbra. Lui, non contento, mi strinse a sé e approfondì il bacio.
Alice aprì la porta.
“Mi spiace interrompere il vostro… aehm… idillio, ma Edward deve provare il vestito”.
E, prendendolo per un braccio, lo trascinò con sé in camera prima ancora che avessi il tempo di protestare.
Rimasi davanti alla porta, immobile. In quella stanza c’era Tanya. Premendomi le dita sulle tempie, il mio scudo si staccò con un schiocco dalla mia mente.
Sarà meglio per te comportarti bene, Edward Cullen, CAPITO?, pensai.
Lo sentii scoppiare in una risata cristallina. “Ci vediamo dopo, amore”, disse.
 
Poco più tardi, ero comodamente sprofondata nella poltrona a leggere un libro, quando sentii il motore della vecchia Golf di Jake percorrere il vialetto che portava a casa Cullen.
Nel battito cardiaco di Jake e di Renesmee, c’era qualcosa di strano: quello di Jake era agitato, mentre quello di Nessie sembrava piuttosto… affannoso??!!
L’auto si fermò e Jake si catapultò dentro casa. Si guardò intorno, poi il suo sguardo si fermò su di me e mi corse incontro. Renesmee giaceva immobile fra le sue braccia. Mi alzai si scatto, smettendo di respirare.
“Jake! Cos’è successo?”, dissi prendendo mia figlia fra le braccia.
“Ha la febbre alta”, ansimò.
“Bella che succede?”, mi chiese una voce alle mie spalle.
Mi voltai verso Edward, alle sue spalle Tanya ed Alice. Lo guardai col terrore stampato a caratteri cubitali sul volto. Non ebbe bisogno che gli dicessi che nostra figlia aveva la febbre, aveva già letto tutto nella mente di Jacob. Prese il cellulare dalla tasca e compose un numero, mezzo secondo dopo rispose una voce a noi familiare.
“Carlisle! Abbiamo bisogno di te qui, subito!”, disse Edward. Lo sguardo puntato su Renesmee.
E adesso?

   
 
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