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Autore: palanmelen    07/10/2007    4 recensioni
(Cambio intro, per ovvi motivi) Nata come One-shot, mi avete “costretta” a continuarla, ma ovviamente non l’avrei fatto se non avessi già avuto il finale in testa.
Parla di una follia di Gojyo. Parla di Sanzo che non sa gestire i suoi desideri, si fa inseguire, ma non vuole essere preso. Finirà il prossimo capitolo, spero. Amarezza, dolore, voglia di sesso, di morte. Che altro pretendere da Sanzo e Gojyo? (E grazie infinite a chi mi ha detto che ha iniziato ad amare le 5x3 per questa storia.)
Genere: Romantico, Introspettivo, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Sha Gojio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ovviamente anche la colpa di questo capitolo è di Fiore (aka Sakura87), che colla sua recensione mi ha fatto ricordare questa poesia (“Digitale purpurea”, per l’appunto) di G. Pascoli.
Non posso che dedicarlo a lei, quindi, questo mio sforzo di scrivere qualcosa di decente.
Se ci sono riuscita è solo merito tuo. Qui c’è un sacco di affetto per te, Simo.
Perché Amore è un grande stronzo con tutti.

Digitale purpurea


Riflesso nello specchietto retrovisore, il suo sguardo fisso e infuriato gli dava il tormento.
Lo controllava solo ogni tanto, ma se lo sentiva sempre addosso.
Stupidamente, era un po’ fiero di essere riuscito a farlo arrabbiare così. Gojyo emanava un’aura nera e pastosa, che pure Goku non gli stava tanto vicino, per paura.
Oh, sì. Non era solo rabbia; l’aveva proprio offeso.
C’era persino un’ombra di disprezzo, in quello sguardo. “Vergogna”, gli sputava in faccia; “Sei solo un coniglio”.
Sanzo voltò appena la testa dall’altra parte. Gojyo, quello scellerato, non conosceva la differenza tra buon senso e codardia.
“Balle”, avrebbe detto. “È un fatto che tu ti sei tirato indietro, ed il motivo è palese.”.
Stronzate.
Sarebbe stato troppo stupido farlo, qualunque cosa quel pervertito avesse in mente di fare.
Sanzo si strofinò nervosamente il braccio.
Era piuttosto palese di cosa si trattava.

Kami. Datemi uno schiaffo se sto sognando. Chi ha mai anche solo sperato di poggiare le proprie labbra sulla gola di Sanzo? Qualcuno ha mai sentito muoversi il suo pomo d’Adamo a pochi centimetri dal proprio naso? Ha mai provato la consistenza della pelle dietro il suo orecchio, o annusato così da vicino l’odore dei suoi capelli?

Gojyo aveva aspettato appena il tempo di allontanarsi di pochi metri – troppo pochi, maledizione, da jeep.
Gli aveva afferrato il polso e l’aveva tirato giù a sedersi sulla sabbia.
Gli aveva preso la testa e l’aveva baciato di nuovo, prima di iniziare a fare… quelle cose.

Ogni tanto trattiene il fiato e stringe le labbra. Il suo cuore batte veloce come quello di un animaletto spaventato.
Stringe le mani attorno alle mie braccia e non fa altro.
Immobile tra i brividi lievi che gli provoco, ed incerto.
Mh. Neanch’io so come muovermi, con un uomo.

Gojyo succhiava in quel modo quel punto. Strattonava il collo della sua maglia per raggiungere più pelle da baciare, e con l’altra mano cercava uno spiraglio nella veste.
Poi aveva scosso la testa, e lasciato stare. L’aveva afferrato per i fianchi e lo baciato, mentre scivolavano sulla sabbia quasi a sdraiarsi l’uno sull’altro.

Sento le sue braccia irrigidirsi, come se mi volesse allontanare, e non capisco. Il suo bacio (timidi, sono così timidi i suoi baci…) si raffredda. Si stacca.
-Ehi… cosa c’è?-
I suoi occhi sembrano frammenti di specchio, riflettendo il cielo limpido di stanotte.
-Sanzo.-

Cosa voleva, cosa pretendeva? Che si spogliasse davanti a lui, lì, sulla sabbia fredda? Che si lasciasse toccare come una delle sue donne? Solo perché lui era così… così…
“ …come un miele / che inebria l’aria; un suo vapor che bagna / l’anima d’un oblio dolce e crudele. …”

-Sanzo.-
Mi sposta, nervoso come un animale braccato.
-Cazzo, Sanzo, cosa c’è!?-
Si mette in ginocchio, voltandosi dall’altra parte, poi si alza in piedi e barcolla.
-Nulla. Cazzo, nulla. Lasciami fumare quella cazzo di sigaretta.-
Wow. Tra tutt’e due… siamo di una finezza. Mh… che razza di sospiro mi esce.

Gojyo si era avvicinato e gli aveva sfiorato la spalla.

Gli tremano tanto le mani che non riesce a far scattare l’accendino.
-Ehi, calmati un attimo.-
-Lasciami.-

L’aveva voltato con forza. La sigaretta gli era caduta dalle labbra, ma era riuscito a prenderla.
Gojyo aveva stretto le labbra in una linea dura, e aveva fatto un passo indietro.

Abbassa gli occhi. E, per tutte le strionzate che fa e dice, non riesco ad arrabbiarmi troppo con lui.
-Lasciami fumare.-
Alla prima boccata fa una faccia starna, come se fosse fumo troppo amaro.
Impreca sottovoce, scuotendo la sigaretta tra i denti. Si scosta i capelli dal viso.
Mi guarda sottecchi.

Gojyo si era leccato le labbra e si era sistemato i pantaloni, facendo per un momento una buffa smorfia infastidita.

-Mi spieghi cos’hai intenzione di fare?-
Prende tra l’indice e il pollice la sigaretta,  l’allontana dalle labbra dischiuse ed espira lentamente il fumo, socchiudendo le palpebre, che tremano un po’.
Tira ancora una volta, poi si decide a rispondermi. –È meglio che la piantiamo qui.-
-Cosa…?-
Mi guarda finalmente dritto negli occhi. –Torniamo indietro e ci mettiamo a dormire.-
Si volta. Quello stronzo vuole davvero lasciarmi qui così…
-Senti, tu…!-

Sanzo si strofinò il polso. Gojyo aveva una presa ferrea. Quando l’aveva strattonato all’indietro, aveva sentito l’articolazione della spalla crocchiare.

Quasi mi cade addosso. Lo afferro per le spalle.
-Cosa cazzo hai in mente, me lo vuoi spiegare?-

Era così arrabbiato… le sue mani lo stavano stringendo quasi dolorosamente e i suoi occhi erano pericolosamente assottigliati.
Sanzo spense mordendosi un labbro il ricordo di quello strano fremito che l’aveva attraversato, mentre era a pochi centimetri dal suo viso, dal suo corpo.

Sbatte le palpebre velocemente e prende fiato. –…Sta… degenerando.-
Degenerando?! –Ma tu cosa pensavi di fare, eh? Pensavi t’invitassi a cercar fragole, o a fare una passeggiata? Oppure pensi di poter portare una persona a questo punto e poi dirle “no”?-
O è terribilmente stupido o terribilmente bastardo. Mai, mai nessuno mi aveva trattato così prima. Maledetta quella sua arroganza da principino, pensa che io sia qui per soddisfare i suoi capricci?
…Come se non fosse già tutto troppo complicato, per me, perché lui è, per gli dei!, un uomo.
Chiude per un momento gli occhi, poi mi fissa con quell’espressione acida ed altezzosa. –Che vorresti farmi, spiegami. Costringermi?-
Costringerlo…?
Merda. Allora sono io a comportarmi in maniera assurda?
Mi ha davvero fatto impazzire?

La sua presa si era allentata e il suo sguardo oscurato.
Sanzo aveva provato una punta di senso di colpa, vedendolo, perché ricordava benissimo quanto si avvicinava alla venerazione, il tocco avido delle sue mani.

Distolgo lo guardo e lo mollo, che altro potrei fare?
Sono così furioso che tremo, ma se è davvero stato solo un mio trasporto, senza alcuna sua partecipazione?
-Almeno dimmi perché ti sei lasciato baciare. Dimmi almeno perché hai risposto ai miei baci.-

“…Nel cuore, il languido fermento / d’un sogno che arse notturno e che s’era / all’alba, nell’ignara anima, spento. // …E dirmi sentia: Vieni! // Vieni!...”

Deglutisce. Il suo sguardo arrogante vacilla e poi cade. –Non… lascia perdere. Come se non fosse successo.-

Sanzo chiuse gli occhi. Gojyo era quello. “Fior di morte” .
Proibito da toccare, o anche solo da avvicinare.
Un profumo troppo buono per essere annusato, un nettare troppo dolce per osare inebriarsi con esso, rischiando la vita stessa.
Solo la sua presenza era stata la condizione necessaria a far fermentare quel liquore troppo forte, troppo. Da lungo tempo si preparava ad essere assaggiato, racchiuso qui, all’altezza dei fianchi.
Gojyo l’aveva fatto pian piano risalire lungo tutto il suo corpo, per ogni vena, ogni capillare. E aveva iniziato a berselo dalle sue stesse labbra, con quei baci.
L’avrebbe consumato, sicuramente, fino a renderlo riarso.
Però… Sanzo davvero non era riuscito, davvero per lui era stato impossibile non avvicinarsi a lui per avere solo un assaggio del suo profumo squisito.

-Gojyo. Smettiamola con questa stronzata.-
Lo sto odiando.
Mi ha fatto fare una cosa che assolutamente non mi appartiene, mi ha fatto desiderare un uomo, e io mi sono piegato, come un cretino, a questo desiderio. Ed ora lui dice che è una stronzata.
Lo sto odiando con tutto me stesso.
-Fa quel cazzo che ti pare.-

Gojyo l’aveva lasciato lì. Era stato lui a voltarsi ed andarsene, affondando i passi pesanti nella sabbia.
Sanzo ricordò di aver sentito uno spasmo allo stomaco, una spiacevole sensazione di freddo.
Aveva raggiunto Jeep e aveva tentato di addormentarsi.
Non l’aveva sentito tornare.

 

x Melchan .::. EhEhEhEh... tu hai proprio la piuma giusta per solleticare il mio egocentrismo (già ipertrofico)! Frrr... aria elettrica... poi è finito tutto con una doccia fredda! Iiiiiiiiiiiiih, Gojyo mi odia. Fratellino non troppo (Ehi, ho preservato intatta la sua verginità!)
Però Gojyo mi odia. nel capitolo prossimo, forse, rimedierò.
x Sakura87 .::. Gojyo dissente veementemente sul fatto che Sanzo possa in tutti i sensi entrargli dentro.
Panna e fragole? Ma Fratellino non è allergico, alle fragole (o era una scusa per non mangiare il gelato?)? Mi informerò... Però è azzeccato, sai? Una volta, Gojyo ha detto:- Sanzo è come quei dolci da tenere in frigorifero. E' un sacco freddo, ma una volta che l'assaggi, la mousse è così morbida e dolce, che...-
Riguardo la 5x3. Dimmi tu quando.
x Maryon .::. =GRIN!!= ^_- Eeeh!! Avrò tante occasioni per scrivere un Sanzo checcachecca! Non hai idea di quanto esca bene! Beh... visto che è una storia breve, temo che il loro carattere cambi piuttosto velocemente.
Mah. Io tento di non togliergli niente, ma di accentuare alcuni tratti. Spero che non mi vadano trooopooo OOC.

  
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