Parigi è sempre stata una città bellissima e, soprattutto, piena di turisti da ogni parte del mondo.
Di giorno c'è sempre un via vai di gente, in maggioranza coppiette felici o sposi in luna di miele.
Si, perché “la città dell'amore” è il posto perfetto per un soggiorno romantico con il proprio o la propria partner.
Ma per Olga Bogdanov era tutt'altro che “la città dell'amore”.
Le veniva il voltastomaco vedere tutti quegli innamorati sbaciucchiarsi per strada come se ci fossero solo loro e nessun altro.
Perché?
Perché lei non aveva nessuno che la amava.
Era arrivata in Francia dalla Russia sei mesi prima praticamente da sola, senza sapere una parola di francese e con quattro soldi in tasca.
Venne subito presa di mira dai ragazzi parigini.
Ogni volta che la vedevano per strada la chiamavano “Staline fille”*.
Quanto le mancava Mosca..., la fredda e gelida Mosca dove era cresciuta.
Non andava a scuola, era solo uno spreco inutile di soldi.
Lei lavorava. Al porto come scaricatrice.
Il suo turno cominciava alle tre di notte e finiva alle due del pomeriggio.
Lavorava con due ragazzi: un italiano esaltato con un accento da mafioso siciliano e un polacco parecchio effeminato con una vocetta stridula da gay.
Una bella compagnia non c'è che dire!
Quando arrivava al porto era ancora buio.
Automaticamente andava a sedersi su una vecchia cassa di legno vicino ai suoi amici.
Quando arrivava una nave andavano subito a scaricare le casse e velocemente arrivava l'alba. Allora Olga si fermava e guardava il sole fare capolino dall' acqua finché non si levava alto nel cielo svegliando, con la sua luce e il suo calore, gli abitanti della città.
E mentre cominciava un nuovo giorno, Olga continuava a lavorare imperterrita come una macchina tra casse di pesce e bestemmie in francese.
*figlia di Stalin