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Autore: Pettyfer    20/03/2013    115 recensioni
-Sei tornata adesso?- domandò con ansia alla madre.
-Sì, Megan. È stata una notte movimentata- spiegò Kate mentre preparava della camomilla.
-Ti è successo qualcosa?- chiese allarmata avvicinandosi alla madre.
-Certo che no, ho solo dovuto portare al riformatorio un nuovo ragazzo-.
-E che hai fatto per tutta la notte?-
-Ho parlato con George, ci tiene molto a questo ragazzo e sa che tenendolo al riformatorio non servirà a nulla, quindi abbiamo trovato una soluzione adeguata- sbadigliò mentre versava la camomilla nella tazza.
-Non servirà a nulla? Che ha di tanto ‘importante’ più degli altri?- gracchiò Megan prendendo dei cereali per poi sedersi sul bracciolo del piccolo divano nella cucina.
-E’ molto irrequieto, e ha una situazione davvero brutta in famiglia, potrebbe scappare quando più gli farebbe comodo e George ha paura che possa combinare qualche sciocchezza-
-Che cattivo ragazzo- sussurrò con ironia la bionda.
Non aveva mai capito cosa ci trovasse di interessante sua madre in quel lavoro. Era pericoloso. Che ci guadagnava ad aiutare ragazzi drogati più testardi di un mulo?
-E la soluzione quale sarebbe?- chiese senza troppo interesse.
-Verrà a vivere con noi-
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Attenzione: I comportamenti di Zayn descritti in questo capitolo e nella fan fiction in generale, non sono assolutamente da imitare.
Quello che fa e che pensa è sbagliato. Se siete facilmente influenzabili, o l'argomento della droga (esplicito) vi urtasse in qualche modo vi consiglio di chiudere direttamente la pagina.


Capitolo 9

 
 Johannah.

 

 

 
 
 
Era sveglio da quasi un’ora; non riusciva a prendere sonno e quel divano era più scomodo di una pietra.
L’unica cosa che ricordava era Harry che gli diceva di dormire e che sarebbe passato verso le nove per portargli la colazione, come se sarebbe servito a qualcosa dirglielo. Si alzò sbuffando dal divano e si chiuse la felpa sul davanti, recuperò anche il cellulare e altre sue cose per poi avvicinarsi barcollante alla porta scorrevole che divideva un lungo corridoio dal salotto.
Cercò di fare il meno rumore possibile e assicurandosi che non ci fosse nessuno uscì dall’abitazione fregandosene altamente delle ragazze che dormivano di sopra.
Non riusciva a stare tranquillo tra quelle mura, e il perché non sapeva spiegarselo neanche lui.
C’era solo un posto che poteva dargli tale calma quanto potesse essere la frustrazione, ma ne aveva bisogno…doveva sentirsi libero di stare da solo. Con tutta la forza di cui disponeva camminò appigliandosi a tutto per circa venti minuti, mentre vari pensieri gli passavano per la testa, pensieri che non badava da un paio di giorni.
Ed ora eccola lì, proprio davanti a se: il dondolo senza cuscini, una panchina mezza rotta che si affacciava su un giardino che di verde non aveva niente, eccola lì, nella zona più malfamata della città, eccola lì: casa Malik.
Gli si avvicinò lentamente, mentre la vista si appannava, forse dalla stanchezza, forse dalle lacrime.
Arrivò all’uscio della porta e con la mano sulla maniglia tirò un lungo sospiro; la girò verso destra. Era aperta, totalmente libera al passaggio di chiunque, togliendo il disturbo di bussare a coloro che ci volessero entrare, ignorando i ladri o stronzi simili. Ma chi cazzo poteva volerci entrare? Chi avrebbe mai avuto il coraggio di affrontare quello che si nascondeva tra quelle mura? Chi?
Aprì la porta entrando al suo interno, assaporando l’aria calda e afosa che lo accolse. Il fuoco era scoppiettante, molte sigarette erano ancora accese nel posacenere del tavolino e il forno era acceso, senza contenere nulla al suo interno.
Odore di sesso impresso nelle pareti, odore di fumo, sapore di rabbia.
Si diresse con difficoltà verso camera sua, al piano superiore, ignorando la stretta allo stomaco che lo colpì quando posò lo sguardo su una porta in particolare.
Quellafottuta porta.
Salì lentamente le scale, trovandosi davanti il solito corridoio lungo, vuoto e freddo. Si fermò davanti ad una stanza, con la porta completamente spalancata e la visione di suo padre accompagnato da un’elegante puttanella al suo fianco lo deliziò in una maniera assurda.
Lo deliziò d’odio, lo deliziò di sconforto.
Ghignò schifato voltandosi verso la stanza opposta e sorrise.
La porta bianca era priva di graffi o macchie, su di essa spiccavano solo una zeta di legno e al suo fianco un adesivo di Superman; aveva sempre amato quel super eroe.
Spinse la maniglia verso il basso ed entrò chiudendo gli occhi. Lo accolse un’atmosfera stranamente calda, che lo sorprese più del solito.
La stanza era rimasta esattamente come l’aveva lasciata l’ultima volta tranne per una stufetta elettronica messa all’angolo, di fianco al minuscolo frigorifero che aveva comprato tre anni fa. Immaginò immediatamente sua madre in vestaglia con i capelli sciolti e l’aria malata che entrava in stanza e accedeva la stufa alle sei del mattino, lo faceva ogni volta che non lo vedeva rincasare.
Manteneva la stanza al caldo nell’attesa del suo ritorno, azione che Zayn aveva sempre amato.
Vagò con lo sguardo per l’altro lato della stanza e notò subito il cestino sotto la scrivania pieno di siringhe e un sacchetto sul davanzale della finestra contenente erba.
Quando lo aveva lasciato lì?
Girò la chiave nella serratura della porta e si buttò di capofitto sul letto, gemendo dalla fitta alla testa; mandò un messaggio al suo migliore amico, dicendogli di non preoccuparsi e poi chiuse gli occhi, lasciandosi cadere in un sonno riposante.
Un sonno privo di sogni.
 
 
Harry bussò a casa Bennett già sapendo di non trovare lì il suo migliore amico, ma doveva andarci per avvisare le due ragazzine.
Dopo pochi secondi si trovò davanti la faccia preoccupata di Liz e subito dopo quella di Megan.
-Non so come, non so quando, non so perché, ma il tuo amico non c’è in casa e neanche per tutto l’isolato- borbottò Liz di un botto mentre Megan si schiaffeggiò la fronte.
-Siamo delle stupide, come cazzo ha fatto ad andare via? Harry ci dispiace tanto, ma…-.
-Calmatevi, Zayn sta bene. Mi ha mandato un messaggio stanotte ma non so dove sia, dubito da tua madre- si rivolse alla biondina il riccio.
-Quindi è vivo…- sospirò Megan sorridendo.
-Harry vuoi un caffè?- domandò Liz spostandosi per far entrare il ragazzo.
-Oh no, ho un appuntamento tra un po’, devo andare, e…dove abita Louis?- sorrise sornione.
Liz lo guadò confusa e poi ghignò divertita.
-La casa affianco-.
Subito dopo il riccio si ritrovò davanti ad una villetta molto graziosa, tutta di bianco con qualche bordo verde chiaro.
 
 
Aprì gli occhi nello stesso istante in cui qualvuno sbatteva con forza le mani contro la porta chiusa a chiave della stanza.
Sentì un singhiozzo.
-Z-Zayn, s-sei tu?- era sua madre.
Si alzò a sedere sul letto, stringendo le lenzuola in un pugno.
-Z-Zayn, ti prego…fatti vedere, s-so che sei lì- continuò la donna percossa dai singhiozzi.
Mamma.
-Zayn, ho bisogno di te- si alzò con cautela sentendo le lacrime pizzicare gli angoli degli occhi.
Mamma sono qui.
Doveva uscire da lì, non voleva vedere nessuno.
-Zayn, ti prego. E-eri l’unico a cui potevo dedicare un sorriso in questa casa, Zayn, Zayn, ti s-scongiuro-.
Stava piangendo.
Era disperata.
-Io n-non ce la faccio più-
Il cuore di Zayn smise di battere.
Non ce la faccio più.
Non ce la faccio più.
Una lacrima solcò la sua guancia mentre apriva la finestra mettendosi a sedere sul davanzale.
-Z-Zayn, t-tuo padre mi fa f…- si bloccò di colpo lasciando uno Zayn attento e preoccupato.
Perché non continuava?
-Che stai facendo qui fuori tu? Ritorna in cucina e fammi delle uova strapazzate- la voce di suo padre lo colpì come un pugno in faccia.
Eccola lì, di nuovo fresca, la voce potente e fredda di suo padre.
Un giorno avrebbe fatto una brutta fine, lui e quella merda delle persone che faceva entrare in casa.
Prima che si potesse dare la spinta per uscire dalla finestra per ritornare a casa di Kate la stessa voce di prima lo fermò.
-Sai Zayn?Andandotene mi hai reso tutto così facile- la sua risata roca lo irritò ancora di più –ma hai fatto un grande errore. Stai attento a cosa fai e con chi stai, mi farò vivo molto presto, magari anche tua madre-.
Si slanciò col corpo in avanti, finendo con un salto sul terriccio del suo cortile e con l’odio impresso negli occhi si girò verso la finestre della cucina osservando il viso distrutto della madre.
Avrebbe salvato sua madre da lì e avrebbe fatto finire in galera quel verme.
A costo della morte.
 
 
 
Erano solo le dieci meno venti, non era in anticipo…non troppo.
Magari non era nemmeno pronto, che figura ci avrebbe fatto a piantarsi davanti casa sua quasi mezz’ora prima?
Lui e la sua fottuta mania di essere puntuale.
Fin troppo puntuale.
Si appoggiò col gomito alla porta e chiuse gli occhi cercando di prendere una decisione.
Doveva bussare, lo avrebbe aspettato in cucina o in salotto.
Da quando in poi Harry Styles si faceva problemi? Insomma magari era anche in mutande.
Dio, se gli avesse aperto la porta in mutande non sarebbe riuscito a controllarsi e, saltando la fase degli appuntamenti, gli avrebbe chiesto direttamente di fare un po’ di acrobazia con lui.
Magari con un ghiacciolo…un calipp…ferma!
Controllati Syles.
-Salve!- una voce allegra lo fece balzare sul posto.
Oh cazzo!
Si girò lentamente trovandosi davanti una donna sulla quarantina che gli sorrideva.
-Salve- rispose.
-Tu sei Harry, giusto? Vieni, entra pure, ti faccio un caffè- aprì la porta con un sorriso e lo trascinò per la maglia all’interno sempre con quel sorriso smagliate stampato sulle labbra.
-Come fa a sapere il mio nome?- domandò stranito seguendola per la casa.
-Oh, Louis parla nel sonno, non dirgli che te l’ho detto, e ti ha nominato; poi ha detto che stamattina doveva uscire con un amico e ho collegato le cose-.
Quella donna era una forza.
Gli aveva persino detto che il figlio lo aveva nominato mentre dormiva.
Donna amabile.
-Interessante- commentò solo abbozzando ad un sorriso mentre si appoggiava al davanzale della cucina.
-Io sono Johannah, ma puoi chiamarmi Jo. Come lo vuoi il caffè?- domandò mentre correva da una parte all’altra della stanza.
-In realtà avevo intenzione di fermarmi al bar con Louis per fare colazione, Jo- spiegò osservando una foto a lato del davanzale.
-Perfetto Harry, così mi piaci, ma passando a cose serie…posso farti delle domande?- gli si posizionò davanti, appoggiandosi al tavolo.
-Certo-.
-Sei gay?-.
Se solo Harry avesse avuto quel caffè l’avrebbe sputato tutto sul viso della donna, nonostante questo si preparò a risponderla.
-Si, lo sono e sì, mi piace tanto vostro figlio. No, non voglio prenderlo per il culo, si, lo tratterrò come si deve- sorrise vedendo le labbra di Jo allargarsi sempre di più.
-Entra in questa casa tutte le volte che vuoi, Harry, anche di notte-.
Cosa?
Il riccio sgranò gli occhi sentendo quelle parole.
-Spero che lei non stia scherzando perché prendo tutto molto sul serio-.
-Non so scherzando Harry, mi sembri un ragazzo come si deve e dalla risposta che mi hai dato ho dedotto la mia conclusione. So che sembra affrettato dirti tutto la prima volta che ti vedo, ma non voglio parlarti come se mi stessi riferendo al fidanzato di mio figlio, ma ad un suo amico. Louis è un ragazzo debole, non so che gli succede tutti i giorni, anche se posso immaginarlo, ma non fargli del male e…aiutalo, qualsiasi problema abbia-.
-Mamma, sai dove stanno le mie bret…cazzo!- Louis Tomlinson apparve sulla soglia della cucina con una mano tra i capelli mentre l’altra manteneva un paio di vans blu.
-Buongiorno Louis, che fai ancora con le scarpe in mano? Indossale su! Io vado a prendere la lista della spesa- dicendo così scomparve dalla loro visuale.
Spesa?
Harry gli si avvicinò lentamente, lasciandogli un leggero bacio sulla guancia.
-Ciao Louis- lo salutò.
-C-ciao Harry- abbozzò ad un sorriso diventando rosso in viso.
Lo continuò a fissare per un po’ fin quando non vide il riccio scoppiare a ridere.
-Non le indossi le scarpe?-
Le figure di merda, cazzo.
-Oh si, certo, subito faccio- si sedette su una sedia e le infilò velocemente.
-Ecco fatto…ehm…- Jo entrò nella stanza come un tornado.
-La lista della spesa sta qui, mi raccomando, non dimenticare nulla Louis-.
-Come? Adesso? Non posso andarci dopo?- il ragazzo sembrava preso da una crisi d’ansia, non voleva fare una figura del cazzo con Harry, soprattutto una come quella.
-Che problema c’è?- domandò sorridendo la donna.
-Mamma, non adesso!-.
-Dai Louis, a me piace fare la spesa, sarà divertente- ghignò divertito Harry.
 
-Dobbiamo prenderlo il carrello?- domandò Harry osservando la lista interessato.
-Suppongo di si, è un sacco di roba- rispose Louis avvicinandosi ad un carrello vuoto a fianco dell’entrare del supermercato.
-Non troppa dopotutto…- non era vero.
-Mi dispiace, n-non so che piani tu avessi in mente, mia mamma ha rovinato tutto, mi dispiace- borbottò impacciato senza guardarlo negli occhi.
-Smettila di dire ‘mi dispiace’, va tutto bene. E’ stata anche un’idea più interessante e divertente della mia- gli fece un occhiolino.
Quel ragazzo sarebbe stata la sua morte.
E quella sarebbe stata una lunga mattinata.
 
 
-Zayn, sei tu?- domandò Kate correndo giù dalle scale.
Non le rispose e passò oltre dirigendosi verso la sua stanza.
Voleva stare da solo.
-Zayn- lo chiamò.
Nessuna risposta.
-Zayn-.
Continuò a salire le scale con estrema calma.
-ZAYN- urlò innervosita.
-Cosa cazzo vuoi?- ringhiò in risposta.
-Che ti è successo? Prima Megan ha chiamato chiedendo se stessi a casa, ma non c’eri- spiegò con calma.
-E allora?-.
-Dove sei stato?-.
-Che ti importa?-.
-Mi importa, fin da quanto hai messo piede in questa casa, tutto ciò che fai è affar mio- lo rispose con freddezza.
-Non ho fatto nulla- rispose alla domanda precedente ignorando il discorso di Kate.
-Dimmi almeno dove sei stato, quello che hai fatto è abbastanza evidente- lo richiamò.
-Sono stato a casa mia-.
Kate non rispose, non subito almeno.
Ci fu silenzio per un po’.
Zayn, non sentendola parlare riprese a salire le scale, ma la voce della donna lo fermò di nuovo.
-Com’è andata? Sono stati felici di vederti?- domandò con un sorriso.
-Si- mentì.
-Che ti hanno detto?-.
-Nulla di che, le solite cose da genitori- mentre parlava le voltò le spalle.
Non riusciva a parlare di loro con qualcuno.
-Ti vogliono bene?-.
Zayn sentì un groppo in gola sentendo quella domanda.
Gli venne in mente l’abbraccio di sua madre, le sue urla, i suoi pianti; gli vennero in mente le mani di suo padre sul suo collo, le sue urla, i suoi ordini, le buste che gli passava piene di droga.
-Si-.
Sentì gli occhi bruciare forte.
-E tu? Gli vuoi bene?- annuì con la testa, non sapeva se Kate l’avesse visto, ma non poteva rispondere a quella domanda.
-George dice che la situazione nella tua famiglia non è delle migliori…- disse Kate a bassa voce.
-Quel fottuto poliziotto non sa un cazzo né di me né della mia famiglia, tutti voi non sapete un cazzo, e io voglio solo essere lasciato in pace-.
Si irritò per poi correre in camera.
Forse fu quella risposta a smuovere qualcosa in Kate, forse fu proprio quel ‘voglio essere lasciato in pace’ che la istigò ad approfondire quell’argomento.
Voleva capire cosa succedeva tra le mura dei Malik.
E lo avrebbe scoperto.
 
 


 
*si prepara a bestemmie e pomodori a volontà*
SCUSATEMI RAGAZZE.
Dico su serio, sono davvero dispiaciuta, ma ormai che la mia vita fosse un casino era risaputo.
Non so se riuscirò ad aggiornare come tempo fa, ma ci spero e ci proverò.
Perché amo davvero questa storia e voglio portarla a termine.
Scusatemi ancora…
Ora passiamo al capitolo; niente Layn sorrah, ma ho cambiato il capitolo alla fine ed è uscito quello che avete letto: ovvero na merda.
Ma ho messo Larry awa.
E ho descritto una mamma Tomlinson molto scherzosa e simpatica (sarà un personaggio importante) e uno Zayn stanco, stanco di tutto e credo si sia notato.
E non può mancare una Kate moooolto determinata.
E per quanto riguarda Jo so che può sembrare affrettato il suo comportamento, ma da come si nota nel capitolo Louis parla molto con lei; e lei vuole solo il suo bene.
Chissà se riuscirà nel suo intento 8)
Fa schifo e ne sono consapevole, il prossimo cercherò di farlo davvero ‘kshadfklsabflhasfd’.
I can do it.
Fatemi che ne sapete e scusate delle poche parola ma non è giornata nemmeno questa :c
Io cercherò di rispondere a tutte le bellissime ragazze che hanno recensito il capitolo precedente, grazie mille **
Vi voglio bene ragazze, un bacio.

 


I don't need you tonight.

(ciao ciccia)

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UN BACIO ENORME, Pettyfer (:
 
   
 
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