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Autore: FALLEN99    20/03/2013    1 recensioni
Ginevra è una 14enne grigia e chiusa in se stessa, che deve affrontare per la prima volta l'inferno chiamato: Liceo Scentifico.
I suoi genitori non l'aiutano, la sua sicurezza vacilla, e alcuni avvenimenti sovrannaturali cambiano la sua vita. Tipo l'improvvisa comparsa di Stefano, un bellissimo ragazzo che sembra conoscere Ginevra da secoli. Ma tutto non è mai ciò che sembra, ogni cosa ha un prezzo, anche il più seducente dei ragazzi, e Ginevra capirà di essere caduta in una rete mortale troppo tardi.
Può davvero l'amore vincere una maledizione che dura da millenni?
Dal capitolo XVII:
" Il ragazzo la strinse a sé più forte, ormai ogni distanza fra loro era annullata dalla forte attrazione che li legava come catene indistruttibili. Ora tutto per Ginevra era perfetto, ogni cosa aveva perso importanza, e l’unica cosa che contava erano loro due. Ginevra e Stefano. Stefano e Ginevra.
Gli amanti dannati che nemmeno il tempo aveva saputo dividere. "
Un AMORE
impossibile
Una GUERRA
violenta e sanguinosa
Una MALEDIZIONE
che sta per essere spezzata
Solo un amore impossibile può essere eterno; e solo il sangue può tenerlo vivo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poison saga'
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A Giulia, 
i nostri pomeriggi passati a dire cavolate e ascoltare canzoni trasgressive rimarranno
nel mio cuore .
Per sempre
.


 AXXIV
 

«Sono o non sono un membro dell’Ordine della colomba?» chiese l’anziana arrestando la sua camminata.
«Ordine della colomba?» chiese Stefano perplesso. Era la prima volta che entrava a far parte in una coalizione con gli angeli, e non sapeva come la loro società fosse organizzata.
Rebecca gli rivolse uno sguardo truce, cosa ci fave a lui lì? e come osava rivolgerle la parola?
Edoardo, vedendo l’espressione perplessa sul viso della donna, decise di chiarire ogni cosa. «Lui sta con noi.» spiegò. Stefano cercò la mano dell’anziana, doveva farle capire le sue intenzioni. Rebecca si ritrasse, come osava lui  anche solo sfiorarla? Lui, che aveva cercato di uccidere sua nipote; lui, lo sporco demone  dal quale suo marito l’aveva sempre messa in guardia.
«Io amo Ginevra, e sono pronto a rischiare la vita per lei.» disse Stefano cercando gli occhi di Rebecca. La donna sostenne il suo sguardo, pronta a cercare ogni traccia di menzogna nella sua voce. Ma non ce n’era nemmeno l’ombra. Lui era sincero, e la cosa le diede preoccupazione e sollievo allo stesso tempo. pensò a cosa il marito avrebbe fatto se fosse stato ancora in vita, ma la scelta spettava solo a lei.
“Segui il tuo istinto, Rebecca. Non ti ha mai tradita” le disse una voce fin troppo familiare. La donna sobbalzò, era la voce di Pietro. Decise di dargli ascolto, dopotutto lui la conosceva meglio di sé stessa.
«Ti darò una possibilità per riscattarti, demone. Se tradirai la mia fiducia considerati morto.» disse aspra. Non le andava di allearsi con lui, ma sapeva che non avevano scelta.
«Grazie, signora.» Stefano abbassò lo sguardo in segni di rispetto. «Ma potete cortesemente rispondere alla mia domanda? Cos’è l’Ordine della colomba?» chiese, cercando di non far trasparire la sua frustrazione. Era teso come una corda di violino, e non gli andava di perdere tempo inutilmente.
Fu Micaela a rispondergli. «E’ una comunità di persone che conoscono l’esistenza degli angeli e cercano di aiutarli nelle loro missioni. Rebecca era moglie di un arcangelo, ed è al corrente di tutto.». sui quattro piombò un silenzio tombale che non piacque per niente a Stefano. Si schiarì la voce, innervosito. «Bene, ma ora basta parlare! La vita di Ginevra è in pericolo!». Rebecca si costrinse a dargli ragione.
«Il demone…ehm…» disse Rebecca imbarazzata cercando di ricordare il suo nome.
«Stefano.» la interruppe lui. Lei lo guardò con un mezzo sorriso e poi riprese a parlare.
«Stefano ha ragione, dobbiamo agire in fretta. Appena Micaela dissolverà la barriera voi due» disse indicando i due angeli «andrete al corpo di Ginevra e rafforzerete l’incantesimo. Il dem..ehm...Stefano» Rebecca faceva fatica a  chiamarlo con il suo nome «…fermerà Karl ed io Lucifero.».
Non appena la donna ebbe finito di parlare i quattro si guardarono intensamente. sapevano che rischiavano la vita, che probabilmente non sarebbero tornati, ma la consapevolezza che il loro sacrificio sarebbe servito ad un bene maggiore annientava ogni timore. Erano accomunati da un obbiettivo comune, che legava le loro vite come un filamento sottile chiamato destino.
«Per Ginevra!» gridò Stefano e Rebecca, Micaela ed Edoardo capirono che era il momento. La ragazza dissolse la barriera e le sfere di Karl li colpirono in pieno. Una forte cortina di fumo grigio si elevò sui quattro, segno che le sfere di fuoco avevano centrato il bersaglio. La risata di Karl e del suo padrone si mischiavano come in una tetra filastrocca demoniaca che sovrastavano il rumore delle fiamme ardenti.
«Credete davvero di riuscire a salvarla? Beh, vi sbagliate.» la voce di Lucifero risuonò nella spessa cortina di fumo, arrivando dirompente alle orecchie delle vittime.
Tre ombre si levarono nel cielo, ed una quarta oltrepassò lo schermo di fumo in direzione di Lucifero. Karl, non appena Rebecca fece la sua comparsa dal vapore, le scagliò addosso una vampata di fiamme. La donna la evitò con una leggiadra acrobazia, scansandosi appena prima dell’impatto. Corse rapida verso Karl nonostante l’età. Protetta da una magica aura celeste che veniva proiettata da due colombe ferme nel cielo.
La donna passò a fianco a Karl, i nervi a fior di pelle per la sforzo immane che correre così velocemente le procurava. Anche se era avvolta dal fascio angelico di Micaela ed Edoardo la fatica rimaneva, e l’anziana sentiva le membra pulsarle ad ogni passo. Ma aveva un obbiettivo, doveva fermare Lucifero a tutti i costi.
Sentì qualcosa strattonarle il braccio destro e sentì un dolore lancinante avvolgerla. Si girò di scatto mordendosi la lingua per non urlare dal dolore.
 L’artiglio acuminato di Karl le si era conficcato nel braccio destro, e continui rivoli di sangue le scendevano dal taglio. Per fortuna era poco profondo e lo scudo che Micaela ed Edoardo le avevano proiettato addosso aveva attutito di molto l’impatto. Se non ci fosse stato lo scudo l’artiglio di Karl le avrebbe staccato l’intero braccio.
Si riscosse a quel pensiero e riservò al demone uno sguardo truce. Cercò di scappare dalla sua presa ma l’odio che animava la presa di Karl sovrastava le forze di Rebecca. Stefano, vedendo la donna in difficoltà, planò velocemente verso terra allungando le sue ali scurissime. sferrò un forte pugno sulla schiena a Karl, che era troppo occupato a torcere il braccio di Rebecca per accorgersi della sua presenza.
Il demone, colto di sorpresa, cedette alla forza di Stefano e cadde a terra. Così Rebecca, fulminea, riprese a correre verso il suo obbiettivo. Verso colui che aveva dato inizio a quella lotta, a quello stupido spargimenti di sangue che era servito solo a rovinare la vita di una quindicenne innocente.
Lucifero l’accolse con un sorriso malizioso, gli occhi di giada più penetranti di lame affilatissime. Rebecca fermò la sua corsa davanti a lui, le mani che le formicolavano da quanto aveva voglia di togliergli quel sorriso da volto. «Che piacere averla qui, Rebecca.» il demone finse un inchino. Lei sputò a terra, simbolo di ciò che realmente pensava di lui.
«Vorrei poter dire la stessa cosa, demone.» Rebecca lo guardò torva, il viso anziano che cercava di non tradire la sua agitazione.
«A cosa devo la vostra visita?» scherzò Lucifero portandosi in posizione s’attacco.
«A mio marito.» Rebecca estrasse dalla tasca del cardigan una croce argentata, rubini e zaffiri incastonati lungo il perimetro spigoloso. Era la stessa che aveva Edoardo, simbolo della loro appartenenza all’Ordine della colomba. La puntò agguerrita contro il demone, cercando di incanalare tutto l’odio che provava per lui in quell’oggetto apparentemente insignificante, ma letale come gli occhi ammalianti del demone che aveva davanti.
«Sarò pronta a farti ciò che Pietro non è vissuto abbastanza da fare!» gridò lanciandosi contro Lucifero.
***
La ragazza correva per la collina, le vesti troppo lunghe ed eleganti per la situazione dove si trovava. Il terrore animava il suo viso ed il suo corpo si muoveva come in una danza disperata. Correva per la vita, l’odore acre delle fiamme che penetrava nelle sue narici facendole aggrottare la fronte candida. Dietro di lei una castello in fiamme, la torri avvolte da potenti lingue di fuoco e urla disperate che uscivano dalle finestre.
Ginevra scappava da ciò che c’era in quel castello, dal suo destino. Da Lui. Il ragazzo più bello che avesse mai visto in tutta la sua vita, l’unico così dannatamente seducente che l’aveva fatta cadere ai suoi piedi solo con uno sguardo. l’unico che dietro quegli occhi più neri della notte racchiudesse il segreto più oscuro del mondo. La sua morte. Perché Ginevra doveva morire per mano sua; per mano del suo primo amore. La lacrime le rugarono il viso, mentre i suoi piedi incontravano una buca ed il suo corpo precipitava giù per la collina. Un dolore lancinante l’attanagliò, le membra che bruciavano come ci fosse un incendio, oltre che al castello della sua famiglia, nella sua pelle. Perché possedeva lui, Lucifero, la condanna che aveva decretato la sua morte da secoli. La rovina della sua intera esistenza. E Ginevra, nei suoi quindici anni, non capiva perché anche Lui doveva essere implicato con tutto ciò. Non capiva perché ogni quattordici anni lui tornava per sedurla, per annientare tutte le barriere che lo separavano dal suo padrone. Lui tornava per perseguitarla con il suo amore dannato, che troppe volte aveva creduto vero e duraturo. Ma dopo il loro primo bacio succedeva sempre qualcosa, chiamato omicidio. Chiamato Male.
Si portò le ginocchia al petto, la gonna celeste che la avvolgeva come a formare sul suo corpo un bozzolo protettivo. E pianse finché anche l’ultima lacrima non fosse assorbita dal terreno.
La notte aveva ormai preso il sopravvento sul giorno, e l’unica fonte di luce oltre alla luna erano le fiamme che bruciavano il castello da cui era scappata.
Sentì un brivido correrle lungo la schiena e  dei rumori alle sue spalle. perché non aveva dato retta a Micaela? Perché non aveva ascoltato la voce della verità? Per un semplice motivo. Credeva che quella volta fosse diverso; ci sarebbe potuto essere un loro. Perché non poteva resistere a Stefano, e mai avrebbe potuto farlo. Sentì una mano cingerle la vita e il suo respiro caldo sul collo. Era arrivato a prenderla.
La mani del ragazzo la eressero in piedi e prima che Ginevra potesse opporre resistenza i loro occhi si incontrarono e la passione prese il sopravvento sui loro corpi. Stefano la attrasse a sé, i loro corpi combaciavano come tasselli di un puzzle più antico del tempo stesso. Ginevra era fredda, non voleva fargli capire che anche lei desiderava baciarlo, altrimenti gliel’avrebbe data vinta. Non voleva più cadere nel gioco di potere e amore di cui era stata vittima troppe volte.
Lo spintonò via, cercando di frapporre più spazio possibile fra i loro corpi. Ma la stretta di Stefano non le lasciava scampo, come i suoi occhi più profondi del buio che avvolgeva il cielo e la vita di Ginevra prima che arrivasse.  Lui le avvicinò la bocca al lobo dell’orecchio, brividi di piacere fecero riscuotere Ginevra.
«So che lo vuoi anche tu…so che mi vuoi.» a quelle parole tutto l’autocontrollo che Ginevra si era imposta svanì come polvere nel vento. Gli affondò le mani nei capelli e lo attirò a sé in un istante di passione. Le loro labbra si incontrarono in un’esplosione di passione e desiderio sfrenato che vincolava i loro corpi come catene indistruttibili. Le loro lingue si toccarono e un fremito fece sussultare entrambi. In quel momento Ginevra capì che il suo amore per Stefano andava oltre la dannazione che avvolgeva la sua vita fin dalla sua nascita. Andava oltre la morte che fra pochi attimi l’attendeva. Andava oltre tutto e tutti, persino oltre il destino.
Gli attorcigliò le gambe al petto, cercando di avere più parti del suo corpo contro il proprio. Lo desiderava ardentemente, più di quanto avesse immaginato. E, per un attimo, la paura della sua imminente morte svanì. E, in quell’attimo, il corpo di Ginevra ebbe un sussulto ed i suoi occhi si riaprirono con la consapevolezza che Stefano l’amava veramente.
***
Stefano solcava il cielo a velocità impressionante, la sagoma opprimente di Karl che lo seguiva ormai da mezz’ora nel firmamento scuro.
Doveva riuscire a seminarlo, a prendere tempo perché Micaela ed Edoardo riuscissero a rafforzare l’incantesimo che teneva Lucifero vincolato a Ginevra. Già, Ginevra, la sua stella condottiera che sapeva rischiarargli la via anche in una notte buia  e tenebrosa. Il centro della sua vita, o meglio, delle sue vite. Lei era la creatura più pura che avesse mai visto, l’unica che era andata oltre l’oscurità che popolava i suoi occhi.
Karl gli si materializzò davanti, gli occhi appesantiti dalla fatica di quel lungo volo.
«Fine della corsa, traditore innamorato.» gli sorrise beffardo puntandogli il dito indice addosso. Stefano gli si lanciò contro in un impeto di rabbia, e Karl fu colto di sorpresa. Stefano gli assestò un forte pungo allo stomaco, sentendo il rumore agghiacciante delle costole di Karl che si fratturavano sotto la forza del suo pugno. Il demone sputò sangue avvolse la mani sul collo di Stefano. Strinse più forte che poté, animato dall’odio che per secoli gli aveva corroso l’animo dannato. La visuale di Stefano cominciò ad annebbiarsi, la stretta di Karl era quasi più potente della sua. Cercò di divincolarsi, ma l’altro non glielo permise e aumentò l’intensità della sua stretta. Stefano allora aprì la bocca, rivoli di sangue che uscivano dalle sue labbra un tempo rosee ed ora screpolate e corrose. Una lingua di fuoco uscì dalla bocca del demone innamorato e andò ad attorcigliarsi sul corpo di Karl. Il demone, colto di sorpresa, allentò la presa su Stefano che lo sfruttò a suo vantaggio sferrando un forte calcio sulla mascella di Karl e spezzando la presa che il demone aveva sulla sua gola. I due si guardarono per qualche istante, l’odio che cresceva ogni minuto di più.
«Tanto sai come andrà a finire.» lo provocò Karl. « lei morirà e anche tu; quindi perché non arrendersi ora invece di prolungare questa tua stupida speranza?» la sua voce tagliente risuonò nelle orecchie di Stefano come il sussurro del vero male. rifletté qualche secondo, ma le parole che Karl aveva detto erano vere. Come potevano vincere avendo contro il diavolo stesso?
Ma decise di ignorare tutto ciò, sapeva che Karl voleva solo indebolirlo, e non gli avrebbe dato corda. Così gli alzò il dito medio e gli si scagliò contro tirando fuori tutto l’odio che aveva.
I due precipitarono nel vuoto.
***
La croce di Rebecca emanava raggi di luce opalescenti che rischiaravano il completo nero che avvolgeva quella battaglia violenta e sanguinosa. La donna la puntava al collo di Lucifero che era steso a terra, disarmato dal peso del suo piede sopra il suo petto muscoloso.
«Cosa credi di fare, vecchia?» le chiese tagliente Lucifero, gli occhi di giada in quelli sbiaditi di Rebecca.
La donna avvicinò il suo viso a quello del diavolo e in un soffio gli sussurrò :«Eliminare dalla faccia della terra la tua feccia da demone e ridare a mia nipote la vita che si merita.» calò la croce sul viso di Lucifero con un gesto rapidissimo, ma il diavolo non si fece cogliere impreparato. Un vortice di fiamme nere si levò sui loro corpi e li circondò in un abbraccio mortale. I capelli di Rebecca volteggiavano a causa del forte vento che il vortice creava, e la sua espressione era calma e pacata. Sapeva che Lucifero non era appieno delle sue forze, altrimenti l’avrebbe giù uccisa da molto tempo. E sapeva anche che Edoardo e Micaela stavano per finire di rafforzare l’incantesimo sul corpo di Ginevra, dunque doveva resistere solo per poco. La calma e la pazienza erano le sue virtù, e non le avrebbe abbandonate nemmeno in punto di morte.
Lucifero si liberò dal peso del suo piede e si eresse in piedi al centro del vortice. Una risata disumana uscì dalla sua bocca perfetta e si espanse velocemente.
«Davvero pensavi di aver vinto?» ridacchiò mettendosi le mani sui fianchi. Lei lo guardò con fermezza cercando nel suo animo la risposta. Voleva rispondere sinceramente, senza usare la menzogna come facevano gli sporchi demoni come lui.
«No.» sussurrò. «io non ho vinto» aggiunse emozionata sentendo la forza di Pietro che animava le sue labbra. «ma l’amore di Stefano e Ginevra sì.» Lucifero rimase spiazzato da quelle parole così sincere e reali alo stesso tempo. il suo sguardo si spense per un attimo e la consapevolezza della sua sconfitta cominciò a invadergli la bocca con un sapore amaro. Diede uno sguardo verso il corpo della sua vittima, e vide i due angeli imprimergli addosso incantesimi di rafforzamento. Aggrottò la fronte e gli occhi verdi si colorarono di riflessi neri come il petrolio e la sua anima, se ne aveva ancora una.
«Come vedi Micaela ed Edoardo hanno quasi finito di accrescere l’incantesimo che ti tiene legato a mia nipote. Non manca molto perché la tua essenza venga risucchiata nel suo corpo.» la voce di Rebecca arrivò alle sue orecchie come la voce della verità, quella che non si può cambiare nemmeno con tutto il Potere del mondo. Si voltò e la penetrò con le sue iridi sempre più nere. «Sta zitta, vecchia!» ringhiò, la sua lingua che schioccava mossa dalla rabbia che lo erodeva dentro.
Rebecca lo guardò pietosa. «Povero, piccolo demone. Brucia la verità?» chiese alzando un sopracciglio. Tempi un secondo che la furia di Lucifero la travolse. Il demone le si gettò addosso. I due rotolarono al limite del vortice di fuoco, pochi centimetri a dividerli dal muro di fiamme nere che delimitava il tornado. Lucifero era sopra Rebecca, nel viso la solita espressione maliziosa. La sovrastava imponente, cercando di schiacciarla, oltre che sotto al suo peso, con il terrore che trasmetteva alla gente con ogni suo sguardo. ma la donna non si fece incantare, aveva fatto troppi allenamenti con Pietro per poter cedere ad semplice sguardo demoniaco.
Gli afferrò i polsi e cercò di rotolare sopra di lui, ma Lucifero era troppo pesante perché riuscisse  farlo.
Lui le avvicinò la lingua dio catrame al viso, leccandole le guance pallide e screpolate. «Qualcuno morirà, e non sarò certo io.» le sussurrò. Poi il vortice di fiamme diminuì la sua circonferenza fino a toccare il viso di Rebecca. La donna fu travolta dalle fiamme.
***
Stefano e Karl precipitavano come due meteoriti verso terra. Mancava poco all’impatto, che sarebbe stato devastante. Entrambi sapevano che appena avrebbero toccato il suolo si sarebbero disintegrati dalla forza di gravità. Nessuno dei due si sarebbe salvato.
Stefano si vide passare davanti la sua vita come proiettata su un monitor. Non aveva fatto nulla di buono, nulla per cui fosse degno di andare in paradiso, l’ultimo luogo dove si sarebbe sognato di andare. Dopotutto lui era un demone, una creatura dannata e rinnegata da Dio. Lui era il male. Ma si sa, anche nel male più profondo esiste una briciola di bene. E per lui quella briciola era Ginevra, l’unica che fosse riuscita a salvarlo dalla sua eterna dannazione. L’unica che fosse riuscita a fargli provare emozioni umane come la tenerezza e l’amore; quello che teneva in ostaggio il suo cuore e lo corrodeva come una fiamma viva che gli ricordava chi era veramente la persona a cui doveva affidare la sua vita. Perché Stefano gliel’avrebbe consegnata senza esitazione, se fosse servito a salvarla.
“Stupido!” si disse; come mai aveva capito solo ora di amarla? Come mai ci erano voluti omicidi sanguinosi e duecento vite passate per capirlo?
Intanto il suolo si avvicinava sempre più, e con lui la consapevolezza che la sua vita stava per finire. Una lacrima gli rigò il viso, la prima che avesse mai osato uscire da quelle iridi fatte d’odio e dannazione. La lacrima che testimoniava la sua angoscia; non avrebbe mai più potuto rivederla.
«Ecco, Stefano, benvenuto alla tua morte.» gli disse beffardo Karl. A lui non importava di morire, il suo padrone era stato liberato, e sarebbero arrivati altri a spezzare l’incantesimo che lo teneva legato al corpo di Ginevra. a quanto sembrava, il gioco si ripeteva, con una piccola eccezione. Lui non ci sarebbe stato più.
Ma doveva aspettarselo, era solo la pedina su una scacchiera che non teneva conto di nessuno. L’avrebbero rimpiazzato senza porsi il minimo problema, e a lui andava bene. Queste erano le regole del gioco perverse che era il mondo, e lui aveva accettato di giocare conoscendo le condizioni. Dunque era pronto a morire per la sua patria, se l’inferno si poteva considerare tale. Il suolo grigio era così vicino che bastava allungare la mano per toccarlo.
«Addio, Stefano.» sussurrò il demone a denti stretti. Stefano gli rivolse un ultimo sguardo per poi pensare a lei, per cui stava dando la vita.
«Addio, Ginevra.»
***
Il corpo di Rebecca si agitava come fosse posseduto; violente fiamme giravano attorno al suo corpo come in una danza tribale africana. Lucifero guardava la donna divertito, le braccia incrociate in attesa che il vortice di fiamme nere che aveva avocato bruciasse completamente la sua anima da sciocca umana. Ma ciò non accadeva, ormai da diversi minuti aspettava quel momento che non voleva saperne di presentarsi. Era pur sempre una sua piccola vittoria, uccidere Rebecca. dopotutto non poteva ritornare nel corpo di quella ragazzina senza prima avere compiuto qualche azione degna della sua fama. Camminava nervosamente in cerchio, osservando i due angeli rafforzare il sempre crescente filamento opalescente che collegava il suo cuore a quello della ragazzina. Non poteva far nulla per impedir loro di fermarsi, solo Stefano poteva distruggere quel legame, e, a quanto pareva, non era intenzionato a farlo. Lui era l’unico a possedere il potere necessario per recidere quel maledetto incantesimo. Ma sarebbe bastato aspettare, la Corte Infernale avrebbe inviato altri in grado di eseguire il compito che quel traditore si era rifiutato di fare.
Bastava far trascorrere un po’ di tempo, quello che per anni era stato il suo unico compagno oltre alla stupida e flessibile mente di Ginevra.
Intensificò l’intensità delle fiamme, le urla di Rebecca che gli giungevano all’orecchio come musica di usignolo. Intanto, Rebecca, al centro del vortice f fiamme, pregava perché il suo sacrificio fosse servito a qualcosa. Sapeva fin dall’inizio della battaglia che sarebbe morta, dopotutto proteggere Ginevra era il suo compito in quanto membro dell’Ordine. Non avrebbe mai rinnegato la sua appartenenza, anche se Lucifero le avesse offerto la salvezza. Era sempre stata una donna leale e forte, che non trasgrediva mai le regole. Almeno, non quando si trattava di amore. Quello era sempre stato l’imprevisto della sua vita, l’incognita che solo dopo aver conosciuto Pietro era riuscita a decifrare. Perché l’amore non seguiva regole, ma l’istinto, la passione, il desiderio, tutti quei sentimenti a cui Rebecca aveva sempre paura di perdere il controllo.
Una colomba candida planò accanto a lei, le piume che si disperdevano ad ogni battito d’ali. Le si appollaiò sulla spalla, le fiamme nere che non riuscivano a sfiorarla.
Rebecca capì all’istante cos’era, o meglio, chi era. Girò la testa di lato cercando gli occhi di quella colomba che sapeva essere il suo Pietro. Quando i loro sguardi si incontrarono fu come se il tempo fosse tornato indietro al loro primo incontro; quando i suoi occhi aveva incontrati quelli di lui senza sapere a cosa il loro amore l’avrebbe condotta. Senza sapere che lui sarebbe stata la sua dannazione, l’errore maledettamente più bello della sua vita.
La colomba alzò un’ala verso il viso della donna, come ad accarezzarle le guance. Un’aura candida avvolse il volatile e una figura di uomo le comparve davanti.
Lucifero guardava sprezzante la scena, tentando di inghiottire i corpi di entrambi nelle fiamme. Ma non riusciva, come se il loro amore fosse uno scudo che annientava qualunque forma di male avessero attorno. Come se l’amore fosse il loro potere più grande.
Lucifero gridò frustrato, il filamento bianco che lo teneva legato a Ginevra che stava raggiungendo le dimensioni di una spessa fune. Il suo tempo sulla terra stava scadendo, e con esso la possibilità di uccidere Rebecca. Puntò il dito indice contro la donna, un vento scarlatto la travolse e la sbalzò all’indietro, facendola inghiottire da una vampata di fiamme che aveva intanto innalzato dal terreno. Ma, anche quando la donna fu abbracciata dalle fiamme, sul suo viso stava un sorriso. Perché sulle sue labbra si erano posate quelle di Pietro; il loro amore aveva vinto la morte.
Ormai l’incantesimo che teneva Lucifero legato a Ginevra era rafforzato, mancavano solo pochi secondi perché il demone fosse di nuovo risucchiato nel suo corpo.
L’uomo si girò verso Micaela ed Edoardo, che lo guardavano stremati dall’enorme sforzo che avevano compiuto.
«Non dimenticate, angeli dei mie stivali, che il male non morirà mai. E dov’unque esso si annidi, io ci sarò» dette queste parole una fascio luce lo avvolse e il suo corpo venne trasformato in una sfera nera. Essa fu ben preso risucchiata verso il corpo di Ginevra, e la ragazza ebbe un sussulto quando Lui ritornò dentro di lei.
Micaela ed Edoardo si guardarono negli occhi per poi tirare un sospiro di sollievo.
Era finita.





Ehi, popolo di efp, eccomi tornato dopo solo un giorno! nn potevo resistere!
allora, vi è piaiciuto?? critiche? pareri positivi? sn in acolto!
nel prossimo capitolo (epilogo) arrivano i ringraziamenti per ognuno dei recensori!
vi voglio bn, ragazzi\e! vi è piaciuita come fine?? dite che ho esagerato con la battaglia??
e ve lo asptetavate che la nonna era una guerriera?? e cosa succedrà a Stefano??
al prossimo, ed ultimo, capitolo.
baci
F99 (ps. visto, Lucrezia, che ho aggiornato prima per te??)
   
 
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